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Monday 16 November 2009

Nori me tangere

 La scorsa settimana mi sono imbattuto nel podcast di Radio Feltrinelli ed ho scaricato gratuitamente tutte le lezioni di “Scuola elementare di scrittura emiliana” di Paolo Nori.pianura nebbiosa
Paolo Nori e’ uno scrittore che inizia a scrivere e si perde dopo la prima curva.
Poi alla fine, (ma in realta’ non sempre c’e’ una fine), si arriva da qualche parte. Spesso non e’ una grande conclusione tanto, che quello che ti voleva dire te l’ha gia’ detto cammin facendo.
Quando finiscono i racconti che legge Paolo Nori, uno rimane un po’ piacevolmente sorpreso e un po’ si sente come se l’avessero fregato.
La sensazione e’ la stessa di quella che provavo all’uscita della scuola elementare in estate quando arrivava il gelataio con 3ruote (nel senso del motoape) e 4 gusti di gelato.
Vedeva arrivare un ondata di bambini che gridavano ai 4 venti i 4 gusti. Un mio compagno pur sapendo che c’erano sempre i soliti 4 gusti si ostinava  chiedere cose tipo gelato al puffo o banana. Oggi infatti lavora per il sindacato.
Il poveruomo non riusciva a stare dietro a tutti noi e allora si difendeva mettendo  dei gusti di gelato a caso e poi veloce ti prendeva la banconota da 500 lire e ti dava un cono. A caso.
Ecco io, quando finisco di ascoltare le cose che scrive Paolo Nori, mi sento un po’ come in quei momenti: che a volte beccavo il gelato che volevo mentre altre volte mi beccavo limone e cioccolato. Se capite cosa intendo.
Paolo Nori seguendo i fili dei pensieri che vanno via, senza filtro, come ghirigori di fumo. Almeno credo. che io non fumo, ne’ col filtro ne senza filtro, ma insomma l’avete capito....e allora io, mi sono ascoltato il corso di scrittura emiliana che a volte mi piaceva e a volte avrei preferirto piuttosto imparare a tirare la sfoglia.
Allora ho pensato che voi in Emilia state sempre li’ a ponderare sul quotidiano. Ma cosi’ in maniera un po’ approssimata, anche grammaticalmente, tanto son sempre e solo due chiacchiere tra amici, che tanto qua sia tutti Emiliani (tranne i Romagnoli) e giu’ che ti sversano il vino.
E la nebbia? e’ piu’ un velo dietro cui immaginare. E la pianura? e’ una opportunita’ di tela in cui sviluppare storie puntellate da rotoballe.
Ora io quando penso alla Sicilia, non vedo mai niente di sfumato.
I colori sono forti e non c’e’ spazio per approssimazione. Io cerco, ma non vedo proprio lo spazio per fare un minimo di manovra per cambiare qualcosa la realta’, troppo netta, grida troppo.
Prendete i treni: in tutte le zone disagiate se proprio non c’e niente da fare si guardano I treni (Irvine Welsh et al.)
Belli i treni, il viaggio, i ferrovieri e l’anarchia.
Io i treni li ho guardati.
I treni, nella mia citta’ non viaggiano. Si fermano e guardano il mare.
Che davanti hanno il mare e li’, ferroviariamente parlando, finisce un continente.
I giovani, da noi, non sognano i treni. I treni al massimo sognano noi o il nostro mare, che infatti quando i treni hanno vissuto abbastanza li mandano da noi al mare, vengono da noi per sognare.....infatti’ a fine carriera i treni li mandano a morire qua che la stazione sembra un po’  un cimitero di elefanti.
Immaginate tanti treni verde o quelli piu’ vecchi marroni, e li vicino il mare azzurro. Colori vivaci, precisi, belli. Tutto molto inutile.
Io cosi’ me la ricordo la Sicilia.
Altro che confortevole nebbia e rotoballe varie.

Monday 27 July 2009

Io il romanticismo l'ho studiato così.


Quando mandai un messaggio alla mia (allora da poco) ragazza dicendo: "andiamo a Erice a vedere il tramonto sulle saline, quando il sole si riflette sulle mille vasche e per un attimo tutto diventa rosso".
Lei pensò che fossi un tipo romantico e si congratulò con la sua scelta.
Ammetto che si sorprese non poco quando dietro di noi posteggiò il van del mio cugino bolognese, con altri 6 suoi amici.
Quella sera si rise parecchio..ma non era abbastanza romantico secondo i di lei canoni.

Il giorno dopo promisi una visita romanticissima.
Portai lei e (il cuginame) alle catacombe dei cappuccini a Palermo.
Qui si trovavano, mummificati. i corpi di circa 8000 corpi mummificati con varie tecniche, alcune delle quali non sono ancora ben comprese.
Molti erano di nobili e prelati. Spesso persone che non erano in grado di elaborare il lutto o che volevano conservare a lungo i resti della persona amata, chiedevano che i corpi subissero questo processo di mummificazione.
Tetro quanto vuoi (anche perchè dopo secoli i corpi subiscono i segni del tempo), triste (considerato che in fondo dormire sotto terra è meglio che essere esposti-venduti a turisti non sempre rispettosi).
Però molto interessante e, come feci notare alla mia compagna, corrispondente al topos di amore e morte che connota il romanticismo.
Forse non usai le parole giuste perchè lei (di formazione scientifica) non sembrò apprezzare particolarmente (se passi 5 anni a circoscrivere cerchi in triangoli è chiaro che la capacità d'astrazione viene meno).

Quando proposi un romantico viaggio a Londra la vidi un pò preoccupata.
Andammo a visitare musei molto vivi (per esempio io ho imposto suggerito un posto romantico come il museo delle scienze dove ammirare cose come una copia del LEM, vari razzi vettori e il modulo di rientro originale dell'Apollo 10.
Lei invece mi ha portato a vedere il British Museum, con particolare attenzione alla galleria sull'Egitto con tutte le sue mummie (che io avevo già descritto qua).
Perchè lo scrivo?
Perchè io sono uno che rinfaccia abbastanza (un rinfacciolo), ma visto che ultimamente devo accumulare troppe informazioni e tendo a dimenticare le cose.
Ci tenevo a scriverlo su questa specie di diario....così la prossima volta che mi dicono che ho uno strano concetto di romanticismo potrò ricordarmi chi era che voleva vedere le mummie =)).

Ora vado che è tempo di valigie.

Tuesday 6 January 2009

Di corsari, di nobili, di fantasmi d'ogni giorno.

Laura e Ludovico erano cresciuti insieme, avevano giocato spesso nei giardini del padre. Anni dopo, Laura era cresciuta e divenuta bellissima, venne combinato il matrimonio col barone, signorotto della citta’.
Ma quando il corpo non cresce di pari passo col cuore succedono disgrazie: il padre e il marito, scoperto l’amante, la tresca, la vergogna e l’amore, uccisero Laura.
Si dice che il sangue suo e dell’amante lordasse ogni cosa e che il suo ultimo gesto fosse quello di lasciare una mano insanguinata sul muro della sua stanza.

C’e’ poi chi dice che Laura sia rimasta nel castello che si staglia  lassu’, si dice ancora che la notte del 4 Dicembre, nell’anniversario della morte, tutte le mura siano ricoperte dalle mani insanguinate del fantasma della Baronesa di Carini.
La moto ora piega verso il mare e il grande mare placa e stempera il brivido che mi corre sulla schiena lasciandomi alle spalle questa triste storia di un amore sbagliato.

Penso ad Achille che l’altro giorno mi diceva che ultimamente si leggono moltissimi libri noir, sono libri ben scritti, ma certamente vengono meglio tra le nebbie padane.
Qua da noi non vi sono storie cosi’ nere.


Giungo a Trapani, che al tramonto e’ sempre bellissima e smetto di pensare a cose tristi.
Percorro la falce di Drepanum e attraverso via Serisso tra le vecchie vie del porto.
Mi viene in mente la storia di Serisso: sua moglie si innamoro’ di un Berbero e fuggì con l’amante. Serisso, si travesti’ da arabo, cerco’ la moglie, la trovo’, e li uccise.
Torno’ a Trapani ed espose davanti alla porta di casa la testa della moglie.
Mi sembra un ottimo motivo per dedicare una strada ad un corsaro e reiterarne la memoria.

Giorni dopo, Achille esce da un edicola con in mano l’ultimo Dylan Dog. Sai-mi dice- anche se ormai le storie sono banali e ripetutissime, continuo a comprarlo per la collezione.
Io queste storie le ho scoperte e belle o brutte, raccontano molto di cio’ che e’ o e’ stato il mio popolo. A volte fanno paura, ma trovo sia un peccato che si debbano perdere.
Mi piacerebbe essere un cantastorie e raccontarle a bambini attorno a un fuoco, colorandone le storie, le navi, I castelli, I baroni e il mare. Le efferatezze, le paure, le ingiustizie e l’assenza di lieto fine sarebbero seminati nei loro piccoli inconsci....niente che tanti anni di psicoanalisi non possano curare.

Monday 8 December 2008

Te piace o presepe?

Ogni anno a casa mia, si fa il presepe.
Il problema e’ che mio padre il presepe classico non lo sa, (o non lo vuole) fare.
Anni fa, per esempio, prese un grosso televisore guasto, lo vuoto’ del tubo catodico e lo riempi’ con un bel presepe.
L’idea era di comunicare che oramai le umane genti non credono alla realta’, se non la vedono in televisione.
Una seconda lettura rimproverava la chiesa, capace di occupare tutti gli spazi mediatici per difendere il proprio status, ma incapace di ricordarsi la semplicita’ delle origini e dei vengeli apocrifi, da cui deriva il presepe.


Purtroppo arrivo’ la prozia fondamentalista (che ce n’e’ una in ogni famiglia). Una che incarta I pastorelli nei fogli di “famiglia cristiana”: tutti tranne uno, lo spaventato del presepe, che viene incartato ne “l’Unita’” per tenerlo piu’ spaventato.
Si ritenne offesa da quello spettacolo.


Quest’anno io e il mio papa’ abbiamo unito le forze e abbiamo partorito un idea spettacolosa.
San Francesco invento’ il presepe mettendo non I pastorelli palestinesi e il deserto, ma piuttosto i
medioevali allevatori di ovini  e I paesaggi umbri innevati.
Ha senso oggi mettere dei pastorelli medioevali?

No: bisogna presentare al Dio che nasce l’uomo moderno, e il meglio di cio’ che e’ stato capace di produrre, per esempio nell’ambito scientifico e tecnologico. Detto fatto.
Quella nella foto a sinistra non e’ una scena di “2001 space’s odissey” ma una parte de “l’adorazione dei magi”.


La seconda foto, invede, mostra il telescopio Hubble posizionato a guisa di angelo annunciatore di liete novelle.
Vi piace come idea?  Secondo me piacerebbe pure a Villari, ma la prozia ci ha dato una settimana di tempo per liberare I pastorelli ufficiali.
Quelli che mentre avviene il miracolo dormono, si spaventano o, peggio ancora fingono indifferenza continuando a vendere mercanzie seguendo le usanze di sempre.
Mentre gli astronauti del presepe sono sempre alla ricerca di qualcosa di grande, mettendosi anche in gioco, per sapere chi, o cosa ci ha resi uomini: la capacita' di pensare, decidere e credere.


Se volete un vecchio post natalizio (di quando ancora ricevevo 50 commenti a post), eccolo qua.
Se siete per un bel presepio classico, allora andate qua.
Vi consiglio di cliccare qua:  "CALENDARIO D'AVVENTO"

Tuesday 2 December 2008

Di cibo, amore, psicologia. Di terrorismo.

La mia mamma, mi vuole bene. Purtroppo, come tipico nella cultura mediterranea confonde l’amore col cibo.Questo ha conseguenze al limite del ridicolo: basta rifiutare la terza porzione di lasagne per essere tacciato di incipiente anoressia.
Rifiutare cibo, a certe latitudini significa rifiutare amore e nessun uomo e’ ricco abbastanza da rifiutare una terza porzione d’amore…e giu’ con altre lasagne.
La mia mamma e’ cosi’, cosi’ e’ sempre stato…o almeno io lo ricordo cosi’.


Quando la mia mamma ci disse che di secondo ci sarebbero state le mitiche "polpette all’Obama”, io pensai a un piatto a tema, capace di mischiare l’Africa, America e quant’altro per onorare il primo presidente Americano nero.
Mentre continuando a cercare lavoro, felice pregustavo il pranzo.
Mio fratello disse freddo: “la mamma ha di nuovo bruciato le polpette”.
Non ci potevo credere, sapevo che non poteva essere cosi’.


A tavola arrivarono le polpette, erano perfette, guardai con aria di sfida mio fratello, che giro’ le polpette rivelandole bruciate e ricordandomi che le polpette, non solo le medaglie, hanno sempre due facce.
La fiducia nelle mie certezze iniziavano a vacillare: sopratutto peche’ si erano usato tecniche di marketing per rigirare la frittata….o, nel caso, la polpetta. Questo governo dei media sta uccidendo questo paese, persona per persona.


La mia mamma a volte usa il computer e cerca cose su internet.
Qualche giorno fa mi sedetti e la pagina di google aveva “ricette con sugo di cinghiale”.
Il giorno dopo gustavo pappardelle col sugo di cinghiale.
Poi fu la volta delle sarde in agrodolce di cui aveva cercato la ricetta su google.
Ora mi sono seduto ora al computer lasciatomi dalla mamma.
Ho trovato aperta la pagina di wikipedia sui principi dello zoroastrismo.

Ammetto di avere paura di sapere con cosa cenero’ stasera.
Aggiornamento: le serviva sapere quelle cose perchè a scuola (elementare) stanno facendo l'Iran e voleva controllare le religioni pre-islamiche della Persia.

Thursday 13 November 2008

Coloriamo tutti i muri: case, vicoli e Palazzeschi

Nessuno si ricordava il suo nome, tutti la conoscevano come “la strada delle montagne”.
Dai contorni mitici, alcuni dicevano che l’avesse percorsa Gandalf prima di passare da Moria.
 
La percorrevo per andare all’universita’: per arrivare a Palermo si poteva prendere l’autostrada, veloce ed efficiente, faceva guadagnare tanto tempo, che poi perdevi con gli interessi nel traffico palermitano, in zona Cruillas.
La strada della montagna, rappresentava la retta più breve fra due punti. Stretto tra borsoni, in 5 su una panda 30. Tipica macchina da studenti...e non s’era mai capito se quel trenta fosse la cilindrata della Panda, l’anno di produzione o un auspicio per le materie a venire.
Si attraversava montagne. Ora, non immaginate montagne con boschi verdi e vette innevate. In realtà si tratta di una barriera di colline spelacchiate su cui, in lontananza, brucava pecore ancora più spelacchiate.
Arse dal sole da quella che dalle spiagge si definisce “bella” stagione mentre sulle lande senza mare si riesce meno a coglierne la bellezza.
In Inverno le ho viste innevate, riflettere la luce Bianca della luna.
Un presepio, ma non quello ideale: proprio quello umano, con le montagne di carta brutta, la luna troppo grande e pastori troppo poveri. Zona dimenticata e buona solo ad ospitare e di battaglie di stato, di mafia, di soldati indipendentisti siciliani, di CIA e assassini di lavoratori comunisti, il tutto, ovviamente, nell'unica persona di Salvatore Giuliano
.
Su quelle strade ci arrampicammo in due con una vespa ferita (la vecchia Woodstock PK dell’82), che perdeva olio dal carter. Avrebbe potuto abbandonarmi in quella vecchia strada, dove I telefonini non prendono e che allora era stata ufficialmente chiusa per caduta massi, ma non lo fece. Era stato bello attraversare quelle lande selvagge e giunti quasi alla fine avevamo seguito uno sterrato seguendo un cartello impolverato che indicava cannoli con ricotta artigianale.
I cannoli erano buoni, eravamo arrivati in un posto di pastori di pecore: tre casettine dai tetti aguzzi, un verde praticello,un esiguo ruscello: Rio Bo.

 
Qualche giorno fa l’ho ripercorsa in moto. Ora ci sono piazzole di sosta, e reti di ferro che proteggono la carreggiata dalla caduta di massi. C’e’ un via vai di Suv che non hanno mai visto sterrati e non e’ più nemmeno così facile uscire dalla strada principale e arrampicarsi sulle stradine secondarie.
Sono uno dei pochi che sa dove si sono nascoste quelle case di pastori
, le tre casettine dai tetti aguzzi, il verde praticello il secco ruscello; sul guard rail qualcuno ha scritto due parole: “dio po….”.
Essendo a corto di montagne isolane ho preso la prima foto al mio ex-coinquilino attassio, che le ha, a sua volta, prese all'Islanda. Altre ne trovate qua. La seconda vengono dal fotoalbum del gruppo scout Terni IX, che ebbi la fortuna di conoscere, zilioni di anni fa. Altre ne trovate qua.

Wednesday 29 October 2008

Di verde, di blu, di sale di piu’, di bei reazionari in braghe di tela, di microrivoluzioniari in sacco sacchi di pelo.

Saluto Dresda all’alba. Le luci sono fredde, il cielo e’ freddo e neache io mi sento tanto caldo.
Quando l’aereo arriva puntuale su in Sicilia e’ quasi ora di pranzo. Sara’ anche per questo che tutti applaudono il pilota con tanto entusiasmo, pregustando le cibarie.
La Sicilia in questo periodo e’ verde, il mare e’ di un blu tersissimo e il cielo e’ azzurro.
Erano 6 anni che non la vedevo nel mio mese preferito. Facevo male.
Certo, gli insediamenti umani rivelano facilmente la poverta’ di questa terra che, dai tempi di Verre, e’ governata da amministratori esperi di leggi “ad personam”.
Vedo anche I primi segni della crisi: la gente taglia le spese sui beni “non necessari”.
E’ chiaro che la stagione teatrale prevede che si tiri la cinghia: titoli come “tre personagi in cerca d’autore” o “uno, nessuno, qualcheduno” fanno capire che la rassegna pirandelliana degli autoconi non prevedera’ sfarzose compagini di comparse, nelle scene di massa.
A pranzo la mia mamma, ha fatto degli eseprimenti. Una nuova versione della “pasta col forno”. Io mangio in silenzio, ma non mi piace per niente.
Poi arrivano delle tristi polpette, anch’esse in una nuova versione, con una differente mescola che comprende patate. La mia mamma dice che le ricette le ha ricevute da una sua nuova collega.
Allora qua mi inalbero.
Mi alzo e dico che bisogna tornare al passato: basta con queste interazioni tra classe docente: ognuno la sua classe, basta sperimentare sui noi giovani, maestra unica che, come dicono gli anziani,  ognuno si faccia lu so filaro (che ognuno vendemmi il suo filare di viti) ovvero si occupi della sua classe.
Uffa. Basta con quese ingerenze straniere (la collega e’ panormita).
Mentre sto per invocare la difesa dei sacri confini patrii, poco prima di ritirare il premio “conservatore dell’anno”, ricevo una chiamata, prendo la moto e scappo via.

Mi chiama mia zia, dice che ai cuginetti Ettore ed Elena possono servire in fretta due sacchi a pelo per occupare il liceo classico.

Le foto le ho fatte io...vi assicuro che nella seconda l'effetto è stato fortemente voluto per rappresentare la transitorietà della fanciullezza (anche se io, avendo solo 30 anni e mezzo, non posso chiamarmi ancora del tutto fuori).

Tuesday 5 August 2008

Ognuno ha la Madeleine che si merita: io Dresda.

Una sera, con alle spalle un tramonto infuocato, arrivai in citta'. 
Ci sono posti che ci fanno sentire fortunati.
Magari non lo siamo, o forse si: in fondo, sentirsi fortunati, significa esserlo.
Si porta fortuna chi crede in se stesso.
Qua non sembra assere cambiato un granche’: i punk a Neustadt bevono la stessa birra davanti ai pub.
Ricordo quel pub, vi conobbi una ragazza con la pelle chiara e gli occhi scuri.
Parlammo un po’, poi mi diede il suo numero, scrivendomelo sulla mano.
Me ne andai in bici contento come un bambino con uno zaino pieno di caramelle: non vedevo l'ora che fosse domani.
Nevicava ed io ero in bici, ma non me ne importava niente.
Arrivai a casa, aprii la mano. Potei solo per stringervi un fiocco di neve imbevuto dall’inchiostro di un numero illegibile: quanto mi rimaneva di quella ragazza che non rividi piu’.

Quel parco la’, lo presi con la bici a tutta velocita’: il regista ci avrebbe ucciso se non fossimo stati in teatro con largo anticipo, per la prima teatrale. Io avevo fatto tardi in lab e correvo, presi sotto una lastra di ghiaccio e capitombolai. Cadendo, rividi tutta la mia vita, come un film; si dice capiti davanti alla morte.
Per fortuna finii su un cumulo di neve.
Poi arrivai a teatro in ritardissimo e il regista mi fece rivedere la mia vita di nuovo a via di cazziate.

Una volta abitavo la’, accanto all’Elba. Un fiume senza argini, con un letto delimitato solo da larghi prati verdi dove correre.
Ma i Sassoni sanno che e’ un fiume buono: straripa una volta ogni cent’anni.
Io aggiungo che e’ gentilissimo, infatti, per la sua squisita cortesia m’e’ venuto a salutare nell' appartamento (cantina) ben 2 volte in 4 anni.
Questo per quanto riguarda i ricordi felici.
Poi ci sono stati anche periodi brutti: ma non si puo’ definire “proprio” un luogo, se non si e’ "vissuto".... Mentre vado in bici mi viene voglia di cantare, apro la bocca e lo faccio.
Proprio in quel momento ingoio un moscerino che canticchiava in senso contrario.
Dopo quest’ ingestione di proteine, passando davanti al pub  Raskolnikov, non posso fare a meno di pensare che io e Dostoevskij abbiamo vissuto sia a Dresda che a Ginevra.
Potrei mettermi anche io a scrivere l’idiota.....ma preferisco farlo e raccontarvelo: preparo lo zaino per Berlino.

Wednesday 28 May 2008

Addio ai monti e altre lepidezze

Il sole sorge e illumina lento la grigia citta’ che ancora dorme, dissipa le nebbie sul Rodano illumina le ultime vette innevate e mi fa stupire un’altra volta del miracolo. In effetti, il mio essere sveglio 6.30 del mattino non puo’ che definirsi tale: un miracolo.
Esco fuori, quindi inizia a piovere. Questa citta’ mi odia e mi sta bene, dato che il sentimento e’ reciproco. La sera piove ancora.
Lo scorpione e’ un segno d’H20. L’acquario, no.
L’acquario probabilmente piu’ asciutto. Io, Etccciuim.

La sera, piove ancora, tornando a casa, passiamo con amici davanti al Cafe’ leterario Pessoa. Si sentono musichicchie allegre.
C’e’ un gruppo: chitarra, sax, voce e percussioni: non sono male.
Cantano canzoni languide nella loro lingua.
Immagino che per questa gente di isole, sia duro vivere fra palazzi impervi e  selvaggi.
Di giorno sono fattorini, addetti delle pulizie, portano avanti la struttura di questa citta’, pesante come pezzi di piramide.
Pero’ questa sera, con le canzoni, almeno stasera, possono sentirsi leggeri e perdersi volando nel loro sogno lussureggiante.
Gli emigranti sognano in grande, anche per motivi di convenienza: chi sta lontano e chiede "come stai?" vuole solo sentirsi rassicurare.
E alla fine alcuni si autoconvincono davvero che sia cosi’. Pero’ fuori piove ancora.

Quando esco nella pioggia, con le note degli strumenti nelle orecchie e la visione di un arcipelago verde non posso fare a meno di pensare a un mio collega autoctono che in inglese rotto, ha dato orgogliosamente la perfetta definzione di questa citta’: e’ "la capitale dell’elettro hip-hop svizzero". C'e' da vantarsi.
Paul non ha mai attraversato quelle montagne, pensa di sapere come va il mondo perche’ una volta e’ stato in vacanza in Africa, in un posto esclusivo.

Per fortuna questo e’ alle spalle: presto partiro’ e tornero’ giu’ in Sicilia, dove appartengo, almeno per un po’.
Tutto e’ pronto. Poco fa i miei mi hanno annunciato che appena torno, loro partiranno per la Turchia per 20 giorni.
I miei genitori sono in gamba: li ho cresciuti indipendenti, fanno bene ad approfittare dei vantaggi della loro giuovine eta’.
Io faro’ lo stesso: su una spiaggia d’oro forse, ascoltando le onde pensero’ a chi vive nella pioggia. Ma forse anche no.

Staro’ due giorni a Roma  Avete posti da suggerirmi o cose da fare oltre al planetario e il parco della musica e la Roma classica?

Wednesday 14 May 2008

E’ primavera e le ragazze fanno fotocopie con le minigonne.

Io ho iniziato il trasloco: ho portato un po’ di ricordi a casa. Ho

uscito i miei trofei dallo zaino (nani, fiori gonfiabili, modellini del Saturno V etc.) La mia mamma li ha guardati e m’ha detto: "dovrai fare posto a queste cose. La vita continua e i ricordi nuovi prendono il posto dei ricorndi vecchi". La frase m’era piaciuta, di buon umore avevo raccolto un metro quadro di cose da mandare in solaio. Il giorno dopo la mia mamma diceva a mio fratello di eliminare le minchiate per fare spazio. La mia mamma ha grandi picchi lirici....ma anche una tragica ed empirica pragmaticita’. Io non so da chi abbia preso.
La sera sono andato a vedere un concerto blues. Cantava Florenza, che ha una gran voce nera (nella foto Nina Simone). Quando cr-esci dall’alveo della famiglia, in genere le prime persone ti danno un imprinting importante. Florenza era a capo degli scoiattoli. Le casse degli scoiattoli si chiamavano Marx & Lenin (quelle di noi Orsi, invece, Pino e Alfonso...per dire). Insomma, non dico che se avessi incontrato un gruppo di ultras nazisti dell’Illinois oggi sarei ai comizi di Forza Uova, pero’ certe persone sono importanti e ti in-segnano. Io queste cose non le ho dette a Florenza. Pero’ ho applaudito un po’ di piu’ riflettendo su cio’.

Nella mia citta’, hanno messo dei parcheggi con le striscie rosa, riservate alle persone incinta.
Mi sembrano molto utili: ho visto io, una persona scendere di corsa e fiondarsi al bar, forse in preda a voglie dettate da ormoni impazziti. La pancia era da gravidanza terminale....sarebbe stato tutto molto bello, non fosse stato per la folta barba mascolina.
Mio papa’ e’ in pensione. Ora coltiva pomodori insegna ad alcuni stranieri della mia citta’, all’universita’ della terza eta’. Mi sembra contento. Gli ho chiesto come va. M’ha detto “nell’ambiente giusto, con un po’ di sforzo, creando le giuste condizioni, tutto cresce e arricchisce”. Non ho capito se stesse parlando dell’integrazione tra i popoli, o di un insalata di pomodori prossima ventura.

Tuesday 8 January 2008

-Dove si analizzano i trenini di capodanno come forma di comunicazione extraterrestre e si da un bacio alla terra natia e tutto cio’ che essa contiene.

Certe vite vanno come i treni nella notte: passano silenziose, con poche possibilita' per cambi, vanno inesorabilmente avanti illuminando solo in maniera passeggera cio’ che le circonda.
Ottavio: un formidario (formichiere + dromedario)Da questa arguta metafora avrete ben capito di cosa sto parlando: de “i trenini di capodanno”.
Dall’alto del mio razzismo culturale ho analizzato, esegitato (eseguito l’esegesi?) e subito DISCO SAMBA per una trentina d’anni.
Sono giunto alla conclusione che quel codice di parole incomprensibili che costringe trenini di uomini a cantare “jejeu; du paisc tropicau”  mentre tutto intorno pioggia, piggia, pioggia e brina, e una Sabrina che fuma una bionda in minigonna.
L'ipotesi piu' plausibile vuole che tutto cio' costituisca un rito di sottomissione nei confronti di una potenza aliena che non si rivelera’ fino a quando potra’ considerare il genere umano inferiore (cioe' finche' si continuera' a ballare disco samba).
Sulla fine del mondo, sembra ci sia comunque tempo.
Mio cugino che vede sempre voyager m’ha detto che da esiste un testo custodito nella biblioteca di Dresda (SLUB) la cui lettura terribile e con grande sgomento fissi la fine del mondo.
All’inizio pensavo che mio cugino parlasse della mia tesi di dottorato, ma poi m’ha spiegato che si tratta del “Codex Dresdensis” che pone la fine del mondo alla fine della precessione degli equinozi: 21-12- 2012.
Dopo queste inquietanti scoperte, esco.

L’ultimo giorno la mia terra si congeda da me con un sole primaverile.
A guardarla dall’aereo uno pensa che il mare non possa avere una fine piu’ naturale che su questa terra di palme e spiaggie dorate, come un cuscino per una testa voglia sognare colori vivi.

Poi ci sono anche problemi reali.
Per esempio, ho bucato una ruota della macchina a causa di una scaffa bruttissima in un paese vicino al mio.
saline di trapani
Volevo mandare una mail per avvenrtirli di rifare il manto stradale, ma mi e’ stato risposto che il comune e’ commissarito da vari anni per infiltrazione mafiosa.
Ho detto: "Capisco, dove devo inviare, il pizzino. Allora"?
Ma l’aereo punta verso il nord, queste vacanze sono state belle. Ho fatto molte cose. Eppure non mi abbandona un senso di incompiuto, come se avessi lasciato qualcosa in sospeso.
Come se non avessi avuto il tempo di andare a trovare un amica e sapessi che prima o poi dovro’ pagare il fio di questa mia "dimenticanza" (un saluto a Supertriglia =) sara’ per la prossima volta).

Con questo primo post dell’anno volevo salutare il gruppo di lettura (simile a un gruppo d’ascolto) delle casalinghe di Voghera.
No, io non ce l’ho un gruppo di lettura, pero’ mi piacerebbe averlo e allora lo saluto lo stesso.

Monday 31 December 2007

Che passa.

Il figliol prodigo, dopo avere sperperato tutti gli averi tornò alla casa del padre e chiese di essere preso come il più umile dei servitori, ma il padre, felice, lo accolse e chiese che venisse immolato il vitello più grasso.
Il figliol prodigo,  fece presente che tutto ciò non era cool e lui era vegetariano.
Il padre, paziente fece allora immolare il cespo di lattuga più verde.
Questo succedeva altrove. Quando io entrai in casa, i miei regali genitori e il mio regale fratello (altresì detto “il piccolo principe”) mi vennero incontro felici sventolando palme, ramoscelli di ulivo ma sopratutto 3 arancine. Era notte fonda, il cielo era limpido, ancora una volta ero a casa.
Il giorno dopo esco a leggere la città: mesi fa m’avevano stupito dei graffiti  sfondo razzista di "forza uova".
A distanza di pochi mesi accanto alla scritta: “fuori i Romeni dai nostri quartieri” una mano ha aggiunto  un laconico “seeee e po ci cummatti tu cu me nanna” ovvero “Certo: e poi vieni tu a badare a mio nonno!”.
In piazza hanno messo degli altoparlanti, il primo giorno diffondevano canzoncine di Natale. L’ascolto prolungato di jingle bells, ovviamente, stimola istinti omicidi in chiunque.Non l'avrò pensato solo io perchè il giorno dopo la musica era cambiata:Le colonne sonore dei western di Sergio Leone, stonano con  le chiese barocche attorno, ma non con  le ambizioni da giustiziere dei vecchietti che sussultano ad ogni botto provocato dai chiattiddi (teen-agers) autoctoni.
I nonni hanno una memoria che inizia a perdere colpi. Sarà, ma chissà perché i pastorelli, di anno in anno, hanno sempre le stesse posizioni ed espressioni.
Sempre uguali a loro stessi. Un po’ come i nostri Natali, un po’ come noi, ma in fondo non è così male.
A un certo punto mi sembra di vedere il mio primo capello Bianco. Poi per fortuna capisco che era solo  della farina  del presepe.
E ancora, un altro anno è passato.
Come misuri il tempo? Un anno sono 365 giorni: un giro di ruota del pianeta, fanno circa 200 litri di birra in fondo è poco tempo.
Sono migliaia di puntali sulle pipette e esperimenti che non finiscono mai.
Un anno è felicità,  pianti, persone scomparse e altre trovate.  E' un altro anno ad essere, cambiare e intanto aspettare , che il prossimo anno, o quello dopo, sia l'anno migliore.
Un anno, in fondo è solo un anno, passa presto. 
Buon anno a tutti!!!

Tuesday 4 September 2007

"Di quanto mi perdo quando mi ritrovo".

Ormai sono 5 anni che vedo l’Italia da lontano. La fotografo a scatti piu’ o meno ogni 6 mesi e ogni volta che varco la frontiera mi rendo conto di come essa stia cambiando.
In aeroporto, al contrario di certi giornalisti non mi infastidiscono le veline che prone mi mostrano la loro tariffa cellulare ma tutto cio' che le circonda: la Berlusconite.
Guardo l’imbarco che ho fotografato. Mi chiedo perche’ mai per salire su un mezzo di trasporto mi servano tappeti, luci, archi, passamani etc.
Io sono un viaggiatore. Il viaggiatore e’ un essere virtuoso: un insieme di adattabilita’, apertura mentale, passione e voglia di conoscenza. Io sono un essere virtuoso (e modesto) ma piu' guardo quella porta, piu' mi sento Mike Bongiorno a “la ruota della fortuna”.

A volte credo che la gente sia impazzita.
Molti Albanesi hanno capito che l’Italia non era quella che si vedeva in tv ed hanno smesso di imbarcarsi su barconi fatiscenti.
Al contrario, noi abbiamo iniziato a crederci e non ci accorgiamo di contribuire ad affondare questa "nave senza nocchiero in gran tempesta".

Per vivere nella societa' dell'apparenza si scende a compromessi con la morale.
Cosi' facendo si diventa una rotella dell’ingranaggio: si perdona qualsiasi cosa se dobbiamo giudicare colui al cui posto vorremmo essere.
Io cosi’ mi spiego l’amore per certi politici, l'avversione per le tasse e per il pubblico, la scalata sociale di gente che non ha nessuna qualita'.
Tutte questi sono sintomi di un sistema che e' impazzito, e che perfino si autodifende credendosi sano.

Per fortuna, penso io, ci sono i bambini, loro ci salveranno.
Quando io ero piccolo costava tanto viaggiare con le paludate compagnie di bandiera.
Oggi puoi volare a prezzi irrisori su aerei coloratissimi (m’e’ capitato di pagare piu' il posteggio della moto del volo stesso).
I Bambini di oggi, domani viaggieranno e reimpareranno questi valori che qui si sono perduti. Li ripianteranno a casa dove cresceranno rigogliosi.
I Bambini sono puri, avventurosi per definizione.
Con occhi benevoli li guardo giocare, fanno capriole sulla moquette.
Il piu’ grande di tutti spinge gli altri per terra gridando “ITALIA UNO!”.
I genitori riprendono al scena col telefonino....

Sconcertato mi avvicino a un bimbo che, dopo la spinta e’ caduto facendosi male. Piange.
Gli offro la mano per rialzarsi. Quello scappa imparito.

Come nell’eta’ Ellenistica, dove, la mancanza di democrazia faceva rivalutare l’ambito familiare, piu’ di quello pubblico, mi consolo con l’abbraccio della mia famiglia.
Sono a casa. Sento il rumore del mare e addormentandomi pregusto i mielle sapori della mia terra: panelle fritte, arancine fritte, sarde fritte alla beccafico, peperoni arrostiti (ma ripieni di mille altre cose fritte), Iris fritte, il falsomagro (vi prego di vederne la ricetta e ammirare la fine ironia etimologica di noi siculi).
Il giorno dopo mi sveglio e finalmente posso gridare: “Mamma! Friggimi una tazza di latte!              [continua]

Friday 13 July 2007

La sposa piu’ bella.

24 giorni fa piovevano goccioloni di pioggia giganti per cui decisi di allungare la colazione fino alla fine della pioggia.
Ora ho finito i biscotti. La stagione dei monsoni rallenta qualsiasi novita' e per raccontarvi qualcosa devo pescare nella storia, nelle trame.
Volevo fare il secondo e ultimo post sulla mia carriera teatrale quando il buon “vecchio” Tamas, a riprova del fatto che i nostri migliori laureati oggi lavorano in sordidi call center di Srebrenica, mi ha riportato alla mente una storia che e’ importante che non venga dimenticata.

Siamo nel 1965, ci sono due giovani ragazzi che stanno insieme.
C’e’ anche un pretendente rifiutato che e' un mafioso e un poco di buono.
Il lestofante ci tiene ad avere la ragazza, e a maggior ragione a sposarla (perche’ allora il matrimonio era ancora un istituzione sana). "Costretto" dal suo diniego rapisce e violenta la ragazza appena diciottenne.


In quegli anni, una ragazza violentata era rifiutata dalla societa’ (che, ricordiamolo, allora era composta da gente per bene).
Pertanto, la scelta obbligata per essere riammessa nella vita civile era spesso quella di sposare il violentatore.
Il legislatore, grande appassionao di commedie Shakespeareane, non volendo turbare il ricomporsi del quadro, aveva perfino inventato l’ articolo 544 del codice civile che sanciva l’abolizione del reato per violenza sessuale, se questa era seguita da un matrimonio riparatore.
E guarda caso, certi mafiosi sanno avvalersi della legge per compiere e difendere i propri interessi.


Ma questa volta qualcosa cambio': la ragazza (si chiama Franca Viola), si ribello’ a tutto questo teatrino: si rifiuto’ di sposare il malvivente e anzi lo fece arrestare....anni dopo si sposo’ con il ragazzo di sempre.
Oggi sembra facile ma 42 anni fa era qualcosa di incredibile (l’articolo 544 venne abolito solo nel ‘81). F
ranca divenne un esempio per molte donne e cambio’ completamente la storia del nostro paese.

Finita quell’era fece una vita ritirata: non ha mai creduto che una persona possa diventare una eroina semplicemente per avere lottato per il proprio amore e per non farsi imporre un destino scelto da altri


« Non fu un gesto coraggioso. Ho fatto solo quello che mi sentivo di fare, come farebbe oggi una qualsiasi ragazza ho ascoltato il mio cuore, il resto è venuto da sé.
Oggi consiglio ai giovani di seguire i loro sentimenti; non è difficile. lo l'ho fatto in una Sicilia molto diversa; loro possono farlo guardando semplicemente nei loro cuori.

E i suoi figli sono orgogliosi? Non voglio essere per loro un simbolo. Mi amano e questo mi basta  »

Io credo che abbia ragione, non si e’ eroi nel fare cio’ che dovrebbe essere normale, purtroppo lo si diventa riuscendo a fare qualcosa di normale in un contesto che e’ completamente sbagliato.
Di contesti sbagliati ne rimangono ancora, di gente pronta a lottare per le cose normali, spero pure.

Wednesday 23 May 2007

Il tristo giorno che la mafia uccise Cola Pesce.

"Cola  era un ragazzo (di nome Nicola) che una maledizione materna aveva trasformato in un uomo-pesce.
Il re, saputolo lo mise alla prova con missioni sempre piu’ complicate.
In una di queste Cola vide che la Sicilia si sosteneva su tre colonne: una a capo Passero, una a capo Lilibeo e una a capo Peloro. Quest’ultima, sotto Messina era quasi completamente rotta.
Cola Pesce un giorno non torno’ dal mare.
 C’e’ chi dice che sia ancora la’ sotto a sostenere quella colonna".

Questa e’ una vecchia storia.
Si sono aggiunte altre genti a reggere il peso delle colonne della mia terra.
Approfitto di questo spazio per ricordare l’anniversario della strage di Capaci alla distratta gente che, pur rappresentandoci, negli anni passati ha trovata di meglio da fare (vedi qui) che andare a ricordare quell'episodio.
L’altro giorno andavo verso un palco per i comizi di chiusura delle elezioni.
Avvicinandoci, mio padre disse: “quante bandiere per l’Italia dei valori!”.
Chi ha vissuto la primavera Siciliana e’ molto sensibile a certe cose.
Perfino “el Coronel Aureliano Buendía” si sarebbe commosso, dopo 32 guerre civili, nel rivedere la gente in piazza per creare un movimento politico e riprendersi i diritti.
Purtroppo, avvicinandoci notammo che le bandiere col volatile non erano queste (foto a Dx), ma queste altre (Sx).
Tornammo a volare bassi consci che nemmeno la rivoluzione #33 era andata a buon fine.

La verita’ e’ che (quasi) tutti i partiti politici hanno la loro reti clientelari fatte di giovani (anche di cultura) che decidono che guadagnare poco per fare niente e’ meglio che guadagnare poco piu’ facendo molto (compara il salario di alcuni LSU con quello di un dottorando).
Poi sotto elezione si assumono precari per ricordare che, votando bene, tutto e’ possibile.
Perfino assumere autisti senza patente, pur di regolarizzarli, non curanti dal fatto che, persone piu’ idonee rimaangono disoccupate.

Per gli altri, invece ci sono i soliti lavori temporanei: quali contare i tombini o occuparsi di aiuole.
Nell’attesa delle prossime elezioni.
Ora dovrei finire con un pensiero positivo.
E’ un giorno che guardo ‘sto post, cercandolo.
L’unico che ho trovato finora e’ questo: ho conosciuto alcune persone che anni fa furono in Italia per studiare il sistema educativo degli asili in Emilia Romagna, poi, prima di tornare a casa, si fermarono un po’ in Sicilia.
Mi raccontavano di essere rimasti impressionati dal mare, dai profumi, dai colori, dai fiori della mia terra.
Cavolo se hanno ragione!
Siamo l’unico posto in cui utilizziamo laureati per innaffiare le aiuole con sangue e dignita’.

Friday 18 May 2007

Il giorno della pipetta.

Grotte

Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga fertile in avventure e in esperienze.

Giusto, il viaggio bello deve essere lungo, ma anche la preparazione non va dimenticata.

Mi metto il maglioncino fresco di lavatrice per le grandi occasioni.
Mi miro e mi rimiro orgoglioso di come il magliocino evidenzi i miei pettorali.
Sport, delusioni amorose e sopratutto le firnicie mi hanno donato una forma invidiabile.
Certo i miei muscoli sono proprio evidenti. Pondero cosa abbia fatto accrescere cotanta massa muscolare.
Poi, davanti allo specchio, capisco tutto..... Fottuta lavatrice, hai ristretto il maglione, ora e’ perfetto per Winnie the Pooh.

Corro dal barbiere.
Jean, sara’ per la sua parlata e il suo gesticolare, di primo acchito mi sembra un po’ dell’altra parrocchia. Sara’ che qua la gente e’ di altre religioni, mi fido sperando che possa limitarsi ad un
semplice taglio.
Che basti almeno a togliermi i capelli dagli occhi e a farmi riconoscere dalla mia famiglia quale legittimo figlio.
Lui taglia poi dice qualcosa che, credo, finisce con “crepes susettes flambe’”, il tempo di cogitare la frase....e Jean da fuoco alle mie orecchie per eliminare (dice lui) quei peli superflui.
Improvvisamente capisco come mai i fratelli Bundy divennero i parrucchieri campioni del mondo, e, mentre vedo Jean afferrare un lanciafiamme dicendo qualcosa sulle surcilles....lo tramortisco con il casco (da moto), e scappo.

Devo andare al lavoro. Pipetta, pipetta pipetta come un pazzo, poi finalmente vacanza. Il giorno dopo volo verso la citta’ dei pinguini, e poi giu’ nella mia isola.
All'arrivo mia madre e' contenta: mi abbraccia e mi sussurra in un orecchio con voce benevola: "miii pare che stai morendo. che fa, non mangi piu'? .....e poi 'sti capelli, li hai tagliati troppo corti!".
Confermo che anche io Le voglio bene.

C’e’ la comunione-cresima di un mio cuginetto.
In chiesa ci sono 40 bambini che si comuniocresimano.
Piu’ che una funzione sembra un kolossal, un mare di comparse, i bambini hanno anche le tuniche. Adoro i peplum.
Chiedo se e' prevista la corse con le bighe. Mi rispondono che gli animalisti non vogliono.
Quando il mio cuginetto esce, gli dico che ora che lo spirito e’ disceso su di lui, ogni volta, che sbagliera' ricevera’ una scossa elettrica.....da tre giorni rido pensando allo spirito (che notoriamente e’ spiritoso) imiti la voce del cattivo di James Bond dicendo: “hai sbagliato per l’ultima volta” e giu’ di scarica elettrica.
Educare gli gnomi alla laicita’ e’ duro, ma qualcuno deve pur farlo.

No, non e' crudelta' gratuita. In Sicilia c'e' grandissima fede religiosa, ma altrettanto agnosticismo razionale.
Il mago Cagliostro e il mago Sucato (quello romanzato ne “la forma dell’acqua” di Camilleri), le cose piu’ belle, ma purtroppo, anche le cose piu’ atroci (la siccita’, il traffico, l’Etna).

Qui trovi, l’alfa, l’omega, il sud arabo, il nord Europa normanno, l’alfa sud e l’opel omega.
Insomma, qua c’e’ tutto ma anche molto del suo contrario. Essere Siciliani, se fatto con razionalita' e' una benedizione, senza, una condanna. La Sicilia e' un combattimento di contrasti.
Vorrei fare del mio cuginetto un Siciliano vero. Al momento mi limito a riempirlo di contrasti

Saturday 5 May 2007

Archetipi etno-architettonici della polis odierna.

La piazza, in tutte le citta’ del sud Italia contiene certi elementi topici.
C’e’ il cane della piazza. Qualcuno lo chiama Chiazzy, altri Argo, altri ancora, tentano di aizzare una  sua presunta (ma inesistente) aggressivita' chiamandolo Rambo.
La sua storia e’ sempre la stessa: ancora cucciolo, di orgogliosa razza bastarda, voleva vedere il mondo, fermatosi per riposare nella piazza, noto’ che tutti gli davano da mangiare: un pezzo d’arancina, un calzone, una pizza e si fermo’ li, solo un po’ confuso dal fatto che lo chiamassero con 100 nomi.
Del resto, una volta messa su pancia e’ piu' difficile riprendere a girare il mondo.

Sotto il porticato ci sono i giuovini. Osservano i dintorni e peripateticamente discutono di filosofia o di fantacalcio. Se gli si chiede che fanno.
Rispondono: "staminkiazza" che in dialetto significa: "stiamo in piazza".
Con una sola frase benedicono la fortuna che hanno, di potersi dedicare al niente e maledicono la loro incapacita’ di fare qualcosa di quel niente.
Loro vogliono bene al cane della piazza. Fanno bene, visto che condividono la stessa storia.
C
ome in ogni presepe ci sono degli elementi tipici quali “il bue, l’asinello o lo spaventato” in ogni agora’ che si rispetti ci sono dei personaggi.
Alcuni, come Fofo’, sono sempre stati la’, o almeno io me lo ricordo cosi’. Mai stato giovane, mai invecchiato, sempre pronto ad infervorarsi contro chiunque gli dica che la sua casa di villeggiatura e’ andata distrutta.
In realta’ lui non ha mai avuto una casa di villeggiatura. Ma ci tiene ad arrabbiarsi con chi gli comunica la ferale nuova. Cosi’, senza un perche’, per scandire il tempo, come i temporali estivi.

Ora va detto che dalle mie parti chi parla poco saggio, chi parla meno e’ talvolta considerato pazzo, ma non e’ sempre cosi’ facile giudicare.
Quando andavo alle medie, per esempio, comparve sulle panchine della piazza un uomo.
Rarissimamente parlava.
Io gli sottoposi degli studi di funzione perche' avevo una teoria da sperimentare: se a Mazara, si diceva, ci fosse un barbone che risolveva per gioco i compiti dei ragazzi, perche’ anche noi non potevamo averne uno?
Alcuni hanno creduto di conoscere in quel barbone uno dei piu’ grandi fisici di tutti i tempi: Majorana.
L’uomo della mia citta', invece, in matematica stava peggio di me.....ed e' che dire.
Un giorno strappo' una pubblicita’ da un muro e inizio' a disegnarci su sagome che si sovrapponevano, colorandole con delle penne rosse e blu.
Lo sfidai a disegnare una tigre, pensando a Ligabue (quadro a Sx). Ma l’uomo non mi ascolto'.
Sempre piu’ spesso parlava da solo, erano discorsi articolati, per noi che non sapevamo i pensieri dell'interlocutore erano abbastanza confusi. L'uomo tentava di avere ragione e gesticolava molto
con le mani. Infine perdeva la discussione e  ricadeva stremato sulla panchina senza piu' argomenti per controbattere.
Poi, all’improvviso, come era arrivato scomparve.
Arrivo' l’inverno e i manifesti su cui aveva disegnato le sagome si scolorirono con la pioggia.
Ogni persona e’ un racconto da ascoltare, ogni persona ha una storia interessante.
Quella storia, ad oggi, non e' stata ancora svelata.

Monday 9 April 2007

Le mie pigioni.

Me ne andavo in giro per la citta’. Vi sono vari palazzi. Rappresentano tutti i poteri forti mondiali (nella foto qua a Sx, il palazzo di Sauron). Ma oggi sono tutti vuoti....

Il mio amico Luca era un combattente. Determinato e deciso.
Per lui, fra il punto A e C, la linea piu’ breve era la migliore.
Avrebbe passato il burrone B costruendovi un ponte Tibetano con le corde del resto era bravissimo coi nodi e nel pronto soccorso.
Luca voleva diventare militare di carriera e aveva pure i boxer mimetici. Nei giochi scout notturni, se si mimetizzava non lo trovavi piu’.
Lo scartarono alla leva per un lieve favismo che non sapeva di avere. Voleva fare ricorso.
Sarebbe stato un ottimo comandante, ma noi sapevamo che avrebbe dovuto vedere cose che non gli sarebbero piaciute.
Oggi si e’ laureto in architettura.
Progetta case. L’ultima volta che l’ho visto aveva una sciarpa coi colori della pace e sorrideva.

Il mio amico Paolo. era un esteta, pragmatico capitalista.
Fra il punto A e C, la linea migliore era quella sui terreni piu’ facili da espropriare. Sul burrone B v'era un ponte con casello a pedaggio.
Paolo aveva sempre il vestito giusto e almeno 5 camicie eleganti, identitche, come ho visto solo a Dylan Dog, (e, forse, a Paperino). Era il piu’ bello e piacione dei tre.
Se nei giochi scout notturni si imboscava con una ragazza non lo trovavi piu’.
Oggi e’ laureato come dentista. Lavora in Inghilterra dove uno sciagurato governo di destra ha privatizzato tutto cosicche' ora hanno bisogno di impiegare stranieri nella sanita’ pubblica.
L’ultima volta che l’ho visto sembrava felice, sta con la stessa ragazza da un po’.

Io sono nato cosi’: Fra il punto A e C, la linea migliore non esiste: sono tutte possibili, anche le piu' arzigogolata, sul burrone B e’ forse giusto fermarsi a riflettere sulla bellezza del viaggio e di quanto non sia poi cosi’ importante giungere alla meta.
Durante i giochi notturni non era difficle trovarmi, era difficile dimostrare con la dialettica la mia esistenza (condizione necessaria affinche' la squadra avversaria mi potessero annoverare fra i "prigionieri").

ilbrucodelcoolAvevamo caratteri diversi. Pero’ un po' ci completavamo. Un anno eravamo nella stessa squadriglia. C’era in palio “il cuppino d’oro”: il premio per la gara di cucina. Paolo indovino’ il budget di spesa., Luca cucino’ alla grande, io misi su un bel teatrino per presentare la storia del piatto. Vincemmo.
L’anno dopo eravamo ognuno a capo di una squadriglia. La squadriglia delgi Orsi era amministrata con pugno duro e saggezza in una specie di dittatura militare, ma illuminata.
I Lupi sembravano tanto un cosiglio di amministrazione: chi sbagliava pagava multe.
La mia squadriglia (Tigri) era un po' anarchica: facevo del mio meglio per essere un buon sub-caposquadriglia innestando scoutismo e socialismo reale. Ma nessuno dei 3 fece sfaceli. I Cobra vinsero il cuppino d'oro (mentre le ragazze, credo, non l'abbiano ancora mai vinto).
A proposito, ci piacevano le stesse ragazze, anche se quell'eta' si e' ancora dubbiosi come palle da bowling.
A un campo scout in Umbria avevamo conosciuto una ragazza speciale.
Ci eravamo innamorati un po’ tutti e tre. Lei aveva studiato per i servizi sociali e probabilmente non poteva credere di trovare tutte le casistiche catalogate nei libri in sole tre persone....e che queste fossero amiche.

Qualche settimana dopo, era la notte delle stele cadenti che in Sicilia si passa accendendo fuochi, sulla spiaggia.
Non ricordo chi esclamo': ”basta col vino" poi come a spiegare aggiunse, quasi a scusandosi: ”qualcuno mi ha detto che devo vegliare su voi due" .
Ci fu del silenzio: quel diavolo di una ragazza aveva affidato ognuno di noi agli altri due.

Mi buttai con la schiena all’indietro, con la testa nella sabbia, con il rumore del mare. Raramente ero stato cosi' sereno.
Dopo due mesi avrei iniziato l’universita’ e in quel momento sentivo che almeno tre persone che si sarebbero sempre preoccupate per me, qualunque cosa fosse successa (foto col bruco).

Poi si crebbe. Ognuno parti' per la sua strada e, sapete com'e': non viene bene, vegliare sulla gente a cui vuoi bene, a distanza.
Come sempre negli ultimi anni, sto lontano da casa.
Oggi: in questa magione vuota, in questa citta’ svuotata, un po' mi pesa.
Mi piacerebbe risvegliarmi in quel momento, su quella spiaggia con ancora un sacco di errori da compiere. Li rifarei tutti, solo con piu' entusiasmo.