Ho portato il computer dall’uomo della mela.
Quando ha preso il numero di serie e’ rimasto sbalordito di trovarsi davanti un Macbook del 2006. Effetivamente ne e' passato di tempo, da quando lo comprai coi soldi del dottorato.
Il melomane (nel senso dell' appassionato di mela) lo chiama modello vintage (io invece chiamo sua sorella con altri nomi), mi dice che non esistono piu’ pezzi di ricambio.
Alla fine si scopre che il problema non e' nel computer ma nella batteria, comprata 10 mesi fa. Il computer e' come nuovo.
Ed io ne son contento, non solo perche' avevo temuto la spesa, ma sopratutto perche' avevo temuto la perdita di un ogetto che, nel bene e nel male mi ha accompagnato attraverso 4 case in 4 paesi, qualche storia e tante avventure.
Per fortuna che certe cose nascono cosi’, e cosi' vivono: dure e pure.
Un altro oggetto cosi' e' Woodstock, la mia vespa.
Quando mio fratello lo porto’ alla revisione il meccanico diceva di mandarlo sulla pedana a massima velocita’.
Mio fratello disse che gia’ lo era, Il meccanico certifico’ la velocita’ massima di 40 km/h.
Il tempo e’ passato e la vespa e’ ancora la’, non so quanti km abbia fatto perche’ nella versione Pk dell'82 non c’era contakilometri o il tachimetro.
Ma se non si sa lo spazio, si sa quanto tempo ha fatto, e la qualita' del tempo con cui ha accompagnato la mia famiglia.
Certe cose sono sempre presenti al nostro fianco.
Mio zio aveva un vecchio trattore Massey Ferguson.
E diceva che prima o poi, quando si sarebbe rotto, avrebbe comprato un trattore Lamborghini, e ne parlava come se si trattasse di una fuoriserie.
Pero' poi aggiungeva, solo quando il vecchio sarebbe stato troppo malandato e incapace di accompagnarlo.
...e io ho questo ricordo dello zio Pippino, con la pelle scura, un cappello di paglia, la salopette, che va col suo trattore sulla collina.
Una decina di anni fa lo zio e' morto, i suoi figli, poco avvezzi alla campagna hanno venduto tutto.
So che il vecchio trattore lo accompagnava ancora fino all'ultimo giorno, fin dove ha potuto.
A volte ci attacchiamo alle cose.
Non per il capitale che valgono, ma per il capitale di storia che rappresentano.
Come se metterle via rappresentasse metter via una parte della nostra storia, o come gli innamorati delusi che tolgono di mezzo i regali per essere sicuri di dimenticare di essere stati felici; o come quelli che si illudono che non cambiando niente, il tempo ci sfiori e rallenti fino a quasi fermarsi, per farci rivevere un po' piu' a lungo un momento in cui siamo stati felici.