Thursday, 7 April 2011

Il post piu' bello (spiegone)

Si era dunque deciso di tornare al vecchio porto.
La vista di cio' ch'era divenuto m'aveva shockato: turisti dappertutto, luci colorate e mille localini nuovi che si sfidavano a chi potesse mettere la musica peggiore, a piu' alto volume.
...e noi eravamo li' per infierire, che a qualcuno era venuto in mente di giocare al karaoke. Entriamo in un locale: proprio quello dove una volta avevo stravinto una partita di scarabeo componendo la parola "corifeo", solo che visto che giocavo con gente ignorante credevano che avessi inventato una parola, solo per vincere.
E in un attimo mi ricordo di quella volta che al mattino presto (o a notte tarda) avevamo sentito un canto lontano portato dal vento e, seguendolo con le vespe avevamo raggiunto il molo opposto dove attraccavano i pescherecci che vendevano il pesce appena pescato.
E ricordo di quando si prendevano i cornetti e si andava a vedere sorgere il sole vicino al Segesta. C'era sempre un silenzio irreale che i colori dell'alba, la tranquillita', l'uomo la natura facevano sembrar d'essere in un posto magico (come l'Islanda dei
Sigur Ros).
E penso che sarebbe bello, se per un momento si ripetesse, ora quel silenzio.
Ho deciso il pezzo che vorrei eseguire: e'
4'.33'' del grande compositore John Cage.
Un pezzo senza musica e senza parole: puro silenzio.
Ma un silenzio che nel porto sarebbe pieno: all'improvviso si risentirebbero le onde sulla banchina, le barche che rientrano lente e i pescatori che cantano.
E nel miracolo si spegnerebbero anche i neon e questo Bianco maledetto ritornerebbe ad un oscurita' bellissima, dove le om
bre disegnano la forma delle persone, e le luci delle lampare  , darebbero un senso di serenita'.  

- Pensavo tutto cio'. pensavo a quanto la semplicita' ci faccia apprezzare il complesso e c'era un che di artistico in tutto cio'.
Ma se avessi spiegato tutto questo, si sarebbe perso il senso del momento.

Avrei voluto scrivere un post vuoto che dicesse: non dedicare tempo a cio' che dico ma fai cio' che vuoi: apri la finestra guarda oltre quel palazzone tremendo e immagina cio' che ti fa stare bene, cio' che ti ha fatto stare bene.-
Ho finito di pensare tutto cio' e i neon sono ripresi ad abbagliare e la musica a stordire.
Il mare era ancora la', ma ormai smetteva di essere mare, che sarebbe potuto essere una piscina con il nano e le ballerine (laureate) e nessuno si sarebbe scandalizzato.
E poi sentivo il mio amico che mi sfanculava dicendo: "4'.33'' al karaoke? ma perche' devi sempre rovinare tutto?".
Ed io pensavo lo stesso. Pero' di loro.

In foto: il vecchio porto (con la "t", non con la "c").

Monday, 4 April 2011

Fine di Mondo

Ciao a tutti.
Da molte settimane i blog di splinder non compaiono piu' su Google.
Il dominio di splinder scade il 5 Aprile 2011 (1 4 riga: Expires on) e negli ultimi giorni i disservizi sono aumentati facendo sospettare il peggio (putroppo non si riesce a comunicare con la redazione)
(2, 3).

Sperando di sbagliarmi conto di tornare a postare il 6 Aprile (con la spiegazione de "il post piu' bello che abbia mai scritto"). Se pero' i problemi con Google persisteranno dovro' iniziare a capire come trasferire armi e bagagli, post e commenti, su un altra piattaforma.
Altrimenti, mi portero' questo segreto, per sempre
.

Hoppipolla in islandese significa "saltando nelle pozzanghere"....nel caso ve lo stavate chiedendo (no, non parlo Islandese: ho gia' abbastanza problemi col Francese e le altre lingue).
AGGIORNAMENTO: il dominio e' stato rinnovato. (4)
Resta il fatto che se non rimettono i coolegamenti (PageRank) per Google sono ancora invisibili.
Ho scitto alla redazione in proposito ma nessuno riesce a cavare un ragno dal buco.

Wednesday, 23 March 2011

Ho visto anche degli zingari felici

La vita di una persona e’ la somma delle sue esperienze.
Leggere un libro*, scoprire un amico, amare una donna significa vivere esperienze e rendere la vita piu’ vita.
Se la mia vita e’ interessante, non lo devo a cio’ che ho fatto, ma sopratutto alle persone che ho incontrato.
Alcune di queste persone le vedo poche volte all’anno, con alcune ho perso i contatti, eppure a me basta che ci sia stato un momento in cui loro per me ed io per loro, ci consideravamo importanti per gli altri.

Domenica scorsa ero con dei vecchissimi amici (nel senso che ci conosciamo molto, non nel senso di anzianita’): ero coi miei “compañeros de piso”di quando vivevo a Cordoba, ma stavolta ero nel Galles dell’Ovest: A  Carmarthen, dove si dice dorma Merlino, incantato dalla Siciliana fata Morgana.
Li' abbiamo conosciuto Vin, che ha una fattoria sull’altopiano.
Vin ha sessant’anni a guardarlo ne daresti anche di piu’.
Capelli rossi arruffati come quelli dei vichinghi, suoi antenati.
Sguardo sveglio, occhi piccoli e taglienti come di chi ha visto troppo vento, ma mitigati da un sorriso sereno. Sembra babbo Natale.

Quando mangiamo tutti insieme, Vin parla piano e pesa le parole parlando lento scandendole bene un po’ perche’ la sua prima lingua non e’ l’inglese ma il gallese, un po’ perche’ vuole pesarle bene perche’ il significato sia chiaro.
...racconta di quando compro' la fattoria, di come allora i tempi fossero diversi, e che anni fa non avrebbe mai immaginato che il latte al supermercato potesse costare meno dell’acqua o che il costo della lana potesse essere cosi’ basso, mentre i negozi sono pieni di maglioni di acrilico.
Un raggio di sole taglia la nebbia e si vedono castelli lontani e le pietre che affiorano alla marea dell’Oceano. I suoi avi erano contrabbandieri spesso facevano finire le navi sugli scogli per rubarne il contenuto.
Poi qualche generazioni fa sono diventati allevatori e ormai le navi incrociano al largo con i loro scafi di metallo e sembrano irridere quegli spuntoni di roccia.

Racconta di come qui tutto sia diverso, dice che una cavalla aveva due gemelli in grembo e ne aveva dovuto uccidere uno, perche’ i cavalli non possono portare a termine un parto gemellare.

C’e’ chi si fa problemi etici sugli embrioni, dimenticando che la natura e’ dura.
Uccidere un feto per salvare il fratello e la madre non e' peccato (e nemmeno chi riesce a dare la vita grazie alla scienza e alle provette).
...e racconta che dopo aver perso la moglie non ha mai cercato una compagna, che lui e’ felice cosi’, a guardare il suo altopiano e le sue poche cose.

Mentre parlava la sua serenita’ mi faceva riflettere.
Io non riuscierei mai a vivere come lui, ma sapere che gente sceglie una strada e riesce ad essere felice, mi commuoveva.
Mentre pensavo “col cavolo ch’io potrei alzarmi ogni giorno all’alba”,
E poi io non ci sarei stare legato a una terra troppo a lungo (infatti ho ripreso il corso di francese che non si sa mai dove sara' il futuro).
Io non so dove saro’ in futuro.
Pero’ quel sentimento di pace dato dalle poche cose lo capisco ancora.
Mi da piu’ felicita’ la strada che la terra coltivata, ma ogni uomo segue un suo percorso e cio’ che rende felice te che leggi non puo’ rendere altrettanto felice me, ma  so per certo che han visto anche degli zingari felici.


* Certi libri pero’ accorciano la vita. Le foto di questo post sono mie.

Thursday, 3 March 2011

Il mare non ha paese nemmeno lui, ed è di tutti quelli che lo stanno ad ascoltare, di qua e di là dove nasce e muore il sole (G.Verga).

Il mar mediterraneo e’ poco piu’ di una pozzanghera, chiusa da uno stretto e da due colonne che segnalano l’uscita del mare nostrum e l’inizio dell’Oceano (mare lorum?).
In mezzo al Mediterraneo c’e’ un isola, la Sicilia.
Che molti si ostinano a considerare  Italia mentre in realta’ e’ solo la punta estrema dell’Africa.

Di motivi per cui la Sicilia e’ Africa ve ne sono molti.
La spiegazione scientifica tettonica e’ intuitiva: tra Africa e Sicilia la profondita e’ minima e la placca e’ quella Africana. Dopo lo stretto, invece inizia la zolla Euroasiatica.
Il punto in cui le placche si scontrano e’ Messina che ogni 100 anni subisce un grande terremoto.
Eppure secondo alcuni e’ un punto perfetto per costruirci un ponte.
Ma vi sono ragioni piu’ importanti per cui la Sicilia e’ Africa.
Io ho nostalgia delle arancine, ma alcuni miei conterranei vivono la lontananza con vera sifferenza.
Come chiamereste questo sentimento di nostalgia estrema?
In genere una nostalgia viene chiamato con un nome preciso: Il mal D’Africa.

E la lingua?
Il Siciliano e’ una mistura di parole prese da tutto il bacino del mediterraneo molto simile al Sabir, la lingua Franca parlata nei porti di tutto il mare.
Sembra incredibile ma mentre durante le crociate contrapponevano societa’ e civilta’, papi lanciavano anatemi e guerrieri si corazzavano per la battaglia, negli porti del Mediterraneo la gente si scambiava beni e saperi (allora gli arabi erano filosoficamente ma anche scientificamente e tecnologicamete piu’ avanzati) in una lingua comune.
Oggi il mediterraneo del sud si sta risvegliando e caccia via dittatori che sono al potere da troppi anni.
La democrazia fa paura, e le giovani democrazie spesso agiscono in maniera avventata (per esempio in Ungheria hanno appena abolito la liberta’ di stampa e il diritto di critica, mica come in Italia).
La democrazia fa paura e la destra demagogica che abbiamo la sfrutta per alimentare i conflitti, instillare la paura dello straniero.
In realta’ se anziche’ pensare al peggio si volesse pensare in positivo (e favorire il cambiamento) scopriremmo che quei popoli potranno aprire le loro economie e progredire come non e' stato possible finora…e I loro partner commerciali saremmo noi che siamo cosi’ vicini culturalmente e geograficamente.
Qualche anno fa nelle scuole Siciliane hanno iniziato a insegnare l’arabo, oltre all’inglese.

Sembra incredibile ma mentre durante questi tempi in cui si contrappongono societa’ e civilta’, con premier che baciano le mani a dittaotri e corazzate di guerrieri si preparano per la battaglia, da un lato all’altro del Mediterraneo, I bambini sanno gia’ comunicare coi loro simili che guardano lo stesso mare.
Solo dall' altro lato della pozzanghera.

Alla fine piu' di 2500 persone hanno cercato la Canalis sul mio blog.
Lo sapevo che a furia di cercare di pubblicare cose intelligenti sarei riuscito ad attrarre degli ottimi lettori.

Thursday, 17 February 2011

My Blubby Valentine

Intravedo una lettera dall’involucro rosso nella mia cassetta delle lettere.
Lettera rossa a San Valentino.
Questa e’ chiaramente un tentative di adescamento a cui un virile membro del genere maschile del genere umano non può rimanere indifferente.

Sicuramente la mittente sarà una bella, bionda e ubertosa, con un vestito colorato e a fiori (e mentre immagino e’ arrivata improvvisamente e chissa’ da dove l’estate).
Pero’ potrebbe essere anche quella ragazza mora che m’ha messo le mele nel sacchetto di tela allargando un sorriso che siuramente tradiva una simpatia innata.
La stessa simpatia, tralaltro che nutro io per le more coi capelli ricci.
Ma perchè escludere che la mittente sia la rossa fiammeggiante che sta alla barra del pub e che, con particolare cura mesce le mie pinte? Chissa’ come ha fatto a scoprire dove abito per lasciarmi questa valentine che ora porto a casa ed apro lentamente.
La lettera recita:
Preghiamola di fornirci la lettura del suo contatore del gas.

Distinti saluti
"Quelli del gas"

Ricordo il nerboruto ometto che mesi fa era venuto a controllare l’impianto del gas.
Sicuramente avra’ parlato bene di me alla sorella he mi ha voluto cosi’ inviare questa Valentina.

E' indubbio che la sorella sia carina e sicuramente vuole me in quanto esemplare italico-mediterraneo nonchè dotato di quel fine umorismo che tutto il mondo ci riconosce e invidia.
Ora questo è un post pieno di machismo e gallismo d'accatto.
Una figura ben rappresentata dal nostro premier.
Come ho detto pochi post fa non ho paura di Berlusconi in se ma del Berlusconismo (in me).

Ecco, volevo cocludere con un pensiero felice.


Che se io avessi 74 anni, figli, soldi e nipoti, probabilmente me ne andrei a leggere libri su spiagge cubane al tramonto (che le spiagge Cubane da quando c'è stata la rivoluzione sono sempre sintonizzate su un bellissimo rosso tramonto).
...e a fare festini con minorenni e avvelenare la vita mia e altrui non ci penserei mai.

Ps- Io la Bindi  come proposto da Vendola, la voterei.
A proposito di società gallista volevo salutare quelle 150 persone che ogni giorno finiscono sul mio blog cercando foto sporcaccione di Elisabetta Canalis

Tuesday, 1 February 2011

Se non ora quando

Sono nato nel 1977 in provincia di Treviso.
Ogni azione scatena una reazione uguale e contraria: un anno dopo la mia nascita, nello stesso posto sarebbe nata la Łiga Vèneta
.
Moriva Elvis e i Sex Pistols pubblicavano "Never Mind the Bollocks".
Quell'anno bruciavano i cassonetti e i lacrimogeni, c'erano le Brigate Rosse ma c’era anche l’Eurocomunismo di chi considerava il mondo la patria.
Morire Democristiani era visto come un triste destino.

Il 77, anni dopo e' stato visto come un annus horribilis ma io 3 anni dopo  non me ne accorgevo: all’asilo Paz avevo problemi ben piu' grossi.
Che Elisa m’aveva dato un bacio sulla guancia ma a me piaceva Gemma.
E allora Elisa m’aveva fatto sbattere contro un termosifone.
Presi due punti….e non fu la volta che soffrii di piu’ come non fu nemmeno la volta che feci piu’ punti.

Poi ricordi veloci, il liceo "Cielo", dove un compagno raccoglieva firme da mandare all’ONU, contro l’embargo Cubano, 12 firme. Ogni anno 12 firme. Poi qualcuno se ne ando’….e infine non s'e' cambiato niente.
E poi Enrico che dalla Toscana sbucciava le arance con unico taglio.
Il coltello girava lasciando l’arancia pulita e lui con un sorriso mi spiegava: “che se la sbucci con un taglio solo muore un prete”, ed io pensavo che la Sicilia e’ troppo piena di arance e sara’ per questo che i preti comandano ancora.
Intanto crescevo e di nuovo firmavo: in migliaia abbiamo firmato, contro il governo,
su Repubblica per Saviano, contro i loghi, per i laghi. Non e’ cambiato niente.
Sulla fronte ho la cicatrice che m’ha lasciato Elisa, che mi scuce sempre un sorriso, e mentre lei credo che abbia due bambine e un lavoro in banca io mi sono pure ritrovato tra i lacrimogeni, ma alla fine di una stupida partita di calcio.

Intanto a Palermo i cassonetti bruciano ancora, ma non ci sono piu’ i terroristi, ma nemmeno gli operai e i comunisti e mentre non si fa niente ci si rintana contro la paura cercando di proteggere i localismi, alla ricerca di perpetua di chi ce l’ha piu’ piccolo  il paese, la patria.
I localismi sono tali che gia’ il vicino inizia a starmi un po’ sul cazzo perche’ un po’ mi fa paura.
Prima almeno c'era
Berlinguer e le feste dell'unita', poi e' finita l'unita', ora tocca alla festa.

Morire Democristiani ormai e’ un allettante e dignitosa prospettiva.
Oggi, ho trovato il mio primo capello bianco.
E ho sentito tutto il peso di questi anni incominciati con l’annus horribilis e  finite co sti anni di merda.
Le palpebre le sento pesanti. Ora chiudo gli occhi. Che domani mi svegliero’ con mia madre che mi dice che e’ una bellissima giornata, che la neve pulita ha coperto tutto, e tutto va bene ed e' ora di andare all'asilo.
Mi mettera’ un grambiule blu a quadri e l’astronave con cui gioco sempre nel cestino.
Mi dira’ di sbrigarmi che fra un po’ passa lo scuolabus. Salutero’ Gemma e Elisa e giocheremo a far finta di essere grandi e a immaginarci quest’Italia. Diversa.