La Manhattan di New York, la grande mela, la conoscono tutti.
La Manhattan di Kansas City, detta la piccola mela, non la conosce
nessuno, e per dire la verita’ non ci tenevo a conoscerla nemmeno io.
Ma com’e’ come non e’, eccomi qua a Kansas City (che non e’ in
Kansas ma in Missouri), ed e' la citta’ dell’ “Ornitologo” Charlie Parker.
2 giorni fa ho preso una macchina lasciato St.Louis e attraversato il Missouri.
2 giorni fa ho preso una macchina lasciato St.Louis e attraversato il Missouri.
Uscito dell’aeroporto, presto la civilizzazione e’ scomparsa, lasciando
il posto al vuoto.
C’e’ una lunga strada che attraversa il niente. Ai lati di questa
strada si vedono un sacco di cartelli ma e’ chiaro che sono li’ per la strada e
non viceversa.
Molti cartelli sono pompe di benzina (la benzina qua e’ 0.92 €/L….ma gli americani con me dicono che qualche anno fa era molto piu’ economica).
Oltre quei cartelli c’e’ il vuoto. Sono “in the middle of nowhere” come dicono gli indigeni, o “dunni lu Signuri persi li scarpi”, come dicono gli autoctoni Siciliani.
Oltre quei cartelli c’e’ il vuoto. Sono “in the middle of nowhere” come dicono gli indigeni, o “dunni lu Signuri persi li scarpi”, come dicono gli autoctoni Siciliani.
Scende la sera, le machine si fanno piu’ rade, tra un uscita
autostradale e la successiva possono intercorrere diverse miglia.
Si vedono solo I fari della macchina che illuminano una porzione di
niente, una pianura fin dove arriva l'occhio.
Penso che sia un paesaggio a cui non sono abituato: il niente.
In Europa tutto e’ uno
costruito sopra qualcosa che e’ gia’ esistito. Consci di cio’ si e’
obligati a costruire in maniera da integrare cio’ che e’ stato per non
infastidirlo.
Qui, invece e’ tutto spazio libero. Nonostante cio’, le citta’
sembrano volere appropiarsi di un passato che non e' il loro. Saluto le uscite
per Cuba, Eureka, Salem, Vienna (tutte in Missouri).
A st.Luois c'e' il Gateway Arch perche' questa una volta era la porta del west. Chi
arrivava qua si lanciava alla conquista di un pezzo di terra verso il miglio quadrato di speranza che avrebbe dato la liberta' dai padroni.
A Cuba (Missouri) prendo un pezzo della Route 66, oramai una vecchia
statale usata pochissimo, visto che in questo punto corre parallela all’autostrada
a 4 corsie.
La Route 66 mette tristezza. Penso a “Furore”, penso a quei
contadini che dopo avere coltivato il suddetto miglio quadrato, guadagnato con la
corsa all’ovest, avevano sfruttato e impoverito le coltivazione che oramai non
producevano che polvere.
La Route 66 indicava dove migrare, verso la California, inseguiti
dalla Dust Bowl (vedi foto) e dalla fame della grande depressione. Verso il
mare della California.
Perche’ e’ vero che questa terra e’ da riempire e lascia liberi di
fare cio’ che si vuole.
Eppure la liberta’ inebria e non conosce limiti, nemmeno quello che dice che sfruttare un giardino senza cambiare cultura lo trasforma in un campo dove cresce solo la polvere (causa dei dust bowl).
La notte non e’ fredda, abbiamo mangiato in un ranch un bufalo, la camaro rossa sfreccia rumorosa bevendo benzina come niente(lo so e’ una macchina da tamarri, ma ve l’ho detto, la liberta’ inebria e induce a fare cazzate).
La notte non e’ fredda, abbiamo mangiato in un ranch un bufalo, la camaro rossa sfreccia rumorosa bevendo benzina come niente(lo so e’ una macchina da tamarri, ma ve l’ho detto, la liberta’ inebria e induce a fare cazzate).
E poi lasciando St.Louis s’e’ passati dalla cerebrale “Road to Nowhere” dei talking Heads, a “Going Nowhere” di Elliot Smith. Poi, una volta
nella piana, solo Radio Redneck 101 ad ispirare
la parte piu’ bovara della mia anima.
Inizio a capire questo posto, la liberta' che ispira, immagino che i prossimi post
potrebbero avere l’odore del tobacco da masticare, con lunghe descrizioni della lenta vita bucolica che scorre all'insegna dell’elegia del
west.
Poi, parlando con un indigeno (inteso come cowboy, non come indiano),
mi dice che lui si sveglia ogni mattina alle 5.
Immediatamente ricalcolo le mie priorita' e accelero verso l’aeroporto di Kansas City, che si torni nella
Manhattan vera, l’unica che noi fighetti metropolitani riconosciamo.
Tornero' a Central Park, a fare cio’ che piu’ mi aggrada: leggere,
chiedermi che fine fanno le anatre di Central Park quando tutto ghiaccia.
Mangiare al Thailandese, dove in questo peirodo fanno un ottima anatra all’arancia (localmente cresciuta).
3 comments:
A volte mi chiedo come sarebbe l'America senza gli americani.
Semplicemente non sarebbe America. Questo luogo asseconda le inclinazioni dei suoi abitanti come nessun altro. Qui ogni stato e' una nazione a se.
Io, per esempio, in alcuni vivrei benissimo. In altri, invece no.
sei sempre a zonzo
bravo
ciao
Post a Comment