Sunday, 22 July 2007

Sulle sponde del fiume piedra mi son seduto (ed ho aspettato il cadavere del mio nemico).

Colori pieni, frinir di cicale e caldo. Una moto rompe l’incanto correndo via. Non la guido io, io sto sotto l’ontano, guardo lontano: oltre il fiume i campi di grano accarezzati dal vento sembrano onde di mare.valdejeoux
Guardo il fiume. Pondero.

Un mio amico mi ha invitato per il suo compleanno, vuole tornare da Londra e ritrovare tutti gli amici che, da bravi Siciliani lavorano in mezzo mondo.
Fara’ 30 anni: la penultima volta che lo vidi portava la coppola, come un modello di D&G.
L’ultima volta che lo vidi portava la coppola contro l’ umidita’ alla pari di ogni altro un arzillo anzianotto.
Anzianotto? Ora che mi sovviene lui e’ nato solo un mese prima di me.
Sto diventando anziano anche io? Non ho ancora trovato un capello Bianco, pero’ ne ho trovati un po’ sul cuscino.
Ora guardo il fiume. L’acqua scroscia tra i ciottoli ed io penso a cio’ ch’ero e sono.
Sapete? da piccolo volevo farmi astronauta, oggi vorrei farmi veline. E se fossi cresciuto nella direzione sbagliata?
Da fanciullo avevo sentito dire: “"Siate sempre capaci di sentire nel più profondo di voi stessi ogni ingiustizia commessa contro chiunque in ogni parte del mondo”.
Ma in quel momento l’unica ingiustizia era che nei video game dell’Atari la francia di calcio era fortissima, mentre in realta’ era una pippa. Meno male che poi si cresce e si capisce, si riconoscono meglio i nemici e si impara ad  aspettarli: bello ‘sto fiume...pieno di pietre aguzze.
Ritorno a quando, da adolescente passavo ore ed ore in bagno (come tutti gli adolescenti): amo leggere in bagno e se un libro mi appassiona, non mi stacco facilmente.
Quando il mio regale padre mi vide andare co “i fratelli Karamazov” in bagno mi stoppo’ con la frase di Platone: “μεγα βιβλιον, μεγα κακον- Mega biblion – mega kakon”. Non lo lessi. Forse crescendo mi sono rimaste delle lacune.

Settembre per me sara’ un po’ incasinato: ho un bel po’ di impegni e non saro’ nemmeno in questo paese, pero’ forse riesco a tornare un paio di giorni.E’ il mio amico di sempre che fa 30 anni, devo tornare, ci vuole rispetto per gli anziani, (che poi saran le ultime oramai). 
La moto ha curvato dietro al mulino, in fondo alla valle, il rumore si perde l’ontano, le cicale riprendono il loro imperturbabile frinire non curanti del tempo, un ape bombisce, io mangio una mela.

Friday, 13 July 2007

La sposa piu’ bella.

24 giorni fa piovevano goccioloni di pioggia giganti per cui decisi di allungare la colazione fino alla fine della pioggia.
Ora ho finito i biscotti. La stagione dei monsoni rallenta qualsiasi novita' e per raccontarvi qualcosa devo pescare nella storia, nelle trame.
Volevo fare il secondo e ultimo post sulla mia carriera teatrale quando il buon “vecchio” Tamas, a riprova del fatto che i nostri migliori laureati oggi lavorano in sordidi call center di Srebrenica, mi ha riportato alla mente una storia che e’ importante che non venga dimenticata.

Siamo nel 1965, ci sono due giovani ragazzi che stanno insieme.
C’e’ anche un pretendente rifiutato che e' un mafioso e un poco di buono.
Il lestofante ci tiene ad avere la ragazza, e a maggior ragione a sposarla (perche’ allora il matrimonio era ancora un istituzione sana). "Costretto" dal suo diniego rapisce e violenta la ragazza appena diciottenne.


In quegli anni, una ragazza violentata era rifiutata dalla societa’ (che, ricordiamolo, allora era composta da gente per bene).
Pertanto, la scelta obbligata per essere riammessa nella vita civile era spesso quella di sposare il violentatore.
Il legislatore, grande appassionao di commedie Shakespeareane, non volendo turbare il ricomporsi del quadro, aveva perfino inventato l’ articolo 544 del codice civile che sanciva l’abolizione del reato per violenza sessuale, se questa era seguita da un matrimonio riparatore.
E guarda caso, certi mafiosi sanno avvalersi della legge per compiere e difendere i propri interessi.


Ma questa volta qualcosa cambio': la ragazza (si chiama Franca Viola), si ribello’ a tutto questo teatrino: si rifiuto’ di sposare il malvivente e anzi lo fece arrestare....anni dopo si sposo’ con il ragazzo di sempre.
Oggi sembra facile ma 42 anni fa era qualcosa di incredibile (l’articolo 544 venne abolito solo nel ‘81). F
ranca divenne un esempio per molte donne e cambio’ completamente la storia del nostro paese.

Finita quell’era fece una vita ritirata: non ha mai creduto che una persona possa diventare una eroina semplicemente per avere lottato per il proprio amore e per non farsi imporre un destino scelto da altri


« Non fu un gesto coraggioso. Ho fatto solo quello che mi sentivo di fare, come farebbe oggi una qualsiasi ragazza ho ascoltato il mio cuore, il resto è venuto da sé.
Oggi consiglio ai giovani di seguire i loro sentimenti; non è difficile. lo l'ho fatto in una Sicilia molto diversa; loro possono farlo guardando semplicemente nei loro cuori.

E i suoi figli sono orgogliosi? Non voglio essere per loro un simbolo. Mi amano e questo mi basta  »

Io credo che abbia ragione, non si e’ eroi nel fare cio’ che dovrebbe essere normale, purtroppo lo si diventa riuscendo a fare qualcosa di normale in un contesto che e’ completamente sbagliato.
Di contesti sbagliati ne rimangono ancora, di gente pronta a lottare per le cose normali, spero pure.

Thursday, 5 July 2007

il teatro, dove tutto è finto e niente è falso.

Sono dietro una tenda decorata a greche, indosso una tunica leggera sotto cui "sventola" un asta, ad belushialtezza pubica, lunga mezzo metro. Guardo un po’ intimorito la platea.
Il pubblico osserva con attenzione la commedia greca.
Sono gli studenti del liceo classico “Cielo d’Alcamo”: una scuola nata nel XIX secolo a cui venne dato nome di un illustre cantore dell’XI secolo. Oggidi’ e’ stata accorpata con lo scientifico e l’accordo (al ribasso) ha fatto si che ora si chiami con il nome di ben altro cantore: il liceo T. Ferro.

Il mio regale padre allora, s’era messo in testa di portare ins cena la Lisistrata, la cui storia e’ presto detta: l'ateniese Lisistrata, stanca della guerra, convince tutte le donne di Atene a non fare più l'amore con i mariti finché non sarà tornata la pace. Lo stress dei maschi che non praticano piu’ l’arte amatoria viene rappresentato attraverso un astuto espediente scenico: man mano che il tempo passa il membro di questi diventa sempre piu’ evidente sotto le vesti.
Alla fine arrivano i due ambasciatori macrofallici a firmare la pace....ebbene io ero l’ambasciatore ateniese.

Come ci fossi finito e’ presto detto.
A due mesi dalla rappresentazione, a tavola, il mi' babbo disse: “gli attori sono bravi, ma non sono tantissimi, se non trovo un bimbetto Ateniese e un ambasciatore, forse dovro’ rinunciare”.
Mio fratello (guardacaso allora un bimbetto simil-ateniese) stava per parlare....ma io feci il mio famoso sguardo da: “una parola sbagliata e il leone di Daltanius verra’ trasferito a un indirizzo ignoto".

Subito cambiai discorso chiedendo se il Vittorio Veneto calcio avesse vinto la partita, visto che 30 secondi prima avevo deciso di diventarne tifoso, pur di cambiare discorso.
A un mese dalla messa in scena, mio padre ridisse la frase...ma a questa aggiunse il suo famoso sguardo da: “una parola sbagliata e il suo salario verra’ accreditato su un conto cifrato anonimo”.
Un mese dopo avevo scoperto il mio amore spontaneo per il teatro ed ero dietro quella scenografia. Pronto a incrociare ehm....le spade e gli sguardi col mio collega ambasciatore spartano.
Nonostante temessi di essere scherzato da coloro che l’anno seguente sarebbero diventati i miei compagni di scuola, la rappresentazione ando’ bene.
Anzi, qualcunA ebbe perfino a dire che quel quartino (cosi’ venivano denominati i matricolini della quarta ginnasio), aveva delle doti (± nascoste?).

Alla fine tutti ricordarono il monologo della pace, che, vieppiu’ era anche una gran bella figliola in vesti succinte come si conviene per cotanta dea, e nessuno prese spunto da tale commedia per affibbiarmi nomignoli impudici.
Perche’ vi racconto tutto cio'?
Ieri non sono arrivato a caricare la lavatrice e stamane, guardando cio’ che mi rimane di pulito nell’armadio ho trovato ben poche cose: giusto una toga da ambasciatore ateniese o un vestito da principe di Norvegia.
Ora vado all'universita'.