Sono nato nel 1977 in provincia di Treviso.
Ogni azione scatena una reazione uguale e contraria: un anno dopo la mia nascita, nello stesso posto sarebbe nata la Łiga Vèneta.
Moriva Elvis e i Sex Pistols pubblicavano "Never Mind the Bollocks".
Quell'anno bruciavano i cassonetti e i lacrimogeni, c'erano le Brigate Rosse ma c’era anche l’Eurocomunismo di chi considerava il mondo la patria.
Morire Democristiani era visto come un triste destino.
Il 77, anni dopo e' stato visto come un annus horribilis ma io 3 anni dopo non me ne accorgevo: all’asilo Paz avevo problemi ben piu' grossi.
Che Elisa m’aveva dato un bacio sulla guancia ma a me piaceva Gemma.
E allora Elisa m’aveva fatto sbattere contro un termosifone.
Presi due punti….e non fu la volta che soffrii di piu’ come non fu nemmeno la volta che feci piu’ punti.
Poi ricordi veloci, il liceo "Cielo", dove un compagno raccoglieva firme da mandare all’ONU, contro l’embargo Cubano, 12 firme. Ogni anno 12 firme. Poi qualcuno se ne ando’….e infine non s'e' cambiato niente.
E poi Enrico che dalla Toscana sbucciava le arance con unico taglio.
Il coltello girava lasciando l’arancia pulita e lui con un sorriso mi spiegava: “che se la sbucci con un taglio solo muore un prete”, ed io pensavo che la Sicilia e’ troppo piena di arance e sara’ per questo che i preti comandano ancora.
Intanto crescevo e di nuovo firmavo: in migliaia abbiamo firmato, contro il governo, su Repubblica per Saviano, contro i loghi, per i laghi. Non e’ cambiato niente.
Sulla fronte ho la cicatrice che m’ha lasciato Elisa, che mi scuce sempre un sorriso, e mentre lei credo che abbia due bambine e un lavoro in banca io mi sono pure ritrovato tra i lacrimogeni, ma alla fine di una stupida partita di calcio.
Intanto a Palermo i cassonetti bruciano ancora, ma non ci sono piu’ i terroristi, ma nemmeno gli operai e i comunisti e mentre non si fa niente ci si rintana contro la paura cercando di proteggere i localismi, alla ricerca di perpetua di chi ce l’ha piu’ piccolo il paese, la patria.
I localismi sono tali che gia’ il vicino inizia a starmi un po’ sul cazzo perche’ un po’ mi fa paura.
Prima almeno c'era Berlinguer e le feste dell'unita', poi e' finita l'unita', ora tocca alla festa.
Morire Democristiani ormai e’ un allettante e dignitosa prospettiva.
Oggi, ho trovato il mio primo capello bianco.
E ho sentito tutto il peso di questi anni incominciati con l’annus horribilis e finite co sti anni di merda.
Le palpebre le sento pesanti. Ora chiudo gli occhi. Che domani mi svegliero’ con mia madre che mi dice che e’ una bellissima giornata, che la neve pulita ha coperto tutto, e tutto va bene ed e' ora di andare all'asilo.
Mi mettera’ un grambiule blu a quadri e l’astronave con cui gioco sempre nel cestino.
Mi dira’ di sbrigarmi che fra un po’ passa lo scuolabus. Salutero’ Gemma e Elisa e giocheremo a far finta di essere grandi e a immaginarci quest’Italia. Diversa.
Ogni azione scatena una reazione uguale e contraria: un anno dopo la mia nascita, nello stesso posto sarebbe nata la Łiga Vèneta.
Moriva Elvis e i Sex Pistols pubblicavano "Never Mind the Bollocks".
Quell'anno bruciavano i cassonetti e i lacrimogeni, c'erano le Brigate Rosse ma c’era anche l’Eurocomunismo di chi considerava il mondo la patria.
Morire Democristiani era visto come un triste destino.
Il 77, anni dopo e' stato visto come un annus horribilis ma io 3 anni dopo non me ne accorgevo: all’asilo Paz avevo problemi ben piu' grossi.
Che Elisa m’aveva dato un bacio sulla guancia ma a me piaceva Gemma.
E allora Elisa m’aveva fatto sbattere contro un termosifone.
Presi due punti….e non fu la volta che soffrii di piu’ come non fu nemmeno la volta che feci piu’ punti.
Poi ricordi veloci, il liceo "Cielo", dove un compagno raccoglieva firme da mandare all’ONU, contro l’embargo Cubano, 12 firme. Ogni anno 12 firme. Poi qualcuno se ne ando’….e infine non s'e' cambiato niente.
E poi Enrico che dalla Toscana sbucciava le arance con unico taglio.
Il coltello girava lasciando l’arancia pulita e lui con un sorriso mi spiegava: “che se la sbucci con un taglio solo muore un prete”, ed io pensavo che la Sicilia e’ troppo piena di arance e sara’ per questo che i preti comandano ancora.
Intanto crescevo e di nuovo firmavo: in migliaia abbiamo firmato, contro il governo, su Repubblica per Saviano, contro i loghi, per i laghi. Non e’ cambiato niente.
Sulla fronte ho la cicatrice che m’ha lasciato Elisa, che mi scuce sempre un sorriso, e mentre lei credo che abbia due bambine e un lavoro in banca io mi sono pure ritrovato tra i lacrimogeni, ma alla fine di una stupida partita di calcio.
Intanto a Palermo i cassonetti bruciano ancora, ma non ci sono piu’ i terroristi, ma nemmeno gli operai e i comunisti e mentre non si fa niente ci si rintana contro la paura cercando di proteggere i localismi, alla ricerca di perpetua di chi ce l’ha piu’ piccolo il paese, la patria.
I localismi sono tali che gia’ il vicino inizia a starmi un po’ sul cazzo perche’ un po’ mi fa paura.
Prima almeno c'era Berlinguer e le feste dell'unita', poi e' finita l'unita', ora tocca alla festa.
Morire Democristiani ormai e’ un allettante e dignitosa prospettiva.
Oggi, ho trovato il mio primo capello bianco.
E ho sentito tutto il peso di questi anni incominciati con l’annus horribilis e finite co sti anni di merda.
Le palpebre le sento pesanti. Ora chiudo gli occhi. Che domani mi svegliero’ con mia madre che mi dice che e’ una bellissima giornata, che la neve pulita ha coperto tutto, e tutto va bene ed e' ora di andare all'asilo.
Mi mettera’ un grambiule blu a quadri e l’astronave con cui gioco sempre nel cestino.
Mi dira’ di sbrigarmi che fra un po’ passa lo scuolabus. Salutero’ Gemma e Elisa e giocheremo a far finta di essere grandi e a immaginarci quest’Italia. Diversa.