La scorsa settimana mi sono imbattuto nel podcast di Radio Feltrinelli ed ho scaricato gratuitamente tutte le lezioni di “Scuola elementare di scrittura emiliana” di Paolo Nori.
Paolo Nori e’ uno scrittore che inizia a scrivere e si perde dopo la prima curva.
Poi alla fine, (ma in realta’ non sempre c’e’ una fine), si arriva da qualche parte. Spesso non e’ una grande conclusione tanto, che quello che ti voleva dire te l’ha gia’ detto cammin facendo.
Quando finiscono i racconti che legge Paolo Nori, uno rimane un po’ piacevolmente sorpreso e un po’ si sente come se l’avessero fregato.
La sensazione e’ la stessa di quella che provavo all’uscita della scuola elementare in estate quando arrivava il gelataio con 3ruote (nel senso del motoape) e 4 gusti di gelato.
Vedeva arrivare un ondata di bambini che gridavano ai 4 venti i 4 gusti. Un mio compagno pur sapendo che c’erano sempre i soliti 4 gusti si ostinava chiedere cose tipo gelato al puffo o banana. Oggi infatti lavora per il sindacato.
Il poveruomo non riusciva a stare dietro a tutti noi e allora si difendeva mettendo dei gusti di gelato a caso e poi veloce ti prendeva la banconota da 500 lire e ti dava un cono. A caso.
Ecco io, quando finisco di ascoltare le cose che scrive Paolo Nori, mi sento un po’ come in quei momenti: che a volte beccavo il gelato che volevo mentre altre volte mi beccavo limone e cioccolato. Se capite cosa intendo.
Paolo Nori seguendo i fili dei pensieri che vanno via, senza filtro, come ghirigori di fumo. Almeno credo. che io non fumo, ne’ col filtro ne senza filtro, ma insomma l’avete capito....e allora io, mi sono ascoltato il corso di scrittura emiliana che a volte mi piaceva e a volte avrei preferirto piuttosto imparare a tirare la sfoglia.
Allora ho pensato che voi in Emilia state sempre li’ a ponderare sul quotidiano. Ma cosi’ in maniera un po’ approssimata, anche grammaticalmente, tanto son sempre e solo due chiacchiere tra amici, che tanto qua sia tutti Emiliani (tranne i Romagnoli) e giu’ che ti sversano il vino.
E la nebbia? e’ piu’ un velo dietro cui immaginare. E la pianura? e’ una opportunita’ di tela in cui sviluppare storie puntellate da rotoballe.
Ora io quando penso alla Sicilia, non vedo mai niente di sfumato.
I colori sono forti e non c’e’ spazio per approssimazione. Io cerco, ma non vedo proprio lo spazio per fare un minimo di manovra per cambiare qualcosa la realta’, troppo netta, grida troppo.
Prendete i treni: in tutte le zone disagiate se proprio non c’e niente da fare si guardano I treni (Irvine Welsh et al.)
Belli i treni, il viaggio, i ferrovieri e l’anarchia.
Io i treni li ho guardati.
I treni, nella mia citta’ non viaggiano. Si fermano e guardano il mare.
Che davanti hanno il mare e li’, ferroviariamente parlando, finisce un continente.
I giovani, da noi, non sognano i treni. I treni al massimo sognano noi o il nostro mare, che infatti quando i treni hanno vissuto abbastanza li mandano da noi al mare, vengono da noi per sognare.....infatti’ a fine carriera i treni li mandano a morire qua che la stazione sembra un po’ un cimitero di elefanti.
Immaginate tanti treni verde o quelli piu’ vecchi marroni, e li vicino il mare azzurro. Colori vivaci, precisi, belli. Tutto molto inutile.
Io cosi’ me la ricordo la Sicilia.
6 comments:
è grave se lo igNori?
ciao Falloppio
Pero' a volte riporta cose proprio belle.
Ma il fatto e’ che a me la scrittura umbilicale piace, specie quando e’ metafora di qualcosa di piu’ grande. Il problema e’ che la scrittura umbilicale puo’ essere praticata soltanto da chi non ha alter cose che lo preoccupano, nel mondo esterno.
Guardarsi l'ombelico va bene solo per chi ha il tempo di grattarselo.
di grattarsi l'ombelico succede solo se prude, credo
e ci vuol meno tempo che a guardarselo
ora ascolto
ciao
dopo schiaccio il triangolo del file audio ma dico subito che mio papà lo prende sempre limone cioccolato, il gelato.
glielo diciamo tutti che fa schifo ma lui niente.
no, per dire.
...Belli i treni, il viaggio, i ferrovieri e l'anarchia..
Bellissimo!!
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