Avete presente la sauna? Ci si trova circondati da donnine ignude e si sta tranquilli perche’ il corpo e’ impegnato a usare tutte le sue energie per sopravvivere a una temperatura di 90 gradi e a convincere la sabbia della clessidra a scendere piu’ velocemente.
Poi ci si butta tra la neve e infine ci si abbatte su una sdraio.
Solo in quel momento il corpo si rilassa e gode pensando: “sono sopravvissuto anche stavolta”.
Poi si fa un secondo ciclo di sauna per ricordargli che la vita e’ sofferenza.
Che amarezza: non trovate che sia una strana forma di piacere quella di stressare il corpo per provare la felicita’?
Nella Sicilia araba quando la natura ci portava la sabbia del deserto e la temperatura saliva a 40 gradi, le genti si rinchiudevano nelle cosidette “stanze dello scirocco” dove il vento era convogliato su canali d’acqua e raggiuneva le persone solo quando era diventata una brezza fresca e umida.
Anche oggi, il massimo dolore reale che un siciliano puo’ provare e’ quello di una scarpa allacciata un po’ stretta e gli sbalzi di temperatura maggiore li provo quando mi faccio la doccia.
Mangiamo bene, conosciamo e pratichiamo tutte le mollezze del bel vivere.
Eppure, nei paesi “sauni”, dove si gioca a sopravvivere, la vita e’ tutelata da ogni punto di vista.
Alle nostre latitudini di paesi “fauni”, si vive bene, grazie alla natura e alla famiglia mentre il vero problema e’ la sopravvivenza: e’ difficile parlare di un futuro che va oltre i sei mesi di un contratto a termine.
Sarebbe ora che le cose cominciassero a cambiare.
Ci vuole un segno del cambiamento: abbiamo da sempre le rose, sarebbe ora di avere anche il pane.
Da domani tutti quanti col birillo di fuori! ...e voi donne non inventate scuse per sottrarvi al cambiamento della societa'..
Ps- La mia solidarieta' ai venditori di Kebab milanesi (che citta' triste).
Poi ci si butta tra la neve e infine ci si abbatte su una sdraio.
Solo in quel momento il corpo si rilassa e gode pensando: “sono sopravvissuto anche stavolta”.
Poi si fa un secondo ciclo di sauna per ricordargli che la vita e’ sofferenza.
Che amarezza: non trovate che sia una strana forma di piacere quella di stressare il corpo per provare la felicita’?
Nella Sicilia araba quando la natura ci portava la sabbia del deserto e la temperatura saliva a 40 gradi, le genti si rinchiudevano nelle cosidette “stanze dello scirocco” dove il vento era convogliato su canali d’acqua e raggiuneva le persone solo quando era diventata una brezza fresca e umida.
Anche oggi, il massimo dolore reale che un siciliano puo’ provare e’ quello di una scarpa allacciata un po’ stretta e gli sbalzi di temperatura maggiore li provo quando mi faccio la doccia.
Mangiamo bene, conosciamo e pratichiamo tutte le mollezze del bel vivere.
Eppure, nei paesi “sauni”, dove si gioca a sopravvivere, la vita e’ tutelata da ogni punto di vista.
Alle nostre latitudini di paesi “fauni”, si vive bene, grazie alla natura e alla famiglia mentre il vero problema e’ la sopravvivenza: e’ difficile parlare di un futuro che va oltre i sei mesi di un contratto a termine.
Sarebbe ora che le cose cominciassero a cambiare.
Ci vuole un segno del cambiamento: abbiamo da sempre le rose, sarebbe ora di avere anche il pane.
Da domani tutti quanti col birillo di fuori! ...e voi donne non inventate scuse per sottrarvi al cambiamento della societa'..
Ps- La mia solidarieta' ai venditori di Kebab milanesi (che citta' triste).
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