Saturday, 22 October 2011

Dada qua a la': sul concetto di arte a Parigi.

Nonostante Parigi nella mia mente si confondesse con una massa idolatra di Ciellini senza dio (vedi post precedente), acconsentitii a tornare nella Ville Lumière.

Cosi’, arrivammo a Parigi un giovedi’ notte e, verificata la rassicurante presenza della Torre Eiffel dalla finestra del nostro albergo (ma immagino da qualunque finestra di Parigi), fummo pronti per vedere la citta’.

Dopo una colazione con croissant andammo a vedere il quartiere della Defense che anni fa m'era piaicuto e da li’ verso Nord-Ovest, a Poissy a vedere villa Savoye.
La mia ragazza mi spiega che e’ una pietra miliare dell’architettura.
Ogni architetto deve visitare Ville Savoye almeno una volta, cosi' come ogni islamico deve recarsi in pellegrinaggio alla mecca.


Mi viene spiegato che Villa Savoye e’ stata progrettata da Charles-Edouard Jeanneret-Gris detto Le Corbusier ovvero il Corvo.
Immagino questo architetto ossuto preso in giro dai suoi amici quan'era piccolo.
Vedo gia' le frasi tipo: "e’ arrivato il Corvo nascondete i LEGO".

Al piccoto Janneretto non rimaneva che giocare con le scatole vuote.
Come sempre, la piu’ grande arte nasce dalla sofferenza e anni dopo siamo tutti qui ad ammirare la nuova concezione di spazio con edifici che sembrano scatole posate, quasi soppese su pilastri sottili.

L’edificio di per se non e’ male. Purtroppo dalla sua concezione nacque il fenomeno del brutalismo architettonico i cui edifici si contraddistinguono per essere davvero brutali all’occhio umano.
Comunque c'era la Villa di Le Corbusier, arredata con una poltrona le Corbusier e c'era il museo di Le Corbusier. Lui, invece, non era in casa.

Il giorno dopo tocca a me decidere e decido di andare al Louvre che contiene molti quadri di uno dei miei pittori preferiti: Delacroix.
Entriamo dalla porta secondario (Rue de Rivoli) per fare meno fila, e andiamo a vedere i capolavori che esso contiene.
La concezione di arte pop, sta anche nella ripetizione di immagini di alto valore iconico: dalla Zuppa Campbell alla Marylin di Andy Warhol.
Nonostante il Louvre raccolga opere fino al 1855, l’iconicita’ del Louvre ha molto a che fare con l'arte moderna.
Ripetitivamente iconici sono i suoi visitatori, spesso uguali, asiatici e con macchine fotografiche come uguali sono i loro gesti: fotografano le opere d’arte.
Ma che senso ha? Se vuoi, i quadri li trovi su Google con una risoluzione piu’ alta.

Ma a loro non interessa: l’opera d’arte sta nel gesto futile, non nella foto, non nel soggetto.
All’inizio cercavo di evitare di finire nelle loro foto ma poi ho capito che la gente nelle loro foto aggiungeva arte all'arte e non ho interferito piu’ col loro gesto neo-da
daista. Ho anzi ammirato un asiatico fotografare il panino che aveva preso nel bar del Louvre, (forse ingannato dal fatto che il prezzo e' simile a quanto si paga per certe opere d'arte povera...cioe' parecchio).

Invero ho trovato eccessivo, quando, trovandomi a urinare in bagno apposito (mica in una fontana di Duchamp) un asiatico mi abbia fotografato il pipino e abbia esclamato MagrittianamenteCeci ne pas un pipin”.
Ah no? e che cazzo e’, pensai.

Quello che volevo dirvi e’ che a Parigi l’arte si confonde con la vita e viceversa.
...e questi luoghi per turisti tutto finisce con l'anadare oltre: in una dimensione surreale.
Per fortuna poi uscimmo e, satolli di arte, andammo a vedere la citta' normale, dove vivono le persone normali con mestieri normali e comportamenti normali...e ci dirigemmo sul Moulin Rouge.

Monday, 17 October 2011

Parigi o cara, (dell'eterna guerra tra illuminismo razionale e quell'altro).

La prima volta che vidi Parigi fu una quindicina di anni fa.
Un anno prima di andare in Francia agli scout ci avevano detto che si stava organizzando una grande spedizione per la giornata mondiale della gioventu'.

Ci avrebbero accoppiato con un gruppo francese ed uno del nord Italia e il tema della giornata pastorale era blah blah blah.
Il resto non importava: del resto si sa, Parigi val bene una messa.
Quando ci comunicarono che avremmo participato alla spedizione a noi scouts erano rimaste in testa solo due parole.
Accoppiare e francese.
Che nelle nostre testine testosteroniche tutto roteava attorno a quelle parole.

Questo basto' a dare a tutto l'anno seguente un orientamento particolare.
Visto che era il nostro ultimo anno di superiori ognuno studio' con maggiore passione tutto cio' che riguardava la Francia.

Ricordo che c'era chi iniziava a vestire di nero e a dire frasi sconnesse alla maniera dei poeti maledetti francesi.
Chi aveva cambiato il vino con il piu' neurotossico assenzio alla guisa dei pittori espressionisti estemporanei (tralaltro traendone giovamento).

Chi disuteva la filosofia cattolica inculcataci dal nostro assistente spirituale scout:,la curia ci aveva assegnato un gesuita (per punizione), ora si appoggiava ai filosofi illuministi rendendo le diatribe dialettiche interessanti, ancorche' assolutamente inutili.

Quando Gaetano si presento alla sede scout con un cappellino da esistenzialista (una coppola col picciuolo...altresi' detto piricullo) e tutti quanti, anziche' dargli del gaio "finocchio" capimmo la citazione, innalzammo le baguettes, e pieni di joie de vivre e di gioca jouer,  andammo a sciacquare i panni nella Senna: partimmo cantando allegri "Allons enfants de la Patrie...".

Dopo avere incontrato i ragazzi dell'Imola 1 ed avere fatto una settimana di campo mobile dalle parti di Metz, scendemmo a Parigi.
Parigi me la ricordo bella, solare, ma davvero piena, troppo piena di gente esaltata: non i Parigini, ma i papa-boyz.
In quei giorni erano dappertutto.

Davvero una brutta esperienza: ancora oggi ritengo che non ci sia niente di meglio come l'incontro con 1,2 milioni di papa-boyz esaltati, per farti rivalutare valori quali quelli della religione come una filosofia di vita silenziosa che non si impone agli altri.

Un pensiero interiore, un discorso sussurrato fra il proprio essere e la propria anima.
Insomma, niente di meglio che la giornata mondiale della gioventu' cattolica per farti rivalutare il buddismo come scelta di vita.

I papa boys ci assediavano. Qualcuno aveva proposto per andare a Pigalle per fuggire loro, ma li' erano ancora di piu'. Ricordo di certi terribli Ciellini che, dissero, di stare cercando di portare le giuovinette sconce sulla retta via...a me sembrava che stessero solo  contrattando (non ricordo bene se l'anima o il corpo delle fanciulle di strada).
Esausti da quelle grida continue avevamo pensato dove trovare un luoco mistico che li tenesse lontani.
Alla fine l'avevamo trovato.
Al Pantheon: alla tomba di Voltaire dove tutto era' ancora avvolto da un dignitoso silenzio: un isola di pace razionale in mezzo all'irrazionale furore dei fanciulli del papa.
Si dice che nel letto di morte, all'esortazione di un prete a rinunciare al diavolo e tornare a Dio abbia Voltaire abbia risposto: "Non è il momento di farsi nuovi nemici". ...Un uomo cosi' meritava l'ammirazione e il riposo in pace che gli viene conferito nel Pantheon.
Qualche anno dopo, invece, il corpo del papa morto verra' riesumato ed esposto alle folle idolatre di papa boyz.
 Bizzarie di questo, che e' il meno peggio dei mondi possibili.