Monday, 31 December 2007

Che passa.

Il figliol prodigo, dopo avere sperperato tutti gli averi tornò alla casa del padre e chiese di essere preso come il più umile dei servitori, ma il padre, felice, lo accolse e chiese che venisse immolato il vitello più grasso.
Il figliol prodigo,  fece presente che tutto ciò non era cool e lui era vegetariano.
Il padre, paziente fece allora immolare il cespo di lattuga più verde.
Questo succedeva altrove. Quando io entrai in casa, i miei regali genitori e il mio regale fratello (altresì detto “il piccolo principe”) mi vennero incontro felici sventolando palme, ramoscelli di ulivo ma sopratutto 3 arancine. Era notte fonda, il cielo era limpido, ancora una volta ero a casa.
Il giorno dopo esco a leggere la città: mesi fa m’avevano stupito dei graffiti  sfondo razzista di "forza uova".
A distanza di pochi mesi accanto alla scritta: “fuori i Romeni dai nostri quartieri” una mano ha aggiunto  un laconico “seeee e po ci cummatti tu cu me nanna” ovvero “Certo: e poi vieni tu a badare a mio nonno!”.
In piazza hanno messo degli altoparlanti, il primo giorno diffondevano canzoncine di Natale. L’ascolto prolungato di jingle bells, ovviamente, stimola istinti omicidi in chiunque.Non l'avrò pensato solo io perchè il giorno dopo la musica era cambiata:Le colonne sonore dei western di Sergio Leone, stonano con  le chiese barocche attorno, ma non con  le ambizioni da giustiziere dei vecchietti che sussultano ad ogni botto provocato dai chiattiddi (teen-agers) autoctoni.
I nonni hanno una memoria che inizia a perdere colpi. Sarà, ma chissà perché i pastorelli, di anno in anno, hanno sempre le stesse posizioni ed espressioni.
Sempre uguali a loro stessi. Un po’ come i nostri Natali, un po’ come noi, ma in fondo non è così male.
A un certo punto mi sembra di vedere il mio primo capello Bianco. Poi per fortuna capisco che era solo  della farina  del presepe.
E ancora, un altro anno è passato.
Come misuri il tempo? Un anno sono 365 giorni: un giro di ruota del pianeta, fanno circa 200 litri di birra in fondo è poco tempo.
Sono migliaia di puntali sulle pipette e esperimenti che non finiscono mai.
Un anno è felicità,  pianti, persone scomparse e altre trovate.  E' un altro anno ad essere, cambiare e intanto aspettare , che il prossimo anno, o quello dopo, sia l'anno migliore.
Un anno, in fondo è solo un anno, passa presto. 
Buon anno a tutti!!!

Tuesday, 18 December 2007

Storia di un ormone con due spalle cosi’.

-Ma ti ricordi i tempi in cui salivamo in montagna con gli scout?
Avremo avuto una decina di anni e, quando non montavamo tende nei letti di fiumi che erano secchi (fino al momento in cui veniva messo l’ultimo picchetto), cancellavamo pitture rupestri dalle grotte o costringevamo anziani donnini ad attraversare di fretta (perche’ era rosso per i pedoni), facevamo “la pignalorata” che consisteva nel bersagliare con pigne le guide che salivano lente con la strada a tornanti mentre noi (giuovini cavalieri) ci consideravamo abili arruolati nella guerra contro i principali nemici dei bambini di quell'eta': i draghi, i cattivi dei Gormiti e le donne.
-Eh si, ricordo ancora il suono delle pigne sul selciato.
Anni dopo, con qualche ormone in piu’ la guerra sarebbe stata irrimediabilmente perduta e la vendetta consumata.
-Sapevo allora che nella mia montagna c’era una zona detta detta la "piazzetta dell’amore" e me la immaginavo come una piazzetta a forma di cuori da dove vedere quello che si potrebbe definire “le doux coucher du soleil” (tramonto) tenendosi teneramente le mani.
Quando, anni dopo, mi persi con un gruppo di lupetti e, attraversando la golden street (o era goldon street) giungemmo in una piazzetta piena di fazzolettini, non mi stupii nemmeno troppo.
Sostiene il mio amico, che forse la vita si possa dividere in due fasi la preistoria: quando l’ometto non sapeva comunicare, disegnava sui muri e conduceva una vita semplice, ma felice.
...e la storia. In cui l’uomo comunica, ma non riesce a farsi comprendere e poi anche le storie piu’ belle finiscono, magari con una telefonata. Nel mezzo ci sono solo gli ormoni della puberta'.
Capisco che e’ ora di cambiare discorso.
- Ti ho mai raccontato di quella volta che ero a Brodway e di come riuscivo a comunicare con tutto il pubblico?
Il mio amico, spiazzato e incuriosito esce dai suoi pensieri pesi e mi chiede.
- Davvero hai recitato a Brodway?
- Chi ha mai detto che ho recitato?
Nell Off-Brodway a volte si puo’ fare la maschera: si indicano i posti agli spettatori e in cambio si puo' vedere gratis lo spettacolo.
Ride. Si de' distratto, qualunque cosa triste avesse pensato sembra lontana.
Forse l'uomo non e' fatto per pensare.
Non siamo insensibili, siamo distratti. Ma a volte la distrazione e' un vantaggio: ci rende piu' vicini alla felicita' preistorica (il che spiega perche' ci compiaciamo dopo certi ruttoni).
Ora volevo finire questo post svelandovi il segreto della vita.
Ma nella stanza accanto c'e' qualcuno che gioca con un pallone e mi tocca andare a prenderlo a calci (il pallone).

Monday, 10 December 2007

In viaggio

Parlo col mio capo in inglese, con la tecnica che mi aiuta e la studente si discute in spagnolo, comprendo la gente che attorno a me parla in francese, coi miei parlo in italiano.
Anni fa non avrei mai immaginato tutto cio’.

Partendo per la Germania lo zaino era super pieno, nella mia mente c’era un sacco di spazio per imparare entusiasticamente e nel mio cuore c’era tanta voglia di costruire qualcosa.
Allora parlavo troppo, pensavo poco cosi’, poche cose potevano ferirmi.
E pensare che conoscevo solo le frasi di inglese scolastico e una di queste (“the window is open”) non serviva a niente visto che fuori faceva c’era neve da mesi e le finestre erano sempre chiuse.
L’altra frase era: “the penis on the table”....

Ero un cervello in fuga, ma nel mio caso le parole “cervello” e “fuga” erano sbagliate.
Cervello era una parola eccessiva; fuga era imprecisa.
Scoprire che c’era un intero mondo oltre le montagne da piccolo era stato eccitante.
In quel mondo scoprivo che cucinare delle ricette "semplici" poteva farti guadagnare la stima (adesso la chiamo cosi?) di valchirie da lunghi capelli.
Apprendevo che fare le pulizie di casa e’ pesante (e frequentare donne calve faciliterebbe le faccende domestiche).
Imparavo che i parametri di sempre andavano cambiati:  a volte, anche se il cielo fuore e’ blu,  s’incagghiano i cardiddi  che congelano col freddo.
Parimenti, quando mi sentii toccare dietro seguendo i miei pre-giudizi sospettavo orgoglioso della procace scandinava, ci rimasi male a scoprire invece che era stato l’indiano segaligno.
E imparai a quanto la diistanza amplifichi tutto: se una mamma chiede come va, la risposta deve essere positiva e entusiasta, per non farla preoccupare. Oggi ci sono le webcam, e’ piu’ difficile.

Sono stati anni intensi. Sono cresciuto. Oggi parlo poco, probabilemente penso troppo, poche cose possono ferirmi.
Forse fra un po’ dovro’ ripartire per una  nuovo posto che ancora non so.
Non ho paura, sono stranamente calmo. Sono solo stanco: e’ diverso quando a 24 anni si prepara uno zaino pronti a cambiare paese, lingua e amici. Diventa piu’ difficile quando si vede che la moto sarebbe pronta ad accompagnarti, ma dentro si iniziano a sentire i 30.

Ma mi adatto bene dappertutto. Vedremo.
Parlo col mio capo in inglese, con la mia studente in spagnolo, ascolto le voci attorno a me che parlano in Francese, mentre ogni tanto sento i miei e parlo in italiano.
Se mi chiedi in che lingua sogno, pero', non te lo so piu’ dire.

Tuesday, 4 December 2007

Ho qualche idea, ma non il tempo di trascriverla....forse stasera riusciro' a modificare questo post mettendo quello vero.

Intanto potete dare un occhiata alla canzone che ha partorito il post che sara'.

Il video e la traduzione la trovate, come sempre, qua.

Tuesday, 27 November 2007

Piccole storie italiane

Francesco aveva gli occhi azzurri cosi' chiari che potevi vedergli bene dentro.
A guardarlo, ti veniva spontaneo chiederti se degli occhi cosi' chiari sarebbero stati in grado di vedere bene attraverso un mondo cosi’ grigio di piombo.

Francesco era nato nel 1950.
A 19 anni, come molti, aveva pensato che la discesa dell’uomo sulla luna fosse il primo segnale di un cambiamento cosmico.
In estate l’ingegno umano aveva prevalso sulla natura lassu, sulla luna.
Rimaneva solo da cambiare la natura intrinseca dell’uomo creando un mondo piu' giusto, qua sulla terra.

Qualche mese dopo la facolta’ di lettere era occupata.
Mario, che come lui  aveva 19 anni, aveva litigato coi suoi, stava partendo per Roma con Giampiero.
Quest’ultimo, dietro gli occhiali spessi aveva studiato tutto ed era sicuro che dalla capitale sarebbe partita la rivoluzione.

Francesco aveva iniziato a leggere nel retro della bottega da falegname del padre.
Di giorno leggeva di Archiloco e Ipponatte, la sera di Marx e Engels.
Di notte, tutto si accavallava. Non dormiva bene.

Anni dopo, Francesco insegnava al "Giulio Cesare".
Aveva sposato la donna che amava.
Aveva aspettato e sperato nella rivoluzione.
Desiderava un mondo piu’ giusto per tutti, ma ultimamente le cose stavano andando sempre peggio.
Si sentivano  sempre piu' di scontri e spari. Sempre meno utopia e sempre piu' realta', molto diversa da quella che avrebbe voluto.
Quando il bimbo nacque mise tutti i libri in uno scatolone e li chiuse con un doppio giro di scotch perche’ tutte quelle idee che avevano illuso tante persone non potessero nuocere a suo figlio.
Quando nacque il bambino, fu nell'ordine naturale delle cose, chiamarlo col nome di suo padre, il falegname.

Anni dopo, Giampiero aveva cambiato la FGCI, con la FIGC tutti i moti di cui si era discusso a lungo ora rientravano in due categorie: i rigori che l'arbitro fischiava e quelli che no.
Fra quelli che avevano studiato, non era nemmeno quello che si e’ venduto di piu’, o peggio.
Mario era passato ad autonomia operaia e di lui si erano perse le traccie alla fine dei settanta.
Francesco aveva (ed ha) gli occhi azzurri chiari. Ha insegnato per anni. Da un po’ di tempo porta gli occhiali che fanno apparire quegli occhi quasi piu’ grandi.
Lo ricordo in una foto, davanti a una macchina verde, con una barba lunga e dei vestiti assurdi, io, piccolino ho tanti palloncini rossi tra le mani.
Ora lui non e' diverso, forse solo un po' piu' triste.
Qualcosa e' cambiato. Gli occhi azzurri, no.
Una rivoluzione permanente fatta non di botti e clamore, ma di palloncini rossi, sorrisi e insegnamenti quotidiani che, giorno dopo giorno (e nonostante tutto) ti fanno credere che questo mondo (e verra' presto il giorno) potra' essere cambiato.

Monday, 19 November 2007

Centrifughe, ciclotroni, calzini e bosoni spaiati.

Il gran giorno era arrivato: Philip D. aveva pensato a lungo a come sarebbe stato quel momento.
Ora si sentiva combattuto: era impaziente e contento di potere essere il primo a potere azionare l'acceleratore di particelle piu’ grande del mondo (foto Dx).
Per la prima volta l’uomo poteva provare le teorie che le menti piu’ brillanti avevano escogitato nell’ultimo secolo.
D'altro canto sentiva una strana inquietudine: se qualcosa fosse andato storto? Era gia’ stato difficile costruire quei 27 km di tunnel sotto la superficie terrestre.
Ricaccio’ via quel pensiero e sorrise a Sara.
Sara rispose al sorriso. Lei era la responsabile tecnica del progetto. Anche lei era inquieta.
Le sembrava incredibile, ma il giorno prima aveva scoperto traccie di topi, laggiu' nei tunnel, sotto terra. Aveva discusso il ritrovamento con Philip D. ma lui credeva che, una volta in funzione, le temperature avrebbero ucciso i roditori e le particelle a 300.000 Km/s li avrebbero fritti.
L' affermazione di Philip D. le aveva dato sicurezza ed era ritornata a concentrarsi sulla grande domanda a cui da anni centinaia di scienziati cercavano di dare una risposta: cos’e’ la materia mancante? Cosa costituisce il 90% dell’universo che non vediamo?
Nella galassia delle Pleiadi KindredD scrutava il cielo, nel silenzio notturno della sua stanza. Quando aveva trovato quel lavoro aveva sognato di potere essere il pioniere che scopre una nuova civilta’.
Era il primo a potere usare la nano-wormhole detector (Foto Sx): Una macchina capace di distinguere i piccoli scontri tra particelle provocati artificialmente che possono provocare un apertura, un ponte, tra due posti lontani nello spazio e nel tempo.

Alle 16.01 Philip D attivo’ l’acceleratore di particelle. Dopo mezz’ora vi inietto’ gli atomi.
Alle XVI.XXXI KindredD osservo’ una piegatura nello spazio tempo, ingrandi’ l’immagine, ne catturo’ l’estremita’ e pieno di emozione aspetto’ che arrivasse l’entita’ intelligente che aveva creato il tunnel.

Alle 16.33 Philip senti’ un gran rumore. Poi i led luminosi si spensero, deluso guardo’ i grafici: all'improvviso tutto tendeva a zero. Spero’ che quel giorno tanto aspettato finisse al piu’ presto.
Alle XVI.III KindredD si ritrovo’ davanti un topo morto congelato. Prima ancora di chiedersi cosa fosse potuto essere successo, maledi’ il giorno in cui aveva accettato quel lavoro.
Erano le 8 yotta di anni di anni meno cinque. Dio apri’ la lavatrice che aveva fatto un rumore strano.
Alleggerendola del carico scopri’ che mancava un calzino scuro ma non se ne proccupo’ troppo.
Dia lo aspettava e lui era gia’ in ritardo di un paio di bilioni di anni. Quella sera sarebbe stata una bella sera.

Saturday, 10 November 2007

"Di uomini e donne", anzi no, "di ometti e donnole".


Da piccolo, quando m’annoiavo ma eravamo  in visita da qualcuno, i miei genitori mi davano il permesso di 
andare a dormire nella 127 rossa.

Io dormivo su quel pannello che si trova dietro il sedile posteriore, sopra il portabagagli.
Una volta, mi svegliai col cielo stellato che si muoveva vicinissimo sopra me.
Ricordo con esattezza che pensai di volere diventare un astronauta.
Lo sognai cosi’ forte che persi il peso, fuggii alla gravita’, e mi risvegliai nel mio letto senza memoria di avere camminato.
La prima volta che mi resi conto di essere cresciuto contro la mia volonta’, fu il giorno in cui sfondai il pannello finendo direttamente sui cocomeri, nel portabagagli.
Certi risvegli sono proprio tragici.

La seconda volta che divenni un ometto fu quando scoprii che i maschietti e le donnine sono diversi.
Guardo ora i bambini che giocano in giardino.
E’ strano pensare come per loro, in quel momento, non ci sia grossa differenza tra maschietti e femminuccie.
Tra cappottoni e berretti di lana anche io ho problemi da qua su a distinguerli, forse le ragazzine hanno i pon pon sul cappello, ma non ne sono sicuro.
Poi verso i 12 anni si viene colti da una tempesta ormonale, e da li’ in poi niente e’ piu’ chiaro come prima. Si inizia a correre dietro le ragazzine, ma si ha anche paura di prenderle perche’ non e’ che sia poi cosi’ chiaro cosa farne, una volta catturate.
Ricordo la confusione sul tema e discorsi di chi aveva ricevuto delle informazioni, le teorie piu' accreditate implicavano cicogne, brassicacee  o esapodi puntuti.
Fu alle medie che le donnine capirono qualcosa. Le ragazze con cui giocavamo a pallone da un giorno all’altro ci snobbarono.
Gemma che era la piu’ forte, il giorno del derby contro la 3A si presento' in gonna, non volle giocare e assistette alla partita esultando ad ogni goal del capitano della squadra avversaria, tre anni piu' grande di noi.
La sera, mentre nel gran consiglio dei maschi ci chiedevamo cosa fosse successo, Piero disse una frase epica: “se il tuo cavallo vuole correre lascialo correre, se e’ tuo tornera’”.
Forse fu il tramonto, il rumore di cavalli al galoppo sulle colline o l’intonazione, ma in molti vi credettero.
Ho incontrato Piero quest’estate, gestisce un agriturismo con maneggio, lo immagino controllare ogni sera quanti cavalli sono rientrati....forse non s’e’ ancora ripreso.
Invece, anni dopo arrivo’ anche per noi la tempesta ormonale.
Da un giorno all’altro, ci trovammo tra le mani una bacchetta magica per inseguire la luce delle nostre compagne stelle (vedi foto), per cercare l’acqua nel deserto arido dell’adolescenza, per addomesticare le cucciole e legarle per sempre ai nostri cuori.
...ed ovviamente ho scritto “bacchetta magica” perche’ sono un signore.

Monday, 5 November 2007

Di come una piccola Jedi addestrato ti ho.

Quand’ero piccolo e non volevo mangiare qualcosa i miei facevano leva sui sensi di colpa e mettevano in mezzo i bambini Africani.
Dalla tv mi guardavano bimbi come me con occhi piu’ grandi delle loro ossa.
Alla fine mangiavo tutto cio’ che c’era nel piatto con un retrogusto di sensi di colpa.

Crescendo, invece di diventare naziskin, (ipotesi troppo semplice), pensai di fare qualcosa per provare a migliorare questo mondo.
La scienza provava a dare una risposta pragmatica a domande esistenziali e non. Fu per provare a migliorare un po' il mondo che Falloppio decise di diventare scienziato, ora sta ancora lavorando per diventare uno di quelli bravi.
Quando la mia capo mi disse che mi avrebbe adottato una studentella per la tesi pensai che sarebbe stato un esperienza interessante (vieppiu' avrebbe potuto darmi rispetto e ammirazione in misura maggiore di un canide).
Quando entrai per la prima volta in un laboratorio, avevo grandi aspettative, grande voglia di fare, grande entusiasmo.
Quando la mia studentella entro’ in lab era piccolina e bassina pero’ l’entusiasmo era invariato.
Era ora di addestrare una nuova mente per l’eterna lotta tra bene (concreto) e male (fuffa).
Cosi’ feci cio’ che avevo sempre visto nei film: provai a farle usare la Forza per spostare gli oggetti come
nelle migliori “guerre stellari”, poi le feci passare e togliere la cera come nei migliori “Karate Kid”.

Abbiamo iniziato a lavorare sul progetto che avevamo disegnato.
Dopo una ventina di giorni ora sa tagliare e cucire il DNA (per quando fa freddo), rassettare i lipidi e contare piegare e mettere nei cassetti le proteine, (dopo averle colorate ben benino).

Ora siccome scienza e’ anche filosofia, le ho insegnato come sconfiggere il lato oscuro della Forza evitando di farsi irretire dal becero ometto del lab accanto che utilizza sempre le stesse tecniche che si usavano 15 anni fa (voi come sappia di quelle tecniche fregare non deve. Ok?)
Quando esso utilizzera’ la frase: "tuo padre e’ un ladro perche’ ha rubato due stelle al cielo e te le ha messe negli occhi" e pretendendo di avere una profferta in natura di contraccambio.
Costui istantaneamente si sentira' rispondere “se mio padre e' un ladro, tuo padre venne accusato di abigeato da un allevatore di suini" .

Ok, ora sa come lavorare, come fare esperimenti, ha entusiasmo.
Cosa manca?
Ah certo. Finora e’ andato tutto troppo bene.
Ora ha solo bisogno di confrontarsi col profondo sconforto che assale quando tutto va male, cosa che, nella scienza come nella vita, ad un certo punto accade.
Proprio per questo, per farle conoscere gli abissi del buio dell’ignoranza (mica per sfruttarla) le ho messo davanto i miei compiti di Francese.
Ora la giuovine Jedi mi sembra preparata abbastanza e un nuovo mondo possibile e'

Saturday, 27 October 2007

La Ballerina


Cervello, parte destra contro parte sinistra.
Con che orientamento vedete girare la ballerina?

Confrontatevi con qualcuno che avete accanto: e' incredibile come ognuno la veda in una maniera diversa.
io personalmente la vedo girare quasi sempre in senso orario, pero' a volte cambi

Se in senso orario, allora usate di piu' la parte destra del cervello, altrimenti  viceversa.
Altri dettagli sul sito dell' "Herald Sun".

Sunday, 21 October 2007

Sul Diesel come modello di vita (parti lento, vai lontano).

Buio, sveglia livida. Sono le 6.00, "Amy la cigliona" canta a suo modo, d’amore.
E’ troppo presto. Mi guardo attorno. La mia camera sembra un campo di battaglia e, ad occhio e croce non credo proprio si sia vinto. Torno a dormire.

Buio, sveglia astiosa. Sono le 7.00, si canta di "Minnie l’impicciona".
Ancora troppo sonno. In Sicilia si dice che alcune persone sono impastate (molecolarmente) col sonno. Penso che  “Siamo fatti anche noi della materia di cui son fatti i sogni; e nello spazio e nel tempo d'un sogno è racchiusa la nostra breve vita.” Poi dormo.
Buio, sveglia imperiosa. Va bene. Nina Simone, mi alzo.
Caffe’ forte, latte caldo, biscotti ovattati(?). Voglio dormire. Ho perso tutti i treni, mi tocchera’ andare in moto.

La radio dice che fuori soffia la “bise noir”.
Ho visto lo scirocco portare sabbia, tingere il cielo di rosso, depositarla su tutto facendola diventare una citta’ vuota e desertica.
Da piccolo, giu’ al nord, un giorno soffiava la bora, io mi stringevo nel montgomery a fantasia scozzese e tenevo forte la mano a mia madre perche’ avevo paura di volare via.
Che sara’ mai un vento che ha un nome che sembra un profumo?
Prendo la giacca nera da moto, mi avvolgo nella sciarpetta rossa e via, incontro a la bise noir.

La giornata e luminosa, ma mi basta fare pochi metri: giunto al palazzo della League of Nations per capire un laghetto vicino Gstaadche si tratta di uno di quei venti subdoli che si caricano di freddo sulle Alpi, di umidita’ sul lago, entrano nei pantaloni e risalgono fino a congelarti i gioielli, insomma uno di quei venti congela-marroni (in francese, Marron glace’, appunto) (foto in alto a Sx).
Ecco ora ho freddo, oltre che al sonno.
Quando Silvia mi invito’ al meeting mi fece un offerta che non potevo rifiutare: avevano preso un sacco di soldi da sponsors e, pur andando in un hotel di lusso rischiavano di dovere ridarli indietro.
Scorrendo la lista dei mecenati vi trovai quelle aziende che fanno un sacco di belle cose ma di cui non diro' niente perche' hanno degli avvocati cattivissimi e perfino una simpatica azienda di biotecnologie che anni fa apparteneva al Vaticano.
Decisamente non si potevano tornare indietro ‘sti soldi. M’immolo: mi tocchera' dormire come una stella marina su un lettone matrimoniale solo per me....peccato non potere mettere a carico loro anche il Minibar.

Arrivo. Il meeting e’ iniziato. Entro in punta di piedi e mi siedo lentamente in ultima fila sperando che non si noti il mio arrivo in ritardo. Levo la giacca. La giacca da motociclista si chiudono con la cerniera, bottoni e il  velcro (rumosissimo). Ora tutti mi guardano. Quasi quasi mi rimetto il casco.
Il giorno dopo scendo dalle Alpi con la moto.Alpi
La strada scende tortuosa e nelle zone d’ombra c’e’ del ghiaccio.
Devo stare molto attento, guardare solo la strada: un errore sarebbe fatale.
Pero’ attorno ci son dei colori troppo belli e non solo i boschi selvaggi perfino quelle viti coltivate su pareti verticali hanno il loro fascino.
Cosa faccio? Mi concentro sulla strada e mi perdo i colori attorno?
Vivere non e’ solamente assicurarsi di potere andare avanti incuranti del resto. Ma e’ ugugalmente sbagliato fermarsi per ammirare cio’ che abbiamo attorno, senza andare avanti.
Sarebbe bello riuscire a fare entrambe le cose e, se penso a me stesso ora, mi sto muovendo in una direzione, prendendo sempre piu’ coscienza delle cose che mi circondano.

La coscienza di cio' mi fece accennare un sorriso e notai una luce (interiore?) riflettersi sul casco cromato.
Giorni dopo, arrivo’ una foto e un bollettino per il pagamento di una multa.
Nella foto il sorriso si vedeva ancora abbastanza chiaramente.

Thursday, 11 October 2007

There is a light that never goes out

Santiago (quindi io non c’entro niente) amava recitare in teatro.
S’era unito alla compagnia teatrale in lingua inglese della citta’, nonostante il perfidalbionico non fosse la sua lingua madre.
Aveva seguito tuto il cursus honorum degli attori emigranti: pescatore norvegese, giardiniere inglese, notabile ruteno (ma decaduto) in varie commedie.
Nelle tragedie, invece, aveva un incurabile tendenza a morire prima del terzo atto.
Una volte ebbe perfino il dubbio che il pubblico segretamente approvasse e apprezzasse la sua morte.
Santiago si rendeva conto che il suo inglese non era abbastanza elegante.
Una volta il regista gli aveva detto che pronunciava l’Inglese con un accentuazione molto meridionale.
Mentre si allontanava chiedendosi se davvero nell’ estremo sud dell'Inghilterra, in posti come l’ East Sussex,  parlassero come lui, senti’ le voci degli altri che ora parlavano di Malta.

Nonostante ci fossero molti pretendenti al ruolo principale, che da copione doveva baciare la bionda e ubertosa co-protagonista.
Santiago avrebbe voluto tanto partecipare anche alla coreografica scena del duello.
Si ricordava di quando, dopo essersi vestito per anni da cosacco o soldato dell’armata rossa aveva potuto scegliere ed era diventato Zorro.
Il piccolo Santiago allora gia’ sapeva che ne uccide piu’ la penna della spada, ma cio’ nonostante si procuro’ di far strage di fatine e principi turchini degni di solo di andare in tv, melanconici Pierrot emo e maghi antirazionalisti.

Quel giorno c’erano state le audizioni.
Santiago aveva recitato bene e aveva messo un dubbio nel regista che non aveva saputo dire, alla fine, chi avrebbe ottenere l’agognato ruolo di attore principale.
Poi al pub, a bere, ridere e scherzare;  come sempre.
Il regista disse a Santiago: devi lavorare di piu’sul diaframma.
Santiago rispose: “Eppure pensavo che esistessero metodi contraccettivi piu’ efficaci”.

Tra le risate generali, il regista lancio’ un occhiata all’aiuto regista.
Santiago si senti’ osservato e capi’ che anche questa volta non sarebbe riuscito a sopravvivere al terzo atto.
Il regista sorrise perfidamente.
Erano passate delle ore e mentre Santiago stava tornando in teatro a prendere la tracolla col suo computer.
Egli si chiedeva se il regista era serio quando diceva che un attore avrebbe potuto ricevere una coltellata del primo atto e morire dissanguato lentamente solo nel terzo atto mentre la vicenda si dipanava innanzi a lui senza che nessuno lo soccorresse (metafora dell’incomunicazione).

Forse per il troppo alcool si scopri’ a pensare che i teatri sono luoghi magici: non sanno stare zitti nemmeno quando sono bui e vuoti. Hanno visto cosi’ tanta vita che semplicemente non riescono a  dormire e non pote’ fare a meno di accennare un inchino al pubblico, una volta guadagnato il centro della scena.
Proprio in quel momento una luce bianca lo investi’.
<continua...forse>

Sunday, 7 October 2007

Non so se tutti hanno capito Ottobre la tua grande bellezza.

Cielo. LagoL’altro di’ parlavo con Jesus (un mio amico Cileno, non il figlio di dio). 
A Jesus non piace Ottobre cosi’ come non ama i periodi di transizione.
Jesus dice che questo mese, coi suoi colori opachi gli ricorda "chiedi alla polvere”: di come tanta vita, emozioni e sentimenti possano poi finire come una pagine scritte a matita su un foglio che si perde nel deserto.
Ponderai: sotto il mio letto c’e’ una polvere tale che se “chiedi alla polvere” quella, capace che ti risponde....tant'e' piena di vita.
Non trovo Ottobre cosi’ brutto.
Lo sapete perche’ il comunismo non e’ durato?
Sapete qual’e’ l’autore Italiano piu’ famoso oltre cortina?

Una volta il semaforo che sta a Milano, in piazza del Duomo fece una stranezza.
Tutte le sue luci, ad un tratto, si tinsero di blu', e la gente non sapeva più come regolarsi.
"Attraversiamo o non attraversiamo? Stiamo o non stiamo?"
Da tutti i suoi occhi, in tutte le direzioni, il semaforo diffondeva l'insolito segnale blu', di un blu' che così blu' il cielo di Milano non era stato mai.
In attesa di capirci qualcosa gli automobilisti strepitavano e strombettavano, i motociclisti facevano ruggire lo scappamento e i pedoni più grassi gridavano:
"Lei non sa chi sono io!"
Gli spiritosi lanciavano frizzi:
"Il verde se lo sarà mangiato il commendatore, per farci una villetta in campagna.
Il rosso lo hanno adoperato per tingere i pesci ai Giardini.
Col giallo sapete che ci fanno? Allungano l'olio d'oliva."
Finalmente arrivò un vigile e si mise in mezzo all'incrocio a districare il traffico. Un altro vigile cercò la cassetta dei comandi per riparare il guasto, e tolse la corrente.
Prima di spegnersi il semaforo blu' fece in tempo a pensare:
"Poveretti! Io avevo dato il segnale di - via libera - per il cielo. Se mi avessero capito, ora tu
tti saprebbero volare. Ma forse gli è mancato il coraggio."
Si: era Gianni Rodari, l’autore italiano piu’ famoso nei paesi dell'est.
Immagino queste persone, immerse nel grigio dei palazzoni del socialismo reale, nella nebbia, vedere cambiare i colori delle foglie e pensare al semaforo blu.
Ottobre non e’ un mese di grandi cambiamenti (l’Oktoberfest e’ a settembre, la rivoluzione di Ottobre e’ a Novembre).
Ma ogni grande rottura passa per la creazione di piccole crepe.
Ci sono piccoli segni che le cose cambiano e continuano a cambiare.
Parlando incontriamo la tecnica che mi aiuta negli esperimenti (un esule dell’11 Settembre Cileno).
Lei va di fretta: c'e' una conferenza per i 40 anni della morte del Che, dice.
Ha una sessantina d'anni, degli occhiali spessi, degli occhi grandi e uno sguardo che mira lontano.
Forse non e' un classico iconografia della rivoluzione permanente, ma i sistemi crollano anche perche' c'e' gente come lei.
Aggiornamento: visto che alcuni mi chiedevano lumi sull'11 Settembre Cileno ho aggiunto il corto di Ken Loach sul documentario dell' 11 Settembre. E' un video bellissimo e vi consiglio vivamente di vederlo- clicca qua.

Wednesday, 26 September 2007

De un viejo y la mar

Era un vecchio che navigava da solo su una barca a vela nella corrente del Golfo.
Attorno aveva il nulla: il sole cocente e quella distesa di azzurro che era tutto ma, proprio per questo, non era niente.
Quel sole l’aveva una volta visto giovane. Si dice che fosse allegro e perfino
scanzonato, sognatore e  innamorato come lo si puo’ essere solo quando si e’ giovani.
Ci fu una tempesta.
Quando rientro’
ferito in porto, trovo’ una lettera di lei che se ne andava al di la’ di quel mare.
Maledi' quel  mare che tutto separa.

Il pescatore, Santiago, non s’era mai sentito cosi’ solo e per la prima volta, dalla ferita nel petto sentiva ora entrare tutto il freddo e il sale dell’Oceano.
Col tempo, Santiago era diventato silenzioso.
Tranne le sere, alla taverna del porto, dove si aggirava con un aria malinconica e con un bicchiere di vino rosso.
Gli chiedevano di raccontare storie di pesci, di altri mari, genti lontane.
Era bravo a raccontare. Ci sembrava a tutti di essere lui e quando si tornava a casa, ci si sentiva tutti dei piccoli eroi.
Una sera, forse con piu’ vino gli chiesero di raccontare una storia d’amore.
Santiago, nonostante il tanto vino, si fece serio.
Sussurro’ che le parole d’amore le aveva gia’ usate tutte. Non le aveva piu’ con se. Guardo’ in basso e aggiunse: “Sono al di la’ del mare, intrappolate dentro lettere. Non m’e’ rimasto piu’ niente”.
Lo guardavo in silenzio, aveva uno sguardo profondo come il mare, lo stesso mare che aveva mille volte sconfitto, nelle altre storie.
Non quella sera, pero’. Fu una sera senza eroi.

I giovani volevano bene a Santiago, a cui riconoscevano una grande abilita’ nel seguire i pesci piu’ aggressivi, con tenacia, senza paura.
Zac! Un momento preciso del braccio e la punta della fiocina scompariva, lasciando un fiotto di sangue.
Un giorno, pero’ la vecchia ferita torno’ a fargli male nel momento sbagliato. Perse un pesce cosi’ grande che avrebbe potuto sfamare le famiglie degli altri pescatori per giorni.

Capi’ di essere invecchiato presto e per la rabbia contro se stesso due grosse lacrime gli rigarono lentamente il volto.
Lui, vecchio pescatore, scopriva ora che per quanto il mare sulla faccia possa essere salato, le lacrime lo sono di piu’.
E in quel momento capi’ d’essere stato esposto a troppi venti.
Si sentiva come quelle vecchie barche che, semidistrutte da una tempesta non meritano piu’ la fiducia dei pescatori, anche quando sono state riparate.

Da piccolo aveva pensato che un muretto separasse il cielo dal mare ed era anche stato certo che sul quel muretto di mattoni si poggiasse il sole per dormire.
Un giorno il vecchio prese la sua barca e la punto’ al cuore di quel mare che da giovane aveva considerato un acerrimo nemico, piu’ tardi un fiero avversario.
Ora vedeva il mare come una madre pronta ad accoglierlo, forse a  cullarlo.
Una madre che univa tutte le terre degli uomini, e ne tratteneva i sogni piu’ grandi e semplici.
Sogni troppo grandi per essere sognati da uomini, che un tempo s'eran creduti eroi.
Piccole onde, dolci come baci passati, carezzavano la barca. Il vecchio si era addormentato. Dormiva bocconi. Il vecchio, nonostante tutto, ancora sognava.
La storia continua qua.

Saturday, 22 September 2007

I love you baby (but not like I love my guitar).

Sveglia all’alba e via. Direzione Monaco per l’ennesima conferenza.
Bella quest’alba, la cui luce si suffonde sul lago e le montagne, da un senso di pace, di speranza.
Quando tutto e’ cosi’ tranquillo cosa puo’ farci male?
Mentre pondero cio' la mia compagna di lab estrae una serie di cd di Prince (foto a Sx).

Mentre si scende al Nord, incomincio a odiare il sexy nanetto e a immaginare posti dove mettere la sua preziosissima chitarra.
Dopo 3 ore di urletti e schitarrate campionate, perso fra le montagne Austriache fra mucche e Tirolesi in costume tipico penso di essere fottuto (e infatti vedi gia’ le indicazioni per Fucking), finalmente si passa la frontiera, siamo in Bavaria.
Der kleine Prinz imperversa e, quasi quasi mi convinco che la sua visione sessuocentrica del creato possa non essere errata (infatti vedo l'uscta autostradale che porta a Petting.)
Decido che d'ora in poi potrei farmi chiamare “l’artista un tempo noto come Falloppio”, dopo esserci persi un altro paio di volte, arriviamo.
Mi registro in albergo firmando

.

Vado a pranzo. Dove mi siedo?
Allora ci sono un americano, un francese un tedesco.
Se mi siedo al loro tavolo siamo in 4 e possiamo raccontarci tante di quelle barzellette dove infine lo spirito italico ha la meglio sulle altre barbare genti.
Il secondo tavolo e’ da sei ed e’ piu’ difficile decodificarne le nazionalita’ e quindi e’ piu’ interessante.
Ci sono una Norvegese (questa l’avevo indovinata), un Israeliana, un Australiana e un Americana, uno ha i baffi e dei capelli crespi, spessi.


Ha proprio la faccia a pastore siciliano. Invece e’ Irlandese.
Invece l’Americana e l’Australiana sono figli di emigranti Siciliani, seconda generazione.
Che girandola di DNA e storie!
Certo che gli Irlandesi sono uguali ai Siciliani. Non mi stupirei nello scoprire che  nell'entroterra vicino Akragas parlano il gaelico.

Al ritorno guido verso casa, sono stanco ma contento perche’ saro’ a casa in tempo per fare una pastazza come si deve che rassicuri il mio fegato che per tre giorni ha ricevuto vitamine, verdurine e altre cose a cui non e’ abituato.
Qua attorno le francesine del lab dormono, io ascolto un pezzo jazz e un po' mi commuovo.
Forse sarebbe piu’ appropiato commuoversi col blues, ma io sono cosi’ mi commuovevo anche tagliando semplici spicchi di aglio che confondevo con cipolle non cresciute. Non sono sensibile: sono i
gnorante, e' diverso.

Mentre penso tutto cio’ ci dobbiamo fermare nel traffico per un ora vicino Zurigo.
Scopro che il traffico e' causato dai curiosi che guardano un incidente nella corsia opposta.
La gente brama vedere budella e sangue...ma cosi' fa tardi per vedere Grey's Anatomy.

L'autostrada va lenta (qui il limite e' 120 km/h), scavalca montagne e laghi.
Io ora vorrei solo essere a casa, dormire tanto, sognare di piu'.
Pulire il mio piccolo pianeta dai terribili Baobab (che e' un bel modo per dire che devo pulire la cameretta prima che i nemici invisibili dell'igiene mettano il contratto dell'appartamento a loro nome).
Riordinare tutti i mondi che ho conosciuto, le storie che ho sentito.
E' strano come per dare un senso ai mondi serva solo un po' di silenzio e il piccolo spazio che ci piace definire "nostro", (anche se poi e' solo in affitto).

Thursday, 13 September 2007

Lezioni di nuoto per chi si perde in un bicchier d'H20

[continua] Il mio regale genitore e’ andato in pensione.
Un mio amico mi ha detto che suo padre, da neopensionato, era tristanzuolo.
Poi scopri’ la campagna. Ora suo padre zappa in continuazione.
Un altro ha ripreso a lavorare ammettendo la sua incapacita’ di smettere.

Un terzo s’e’ impegnato in una missione suicida: fare l’amministratore condominiale in un condiminio a Palermo.
Immagino queste tristi figure e decido di trovare qualcosa che possa occupare il tempo del mio genitore.
Io ho sempre voluto un cane.
Ho deciso:
utilizzero’ il SUO tempo libero per accudire il cane che IO ho sempre desiderato.
Richiamo l'attenzione di mio padre e inizio a declamare le doti del cane:
-E' il migliore amico dell’uomo (e dopo i neonati la migliore esca migliore per ragazze).
-E' un arma di difesa contro i ladri che vogliono metterti a soqquadro la casa (anche se ammetto che se guardo la mia cameretta, non credo di avere bisogno di aiuto).
-E' utile avere qualcuno a cui continuare a insegnare. Come a scuola, anzi meglio, perche’ i cani sono intelligentissimi.
Il mio babbo alza l’occhio e, come se non avessi detto niente, mi chiede di aiutarlo a sistemare le foto che si era sviluppato anni fa, mi spiega infatti che, tra palestra, camminate in montagne, teatro e cineforum da organizzare ho pochissimo tempo per catalogarle.
Non ci sono piu' i pensionati di una volta.

Quando ero piccolo mi arrampicavo sul grande albero di gelsi rossi. Da lassu' vedevo la vecchia casa, un mondo sconosciuto e perfino i miei amici (con cui stavo giocando a nascondino).
Aspettavo all'ombra (mentre loro seccavano al sole), poi dopo un po' li andavo a cercare.

Racconto di questo ai miei cuginetti Ettore ed Elena.
Poi dico loro che oggi sono i tempi sono diversi.
I giovani stessi stanno tornando indietro, alla preistoria.
Gia' si esprimono attraverso suoni gutturali,e sillabe tronche e senza grazia.
Nel processo di involuzione che percorrono, direi che sono giunti al periodo Fenicio la cui lingua, com'e' risaputo si basava su un alfabeto consonantico, infine, i giovani d'oggi, hanno come maestro di vita un anziano col cappellino.
Elen
a mi guarda con gli occhi vispi cosi' tipici dei suoi 12 anni, ma mi osserva come se guardasse un vecchietto acido un po’ rimbambito. Probabilmente non  ha capito cio' che ho detto.
Infine, visto che il peperone imbottito sta richiamando sangue dal corpo (cervello compreso), le chiedo se mi puo' leggere il libro di Sciascia che stavo leggendo.
Elena inizia a raccontare mentre Ettore ascolta qualcosa sul suo iPodio.

I giuovini non sono male, sono solo ingenui.


L’ultimo giorno al mio risveglio trovo una lettera che dice.
"Egregio cug
inone.
Ti scrivo ora perche’ il prossimo anno saro’ a pieno titolo tra i teen agers e non saro’ piu’ in grado di scrivere o formulare pensieri in lingua corrente (infatti mi sto gia’ esercitando col fenicio).
Ci tenevo a dirti che anche se da giovane ascoltavi dei vecchi quali Guccini, non sei venuto su proprio male.
A questo aggiungo che, anche se non te lo ricordi o non lo vuoi amettere. I gelsi ti fanno schifo".
A volte mi chiedo: ma se i giovani sono acuti e gli anziani retti, non saremo noi giuovini di mezz’eta’ gli unici ottusi?.


Tuesday, 4 September 2007

"Di quanto mi perdo quando mi ritrovo".

Ormai sono 5 anni che vedo l’Italia da lontano. La fotografo a scatti piu’ o meno ogni 6 mesi e ogni volta che varco la frontiera mi rendo conto di come essa stia cambiando.
In aeroporto, al contrario di certi giornalisti non mi infastidiscono le veline che prone mi mostrano la loro tariffa cellulare ma tutto cio' che le circonda: la Berlusconite.
Guardo l’imbarco che ho fotografato. Mi chiedo perche’ mai per salire su un mezzo di trasporto mi servano tappeti, luci, archi, passamani etc.
Io sono un viaggiatore. Il viaggiatore e’ un essere virtuoso: un insieme di adattabilita’, apertura mentale, passione e voglia di conoscenza. Io sono un essere virtuoso (e modesto) ma piu' guardo quella porta, piu' mi sento Mike Bongiorno a “la ruota della fortuna”.

A volte credo che la gente sia impazzita.
Molti Albanesi hanno capito che l’Italia non era quella che si vedeva in tv ed hanno smesso di imbarcarsi su barconi fatiscenti.
Al contrario, noi abbiamo iniziato a crederci e non ci accorgiamo di contribuire ad affondare questa "nave senza nocchiero in gran tempesta".

Per vivere nella societa' dell'apparenza si scende a compromessi con la morale.
Cosi' facendo si diventa una rotella dell’ingranaggio: si perdona qualsiasi cosa se dobbiamo giudicare colui al cui posto vorremmo essere.
Io cosi’ mi spiego l’amore per certi politici, l'avversione per le tasse e per il pubblico, la scalata sociale di gente che non ha nessuna qualita'.
Tutte questi sono sintomi di un sistema che e' impazzito, e che perfino si autodifende credendosi sano.

Per fortuna, penso io, ci sono i bambini, loro ci salveranno.
Quando io ero piccolo costava tanto viaggiare con le paludate compagnie di bandiera.
Oggi puoi volare a prezzi irrisori su aerei coloratissimi (m’e’ capitato di pagare piu' il posteggio della moto del volo stesso).
I Bambini di oggi, domani viaggieranno e reimpareranno questi valori che qui si sono perduti. Li ripianteranno a casa dove cresceranno rigogliosi.
I Bambini sono puri, avventurosi per definizione.
Con occhi benevoli li guardo giocare, fanno capriole sulla moquette.
Il piu’ grande di tutti spinge gli altri per terra gridando “ITALIA UNO!”.
I genitori riprendono al scena col telefonino....

Sconcertato mi avvicino a un bimbo che, dopo la spinta e’ caduto facendosi male. Piange.
Gli offro la mano per rialzarsi. Quello scappa imparito.

Come nell’eta’ Ellenistica, dove, la mancanza di democrazia faceva rivalutare l’ambito familiare, piu’ di quello pubblico, mi consolo con l’abbraccio della mia famiglia.
Sono a casa. Sento il rumore del mare e addormentandomi pregusto i mielle sapori della mia terra: panelle fritte, arancine fritte, sarde fritte alla beccafico, peperoni arrostiti (ma ripieni di mille altre cose fritte), Iris fritte, il falsomagro (vi prego di vederne la ricetta e ammirare la fine ironia etimologica di noi siculi).
Il giorno dopo mi sveglio e finalmente posso gridare: “Mamma! Friggimi una tazza di latte!              [continua]

Sunday, 12 August 2007

Nihil humani a me alieno puto. Niente umani. A me puto alieno!

Ricevo una mail. Strabuzzo gli occhi.
Una mail da me stesso!
Il mio inconscio mi vuole comunicare qualcosa e si avvale del vecchio artificio letterario che consiste nell'autoinviarsi una missiva (vedi ultimo Montalbano).
Cosa mi vorro’ dire? Io parlo spesso tra me e me. Raramente mi trovo d’accordo.


Il padre di Thomas si infilo’ nel motore di una Volkswagen e rischio’ la vita per passare nella Germania Ovest, dove viveva la donna che ama.
Non aveva cambiato la Storia, ma aveva fatto la sua storia.
Suo figlio ora ha una bambina. Lei ha 5 mesi, e certo non e’ un embrione ipertrofico.
E’ espressiva, intelligente (io sono lo zione putativo).
Paula e' una adorabile putrella su cui si regge la complicata architettura delle storie della sua famiglia.


Negli stessi anni, i genitori di Tim non riuscivano a trovare lavoro a Berlino Ovest.
L'inverno si avvicinava. Passarono il muro e le cose, almeno per loro, migliorarono.
Anni dopo, dopo gli esami universitari era andato a riposarsi  nella vecchia casa sul lago, senza tv e radio. Il Muro cadde inaspettatamente. Tim lo seppe tre giorni dopo. La storia si era compiuta da sola. Lui aveva dormito.


Cogitabondo soppesavo queste due storie. La Storia e' la sommatoria delle storie umane? o piuttosto si compie secondo un disegno dominato da variabili indipendentemente dalle vicende dei mortali?

Viviamo in un periodo decadente: leggo che c’e’ stata una rissa per futili motivi in discoteca. La gente oggi spreca la vita per motivi insignificanti.
Forse nel futuro si leggera' di risse da discoteca scatenate da interpretazioni differenti della “Critica della ragion pratica”  di Kant”.

Nell'attesa di quel futuro. Cosa faccio? Riprendo quel progetto lasciato in sospeso anni fa per essere felice o mollo tutto e mi unisco al subcomandante Marcos per provare a cambiare la Storia?
Il mio inconscio mi dara' la risposta. Sposto lento il muose. Respiro. Apro la mail.
Il mio inconscio ci tiene a comunicarmi un offerta speciale su viagra e psicofarmaci.
-"Va be' continuiamo così, facciamoci del male!

Wednesday, 1 August 2007

Volevo essere il dittatore dello stato libero di Bananas.

Va detto innanzitutto che il motivo per cui mi fa impressione l’essere vicino ai trenta e’ legato al fatto che io ho sempre considerato i trentenni come un insieme di individui balbettanti, nevrotici e insicuri sulla falsariga dei primi personaggi di Woody Allen.
Per fortuna poi si cresce e si scopre che la realta’ e’ diversa.

Su una panchina del parco sedeva una bella ragazza.
Mi sedetti anche io accanto a lei con quell’aria artificialmente casuale che malamente mascherava il mio ansimare.
Lei, una maestrina. Mi disse che poche ore prima aveva spiegato la guerra dei Boxer a una quinta.
Io la immaginai a discorrere con una ragazza prosperosa sul come non fare diventare le mutande rosa in lavatrice.

Mi fisso’ intensamente. Quando ci si sente perduti per non affogare negli occhi di una donzella ci sono solo due cose da fare: sorridere, o dire una cosa che non c’entra niente lasciando all’altra l’onere di spiegarsi la risposta ottenuta.
La prima funziona bene per i Giapponesi, la seconda ai Falloppidi.
Gridai: “fate l’amore con il sapore!”.
La maestrina di storia mi guardo' confusa, infine argomento’ che se Sapore II fosse riuscito a introdurre nel 374 d.C. lo Zoroastrismo nell’impero Romano, forse oggi si starebbe meglio.
Annuii e da cio’ lei dedusse che ero ferrato in storia e religione (in realta’ l’avere scoperto che Baget Bozzo e’ veramente un religioso aveva fatto fatto di me un fondamentalista laicista illuminista).
La ragazza disse: “voglio che tu mi conosca come Abrahm ha conosciuto Sarah”.
Fu cosi’ che mi ritrovai ad un corso di lettura della Bibbia con gli amici di Cindy: Abrahm e Sarah.

Il corso era una specie di seduta di alcolisti anonimi (a proposito di anonimi colgo l’occasione per salutare Alessandro) seguito da esercizi di retorica (di tipo ellenistico) in cui gli oratori si sfidavano a essere maschi α dell’arena come cervi a cornate.
Pur preferendo di gran lunga le cornate (e qui nessuno faccia battute su quella gualdrappa della mia ex) mi gettai nella tenzone difendendo la tesi che vuole l’amore divino e quello umano molto simili
.
Come provai portai l’evidenza che entrambi mi vedono ricoprire il ruolo di fervente credente, non praticante.

La mia osservazione mi guadagno’ l’antipatia degli astanti.
Guadagnai la porta.
La mia mente, pero', era serena. Nessuna confusione: la legge morale sopra di me e il cielo stellato dentro di me mi accompagnavano.
M’incamminavo verso i trent’anni consapevole di potere tracciare nuove strade, sorpassando frasi fatte e nenie trite e ritrite.
E comunque....Sean Connery era piu’ bello a quarant’anni che a trenta.
In lontananza il suono  di un clarinetto inondava le vie di Manhattan. Sarebbe stato tutto molto bello, non fosse stato per quel freddo.
Anzi, no, non era il freddo, non era la vecchiaia, era l’umidita’.

Sunday, 22 July 2007

Sulle sponde del fiume piedra mi son seduto (ed ho aspettato il cadavere del mio nemico).

Colori pieni, frinir di cicale e caldo. Una moto rompe l’incanto correndo via. Non la guido io, io sto sotto l’ontano, guardo lontano: oltre il fiume i campi di grano accarezzati dal vento sembrano onde di mare.valdejeoux
Guardo il fiume. Pondero.

Un mio amico mi ha invitato per il suo compleanno, vuole tornare da Londra e ritrovare tutti gli amici che, da bravi Siciliani lavorano in mezzo mondo.
Fara’ 30 anni: la penultima volta che lo vidi portava la coppola, come un modello di D&G.
L’ultima volta che lo vidi portava la coppola contro l’ umidita’ alla pari di ogni altro un arzillo anzianotto.
Anzianotto? Ora che mi sovviene lui e’ nato solo un mese prima di me.
Sto diventando anziano anche io? Non ho ancora trovato un capello Bianco, pero’ ne ho trovati un po’ sul cuscino.
Ora guardo il fiume. L’acqua scroscia tra i ciottoli ed io penso a cio’ ch’ero e sono.
Sapete? da piccolo volevo farmi astronauta, oggi vorrei farmi veline. E se fossi cresciuto nella direzione sbagliata?
Da fanciullo avevo sentito dire: “"Siate sempre capaci di sentire nel più profondo di voi stessi ogni ingiustizia commessa contro chiunque in ogni parte del mondo”.
Ma in quel momento l’unica ingiustizia era che nei video game dell’Atari la francia di calcio era fortissima, mentre in realta’ era una pippa. Meno male che poi si cresce e si capisce, si riconoscono meglio i nemici e si impara ad  aspettarli: bello ‘sto fiume...pieno di pietre aguzze.
Ritorno a quando, da adolescente passavo ore ed ore in bagno (come tutti gli adolescenti): amo leggere in bagno e se un libro mi appassiona, non mi stacco facilmente.
Quando il mio regale padre mi vide andare co “i fratelli Karamazov” in bagno mi stoppo’ con la frase di Platone: “μεγα βιβλιον, μεγα κακον- Mega biblion – mega kakon”. Non lo lessi. Forse crescendo mi sono rimaste delle lacune.

Settembre per me sara’ un po’ incasinato: ho un bel po’ di impegni e non saro’ nemmeno in questo paese, pero’ forse riesco a tornare un paio di giorni.E’ il mio amico di sempre che fa 30 anni, devo tornare, ci vuole rispetto per gli anziani, (che poi saran le ultime oramai). 
La moto ha curvato dietro al mulino, in fondo alla valle, il rumore si perde l’ontano, le cicale riprendono il loro imperturbabile frinire non curanti del tempo, un ape bombisce, io mangio una mela.