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Saturday, 30 June 2012

Perche’ dobbiamo chiedere scusa ai tedeschi: di come poche teste di minchia riescono a rovinare sempre tutto


I tedeschi sono un popolo fiero, pragmatico, organizzato ed efficiante. Sara’ una frase banale, ma dopo avere vissuto 5 anni in Germania, ho acquisito il diritto di dirlo con coscienza.
Il tedesco, anche per un suo substrato culturale di stampo luterano, e’ fermamente convinto che se seguira’ a compiere con fede le azioni che crede giuste, sara’  infine ripagato dei suoi sforzi.
L’Italiano e’ l’esatto contrario: ha un enorme potenziale ma tende a galleggiare sempre un po’ al di sotto della media,  eppure quand’e’ il momento giusto, riesce a fare delle azioni cosi’ incredibili da stupire tutto il mondo. 
Io ho fatto il dottorato a Dresda, Germania Est.
Sabine mi racconto' che quando la Volkswagen arrivo’ agli stabilimenti dove producevano le Trabant nel 1990, presero i macchinari ancora in funzione e li misero in un museo.
Poi gli operai giovani vennero istruiti su come  usare i macchinari di nuova generazione  prodotti nella Germania Ovest. Il padre di Sabine e molti altri, operai piu' anziani invece, vennero prepensionati.
Cio’ creo’ frustazione negli operai letteralmente buttati fuori dai posti di lavoro, ma anche un po’ nei tedeschi dell’Ovest che decisero di cambiare con un valore di 1:1 i marchi dell’est, accollandosi  la differenza tra le due valute.
Il risultato dei loro sforzi pago’ molti anni dopo, con le due Germanie, finalmente riunite a costituire il motore dell'Europa dove la ricchezza reale viene prodotta.
I tedeschi avevano fatto dele scelte dolorose e programmato il ripianamento di 50 anni di differenza accumulate fra le due Germanie fino ad esserne ripagati con un economia solida come quella attuale. 

Io sogno ancora che qualcuno vada nell’Italia del sud e investa seriamente in infrastrutture economiche creando vera occupazione e tagliando tutti i posti inutili che anni di politica assistenziale han creato per gente senza merito e capacita’.
Per questo motivo io rispetto i tedeschi, anche la Merkel che con la sua lentezza e i suoi salvataggi all’ultimo minuto fa ingenti danni per tutti (tenere la Grecia in sospeso per mesi accresce i debiti togliendo fiducia al mercato).  Eppure per una certa visione economico-culturale e' impossibile elargire i soldi finche’ il ricevente non abbia capito il loro vero valore e quanto costi meritarseli.

E’ quasi una punizione, ma va dato atto loro che alcune democrazie non danno garanzie: per esempio i governi Berlusconi hanno distribuito i soldi pubblici senza un progetto per la crescita e favorendo i soliti amici di amici (confindustria prima non si lamentava) contribuendo alla rovina economica del paese (vedo grafico sulla crescita del debito Italiano).
Il popolo italiano e quelo tedesco sono due popoli opposti e per questo, in qualche maniera, hanno bisogno gli uni degli altri, essendo complementari.
Entrambi con dei pregi spettacolari e dei difetti giganteschi.
Stranamente il calcio sembra mettere in evidenza tutto cio’: la Germania ha saputo programmare il vivaio ed e’ negli ultimi anni e’ sempre ai primi posti.
Ha creato una squadra fortissima che contiene al suo interno elementi perfettamente integrati di tutte le maggiori comunita’ di emigrati (polacchi, turchi, Iraniani). Gli italiani di seconda generazione preferiscono giocare nell’Italia, ma questa e’ un altra storia.

L’Italia non ha una seria programmazione giovanile, ma in qualche modo riesce sempre ad affrontare i tornei al massimo del suo potenziale (Lippi2 a parte). Son contento che Balotelli abbia contribuito al successo. Non male per uno che due anni fa, secondo la legge non era italiano (non sarebbe ora di smetterla con questa legge assurda e dare diritti ha chi e’ nato in Italia o chi vi paga le tasse da anni?).
Quando Italia-Germania si scontrano vengono sempre fuori delle bellissime partite. Lo sosterrei, anche se avessimo perso.
I tedeschi una volta, prima delle partite prendevano i giro gli italiani con accostamenti di dubbio gusto sulle copertine dei giornali. Li faceva impazzire la nostra opposta filosofia di vita, ma il calcio e' bello perche' non sempre chi merita, alla fine vince le partite.
Questa volta lo hanno fatto molto meno, segno che le sconfitte hanno insegnato  che il rispetto dell’avversario passa anche da queste cose.

Pensavo questo l’altra sera al pub, vedendo la partita indossando la mia maglietta azzurra vicino a un tavolo pieno di studenti con le maglie della nazionale tedesca.
Quando abbiamo vinto, nonostante avessi voluto esultare e fare gesti dell’ombrello a 360 gradi, ho coperto la maglietta con una felpa e sono uscito dal pub senza dire niente, rispettando la loro tristezza.
Tornando a casa pensavo che siamo due grandi popoli, con molte differenze e molti aspetti comuni. 
Scuola, assistenza medica e stato sociale sono parte di un nucleo di valori comuni che sono la base comune di molti stati d’Europa. Al contrario di altri posti come Inghilterra e USA dove trasporto, istruzione e spese mediche sono state privatizzate rendendole accessibili solo ai pochi ricchi che se lo possono permettere.
Trovo davvero offensivo che quelli che hanno messo l’Italia in questa situazione oggi facciano finta di niente parlando come se niente fosse di uscita dell’Euro e ostentando una volta di piu' ignoranza e razzismo. Esempi come: 123456 sono gli ultimi rigurgiti di un passato che verra’ spazzato via dalle nuove generazioni Europee, giovani di tutti i colori che credono negli stessi valori.

Scusate se ultimamente trascuro il blog ma ultimamente sono spesso fuori: ieri ero in Irlanda, domani in Scozia fino a mercoledi'. Appena decido che lavoro fare da grandi vi dico di piu' di tutti questi colloqui.

Friday, 23 March 2012

Not all good things come to an end now it is only a chosen few

Torno in Italia per un paio di settimane che qua le ultime settimane (foto) sono state belle piene ed ora merito un po' di vacanza.
Scrivo presto.


Quando il Galles c'ha rotto le corna a Rugby
 L'altro giorno, la mattina.
Andando a lavoro (con nebbione)
Casetta mia l'altroieri (no, non vivo in un parco, ma vicino).
Mentre son via mi date da mangiare alle narcisi e innaffiate le papere

Saturday, 26 June 2010

Fuoco cammina con me.....ma cammina lontano altrimenti mi brucio.

Per capire come sara' il futuro e' facile: basta leggere i segni che ci circondano.
Romolo e Remo, per esempio osservavano gli avvoltoi per decidere chi gli dei avevano scelto per fondare Roma.
Qui in Galles io di avvoltoi non ne ho visti in giro per cui mi limito a interpretare la qualita' della giornata dalla canzone che la radio trasmette mentre arrivo al lavoro.
Oggi hanno messo  
"Pocket Calculator" dei Kraftwerk .
Affrontare una giornata pesante con una conzoncicchia della minchia che rimbalza in testa non e' gia' il massimo.

Durante il group meeting il capo decide di approfondire i nostri profili psicologici.
Alla fine del test viene fuori che la mia compagna di scrivania appartiene al profilo "
Harmony": colei che ristabilisce l'armonia nell'ambiente che la circonda.
La ragazza che mi siede di fronte, invece appartiene al profilo "
Positivity": tipico di colei che diffonde ottimismo ed entusiasmo intorno.
Il mio profilo e' quello che mi aspettavo (non essendociil profilo grevio) ho il profilo strategico.
Mi rendo conto che mentre leggo suona come "colui che prende a calci in culo armonizzatori, positivisti e anime belle varie, per raggiungere lo scopo preposto".
E con questo mi sa che mi sono giocato il caffe' alla scrivania a colazione e altri privilegi.

Uno gia' si sente un po' orso e viene percepito come scorbutico; in piu' a pranzo il cuoco mi consiglia di mangiare il puff.
Accetto, ma mentre mangio mi sento un po' Gargamella che mangia i puff (puff significa sfogliata).
Dentro il puff, ci sono funghi....e si sa chi abita nei funghi: i
puffi.
Ora vado a casa mentre si gioca la partita Italia-Slovacchia.
Non ascolto la radio per non sapere il risultato ma mi aspetto che la vittoria
possa schiacciare tutte le ironie che mi hanno accompagnato, da emigrante italiano, dopo il pareggio contro i kiwi.
E' stata una giornata lunga ma so che appena leggero' il risultato, il sapere di potere tornare a  sognare un'altra coppa del mondo mi regalera' una serata serena.

Ora ho finito di scrivere questo post. Chiudo il file di word e apro Firefox.
Aspetto che carichi il sito e leggo il risultato.

Ma vaffanculo.

Sunday, 28 February 2010

Due o tre cose ch’io so sul rugby.

Qui in Galles il rugby e’ lo sport “nazionale”.
Del rugby sapevo solo poche cose: che se il calcio e’ uno sport violento il rugby e’ invece lo sport dell’amore (infatti in campo si sprecano gli abbracci).

Ricordo pure una conversazione con un mio amico fiorentino appassionato di rugby che  ad una cena spiegava che i piu’ forti erano i neozelandesi, che prima di ogni partita esprimevano cio’ che avevano dentro facendo la Haka.
I fiorentini aspirano la “C” come in lingua inglese si aspira la "H".
Li' per li' non mi sembro’ una grande cose: anche io, se devo participare ad una partita mi assicuro di andare in bagno per tempo.
Rimasi piu’ sorpreso quando disse che facevano la Haka in campo abbassando il busto allargando le gambe, tutti insieme, abbracciati e senza carta igienica (foto).
Da quando sono qua, gli indigeni mi hanno spiegato altre cose: il rugby si gioca in 15, e’ un gioco di contrasto e organizzazione/strategia.
Ogni squadra ha un tipo di gioco preferenziale (gli Inglesi hanno come arma l’alabarda spaziale, i Gallesi, i pugni  perforanti, noi il minacciosissimo carettino).

Il carrettino detto Maul (come il cattivo di guerre stellari), credevo consistesse nel mettere un chiosco di gelati semovente in campo, sperando che l’avversario si distraesse, invece e’ un altra cosa che e’ spiegata qua, pero’ ancora non l'ho capita bene bene.

Due settimane fa andando in centro citta’ per Galles-Scozia era pieno di Scozzesi, coi loro caratteristici gonnellini plissettati.
C’era un atmosfera molto allegra (nonostante la Scozia avesse perso, subendo ben 17 punti negli ultimi 10 minuti).
La gioia era stata tanta che il giorno dopo la polizia ha fermato uno dei giocatori del Galles che, ubriaco, era entrato in autostrata guidando un auto elettrica presa dal campo di golf dell’albergo.
A me l’idea di questo omone rubizzo che accelera al massimo (20 km/h) in autostrada alle 6 del mattino per fuggire alla polizia mi mette di buon umore.
Peccato che sia stato radiato dalla squadra (qui chi rappresenta il paese deve essere serio, a tutti i livelli, mica come certi nostri politici da barzellette: su certe cose non si scherza).
I tifosi Scozzesi in centro erano allegri nonostante la sconfitta ed ho capito che il pubblico del rugby e’ pacifico, colorito e molto pittoresco.
Questo fine settimana c’era Galles-Francia.
Non sono andato in centro: non sono ancora pronto per non vedere migliaia di tifosi col cappellino esistenzialista, le baguette sotto le ascelle e la torre Eiffel sullo sfondo.

Ho visto invece il Galles galleggiare e poi perdere 20-26 in un pub qua vicino .
La partita di rugby m’e’ piaciuta. Ancora di piu' l'atmosfera.
Vedro’ di prendere dei biglietti per Galles-Italia.
Devo solo imparare l’inno nazionale Hen Wlad Fy Nhadau (terra dei nostri padri) e trasformare il mio vestito da pancake gigante in una pizza.

Sunday, 31 January 2010

Daunbailo’....che comunque il gol di Turone c’era.

Non e’ che se ascolti buona musica vivi meglio, pero’ se ascolti musica di merda prima o poi il destino ti punisce.
La ragazza di Paolo, dopo 7 anni di onesta convivenza, a furia di ascoltare Beyonce cantare: “single ladies-put a ring on it ha iniziato a pretendere il brillocco.
Paolo racconta triste di comel’universo intero (Coelho in testa) abbia iniziato a confabulare per distruggere la sua felicita'.

Io qui avrei dovuto dire: "io te l’avevo detto di ascoltare musica minimalista, Dente, le luci della centrale elettrica, i Numero6, ma tu hai continuato ed ora ne paghi le conseguenze".
Ma in realta’ dissi: “ma cosa vuoi che sia, convivi da tanto, di cosa hai paura, non cambiera’ niente”.

Paolo dice che il matrimonio e’ cio’ che rovina il matrimonio: l’organizzazione. La madre e la nubenda sono in disaccordo con tutto.
Lui ha provato la tecnica scout detta dell'highlander (chiuderle in una stanza e lasciarle a regolare i conti finche’ non ne rimarra’ soltanto una)....ma c’e’ mancato poco che decapitassero lui.

Io qui avrei dovuto dire: "ed io? Che ho fatto il ganassa dicendo che mi sarei sposato dopo di te, sicuro che era un buon modo per prendere tempo? Che dovrei dire io?".
Ma in realta’ dissi:"dai e’ solo un giorno, tanto in quel giorno tu non conti niente....e da li’ sempre meno, per cui, non e’ che ti prendi le tue responsabilita’, in pratica le deleghi finche' morte non vi separa, non ti rimane che credere nella reincarnazione o nella sacra Rota".
Paolo aggiunge: “ma la vera cosa che mi da dispiacere ultimamente e’ la Juventus, che mi perde anche con la Roma”.
Io qui avrei dovuto dire: "suvvia figurati, che vuoi che sia, non cambia certo la tua vita, non e’ tanto importante".
Ma in realta’ dissi: che vada all’inferno, con i dirigenti incapaci, con i tifosi razzisti che vanno in Europa e fanno cori per offendere i neri (meno male che sono usciti dalla Champions League), con lo stile Juve, con quelli che rimpiangono Moggi e lesue telefonate intimidatorie e i suoi metodi degni de “il padrino” e con chi gli passava le auto per corrompere gli arbitri.
Se c’e’ un dio non sta coi potere forti e Gigi Meroni gli siede nelle vicinanze.
E comunque....lo dice anche la wikipedia che il gol di Turone c’era e stizzito e misi giu’ il telefono. 
E’ comodo avere due neuroni: uno per il calcio, uno per le donne e usarli in maniera differenziale.
Da questa chiamata nella testa di Paolo il problema piu’ grosso sara' la Juventus e questo assorbira' tutte le sue energie mentali.
Paolo arrivera’ meno stressato al matrimonio....forse l’ultimo pensiero prima che la sua testa capitoli, sara’ la telecronaca del gol di Turone. Come sono buono quando faccio il cattivo, io.


In realta' io i Numero6 non li conoscevo, poi ho letto questo post di TFM, apprezzato le canzoncine e scaricato gratuitamente gli album "dovessi mai svegliarmi" e "quando arriva la gente si sente meglio".

Wednesday, 27 January 2010

Al mio fratellino

Se c’e’ una persona che stimo tanto a questo mondo.
Quella che, se non fossi me stesso vorrei essere, questo e’ mio fratello.
Mio fratello quando io avevo 6 anni un giorno me lo sono trovato accanto per caso: avevo visto che mia madre aveva la pancia piu’ grossa, ma siccome mi diceva sempre di non esagerare con la Coca-cola che gonfiava la pancia, io pensavo che la mia mamma quando non guardavamo si andasse a bere la coca cola di nascosto.

Come quella volta che i miei dopo che ero nato io s’erano messi a dieta tutti e due per solidarieta’.

Pero’ poi mio padre andava al lavoro e mia madre mangiava....cosicche’ alla fine mio padre gia’ magrissimo aveva perso chili e mia madre no.

Invece poi mi arrivo’ un fratellino.
Che all’inizio io non sapevo bene cosa farmene: quando arrivo’ provai a parlargli e a dargli dei giocattoli, ma lui, appena nato non era per niente collaborativo e si limitava a guardava con aria interrogativa.
Invece poi ha imparato a parlare e ridere e a giocare a calcio.
Che sembra una battuta e invece non lo e’: c’e’ gente che mostra tutta la sua qualita’ e carattere giocando a calcio.

Io mi diverto, faccio casino, ipnotizzo gli avversari con la mia scoordinazione, grida, sconquassi, mio fratello invece e’ etereo e pulito nel suo stile di gioco.

Parla poco, si muove veloce senza rumore, sembra altrove, quasi assente pero’ poi quando serve un colpo ad effetto riesce a mettere la palla dove nessuno avrebbe mai immaginato.

Il problema e’ che lui e’ proprio cosi’ anche nella vita: silenzioso, vigile, altruista e con un gran cuore per gli altri, non sempre con se stesso.

Io mi ricordo di lui quando aveva otto anni e giocava a calcio nei pulcini.

Aveva la fascia di capitano e aveva portato la sua squadra in finale.

Loro con maglie azzurre contro i rossi ungheresi del Debrecen.

Ed io, che avevo sempre tifato per le squadre dell’est per una volta volevo che vincesse lui (alla facciaccia della fratellanza fra i popoli comunisti).

La partita era dura: pioveva, c’era fango dappertutto e gli ungheresi sembravano piu’ grandi della loro eta’....quei grandissimi figli di Puskas.

Pero’ alla fine vinse mio fratello e pote’ alzare la prima coppa di una grande carriera che occupa un ripiano della nostra cameretta.
Se guardate bene in terza fila c’e’ anche il mio unico trofeo, una piccola targa che m’hanno dato una volta per un disegno.

La riconoscerete perche’ la mia e’ l’unica piena di polvere.

Mentre quelle di mio fratello sono pulite, grosse e lucenti.

Pero’ quel giorno era ricoperto di fango mentre alzava la coppa al cielo e rideva e sorrideva....e noi con lui.

Poi rimane da ricordarsi che ci sono partite che si vincono e altre che si perdono per sfortuna, perche’ a volte ci sta, o perche’ c’e’ capitato un arbitro infame.

L’importante e’ ricordarsi che c’e’ ancora tanto tempo, e un altra partita gia’ in programma per ritornare a sorridere come allora.
Le foto sono preso, la prima da qua, la seconda da qua.
Col post c'entrano e non c'entrano,ma non saro io alle 2.20 di notte a spiegarvi il senso di queste immagini.

Monday, 28 July 2008

Io non volevo, ma loro hanno insistito, per cui.... IL RITORNO DE "LA SQUADRA".

A me non era sembrata una bella idea, ma alla fine misi su la maglietta da calcio e "scesi in campo".Avevo una maglietta da professionista e su c’era scritto il mio cognome.
Entrai in campo, tutti mi guardarono con timore: loro non avevano il nome scritto sulla maglia.
Mi ricordavano il mio contributo ai grandi successi: tipo quella volta che perdemmo di tanto, ma nel dopopartita sconfiggemmo i fisici nel grande gioco che e’ la vita: “birra e salsiccia”.
Io, longilineo avevo guidato la riscossa e dopo avere bevuto 0,5 l di birra fredda in un sorso, avevo emesso il barrito di vittoria che significava una sola cosa: “til gatto di Schrödinger era morto".


Ricevetti la palla, mi vennero addosso in maniera scomposta e cattiva. Era chiaro che le regole del gioco non erano piu’ quelle di una volta. Mi lamentai, risposero che lo facevano perche’ ero un professionista, col mio nome scritto sulla maglia.
Ammisi che la maglietta me l’aveva prestata mio fratello....quindi furono piu’ gentili.

Presi la palla e la passai, ci fu un contropiede. Ripresi la palla, scesi sulla fascia e la crossai, prendemmo un gol. Mi diedero il pallone, dopo un dribbling ubriacante vidi la porta davanti a me; il pallone si insacco’ nella nostra porta poco dopo.
Ero libero davanti al portiere, reclamai a gran voce la palla, sentii delle frasi che si confondevano con il rumore della pioggia, non capii bene cosa c’entrasse la mia mamma.

Stavo giocando male. Mi sembrava di essere in una della scene di Matrix dove tutti rallentano il tempo e schivano le pallottole.
Io ero la pallottola, loro quelli che schivavano.

Eppure c’era stato un tempo in cui ero riuscito fare cose incredibili.
Ricordo una palla che arrivava con me spalle alla porta. La presi col tacco e la diressi, veloce sotto la traversa.
I difensori non avevan capito niente, il portiere, non aveva capito niente.
In quel momento mi sarebbe piaciuto capirci qualcosa io.

Si dice che servano 3 punti fissi per segnare una rotta.
Quel momento e’ fissato nella memoria mia e di quei pochi che quella domenica mattina di pioggia giocavano in quel parco di Cambridge.
Il secondo punto fisso e’ quella volta che campeggiammo in un camping dell’FKK, il terzo lo cerco ancora.

La partita era finita, avevamo perso. Di tanto.
Non mi preoccupavo la settimana dopo, alla stessa ora, sarei stato piu’ pronto e allenato e avrebbero visto qualcosa che finora nessuno potrebbe mai immaginare.
Dopo tanto tempo avevo ritrovato a casa, la spilla del “Club di Topolino che credevo perduta per sempre..

Monday, 28 January 2008

Di ogni volta che Weltanschauung batte Ferenc Puskás

In un biergarten al tramonto discutevamo della prossima partita contro l’istituto di virologia.
Tomasz, pensieroso esclamo': “i virologi sono gente strana, altrimenti studierebbero degli esseri viventi”.
Nell’antica diatriba tra chi considera i virus esseri viventi (anche se incapaci di riprodursi indipendentemente) e chi no, Tomasz si schierava con i secondi, pensammo tutti.
“Dovrebbero scontrarsi contro quelli di immunologia quale rito apotropaico dell’eterna lotta tra sistema immunitario e virus.  Certo, sono una squadra di muli” aggiunse Tomasz con l'arroganza di chi non considerava i muli quali esseri viventi (in quanto sterili).
Il capitano abbozzo’ un sorriso e taglio’ il nome di Tomasz dalla lista degli esseri viventi da convocare (in effetti a oggi Tomasz non ha ancora procreato).


La partita inizio’: noi attaccammo in maniera audace per un tempo che sembro’ infinito.
Purtroppo, pero’si rivelarono essere solamente 5 minuti.
Da quel momento in poi, gli avversari iniziarono a giocare e fu chiaro che erano di un altro livello.
Passando accanto agli spalti sentii chiacchierare fitto e parlare di “calcio champagne”, chiaramente parlavano dei nostri avversari.
La mia squadra passo’ alla guerra di trincea (catenaccio impudente).
Passando accanto agli spalti sentii lamentarsi  a lungo e discutere di “calcio vino scadente nel cartone” e fui sicuro che parlassero di noi.

La squadra avversaria attaccava in maniera continua e sembrava sul punto di potere segnare da un momento all’altro quand’ecco che, i due Scilla e Cariddi della difesa (al secolo Volker e Dragomir) rinviarono una palla lontano.
La palla arrivo’ a me. Stoppai la palla, aggirai in velocita’ il difensore (che scritto cosi’ sembra molto glorioso, ma per tutta la partita riuscii a passarlo  quell'unica volta).
Alzai gli occhi e scoprii che il portiere, forse per spingere la squadra, era fuori dalla sua area di rigore, lontano dalla sua porta.

Alzai la palla. Mi immaginai fromboliere e tirai forte.
Smisi di correre e, guardando la palla allontanarsi, iniziai a pensare.
Ponderai che quel goal da lontanissimo sarebbe entrato nella storia del mio istituto e che a lungo sarebbe stato cantato da stirpi di dottorandi.
Cercai di valutare se, il mio essere calciatore, mi avrebbe conferito un vitalizio di procaci fanciulle e pensai quanto bello sia questo giuoco del calcio.

Considerai i miei amici/e che fanno atletica o canoa: si esercitano ogni giorno, allenano i loro muscoli con caparbieta’ di chi sa che solo la perfezione permettera di battere gli avversari.
Invece, sul campo verde, l'imperfezione e il caso aveva creato un tiro cosi’ perfetto c
he ora la palla sembrava avere fermato, col respiro degli spettatori, anche il tempo.
Per questo ci fu tempo di chiedermi se fosse davvero etico che la mia squadra, nonostante palesemente piu’ debole potesse ora, con questo tiro, vincere.

E ci fu tempo per capire che forse il calcio e’ come la vita: non sempre vince il migliore, vince chi ci crede di piu’.
Solo cosi’ si puo' accettare che l’Ungheria di Ferenc Puskás non avesse vinto i mondiali (ok, cosi’ e con il doping dei germanici).

E crederci e soffrire, per noi, era la normalita’, forse non era debolezza, era semplicemente la nostra maniera di essere, di vincere e affermarci, di vivere: la nostra Weltanschauung.
La palla, dopo avere sorvolato il portiere, inizio’ a scendere dolcemente.

Il pallone fece un rumore freddo e sordo, quando impatto’ contro la traversa per poi tornare indietro.
Ci fu il tempo per prendere due goal, prima di andare sotto le docce e dimenticare quella partita, almeno fino all’anno successivo.
Per un attimo avremmo potuto vincere. Abbiamo sofferto, sognato, perso malamente.
Nella mia squadra siamo tutti di sinistra. Anche questo potrebbe spiegare molto....ma questa e’ un altra storia.

Tuesday, 14 November 2006

I’m just another brick in the wall-

Ho sbattuto contro un muro. Chi legge questo pensera’ stia usando una metafora, un doppio senso, un messaggio criptato di quelli che fan si che questo blog qualora letto in senso inverso, riveli un ode a Ruini e alla legge sulla procreazione medicalmente assistita.
Ma stavolta intendo un muro vero e proprio.


Incominciamo a raccontare dall’inizio. Sono andato, nonostante la mia eta’, recentemente avvetustatasi maggiormente, a giocare a calcio con gli stundentelli giuovini dell’universita’.

La mia squadra era formata da un Austriaco che era il capitano, un Inglese, un Russo e poi  vari sudamericani.
Diciamo anche che nella mia vecchia squadra il gioco era molto calmo, era un calcio teorico, quasi una partita a scacchi: quando mi stancavo, mi mettevo in difesa e chiamavo l’arrocco ad ogni apertura del nemico.
Qui, invece, e’ stato subito chiaro che si sarebbe corso tanto e con moto Browniano. La tattica era un po’ alla viva il parroco, o pope, o pastore, ma sopratutto alla viva S. Isidro.
Un calcio veloce, come ne "l’amore ai tempi del colera", quando, tra una cagata e l’altra non c’era troppo tempo per pensare.

I nostri avversari erano capitanati da un Francese, un tizio grosso, bolso con la faccia grande, un viso oblungo, un visone….una faccia di mink.
Costui imprecava e straparlava:  io intanto apprendevo il suo idioma, per esempio, gridare “oh Putan“ indicano un invito a una maggiore copertura difensiva.

Ad un certo punto il Russo mi passa una palla. Io inizio a correre, sono inseguito, provo ad andare piu’ forte, mi stanno raggiungendo, adrenalina e muscoli, mi sento come un cavallo al palio di Siena, sono primo, vicino al traguardo….CRASH. Il Francese con una spallata mi manda a sbattere contro il muro *.
Vedo le stelle, in particolare C. Theron. Mi passa tutta la vita davanti e mi dispiaccio di nuovo quando perdo la bici. Vedo che il capitano Radetzky  della mia squadra si avvicina….probabilmente mi vuole abbattere come un cavallo da corsa zoppo.
La costola mi fa male, vado a fare la doccia.

Il Francese mi dice qualcosa sulla cristallologia e sulla capacita’ di certi cristalli di alleviare il dolore (nella foto a Dx, dei cristalli di Insulina).
Mi prende in giro? Gli auguro che, in una crisi di dissenteria acuta, comprenda che l'unica azione che il cristallo possa svolgere nei suoi confronti per lenire le perdite sia che lo si usi come tappo.

Ecco fatto....stizzoso come un anziano (vedi vignetta).

* il muro non s'e' fatto niente, non vi preoccupate.

Wednesday, 12 July 2006

La mamma e’ una persona metafisica.


Dopo avere sentito tutte le ipotesi sul diverbio Materazzi-Zidane  <riassunte qua>  credo che la piu’ probabile sia l’offesa alla madre….anche se trovo intrigante l’ipotesi di un Materazzi fine conoscitore della storia coloniale francese che dice “Harkis” a Zidane.
ItaliansUna cosa va spiegata: sui campi di periferia la madre e’ un entita’ metafisica, il giocatore di campetti utilizza metasememe e maledicendo la persona che da origine alla vita, maledice l’atto della nascita in generale. Come lo so?
1-    Giocavo sui campetti di periferia.
2-    Mio padre era un arbitro, mia madre una bravissima persona.
L’offesa alla madre per quanto disdicevole, va presa per quello che e’: la prima volta che ascoltai “The Toaster” inconcerto, il percussionista, continuava a dire: “you, motherfucker!”. All’inizio ci rimasi male poi lo perdonai perche’:
1-    Capii che lo ultizzava come interloquire, per prendere tempo, insomma era un ragazzino insicuro
2-    Il ragazzino era un ragazzone di 150 kg, che avrebbe potuto fraintendere le mie intemperanze.

Insomma, sui campetti di calcio, la mamma non e’ una persona. E’ un entita’ metafisica, e’ dappertutto, ma non significa niente…come il verbo puffare che di per se, non e’ male: “ieri ho puffato le puffbacche, oggi mi sono puffato in piscina, domani ti mando a puffare in culo”. Nessuno si offende al verbo puffare.


Ora Gallas dice che noi Italiani provochiamo sempre e che vorrebbe spaccare la faccia a Materazzi. Nessuno gli ha fatto notare che una persona non e’ un campione rappresentativo, e se si va per sillogismi Materazzi : Italiani : provocatori = Gallas : Francesi : Violenti e malmostosi? albertone
Forse e vero: possiamo essere dei provocatori, ma sappiamo anche dare le risposte migliori alle provocazioni. 

Il genio italico dice: “Yes spaghetto ammeregano mai provogado e mo me te magno”.
Quando la madre di Zidane dichiara: “
allora voglio i suoi genitali su un piatto
Mi fa davvero paura. Un bel piatto di savoir faire non guasterebbe....ma per una volta lasciate stare la nouvelle cousine.

Saturday, 8 July 2006

Back by popular demand

eccomi qua.
Dov’ero finito? Ma come sempre, il vostro cavaliere errante (nel senso che sbaglia molto) stava combattendo, una volta ancora, l’inequita’ e l’ingiustizia.ansa84854870807144653_big
La teoria dice che qualunque persona può essere collegata a qualunque altra persona nel mondo attraverso una catena di conoscenze che non necessita di più di 5 intermediari.
Ultimamente, Gisele Bundchen (foto- non quella con la bandiera, l'altra) si e’ lamentata : "A 25 anni già non piaccio più. Forse non sono più bella come prima? Non lo so. Forse gli anni si iniziano a notare".
In questi giorni ho cercato senza successo di procurami l’indirizzo e-mail di uno/a, che conosce a uno/a, che conosce a uno/a, che conosce a uno/a, che conosce a uno/a, che conosce a uno/a che mi possa mettere in contatto con Gisele.
Se potete aiutarmi in questa missione ve ne saro’ grato ….mi sacrifichero’ per farLe riacquistare fiducia nei suoi mezzi.
A proposito di sacrifici: domani sera c’e’ la finale Italia- Francia.
La gazzetta titola: “tutto il mondo tifa Italia”.GISELE_BUNDCHEN
I Tedeschi (specialmente quelli dell’Ovest) sono passati dalla tristezza  alla rabbia per la storia di Frings.
Per Italia-Germania ero l’unico Italiano in mezzo a un centinaio di indigeni, quando abbiamo segnato. ho esultato….quando hanno acceso le luci ho tenuto un profilo basso, ma ancora non m’hanno perdonato.
Gli Australiani pensano che gli abbiamo rubato la partita, anche se fino a due settimane fa facevano confusione tra football e soccer.
Gli Americani dicono in giro che siamo dei violenti….no comments.
Insomma, qua a Dresda le cose stanno cosi’:
Gli italiani saremo un centinaio scarso, poi c’e’ un Argentino che tifa per noi e anche un Bulgaro del mio laboratorio. Il che fa 102 persone. Le altre 490.658 tifano Francia....meno male che la gazzetta dice che tutto il mondo e' con noi....
Quando si vinse nel 1982 avevo 4 anni, non ne capii un granche’ uscimmo fuori e vidi solo tante gambe (ero piccolo e basso), mi dissero di essere felice ed io obbedii.
Stavolta, mi piacerebbe essere felice di mia spontanea volonta'.

Thursday, 15 June 2006

MONDIALE 2006

argentina Vedere le partite in un ambiente internazionale le rende  piu’ interessanti.
C’e’ chi vede nei mondiali di calcio, la rappresentazione delle guerre in momenti di pace. Il risvegliarsi di certi ardori “nazionalstici” in un istituto come il mio sembrerebbe confermarlo….Inoltre, come in guerra, gli uomini sono chiamati a svolgere il loro ruolo al fronte (modalita’ bandiere, birrozze fredde, rutto libero). Mentre le donne, portano avanti la baracca. Che ci volete fare? il calcio e’ un gioco maschio (vedi foto).
A che cosa porta tutta quest a pazza atmosfera da mondiale?
Un ragazzo Iraniano, con la bandiera della Persia e’ stato scambiato, per tifoso, nell’ordine Italiano, Messicano, Ivoriano e infine Ungherese (l’Ungheria non e’ nemmeno presente al mondiale).
Gli Spagnoli ce l’hanno fatta a torrone con la storia del puñetazo di Tassotti a L. Enrique. Vi prometto che, se smettete di rinfacciarlo (sono passati 12 anni, dovete imparare a lasciarvele dietro le cose, mica potete dichiarare guerra al mondo), appena vedo Tassotti gli do un puño cosi’ siete pari. Ok?
I Tedeschi sono convinti di essere fortissimi (stanno sempre a parlare di chi incontreranno nella finale di Berlino). A me, tutto questo über alles non sembra opportuno….e mi inizia a stare un poco über (p)alles.
Nel pre-partita mi chiedono se voglio essere dipinto. Penso che sia eccessivo il body painting, considerando che gioca Polonia contro Germania.  Alla fine mi becco due striscie sulla faccia.
….che ci volete fare….anche questa e’ arte.…ed a certe ragazze che sono cubiste non puoi dire di no (anche il Picasso del primo periodo, infatti, lo era).
I tifosi della Croazia mi fanno morire….quando li vedo tutti insieme, con le loro casacche a scacchi rossi e bianchi….mi viene un improvvisa voglia di organizzare un picnic.
I Giapponesi, si sono comprati tutti i biglietti, tutte le magliette, i cappellini piu' assurdi. Peccano non abbiano convocato Holly e Benji con cui  avrebbero potuto vincere qualche partita.
Comunque per il resto non mi posso lamentare: finora e’ stato un campionato inaspettato. Infatti nelle scommesse di istituto al momento sono 43esimo perche’ non ne ho azzeccata una.
Perdippiu', il fatto che giochino Giappone e Australia non rende il servire sushi con la carne di canguro  moralmente accettabile.

Tuesday, 16 May 2006

Mo m’hanno rotto il calcio-

Il calcio e’ un gioco di sorprendente semplicita’: un pallone, amici e tanta voglia di sognare. La mancanza di uno di questi elementi risulta nell’impossibilita’ di praticare il gioco….specie se a mancare e' la motivazione, cioe' il sogno.
Chi rincorre un pallone leggero di plastica in un cortile, dribblando biciclette come avversari, lo fa sognando che un giorno la palla possa diventare di cuoio e che le piante che creano impiccio e bucano la palla possano diventare un prato verde e leggero.
Perche’ I bambini quando giocano fanno la telecronaca? Perche’ sognano gia' di essere come i loro eroi.
Ammetto che era difficile concentrasi sullo studio quando all’universita’ I bambini scorazzavano sotto il mio balcone (piano terra) gridando: "Goooooal" per 20 secondi. Senza parlare del peggiore: "Palooooooooo" 30 secondi almeno. Ma cosa si poteva fare? Chiedere di esultare sottovoce?
Quando si fermavano per chiedermi bicchieri d’acqua facevo l’unica cosa possibile: organizzare (senza successo) le difese cercando di limitare il numero di “Goooooal”.
L’ultimo anno misero da parte I soldi per un intero inverno: volevano comprare le casacche del loro giocatore preferito. Venne il giorno in cui si presentarono con le maglietta….avete mai visto giocare 12 Del Piero con la stessa maglietta? Non si capiva niente, ma in quel momento loro erano dei campioni e quella era la cosa piu’ importante.
Altro ricordo: mio fratello era il capitano dei pulcini. Era inverno, faceva freddo, erano tutti bagnati (ecco perche’ li chiamavano pulcini) ma loro continuavano e correre, anche per non fare vincere il freddo. Vinsero in finale una squadra Ungherese e alla fine, le manine diventate viola per il gelo stringevano la coppa. Contro il gelo le sue lacrime erano calde di felicita’. Mio fratello era gia’ allora il mio eroe preferito.
Oggi si scopre che I grandi campioni erano attoruncoli da teatrino, marionette nelle mani di chi ha voluto dimentiare che il calcio e’ un gioco semplice. Da oggi in poi sara’ piu’ difficile credere e sognare che tutto sia reale. Hanno voluto cambiare la forma della palla che una volta era rotonda per indicarne l’imparzialita’.
 Io non so quanto rischiano questi uomini….ma spero si possa incriminarli per “omicidio colposo di sogno collettivo”.
Il danno che hanno fatto e’ enorme: privare I bambini del loro diritto a sognare!
E io ora che faccio? Dopo una vita che sogno di diventare un campione? In quale altra maniera potro' mai raggiungere la velina dei miei sogni?

Friday, 31 March 2006

CALCIO E FANTASIA

foot_snow_ball
Il Portoghese gioca come ala sinistra nel lato piu’ scuro del campo, la luna lo illumina e lui inizia a danzare con la palla, movimenti veloci, voli e ritorni come a racontar la fiaba del castello di Coimbra. Non tira mai. Il goal farebbe svanire il motivo della danza e lui e’ un cultore del bello.
La ragazza Svedese a centrocampo ha un fisico da amazzone, forgiato da anni di evoluzione contro le forze della natura e quando tira da centrocampo capisci tutta la potenzialita’ inespressa del Regalskeppet Vasa.
Il ragazzo Francese e’ una pippa incredibile e lo teniamo in porta sperando non faccia troppi danni.
La difesa Tedesco-Inglese regge bene agli urti di potenza, novelli Scilla e Cariddi controllano con poca eleganza e molta pragmaticita’ l’ area. Ogni pallone da loro toccato viene ributtato il piu’ lontano possibile, fuori, dove nessun umano possa toccarlo.
Il ragazzo Cinese in attacco non lascia mai il pallone, se anche fosse contro l’esercito di Mao lui continuerebbe senza chiedere aiuto: crede che la forza del singolo possa sovrastare un avversario per qunto numeroso e dispone del pallone secondo il suo credo.
Questa e’ la mia squadra, 7 nazioni e una maglia verde, come la speranza, una pallone, tanta fantasia e la voglia di giocare a creare un mondo migliore…..
Bravi. Ora me la passate sta mi***ia di palla sulla fascia destra?
SITUAZIONE ELBA: critica (specie a monte), stamattina un Germano reale mi ha svegliato picchettando il vetro col becco.
Possibile allagamento scantinato....foto incredibili (quando sviluppo il rullino)