Tuesday, 26 June 2007

Canto notturno di un pastore errante dell’Asia

Domenica scorsa, svegliatomi tardi a causa della “féte de la musique” in cui ho scattato le foto di questo post, incoraggiato da un timido raggio di sole, sono andato a Losanna, la sede del CIO.
Un ora dopo passeggiavo nel parco Olimpico dove delle installazioni visualizzavano i record nelle varie specialita’.
Il vedere quanto un uomo possa saltare in alto, in lungo, in largo, aveva rafforzato il mio senso di meraviglia per l’uomo. Uno sciame di scandinave, invece, rafforzava la mia ammirazione per la donna. Il tutto mi metteva addosso una certa “ansia da prestazione”.
Volendo anche io esercitare la mia specialita’ (nullafacenza meditativa) mi convinsi a cercare un posto dove bere un caffe’ turco, per rallentare ulteriormente il tempo.
Trovai una trattoria e dopo il pranzo chiesi al trattore orientale un caffe’ turco.
Non lo aveva. Poi aggiuse che ironicamente nemmeno lui era Turco, era Curdo.
Mi chiese se sapevo cosa significasse. Risposi che sapevo il Kurdistan e’ diviso tra Iraq, Iran, Turchia e Siria. Sapevo che i Curdi erano stati incitati alla rivolta da Bush senior e poi abbandonati alla vendetta di Saddam. Che il movimento di liberazione e' il PKK guidato da Ocalan. Che ultimamente hanno fatto degli atti terroristici e che a mio vedere questo era male: bisognava lasciare spazio alla democrazie e alla diplomazia.
Lui mi guardo’ contrariato e disse. Diplomazia? Chi accetterebbe un popolo che vive in 4 paesi cosi’ complicati? La democrazia e’ una cosa Europea e l’Europa ha voluto dividere il Kurdistan per motivi economici. Non ci ascoltera’ mai.
30 milioni di Curdi stanno scomparendo, io sono l’unico della mia famiglia che sa parlare Curdo e sono qua, lontano da cio’ che posso chiamare patria.
Quando fini’ aveva gli occhi lucidi non di rabbia, ma di 
i
mpotenza traboccante. Sapevo che da una parte aveva ragione. Ma cosa dire di quei Turchi uccisi aspettando un autobus che non arrivera' piu’?
Gli dissi buona fortuna senza sapere quale potesse davvero
essere, la strada per la sua fortuna. Mi incamminai: cerano pochi gradi e il cielo grigio. Con la moto faceva freddo, nonostante la giacca aderente.
Guidavo, riflettevo....e sentivo freddo.
Volevo qualcosa di caldo. Mi fermai davanti  un chiosco Cinese....ma appena vidi la bandiera Tibetana rimontai in sella, feci altri 15 km.  Mi fermai in un luogo di ristorazione Yankee e ordinai un mega-maxi-imperialista-iniquo-antisolidale cappuccino con latte parzialmente scremato dal burro e totalmente scremato da sensi di colpa.

Wednesday, 20 June 2007

Bruxelles (Capital of Europe)


Ok, lo ammetto, tra i tanti viaggi che ho intrapreso, per ricerca o per piacere (o per ricerca del piacere) iniziare un viaggio per il suo prezzo risibile, forse e’ una stolida operazione, ma cosiderato il mio guidernone e la voglia di scaricare un po’ di polveri sottili su chi se le merita  fece si che Sabato all’alba, posteggiata la moto in aeroporto, mi trovai a Bruxelles.

Bruxelles nonostante sia la capitale d’Europa e’ una citta’ relativamente piccola, e pertanto pulita e vivibile.
Tute le guide indicano 3 cose da vedere:
Il Grote Mark, la piazza del mercato, piena di edifici antichi e sicuramente ricchi di fascino (Foto a Sx).
Davanti al “Putto piscione”, invece, sono portato a esclamare la frase istessa che mi sovvenne dinnanzi alla Gioconda, o alla sirenetta: “me l’aspettavo piu’ grande”.

In effetti trattasi di un putto di una 50 di cm (uno per ogni Giapponese che gli sta innanzi) vieppiu' con un pipino minuscolo. Fa molto nano da giardino, ma si, sa, a me i nani da giardino sono sempre piaciuti.

La storia dice che la fontana venne eretta dal padre del suddetto putto che lo ritrovo’ nell’atto della minzione. La storia ha poco senso, ma visto che in mattinata m’’avevano fatto molta impressione le foto dei bambini scomparsi anche da 15 anni e mai piu’ ritrovati, capisco meglio la felicita’ del padre.

L’atomium l’avevo gia’ visto 20 anni fa. M’aveva colpito tanto. Con le sue palle gigantesce che sembravano muoversi, mentre in realta’ si muovevano le nuvole che sul monumento si specchiavano.

Venne costruito per l’EXPO del 1958 per dare un idea ottimistica della tecnologia e di come questa si possa riflettere sul futuro dell’uomo. Senza offesa, un boccalone di Birra di pari misura, o una tavoletta di cioccolata fondente o le patatine fritte (le cose che i Belgi san fare meglio) avrebbe potuto rendere anche meglio l’idea. Bello da fuori, molto deludente da dentro.

Visto che piove tanto, la gente investe molto tempo nel produrre birre e di conseguenza e' facile vederla rilassata nei bar a discutere della stessa. Un piccolo consiglio agli indigeni: e se si studiarssero le lingue? In citta' tutto e' scritto nelle due lingue ufficiali.

C’e’ chi vede l’Europa come un posto in cui si debbano parlare tutte le lingue dando dignita a tutte. Io, invece credo che ognuno dovrebbe fare un minimo sforzo e  imparare una lingua facile con cui comunicare: l’Inglese.
Forse la capitale potrebbe dare il primo esempio in tal senso.

Al ritorno prendo un treno notturno (l’offerta era sul biglietto d’andata quello di ritorno costa 9 volte di piu’).

Metto in pratica il vademecum del viaggiatore notturno: sprofondo nel cappello della felpa per acquisire un aria da “do not disturb”, infilo una gamba nelle bretelle dello zaino e sprofondo nel sonno piu'  bello e nero del nero immorale che mi circonda (ovvero il nero dell'omonima foresta) ove e' risaputo, vengono uccisi i sogni piu' belli.

Dormo bene, nonostante sappia che, lo svegliami troppo tardi potrebbe portarmi a Bratislava.
Ma a me le Slowvacche piacciono per cui non mi preoccupo troppo. Purtroppo mi sveglio in tempo e scendo alla giusta fermata.
Lunedi, passo da casa a fare colazione (toglietemi tutto ma non a ‘zuppa e latte).

Arrivo in lab: non sono il piu’ stanco.
A una ragazza hanno svaligiato l’appartamento, mentre l’altra e’ stata picchiata per strada perche’ ha reagito a chi voleva rubarle la bici.
La mia mamma lo dice sempre di evitare i comportamenti a rischio: per questo a differenza dei miei colleghi che rimangono a Ginevra, faccio sempre in modo di trovarmi a notte fonda su un treno che sfreccia silenzioso nell’oscurita’ silenziosa in un posto ignoto.

Thursday, 14 June 2007

In terra di Francia.

"Ma vedo che è tempo ormai di andar via, io a morire, voi a vivere. Chi di noi avrà sorte migliore, occulto è a ognuno, tranne che a Dio" (Socrate).
....e il capo disse: qualcuno dovra' pure andare a presentare il lavoro a questa conferenza, in Francia.
Mi guardai attorno. Ero solo.
Dovevo pensare qualcosa....ed in fretta. Mi venne in mente solo questa frase del Silmarillon di Tolkien: “Tutti coloro degli Elfi che caddero nelle mani di Melkor furono imprigionati in Utumno e per mezzo di lente arti crudeli vennero corrotti e resi schiavi; e così Melkor generò l'orrenda razza degli Orchi»”.

Insomma, non si puo’ mandare un elfo fra gli orchetti. Questi, infatti, pur avendo un origine comune, ne sono l’esatta antitesi. La mia Francese capo, mi ascolto' con attenzione, infine mi mando' fra i lupi.
Attraverso il Nisseno (quello di Nizza, non di Caltanissetta), sui viali palmati vedo donnini in vesti succinte, la carnagione emaciata e lo sguardo tristo.
Aspettano qualcuno che per un ora o per sempre le porti via da quell’inferno: e’ una vita d’inferno...quella della mannequin.
Arrivo alla conferenza. Siedo a un tavolo tra francesi e uno di origine franco-spagnola.
Mi guardano sospettosi. Il piu’ grosso dice: ”sento odore di Materazzi” guardandomi male, il Franco Spagnolo mi rinfaccio con uno sguardo il puñetazo di tassotti del 1994, scappo ad un altro tavolo.
Qui siedono gente che non parla francofono. Parla la lingua Sassone....insomma, i Sassofoni.
Ci sono un inglese e un tedesco ed io (piu' una Danese). Silente pondero che manca qualcosa quando ecco che arriva il mio amico Bruno, Francese buono che avevo gia’ incontrato a Cambridge.
Ora che c’e’ il Francese, posso raccontare la barzelletta dell’inglese, il tedesco, il francese e fare la mia porca figura di maschio alpha della compagnia.
L’ultimo giorno devo dare un seminario.
Sono abbastanza carico e il thermos di caffe’ che ho appena ingollato mi da una carica in piu’.
Un ultimo controllo alla cerniera e sono pronto per parlare, li vedo interessati, continuo, i grandi nomi stanno seguendo bene: si vede perche' le loro domande sono pertinenti, tutto va per il meglio, sono il re del mondo....c'e' febbrile interesse, ma che bel seminario, sono proprio bravo, ultima slide, devo concludere bene....l'adrenalina mi onnubila il cervello.
Non ricordo bene se ho terminato dicendo: "ed ora saro' ben lieto di rispondere alle vostre domande" o se ho utilizzato il piu' prosaico neuronico-anarcoide: "ed ora, se volete, potete baciarmi il culo".

Thursday, 7 June 2007

Vecchio Erasmus- L’elogio della follia.

Il sole andava a dormire ogni sera dietro un monte che sovrastava il paesello dove nacqui.
Un po' di case e un fiumiciattolo messi a chiudere una valle alpina.
Io mi chiedevo che cosa ci fosse dall’altro lato di quell’alta montagna.

Anni dopo davanti a un bando di Erasmus.
Guardai questa cartina dell’Europa, decisi che era tempo di sfidare i mostri e partire.
Cosi’ mi ritrovai per le strade arzigogolate della juderia di Cordova.

Poi la memoria diviene affuscata dalla nebbia del ricordo e dai fumi dell'.....dell’onniscenza chiamiamoli cosi’, (Falloppio si spara le pose....manco fosse Battiato).
La citta’ era magica e la compagnia variegata: c’era uno studente di una grande metropoli del nord (che chiameremo Marcovaldo).
Davanti a un Carrubbo esclamo’: “Questo si che e’ un albero di fave!”.

Una sera Fabrizio lascio’ la festa in anticipo e inforco’ la bici con decisione e punto' rapidamente a nord (nessuno di noi ebbe il coraggio di dirgli che lui abitava a sud).
Ricomparve dopo tre giorni. Nessuno capi’ dove fosse stato. Lui racconto’ di montagne, fiumi e villaggi con caverne, ma la sua abitudine di bere birra ogni volta che scendeva dalla bici non permise di tracciare la mappa dei suoi percorsi.....interiori.

Io una volta mi ritrovai perso (la Juderia era un labirinto) e scoprii un ambiente triangolare creato per caso tra tre strade. Era stata messa una fontana e una targa: mi trovavo nella piu’ piccola piazza d’Europa.
Da sobrio, non riuscii mai piu' a ritrovarla....ma sono sicuro di averla vista. Giurin giurello.

Una mia coinquilina s’e’ sposata un po’ di tempo fa....con una donna.
Noi, un po’ l’avevamo intuito che era una persona particolare: era l’unica che chiedeva il rispetto dei turni di pulizia....noi eravamo piu’ che altro impegnati a combinare casini a tutte le ore (ma prefrenzialmente quelle notturne).
Una volta al bar ci servirono i churros con la cioccolata per primi, dicendo che bisognava aiutare questi giuovini che si alzano presto per andare a lavorare.
Noi i realta' stavamo andando a letto

Cordova era l’antica e ricca capitale del Califfato.
Quando arrivo’ l’oro delle Americhe, il Guadalquivir smise di essere navigabile, Cordova venne dimenticata nel suo splendore.

Immaginati questa scena: apri la porta, vedi un colonnato e un patio pieno di garofani colorati, chitarre che suonano e un cielo notturno che sembra dipinto.
Vedi quei giovani buttati sul prato a cantare stonati? Ti puoi chiedere se quelli, come si dice, siano i migliori dei loro corsi, "l’elite’", gli Erasmus.
Conquisteranno il mondo?
Visti cosi' non meriterebbero nessuna fiducia.

Eppure so che quel gruppo di persone ha scoperto una cosa importante: cosa c’e’ dall’altro lato della montagna.
La risposta e' :"un altro ragazzo che osserva la vetta e chiedendosi cosa vi sia nella valle opposta".
Non sono tanto le risposte che contano, ma il sapere che la gente e’ la stessa. Si fa le stesse domande.. Questo non li rende migliori, ma sicuramente, un po' piu' ottimisti e fiduciosi nell'uomo, da qualunque cultura provenga.