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Friday, 26 August 2011

Ho conosciuto l' astronauta pasticcione.

Io il primo giorno di scuola ero proprio contento.
Attorno a me gli altri bambini piangevano perche’ non volevano lasciare i genitori. Io ero contento. Forse anche per il fatto che tutti gli altri piangevano; la qual cosa ingenera allegria nel sottoscritto.


Il 5 Agosto siamo su una macchina che va verso Cape Canaveral. La mia amica russa guida, il suo ragazzo americano ascolta la musica ed io infastidisco tutti facendo notare che su quella macchina ci sono le prime 3 nazionalita’ che misero su un satellite: il Russo Sputnik, l’americano Explorer (di soli 15 cm), l’italiano San Marco. Nessuno condivide il mio entusiasmo.

Oh no, s’e’ fatto tardi, siamo gia’ nella finestra di lancio e il navigatore segna 15 km dalla spiaggia da dove assisteremo al lancio.
Invece no, perche’ la fortuna arride a coloro che dormono troppo: una barchetta e’ entrata nella zona in cui cadono i razzi (booster) a propellente solido che mandano su l’Atlas e la Nasa, anziche’ affondarla (come in realta’ meriterebbe) decide di bloccare la procedura di partenza.
Arriviamo in tempo...ed ecco che parte il razzo (video). Poderoso. Silenzioso.


Anzi no, ecco che arriva il suono, molto dopo la sua partenza.
Il suono sembra diventare piu’ forte...niente niente che sta tornando indietro? (magari ha dimenticato aperto il gas).
La procedura d’emergenza, in questi casi prevede di prendere la postura a Wile Coyote e aprire l’apposito ombrellino (foto sopra).
Minuti dopo sappiamo dalla radio che Juno e’ uscita dal razzo ed e’ partita verso Giove, dove arrivera’ fra 5 anni. Buon viaggio piccolina.


Ci dirigiamo al Centro turistico della NASA.
E’ pieno di gente. M’impressiona la navetta sovietica Vostok, me pare lo scaldabagno che avevo a Palermo, all’universita’. Ma con piu’ fili scoperti. Io non ci vorrei andare nello spazio in uno scaldabagno.
Ma anche le navette americane sono incredibilmente poco tecnologiche e strettissime.
Il Saturno 5, invece e’ un gigate disteso di 115 m.


Mi chiedo cosa pensaserro gli astronauti prima di partire, se erano coscienti dei rischi, di come si stringessero nelle loro tute pensando al fatto che fossero seduti su una tanica gigantesca di propellente.
Ancora una volta coraggio umano e tecnologia.
Il pensiero stringe il cuore. Ma anche, e parecchio, il culo.


Qualche anno fa un lunacomplottista approccio’ Buzz Aldrin chiedendogli di giurare sulla bibbia che fosse davvero stato sulla luna. Il vecchio Buzz gli mollo’ un cazzotto.
Fece bene: uomini come lui hanno rischiato la vita e visto morire colleghi. Non devono piu’ dimostrare niente a gaglioffi del genere.
Eppure vedo che nell’auditorium per incontrare gli astronauti ci saranno un centinaio di posti, mentre in nel padiglione dedicato a Star Trek sembra esserci molta piu’ gente.
A me non sembra giusto che preferiscono vedere attori piuttosto che chi ha rischiato davvero la vita. Verrebbe da prenderli a calci in culo, sti fanatici della fantascenza da paccotiglia.

Per fortuna che sono un Jedi e pertanto mi controllo.

Incontriamo Fred Gregory: uno dei primi astronauti Afroamericani.
Fece 3 missioni shuttle.
Racconta della vita nello shuttle e spiega come si va in bagno in assenza di gravita’: con le cinture di sicurezza perche’ ogni fuoriuscita di gas provocherebbe un moto nella direzione opposta e spiega anche altre cose (defecare senza gravita’ non e’ facile come sembra).
Uno da un astronauta si aspetta richiami alti e poesia. Invece Fred ci parla di bagni.


Pero’ mi ha ricordato qualcosa. Consulto gli archivi e trovo:
Fred ha fatto 3 missioni: una di queste la STS-33 avevano uno scopo segreto per il ministero della difesa americana (praticamente hanno messo un satellite spia in orbita geostazionaria* sull’URSS per ascoltare le conversazioni).
A meta’ missione esplose la toilette dello Shuttle Discovery...
Per come la vedo io, senza voler del male agli astronauti, ma chi usa la piu’ sofisticata tecnologia solo per sfruttare lo spazio per dei scopi politici cosi’ terra-terra-terrestri, il minimo che gli si possa augurare e’ che gli scoppi il cesso (che senza gravita' l'e' un bel volare di merda)....altro che quelle fandonie dei cosmonauti perduti.

* che si muove alla stessa velocita’ della rotazione terrestre e pertanto permane sulla stessa posizione rispetto alla terra.

Friday, 19 August 2011

Classificazione socio-fenotipica delle Floride Poppone

Miami Florida;  si caratterizza da una fauna di donne poppute che con le loro cupole arcitettoniche sfidano le leggi della fisica puntando allo spazio profondo, incuranti della gravita’.
Quando cammini per Lincoln Avenue vedi occhieggiare sorridenti gli  elementi tipici di questa fauna locale.

2 anni fa Laura si doveva trasferira a Miami e mi raccontava con orrore  e raccapriccio tutte questi fenomeni che lei definiva da incubo.
Chissa' come mai, ma io, ancora oggi, non mi sento oppresso o minacciato da cotali visioni.

La fauna maschile (il fauno) tipico, invece e’ un formato piu’ grande e piu' plasticato di Big Jim, abbronzato e solocchialuto, anche in mancanza di luce....

Dovendo lavorare per un po’ qua, cosciente dell’importanza
di non evidenziare le differenze culturali, mi travesto da indigeno (nel senso dell’autoctono, non dell’indiano). Indiano pellirossa, non Indiano dell’India....insomma mi metto una bella camicia a fiori e gli occhiali da sole. Quando sei a Roma, fai come i Romani. Quando sei a Miami fai come i Maiami.
Sinceramente sembro un magnaccia (imprenditore che trae profitto da risorse umane dopo emolumento di adeguate risorse finanziarie) e un po’ me ne vergogno.


Mi avvicino con fare irrisoluto alla portineria.
Dico il mio nome, sono sull'elenco dei visitatori.
Mi chiede se ho bisogno di una escort.


Rimango basito e dentro me rimugino: Ok, mi hanno creduto fin troppo. Ed ora che faccio? Se dico no, si offendono, se dico si la mia ragazza mi offende (corporalmente).
Ma davvero si puo’ ususfruire di codesti servizi di donnini compiacenti?
Li posso mettere in conto spese?  E sotto che voce? Personal Development?


Mentre, ancora puzzlato (sarebbe puzzled che in ignlese rende, in Italiano, meno) mi si avvicina Justin.
Dice che garantisce per me e non ho bisogno di essere scortato in giro.
Mentre penso “ffffiutttt”, capisco cosa intendevano uno/a scortatrice che ti scorta in giro.

Certo che hai voglia a fare l’Internazionale Ammericano.
La tara culturali di essere italiano del mio tempo, provinciale ma egocentrico, povero ma amministrato da puttanieri e ministre escortanti esuberanti, baca le menti piu’ brillanti della mia generazione, quindi figuratevi la mia....

Monday, 8 August 2011

Life, the universe and everything

Sono su uno Shuttle che fa rotta su Jupiter*.
Konstantin Ziolkovsky una volta disse: “” La terra e’ la culla dell’umanita’, ma non si puo’ vivere nella culla per sempre...ed io in questo momento lo capisco.


Vedere il lento innalzarsi di un razzo da Cape Canaveral, vedere le fiamme che bilanciano con inane sforzo la gravita’ e alla fine giungono sopra le nuvole portando su la cosa piu’ bella che l’uomo abbia mai prodotto: la sua intelligenza.
C’e’ chi vede l’eccellenza dell’uomo nell’arte o nella capacita’ dell’astrazione che si riflette nella letteratura.
Sara’ che sono nato nel mio tempo, dove il massimo dell’arte e’ una zuppa Campbell e i libri piu’ venduti parlano di cucina...


Io vedo l’affermazione dell’uomo nella sua scienza. Che porta a vedere gli elementi del microscopico e oggetti a volare nell’infinito, al di la’ di ogni astrazione letteraria.

Si, lo spazio e’ freddo e senza limite visibile, e tende a schiacciare l’uomo mostrandone la sue capacita’ limitate.
Ma il cosmonauta rappresenta qualcosa di ben piu’ grande del singolo uomo: e' la capacita’ di ideare e mettere in pratica piani, il coraggio di mettere la propria vita nelle capacita’ dei propri simili come gli ingegneri e i tecnici che costruiscono le astronavi.
E all’improvviso, non si e’ piu’ cosi’ insignificanti, nell’universo.

Guardando giu’ la terra sembra piccola e fragile...eppure cosi’ bella.
Il 96% delle specie che ha popolato la terra non esiste piu’. L’estinzione di massa e’ una regola e per quanto ci ostiniamo a dimostrare il contrario non siamo nemmeno la specie dominante sul pianeta, visto che gli insetti hanno dimostrato l’evoluzione piu’ sofisticata, colonizzando e adattandosi a tutti gli ambienti, e visto che sopravviverebbero perfino a un nostro olocausto nucleare.


Pero’ stasera questo non importa.
Perche’ sto guardando l’oceano, e il mare ha lo stesso identico canto di quel piccolo lago che chiamano Mediterraneo, e che io conoso cosi’ bene.
Sembra piu’ grande e scuro, ma ha la stessa voce, per cui che importa...
E le stelle appaiono strane, viste dall’equatore, sono tutte spostate, ma sono le solite benevole lanterne nel buio di quando giocavo da piccolo, o di quando le cercavo nel giardino, il giorno dopo la notte delle stelle cadenti, per cui che importa...quando hanno lo stesso sguardo.
La spiaggia e’ buia perche’ le tartarughe marine attraversano l’oceano per deporvi le uova.
Per ritrovare il posto dove sono nate, si orientano col campo magnetico terr
estre, una cosa che e’ molto piu’ grande di loro, e su cui non hanno nessuna influenza.
Che era li’ molto prima della loro esistenza e creava aurore boreali fin dalla notte dei tempi, quando nessuno ancora poteva vederle.
Eppure questo non disturba le tartarughe che lo usano per deporre le uova, e perpetrare il ciclo della vita.


Proprio come l’uomo, che compie prodigi e s’innalza oltre la termosfera  per capire l’universo e spesso trova solo se stesso comprendendo la sua natura.
Come me che in questo momento, davanti a un mare sonosciuto, circondato da stelle mai viste, cosciente della mia fragilita’, incuriosito da cio’ che non capisco, non mi sento fuori posto.
Affronto cio’ che viene, dando risposte a una domanda alla volta....per esempio, sulla spiaggia di
Jupiter (Florida) ho una birra fredda nella mia mano destra, ma non trovo piu’ il cavatappi che avevo in tasca fino a qualche minuto fa.



* Jupiter e’ una cittadina della Florida, e lo shuttle e’ solo un treno....ma che importa.

 

Friday, 20 August 2010

Di opposte supposte

Guardandosi in giro, l’America non da punti di riferimento ne’ proporzioni.
Le macchine sono gigantesche.
Mentre mi accompagnano mi chiedo a cosa serva tutta quella potenza se i limiti di velocita' sono spesso piu’ bassi di quelli europei.

L’accensione dell’aria condizionata congela il mio ultimo pensiero: tenere un clima polare nell'abitacolo richiede quello spreco di energia.
Cosi' ora sono circondato da pinguini e, a proposito di uccelli, mi chiedo se lo junk-food non abbia effetti sulle dimensioni del pene degli indigeni che vadano compensati con queste macchine di grosse dimensioni.

Ora, se vuoi capire in un posto e non perderti, non devi cercare guide e navigatori ma parlare coi taxisti.
Quello che m’accompagnava a Miami beach aveva senz’altro una storia interessante.
Originario del Sudan dove s’era laureato in medicina.
Aveva poi vissuto per 7 anni a Kiev con una borsa di studio prima della caduta del muro e parla di quei giorni con calore....o almeno non ne menziona il freddo.
Dopo la crisi dovuta al crollo dell’est aveva lavorato in Irlanda come dottore ed ora era taxista a Miami (non essendogli stati riconosciuti i titoli di studio).

Gli chiedo cosa pensa dell’America.
Mi dice che e’ strana: che gli ricorda la Russia pre-Glasnost.
Strade larghe a significare qualcosa (ma non dice cosa, e forse non lo sa).

Apparente liberta’ ma un invisibile controllo sulle parole  e azioni.
Mi fa un esempio: quando lavorava in Europa e la polizia ti fermava per un controllo si poteva parlare e discutere.
In Florida, dice, se ti fermano non devi scendere dalla macchina o fare gesti inconsulti o potrebbero spararti. Come in URSS.
Lui stesso dice che sono due estremi contrapposti, ma in pratica sempre una dittatura molto simile. E ci ride su.
Poi passiamo a parlare della riforma della sanita’ di Obama.

Immagino che quest’uomo sia o sia stato comunista con tanto di tessera (non c’era altro 
modo che dal Sudan potesse avere una borsa di studio per i 7 anni a Kiev).
E lo capisco da come parla delle cose, compara e ne ricorda altre nonostante le palme e il cielo blu e il mare tropicale siano quanto di piu’ lontano ci possa essere dal Dnieper gelato.
Ci salutiamo e quando scendo dal taxi gli auguri un sincero “buona fortuna”.

Che abbia trovato l’ultimo comunista d’America?
O che sia stato valutato dalla Cia in uno dei suoi piu’ riusciti travestimenti?
Erano in Russia piu’ liberi di quanto pensassimo? Sono davvero cosi’ controllati in America? E quanto siamo liberi noi che, unici in Europa, abbiamo una parziale liberta’ di stampa?
Tutto questo ragionare sui massimi sistemi mi fa sentire piccolo e incapace d’incidere la realta’.
Registro sul blog i pensieri ripromettendomi di rifletterci su quando avro’ piu’ elementi e il caldo non appiccichera’ i vestiti sulla pelle, come adesso.
Poi penso a cio’ che sono. Penso a cio’ che ho oggi.
Per esempio, ora non vorrei proprio vantarmi, ma ve l’ho mai detto che ho una macchina blu che e’ proprio piccolina?
....e voi lo sapete cosa compensi.

Friday, 13 August 2010

Jamaica, land we love

La Florida non e' come ce la fanno vedere in tv: la figaggine e' presente in concentrazione elevata in posti discreti, circondati da paludi e alligatori*.
Quando mi hanno mandato in missione (per conto di dio, asserzione corretta solo qualora il denaro fosse il vostro dio) in Florida non mi aspettavo di scoprire tutte le cose che vi raccontero' prossimamente.
Gli States sono belli perche' vari.

C
osi' puo' capitare di ritrovarsi a un concerto per l'indipendenza della Giamaica (6 Agosto).
All'ingresso vengo guardato con sorpresa, un po' di sospetto, infine accolto con un sorriso.
Un po' frastornato entro e capisco: sono l'unico Bianco fra un migliaio di neri.
All'inizio mi sento un po' fuori luogo.
Mi sento osservato.
Dopo la prima sorpresa la gente smette di guardarmi e riprende a ballare il raggae.

Vado in giro fra i chioschetti dove trovo le specialita' Giamaicane come il pollo-cazzone (il jerk-chicken) che come animale sta tra la mucca pazza e il cappone finocchio, l'atmosfera e' allegra.

Prima di iniziare il concerto cantano l'inno: Jamaica land we love (Giamaica, la terra che amiamo).
Alla fine pronunciano la promessa nazionale che recita cosi':

Davanti a dio e all'umanita', prometto l'amore e la lealta' del mio cuore, la saggezza e il coraggi
o della mia mente, la forza e il vigore del mio cuore nel servizio dei miei compagni cittadini; prometto di difendere la giustizia, l fratellanza e la pace, di lavorare diligentemente e creativamente, di pensare generosamente e con onesta'in maniera tale che la Giamaica, sotto dio, possa aumentare in bellezza, amore e prosperita' affinche' possa fare la sua parte nell'avanzamento del benessere dell'umanita' tutta.
(qui in inglese)

Ora, forse letto non fa lo stesso effetto, ma mille pertWo%@‹d ~qCTano  all'unisono queste parole (a cui manca solo una citazione delle donne ubertose con le poppe di marmo  per essere perfetta) fanno riflettere. 
A vedere questa giovane nazione che si riconosce con orgoglio nei suoi miti e nelle sue radici (piu' Bob Marley che nel pollo-cazzone); nel vedere questa gente che porta conduce una vita lontana da quel paese martoriato da violenza e corruzione, eppure si ritrova a festeggiarne l'indipendenza, un po' di invidia viene.
Il prossimo anno saranno 150 anni della nostra "amata" repubblica e sarebbe bello avere un briciolo del loro amor di patria.
Un amore per una terra che va al di la' delle visione politiche perche' alla fine cio' che tutti vogliono e' un posto dove
potere prosperare e fare crescere le nuove generazioni.
Dopo quest'esperienza auspico un cambiamento culturale che possa spazzare via il vecchio (e il nano) e si possa di nuovo tornare a parlare di come fare crescere una nazione di tutti, anziche' gli interessi di pochi.

Poi, siccome la festa dell' inidipendenza m'e' piaciuta, nonostante il mio essere in minoranza.
Se la dittatura silente impedira' di festeggiare l'indipendenza dell'Italia, per ripetere l'esperimento, il prossimo anno, mi abbronzo, mi faccio nero e vado a Pontida**.


*Florida is a huge swamp with dispersed patches of coolness
** Peace an Love, Padaninas Bro'..
Post a tema sull'altro blog.

Saturday, 7 August 2010

Sono ancora negli Usa.


Appena finisco di giocare con gli alligatori della Florida vi racconto tutto.