Wednesday, 29 December 2010

Rock the Casbah (Casba mia, casba mia: un post dalle ascelle punk).


Finalmente sono a casa, parto da Londra dove una temperatura di 4 sotto zero mette a rischio i voli e arrivo in Sicilia un giorno di scirocco pieno (+27 gradi).
La mia finnica ex derideva la nostra abitudine Sicula di montare in casa degli alberi di Natale di plastica, e diceva anche che le palme della piazza decorate in stile natalizio risultavano abbastanza baggiane (credo che in finlandese significhi iconograficamente inappropriati).
Eppure quando le comunico questo cambio di temperature pure lei, custode dell’ortodossia natalizia mi da ragione.
Natale è calore umano….ma anche calore e basta.

Il calore umano arriva subito dopo con i soliti saluti rivolti dalla nonna: che mi rivolge subito un “minchia pari ca sta murennu” (trad. orsù ti trovo alquanto snello et longilineo).
Poi mi elargisce un regalo e alla mia protesta: “nonna non c’era bisogno” risponde con un “...ca st’annu semu ca….lu prossimo annu cu lu sapi” (trad. quest’anno siamo qua, il prossimo chissà) e mentre
lo dice cambia canale a Paolo Fox (che lei non sa come andrà il prossimo anno, ma non per questo crede che il futuro lo sappiano gli astrologi).
Prendo il regalo con una mano mentre con l’altra faccio scongiuri che seppure noi scienziati non crediamo nel potere degli scongiuri (o di Paolo Fox) crediamo nei motti latini quali: Testicula tacta, omnia pericula iacta!

Alle una di notte sono in piazza. La piazza è gremita.
Strana questa mia città dove metà delle persone vivono e lavorano fuori in posti lontani, come America, Germania o culturalmente ancora più lontani: tipo Milano (anche se l'ex-missino De Corato è Pugliese).

In Piazza prima degli auguri i miei amici mi accolgono con entusiaste grida di benvenuto che vanno dal: “Minchia ma ancora vivo sei”  (di gente che non ho visto da anni  che saluto con una mano, mentre l'altra Testicula tacta, mala fugant) a “Minchia ma dov’eri finito?- In Galles? Ah ah…stai attento il mostro di Lock Ness” (vagli a spiegare che il Galles e la Scozia sono distanti).
Minchia è usato come forma di saluto generico, non si riferisce alla mia persona.

Ma fa parte del gioco. E mi piace lasciare tutto così com’è. Anche ripetere questo rituale uguale ogni anno.
Mi piace pensare che le cose che lascio rimangano uguali.
Casa mia è l’unica casa dove posso camminare al buio sapendo dove sono gli oggetti.
Mi piace trovarli al buio  esattamente dove  li avevo lasciati
l’anno scorso.
Purtroppo non sempre è così: per esempio su questa mensola l’anno scorso c’era il mio deodorante, mentre ora c’è la lacca di mia madre.
Con grande disappunto dei peli delle mie ascelle. Ora punk.


Buon anno a tutti quelli che passan di qua. Di cuore.

Friday, 24 December 2010

Com’è triste Venezia....e figurati quella del nord.

La compagnia è variegata e allegra, costituita per la maggior parte da Siciliani emigrati in UK. La cosa è resa evidente: oltre che dall’applauso all’atterraggio, dal fatto che, attendendo che vengano messe le scalette, si sente una voce che richiede l’apertura delle portiere al grido di “Bussola Capo!!!” proprio come sui peggiori autobus di Palermo.

Vediamo il museo di Van Gogh.
"Van Gogh tanto geniale quanto incompreso in vita, si formò sull'esempio del realismo paesaggistico dei pittori di Barbizon e del messaggio etico e sociale di Jean-François Millet"….aspè lasciamo stare le wikipedia: ve lo spiego a parole mie.
Van Gogh era un poveraccio che in tarda età aveva deciso di diventare pittore.
Essendo autodidatta riusciva a vedere le cose in maniera molto personale e lontana dalla visione accademica che era un po’ quello che facevano gli espressionisti che sarebbero arrivati dopo di lui.
Ora ci fu un momento che ebbe la consapevolezza che stava creando qualcosa di grande (e qui citerei il grande Cesare Cremonini…il filosofo, non il lunapop).
Dicevo che aveva capito che poteva formare una scuola pittorica.
Allora aveva chiamato Gaugin gli aveva tempestato la casa di girasoli che a lui piacevano (e anche a me).
Dopo qualche tempo i due litigano, e Van Gogh alla fine della discussione si taglia un orecchio.

C’è chi dice che Gauguin gli avesse rinfacciato di dipingere in maniera troppo spontanea….insomma di andare ad orecchio.
Sta di fatto che seguono dipinti tristi, come la camera vuota, piena di colore ma senza l’amico. Quindi viene rinchiuso in manicomio, alla fine tetri corvi (quadro a fine post) e il suicidio tramite pistolettata.
Rimane l’amaro di questa triste storia. E la consapevolezza che se per caso Gauguin gli avesse rinfacciato di disegnare a cazzo (anziché a orecchio), forse la storia sarebbe potuta divenire ancora più trista.


Uscendo dal museo, passeggiando per i canali arriviamo alla casa di Anna Frank.
Anna Frank era una bambina tedesca ed ebrea che, per fuggire alle persecuzioni ebree dei nazisti si sposta prima ad Amsterdam e poi entra in clandestinità, nascondendosi con altre 8 persone in un appartamento.
Di giorno quando la gente viveva negli uffici di sotto, Anna doveva riuscire a non fare rumore, quasi ad annientarsi fisicamente.
Allora sognava e immaginava una vita diversa.
I suoi sogni erano cose piccole: sentire il sole, l’aria aperta, andare in giro liberamente. Tutti questi pensieri venivano scritti nel diario che teneva.
Quando gli alleati stavano per liberare Amsterdam il nascondiglio venne svelato (non si sa da chi) alle SS e Anna e la sua famiglia vennero presi e portati nei campi di concentramento dove tutta la famiglia (ad eccezione del padre) moriranno.
 Anna muore di tifo a sole tre settimane dalla liberazione del campo di concentramento.

Dopo questi due musei eravamo abbastanza giù e inizavamo a comprendere perchè in giro ci fossero tante bici che tentavano il suicidio gettandosi nei canali (vedi foto).
Amsterdam, coi suoi canali è troppo  ricca di storie e Storia.
Case oblique e i canali giù al porto che raccontano vite passate.
Sentivamo addosso il peso di quelle storie, della memoria storica, dei dolorosi passaggi che hanno portano l’uomo a divenire ciò che è ora (nel bene  enel male).
Dopo la prima giornata decidiamo che s’è sofferto empaticamente più di quanto lo si possa fare (considerando anche che s’era senza arancine a S. Lucia). Pertando si decise di cambiare registro e, pur mantendo la meoria delle cose viste si disse: si disse basta con le cose triste.
Da domani solo
donnini allegri.
Ma questa è un'altra storia.

Nel Frattempo Buon Natale. Di cuore.

Tuesday, 14 December 2010

Canto gioioso dell'emigrante: esegesi dell'arancina

La festa piu’ trista per gli emigranti, arriva ogni anno il 13 Dicembre: Santa Lucia: patrona delle arancine.
In questo giorno, per ricordare alle giovani generazioni la fine della carestia del 1646 in cui, la terra che un tempo era stato il granaio del impero romano era finito il pane, si rinuncia a pane e pasta.
Pero’ si possono mangiare arancine, cuccia col vino cotto, panelle, cazzilli e tantissime altre cose buonissime (che noi mediterranei mica possiamo avere un approccio calvinista alla perdita della memoria storica).
Arancina sta per picccola arancia, nella Sicilia orientale invece dicono gli arancini....sara’ che loro si mangiano delle cose fatte a forma di piccolo albero di arancio (!?!).
In questo giorno, la casa natia lasciata vuota, all’emigrante appare ancora piu’ vuota.
Ora la vostra mente aliena potra’ chiedersi: ma perche’ Falloppio non si fa le arancine anziche' ogni anno lamentarne la mancanza? (1 e 2).
La risposta, my friends, corre nel vento....se tenderete l’orecchio con animo puro riuscirete a sentire il refolo che dice: “ma chi minchi rici?”
Come se il segreto delle arancine e delle panelle fosse nel materiale di partenza.
Il segreto sta nell’olio fituso (sovrautilizzato).

Quando lasci una terra, sai che non la troverai mai uguale.
Le cose cambieranno presto: tuo fratello ti rubera’ la camera e i cd, i mobili, gli eletrodomestici si evolveranno e tutta la tua terra lentamente, si scordera’ di te.
Tutto? No. L’olio di certe friggitorie e’ stato cambiato l’ultima volta quando Garibaldi dormi' nella friggitoria (che quello tanto dormiva dappertutto).
Da allora, le catene polinsature di acidi grassi hanno raccontato storie di emigrazione e di popoli andati lontani, ma sempre mantenendone la memoria.

Non staro’ poi qui a svelare a voi profani come l’addetto alla friggitoria, l’untopanellaro, (figura mitica), controlla che la temperature dell’olio sia ottimale.
Esso sicuramente non immergera’ un dito o un termomentro per controllare la corretta temperatura.
La verita’ e’ diversa e ben prosaica. Ma non vi posso svelare questo segreto.

Santa Lucia, santissimissima patrona delle arancine, per uno strano gioco di rimandi congiunge la Sicilia Normanna con la Svezia da cui noi Siculi discediamo (chi piu' chi meno). Santa Lucia e’ patrona delle donne svedesi (anch’esse figure mitiche sebbene non appartenenti alla sottoclasse geno-fenotipica di  “arancina cu li peri”.
Definiscensi arancina coi piedi una donna rotondetta e bassina tale che la circonferenza della persona sia assimilabile ad una sfera fornita di piedi (vedi Botero).

Nel giorno di Santa Lucia le donne svedesi girano per boschi con candele in testa.
A questa notizia, con gli amici si decide di tornare, una volta ancora, a Stoccolma.
Poi, per un errore di mira, combinazione di low-cost ed altro si fini' tutti ad Amsterdam, ma questa e’ la prossima storia.