Friday, 27 April 2007

Candido di Voltaire e' un puzzone.

In questi giorni ho dovuto lavorare. M’e’ anche toccato organizzare una serie di seminari.  La mia capo dice che e’ utile farsi conoscere dalla gente.
Ho preso il microfono, introdotto il lavoro degli speakers che ho invitato, spiegato la rilevanza dei loro progetti nel panorama del nostro campo di ricerca.....il tutto con la cerniera dei pantaloni spalancata.
Probabilmente la mio capo si stava ancora chiedendo se fosse davvero un bene, che ora mi conoscessero tutti, quando i suoi pensieri vennero interrotti da un rumore: mai tirare su la cerniera di scatto con un microfono accanto.


Bisognerebbe davvero cambiare le cose, ma il vento che spinge i cambiamenti, lo stesso in cui soffiano le risposte, non c'e'.
Guardate la politica. Sembra che anche li’ tutto volga al centro. All'immobile.
Ed elogiando il centrismo dimenticano chi siamo e chi, con coraggio, permise a tutti di essere orgogliosi di essere comunisti Italiani.
La falce e il martello prima erano a centro, poi vennero rimpicciolite, ora sono dietro la quercia e gia' non si vedono piu', domani non so.
Si vergognano perfino di cose che non abbiamo fatto.
Hanno dimenticato che Berlinguer ando' a Mosca dopo l’invasione di Praga e, condanno' quell'atto arrivando quasi a pagare con la vita quella disobbedienza al PCUS (attentato di Sofia).
Berlinguer ti voglio bene.
Di te rimangono pochi ricordi, ma posso intuire ancora molto dagli affascinanti occhi di Bianca.
Invece il partito tende al centro.
Avremo cio’ che ci meritiamo: presto Buttiglione tornera’ a vestirsi da donna e presentare il telegiornale.

...e anche per oggi mi pare che la rivoluzione non si sia fatta.....vediamo almeno di fare benzina.
La prima pompa la boicotto, la seconda pure, la terza anche....continuo continuo finche’ non trovo la prima compagnia petrolifera equa e solidale: un contadino Nigeriano che fa buchi negli oleodotti e produce la benzina in casa come si faceva una volta.
Non e’ un mondo perfetto c’e’ tanto da cambiare, ma gli obiettivi sono sfuocati.
Si parte per cambiare tutto, alla fine ci si rassegna a modificare solo i dettagli.....
Sono certo che si possa essere felice negli ambiti che la vita ti assegna.
Non mi va di mettere su famiglia. Mi piacerebbe rendere felice il mondo, il mio mondo.

Ammetto che finora non ho fatto un granche’ per aiutare il mondo. Ho migliorato un po' la comunicazione fra le persone: vado nei bagni dei pub con una matita rossa....e correggo la grammatica delle frasi sulle pareti (gli autoctoni francesi non sanno scrivere in inglese).....ed io non riesco a  fare pipi’ davanti a certi errori.
Da una certa soddisfazione essere pillicuso e intransigente con gli errori degli altri......ovviamente coi miei sono molto piu’ indulgente e, ancora una volta, si parte per correggere gli errori, poi si impara conviverci, infine ti ci affezioni. Quasi come se costituissero un un segno d'identita’: siamo quello che sbagliamo?.
Non lo so, le cose cambiano, col tempo mi sorprendo meno se i
miei calzini cambiano colore in lavatrice, trovo financo virili i boxer che una maglietta rossa infilata per sbaglio ha reso rosa....ancora non mi spiego come mai con l’ultima lavatrice ho entrato coppie di calzini e sono usciti in numero dispari.....forse c’e’ una morale in tutto cio’: mi ci vorranno degli  anni per trovarla. Non imparo in fretta dai miei errori.
Vi ho messo una traduzione dei "pantaloni morti" sul blog musicale.

Wednesday, 18 April 2007

So it goes! (Cosi’ vanno le cose).

Usci’ dalla cucina. (...) Quindi si giro’ verso di me per farmi vedere quanto fosse furiosa. Aveva mormorato fra se e se, quello che mi disse fu un frammento di un piu’ lungo discorso.
“Voi eravate solamente dei bambini” disse.
“Cosa?” Disso io.
“Voi eravate sol dei bambini vestiti da soldati come i miei figli di sopra”.
Annuii che era vero. Eravamo solo vergini mandate in guerra, proprio alla fine della nostra infanzia.
“ma tu non lo scriverai in questa maniera, vero?”.
Non era una domanda. Era un accusa.
“I-io non lo so” balbettai.
“Beh lo so io” disse. “tu scriverai che eravate uomini anziche’ bambini e sara' portato sugli schermi da Frank Sinatra e John Wayne o qualcun altro di questi affascinanti, sporchi uomini che amano la guerra.
E la guerra sembrera’ una cosa bella. Cosi’ avremo ancora piu’ guerre. Che saranno combattute da bambini come quelli che dormono al piano di sopra”.
Ora capii. Era la guerra che l’aveva fatta arrabbiare. Non voleva che i suoi bambini o i bambini di nessun altro fossero uccisi in guerra. E pensava che le guerre fossero in parte incoraggiate da libri e film.
Alzai la mia mano destra e le feci questa promessa: “Mary” dissi, “non so nemmeno se questo mio libro verra’ mai finito. Credo di avere  gia’ scritto piu’ di 5000 pagine e di averle buttate tutte. Se mai lo finiro’, ti do la mia parola d’onore che non ci saranno parti per Frank Sinatra o John Wayne.
“Ti prometto che” dissi “si chiamera’ la crociata dei bambini”.
Lei mi ritorno amica.
Il dialogo che vi ho tradotto qua sopra (sperando di non avere violato nessuna legge) e’ una parte di “mattatoio numero 5 o la crociata dei bambini”.
Poi continua....l’autore viene rapito dagli alieni e portato nello spazio.
Perche’ viene preso proprio lui?- so it goes!
Viene fatto prigioniero e portato a Dresda dove assiste all’annientamento di una citta’ che, anche se non era una "citta’ aperta", aveva accolto 200.000 profughi.
La citta’ non aveva piu’ difese militari (portate a nord per la difesa di Berlino).
Erano stati fatti accordi per salvare citta’
decadenti e con un valore artistico e umano molto minore (Heidelberg) ma per Dresda non ci fu pieta’.
In una notte smisero di vivere 350.000 persone. – So it goes!
Gente che meritava di vivere mori’. Citta' che non meritavano di essere bombardate vennero distrutte. La guerra non seleziona.- So it goes!
Non so se c’e’ un senso nella vita, sicuramente non ce n’e’ nella guerra.
Perfino il tempo, l'unica costante che da una direzione al tutto si puo' ridiscutere: "chi non impara dai propri errori e' condannato a rivivere il passato". So it goes!
Volevo parlarvi di Vonnegut ma non e’ facile. Non so scrivere coccodrilli o spiegarvi qualcosa che mi piace senza che neppure io capisca il perche’.
L’ho riletto in questi giorni. L’ho capito ancora meno, m'e' piaciuto ancora di piu'.
Ho riscritto 5000 volte questo post e alesto e’ il risultato. So it goes!

Thursday, 12 April 2007

Felicitas est parvus canis calidus- Felicita’ e’ un piccolo hot dog?.

E’ sera e fa freschino e torno a casa dal lab.
Accendo la moto. Fischietto.......mi si appanna la visiera del casco. torna normale. Canticchio. Mi si riappanna. Capisco la differenza fra i vespisti e i motociclisti.

Di ilari vespisti ne ricordo parecchi.
Ma l’unico motociclista sorridente che mi sovviene e' in un vecchissimo ricordo di Napo Orso Capo  (foto a Sx).

Va altresi’ aggiunto che il suo essere un orso capellone e Hyppie guidante una moto invisibile, costituisca un caso abbastanza particolare.
Allora mi pongo serioso alla guida del mezzo e decido di raggiungere il “Lac de joux” perche’ il nome mi riporta pensieri felici.
Costeggio il Genfersee, poi giro su per le Alpi. Scopro un’ altra cosa: i nemici dei motociclisti, non sono gli automobilisti. Sono i bacarozzi che appena ti vedono, si suicidano con ardore (mirando alle pupille).
Con la vespa, invece, si schiantavano, di tanto in tanto, sulla nuca.

Abbasso la visiera e inizio a salire i tornanti. Fa freschino. C’e’ ancora tanta neve.
Il chiurlo guarda la mia giacchetta primaverile e critica con lo sguardo il mio abbigliamento.
Mi inoltro ancora nel bosco e il ghiro si schernisce del mio essere intirizzito.
Un altra curva. Vedo un piccolo tasso  gli passo accanto, esso non mi deride.
Sara’ forse perche’ il Murselide e’ stato spiaccicato al suolo da una macchina un paio di giorni prima?

vestigia
Arrivo al lago (foto a Dx).
Poi mi fermo al parco di Nyon con le sue 2,5 colonne romane.
Ho fatto circa 200 km, ho fame. Mi guardo intorno ma e’ tutto chiuso.
Perfino il kebabbaro ha abbracciato la festivita’ di Pasquetta....
Vado un po’ in giro ma trovo solo locali con ristorante e lap-dancers.

Non sono moralista, ma da fastidio trovarsi una ballerina con tutte le impubenda di fuori, nel piatto in cui mangio.
C’e’ proprio poca scelta, nei posti dove la gente non ha bisogno di altri soldi. Poi vedo una possibilita’. Una multinazionale cattiva che ha come simbolo un clown sorge costi’ ad uopo.
Il sole tramonta dietro le Alpi, mentre mangio un hot dog, ripensando alla bella giornata.

Monday, 9 April 2007

Le mie pigioni.

Me ne andavo in giro per la citta’. Vi sono vari palazzi. Rappresentano tutti i poteri forti mondiali (nella foto qua a Sx, il palazzo di Sauron). Ma oggi sono tutti vuoti....

Il mio amico Luca era un combattente. Determinato e deciso.
Per lui, fra il punto A e C, la linea piu’ breve era la migliore.
Avrebbe passato il burrone B costruendovi un ponte Tibetano con le corde del resto era bravissimo coi nodi e nel pronto soccorso.
Luca voleva diventare militare di carriera e aveva pure i boxer mimetici. Nei giochi scout notturni, se si mimetizzava non lo trovavi piu’.
Lo scartarono alla leva per un lieve favismo che non sapeva di avere. Voleva fare ricorso.
Sarebbe stato un ottimo comandante, ma noi sapevamo che avrebbe dovuto vedere cose che non gli sarebbero piaciute.
Oggi si e’ laureto in architettura.
Progetta case. L’ultima volta che l’ho visto aveva una sciarpa coi colori della pace e sorrideva.

Il mio amico Paolo. era un esteta, pragmatico capitalista.
Fra il punto A e C, la linea migliore era quella sui terreni piu’ facili da espropriare. Sul burrone B v'era un ponte con casello a pedaggio.
Paolo aveva sempre il vestito giusto e almeno 5 camicie eleganti, identitche, come ho visto solo a Dylan Dog, (e, forse, a Paperino). Era il piu’ bello e piacione dei tre.
Se nei giochi scout notturni si imboscava con una ragazza non lo trovavi piu’.
Oggi e’ laureato come dentista. Lavora in Inghilterra dove uno sciagurato governo di destra ha privatizzato tutto cosicche' ora hanno bisogno di impiegare stranieri nella sanita’ pubblica.
L’ultima volta che l’ho visto sembrava felice, sta con la stessa ragazza da un po’.

Io sono nato cosi’: Fra il punto A e C, la linea migliore non esiste: sono tutte possibili, anche le piu' arzigogolata, sul burrone B e’ forse giusto fermarsi a riflettere sulla bellezza del viaggio e di quanto non sia poi cosi’ importante giungere alla meta.
Durante i giochi notturni non era difficle trovarmi, era difficile dimostrare con la dialettica la mia esistenza (condizione necessaria affinche' la squadra avversaria mi potessero annoverare fra i "prigionieri").

ilbrucodelcoolAvevamo caratteri diversi. Pero’ un po' ci completavamo. Un anno eravamo nella stessa squadriglia. C’era in palio “il cuppino d’oro”: il premio per la gara di cucina. Paolo indovino’ il budget di spesa., Luca cucino’ alla grande, io misi su un bel teatrino per presentare la storia del piatto. Vincemmo.
L’anno dopo eravamo ognuno a capo di una squadriglia. La squadriglia delgi Orsi era amministrata con pugno duro e saggezza in una specie di dittatura militare, ma illuminata.
I Lupi sembravano tanto un cosiglio di amministrazione: chi sbagliava pagava multe.
La mia squadriglia (Tigri) era un po' anarchica: facevo del mio meglio per essere un buon sub-caposquadriglia innestando scoutismo e socialismo reale. Ma nessuno dei 3 fece sfaceli. I Cobra vinsero il cuppino d'oro (mentre le ragazze, credo, non l'abbiano ancora mai vinto).
A proposito, ci piacevano le stesse ragazze, anche se quell'eta' si e' ancora dubbiosi come palle da bowling.
A un campo scout in Umbria avevamo conosciuto una ragazza speciale.
Ci eravamo innamorati un po’ tutti e tre. Lei aveva studiato per i servizi sociali e probabilmente non poteva credere di trovare tutte le casistiche catalogate nei libri in sole tre persone....e che queste fossero amiche.

Qualche settimana dopo, era la notte delle stele cadenti che in Sicilia si passa accendendo fuochi, sulla spiaggia.
Non ricordo chi esclamo': ”basta col vino" poi come a spiegare aggiunse, quasi a scusandosi: ”qualcuno mi ha detto che devo vegliare su voi due" .
Ci fu del silenzio: quel diavolo di una ragazza aveva affidato ognuno di noi agli altri due.

Mi buttai con la schiena all’indietro, con la testa nella sabbia, con il rumore del mare. Raramente ero stato cosi' sereno.
Dopo due mesi avrei iniziato l’universita’ e in quel momento sentivo che almeno tre persone che si sarebbero sempre preoccupate per me, qualunque cosa fosse successa (foto col bruco).

Poi si crebbe. Ognuno parti' per la sua strada e, sapete com'e': non viene bene, vegliare sulla gente a cui vuoi bene, a distanza.
Come sempre negli ultimi anni, sto lontano da casa.
Oggi: in questa magione vuota, in questa citta’ svuotata, un po' mi pesa.
Mi piacerebbe risvegliarmi in quel momento, su quella spiaggia con ancora un sacco di errori da compiere. Li rifarei tutti, solo con piu' entusiasmo.

Tuesday, 3 April 2007

Cat's pyjamas - Lunga e diritta correva la strada.

Finalmente e’ arrivata la moto. Grande, possente, puffo-metallizzata.
 Salgo, sguscio veloce dal posteggio e parto con tracotanza.
Mmmh. Pesa 210 kg (a vuoto), scendo, la spingo lentamente fuori dal parcheggio. Parto timoroso.
Giro la chiave, il motore romba, potente. Cambio le marcie col piede: prima sotto, seconda, terza, quarta, quinta, sesta sopra....e sto ancora andando a 20 km/h (l’ autorita’ comunque non ne permette piu’ di 50....e per autorita’ intendo la mia mamma).
Ora giro a Sx, attraverso con eleganza 534 semafori, 234 rotatorie, 723 attraversamenti di pedoni che hanno pensato che oggi e’ un buon giorno per morire ed ho gia’ fatto il mio primo km.
La strada ora e’ piu’ libera, vedo l’orizzonte. Un orizzonte di pace fra i popoli, un soleggiato avvenire di fratellanza. Dopo 500 m sono davanti all’ONU, curva a Dx.
Il nastro d’asfalto scorre veloce sotto di me, scandito dalle tonalita’ del motore. Nuovo semaforo.
Penso che la moto da una bella sensazione di potenza. Il motociclista che e’ un me e’ in aperto contrasto con il viaggiatore.
I motociclisti sono spesso umiliati. Per esempio e’ incredibile che il dwarf-tossing, loro sport preferito, anziche’ sostituire il dressage o il bridge alle olimpiadi, sia stato dichiarato illegale.

Il motociclista che e' in me s’e’ preso una rivincita due giorni fa: ha comprato un casco con disegnati draghi metallizzati e cattivi. Il viaggiatore avrebbe optato per qualcosa piu’ sobrio, da gente di un certo livello e di sinistra.
Qualcosa tipo Ecce Bombo con la scena in cui i ragazzi aspettano il sorgere del sole, che pero' s’alza lento alle loro spalle. O qualche altra causa persa. Il viaggiatore pensa che un bel dodo rampante sarebbe stato perfetto.
Ma il motociclista s’e’ innamorato dei draghi i cui occhi, aprendosi rivelano delle prese d’aria.


Il viaggiatore rinfaccia al motociclista di avere tradito le sue idee, il suo essere e cita i Malavoglia di Verga.
Il motociclista, sputa un lupino rutta, e ingrana la marcia bestemmiando contro Padron ‘Ntoni.
Ed e’ strada vera. Il lago a destra, le colline davanti, le barchette a sinistra, la citta’ dietro. Si vede la Francia oltre il lago. Pazienza: questo non e' il migliore dei mondi possibili.


E il vento ti porta gli odori di terre lontane.
E’ quasi come andare al mare di domenica mattina con la tua ragazza dietro. Ma senza la ragazza (che rovina l’assetto aerodinamico).
Questo vento che ha baciato le alpi ora bacia le mie guancie. Questo vento che ha cullato gli ontani ora accarezza i miei capelli. Questo vento che ha soffiato sui ghiacciai ora mi sta facendo girare i cabbasisi gelati.....mi scompiglia i draghi del casco.



Ma la strada e’ dolce e di tanto in tanto rallenta dentro paesini medioevale che hanno odori, colori e suoni che si perdono e confondono nelle grandi citta’ sovraffollate.
....e poi hanno questi nomi semplici: viene davvero voglia di prendere una coppetta di gelato a Coppet, Accompagnare una ragazza dal dolce nome e con le guancie rosse ciliegia a Dully, passare senza fare troppe domande da Gland, un paesino di cui non voglio sapere come s'e' meritato un nome del ca**o.
E via seguendo la strada, come se si potesse seguire qualcosa che non si puo’ prendere.
Sono gia’ lontano da casa. Il cuore e il motore non sembrano stanchi.


«Dobbiamo andare e non fermarci finché non siamo arrivati»
«Dove andiamo?»
«Non lo so, ma dobbiamo andare».

Dice Jack. Come se questo viaggio fosse inutile....


Ma io lo so dove vado e il mio scopo: Ho proprio voglia di fotografare i cigni di Rolle.