Wednesday, 23 May 2007

Il tristo giorno che la mafia uccise Cola Pesce.

"Cola  era un ragazzo (di nome Nicola) che una maledizione materna aveva trasformato in un uomo-pesce.
Il re, saputolo lo mise alla prova con missioni sempre piu’ complicate.
In una di queste Cola vide che la Sicilia si sosteneva su tre colonne: una a capo Passero, una a capo Lilibeo e una a capo Peloro. Quest’ultima, sotto Messina era quasi completamente rotta.
Cola Pesce un giorno non torno’ dal mare.
 C’e’ chi dice che sia ancora la’ sotto a sostenere quella colonna".

Questa e’ una vecchia storia.
Si sono aggiunte altre genti a reggere il peso delle colonne della mia terra.
Approfitto di questo spazio per ricordare l’anniversario della strage di Capaci alla distratta gente che, pur rappresentandoci, negli anni passati ha trovata di meglio da fare (vedi qui) che andare a ricordare quell'episodio.
L’altro giorno andavo verso un palco per i comizi di chiusura delle elezioni.
Avvicinandoci, mio padre disse: “quante bandiere per l’Italia dei valori!”.
Chi ha vissuto la primavera Siciliana e’ molto sensibile a certe cose.
Perfino “el Coronel Aureliano Buendía” si sarebbe commosso, dopo 32 guerre civili, nel rivedere la gente in piazza per creare un movimento politico e riprendersi i diritti.
Purtroppo, avvicinandoci notammo che le bandiere col volatile non erano queste (foto a Dx), ma queste altre (Sx).
Tornammo a volare bassi consci che nemmeno la rivoluzione #33 era andata a buon fine.

La verita’ e’ che (quasi) tutti i partiti politici hanno la loro reti clientelari fatte di giovani (anche di cultura) che decidono che guadagnare poco per fare niente e’ meglio che guadagnare poco piu’ facendo molto (compara il salario di alcuni LSU con quello di un dottorando).
Poi sotto elezione si assumono precari per ricordare che, votando bene, tutto e’ possibile.
Perfino assumere autisti senza patente, pur di regolarizzarli, non curanti dal fatto che, persone piu’ idonee rimaangono disoccupate.

Per gli altri, invece ci sono i soliti lavori temporanei: quali contare i tombini o occuparsi di aiuole.
Nell’attesa delle prossime elezioni.
Ora dovrei finire con un pensiero positivo.
E’ un giorno che guardo ‘sto post, cercandolo.
L’unico che ho trovato finora e’ questo: ho conosciuto alcune persone che anni fa furono in Italia per studiare il sistema educativo degli asili in Emilia Romagna, poi, prima di tornare a casa, si fermarono un po’ in Sicilia.
Mi raccontavano di essere rimasti impressionati dal mare, dai profumi, dai colori, dai fiori della mia terra.
Cavolo se hanno ragione!
Siamo l’unico posto in cui utilizziamo laureati per innaffiare le aiuole con sangue e dignita’.

Friday, 18 May 2007

Il giorno della pipetta.

Grotte

Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga fertile in avventure e in esperienze.

Giusto, il viaggio bello deve essere lungo, ma anche la preparazione non va dimenticata.

Mi metto il maglioncino fresco di lavatrice per le grandi occasioni.
Mi miro e mi rimiro orgoglioso di come il magliocino evidenzi i miei pettorali.
Sport, delusioni amorose e sopratutto le firnicie mi hanno donato una forma invidiabile.
Certo i miei muscoli sono proprio evidenti. Pondero cosa abbia fatto accrescere cotanta massa muscolare.
Poi, davanti allo specchio, capisco tutto..... Fottuta lavatrice, hai ristretto il maglione, ora e’ perfetto per Winnie the Pooh.

Corro dal barbiere.
Jean, sara’ per la sua parlata e il suo gesticolare, di primo acchito mi sembra un po’ dell’altra parrocchia. Sara’ che qua la gente e’ di altre religioni, mi fido sperando che possa limitarsi ad un
semplice taglio.
Che basti almeno a togliermi i capelli dagli occhi e a farmi riconoscere dalla mia famiglia quale legittimo figlio.
Lui taglia poi dice qualcosa che, credo, finisce con “crepes susettes flambe’”, il tempo di cogitare la frase....e Jean da fuoco alle mie orecchie per eliminare (dice lui) quei peli superflui.
Improvvisamente capisco come mai i fratelli Bundy divennero i parrucchieri campioni del mondo, e, mentre vedo Jean afferrare un lanciafiamme dicendo qualcosa sulle surcilles....lo tramortisco con il casco (da moto), e scappo.

Devo andare al lavoro. Pipetta, pipetta pipetta come un pazzo, poi finalmente vacanza. Il giorno dopo volo verso la citta’ dei pinguini, e poi giu’ nella mia isola.
All'arrivo mia madre e' contenta: mi abbraccia e mi sussurra in un orecchio con voce benevola: "miii pare che stai morendo. che fa, non mangi piu'? .....e poi 'sti capelli, li hai tagliati troppo corti!".
Confermo che anche io Le voglio bene.

C’e’ la comunione-cresima di un mio cuginetto.
In chiesa ci sono 40 bambini che si comuniocresimano.
Piu’ che una funzione sembra un kolossal, un mare di comparse, i bambini hanno anche le tuniche. Adoro i peplum.
Chiedo se e' prevista la corse con le bighe. Mi rispondono che gli animalisti non vogliono.
Quando il mio cuginetto esce, gli dico che ora che lo spirito e’ disceso su di lui, ogni volta, che sbagliera' ricevera’ una scossa elettrica.....da tre giorni rido pensando allo spirito (che notoriamente e’ spiritoso) imiti la voce del cattivo di James Bond dicendo: “hai sbagliato per l’ultima volta” e giu’ di scarica elettrica.
Educare gli gnomi alla laicita’ e’ duro, ma qualcuno deve pur farlo.

No, non e' crudelta' gratuita. In Sicilia c'e' grandissima fede religiosa, ma altrettanto agnosticismo razionale.
Il mago Cagliostro e il mago Sucato (quello romanzato ne “la forma dell’acqua” di Camilleri), le cose piu’ belle, ma purtroppo, anche le cose piu’ atroci (la siccita’, il traffico, l’Etna).

Qui trovi, l’alfa, l’omega, il sud arabo, il nord Europa normanno, l’alfa sud e l’opel omega.
Insomma, qua c’e’ tutto ma anche molto del suo contrario. Essere Siciliani, se fatto con razionalita' e' una benedizione, senza, una condanna. La Sicilia e' un combattimento di contrasti.
Vorrei fare del mio cuginetto un Siciliano vero. Al momento mi limito a riempirlo di contrasti

Saturday, 5 May 2007

Archetipi etno-architettonici della polis odierna.

La piazza, in tutte le citta’ del sud Italia contiene certi elementi topici.
C’e’ il cane della piazza. Qualcuno lo chiama Chiazzy, altri Argo, altri ancora, tentano di aizzare una  sua presunta (ma inesistente) aggressivita' chiamandolo Rambo.
La sua storia e’ sempre la stessa: ancora cucciolo, di orgogliosa razza bastarda, voleva vedere il mondo, fermatosi per riposare nella piazza, noto’ che tutti gli davano da mangiare: un pezzo d’arancina, un calzone, una pizza e si fermo’ li, solo un po’ confuso dal fatto che lo chiamassero con 100 nomi.
Del resto, una volta messa su pancia e’ piu' difficile riprendere a girare il mondo.

Sotto il porticato ci sono i giuovini. Osservano i dintorni e peripateticamente discutono di filosofia o di fantacalcio. Se gli si chiede che fanno.
Rispondono: "staminkiazza" che in dialetto significa: "stiamo in piazza".
Con una sola frase benedicono la fortuna che hanno, di potersi dedicare al niente e maledicono la loro incapacita’ di fare qualcosa di quel niente.
Loro vogliono bene al cane della piazza. Fanno bene, visto che condividono la stessa storia.
C
ome in ogni presepe ci sono degli elementi tipici quali “il bue, l’asinello o lo spaventato” in ogni agora’ che si rispetti ci sono dei personaggi.
Alcuni, come Fofo’, sono sempre stati la’, o almeno io me lo ricordo cosi’. Mai stato giovane, mai invecchiato, sempre pronto ad infervorarsi contro chiunque gli dica che la sua casa di villeggiatura e’ andata distrutta.
In realta’ lui non ha mai avuto una casa di villeggiatura. Ma ci tiene ad arrabbiarsi con chi gli comunica la ferale nuova. Cosi’, senza un perche’, per scandire il tempo, come i temporali estivi.

Ora va detto che dalle mie parti chi parla poco saggio, chi parla meno e’ talvolta considerato pazzo, ma non e’ sempre cosi’ facile giudicare.
Quando andavo alle medie, per esempio, comparve sulle panchine della piazza un uomo.
Rarissimamente parlava.
Io gli sottoposi degli studi di funzione perche' avevo una teoria da sperimentare: se a Mazara, si diceva, ci fosse un barbone che risolveva per gioco i compiti dei ragazzi, perche’ anche noi non potevamo averne uno?
Alcuni hanno creduto di conoscere in quel barbone uno dei piu’ grandi fisici di tutti i tempi: Majorana.
L’uomo della mia citta', invece, in matematica stava peggio di me.....ed e' che dire.
Un giorno strappo' una pubblicita’ da un muro e inizio' a disegnarci su sagome che si sovrapponevano, colorandole con delle penne rosse e blu.
Lo sfidai a disegnare una tigre, pensando a Ligabue (quadro a Sx). Ma l’uomo non mi ascolto'.
Sempre piu’ spesso parlava da solo, erano discorsi articolati, per noi che non sapevamo i pensieri dell'interlocutore erano abbastanza confusi. L'uomo tentava di avere ragione e gesticolava molto
con le mani. Infine perdeva la discussione e  ricadeva stremato sulla panchina senza piu' argomenti per controbattere.
Poi, all’improvviso, come era arrivato scomparve.
Arrivo' l’inverno e i manifesti su cui aveva disegnato le sagome si scolorirono con la pioggia.
Ogni persona e’ un racconto da ascoltare, ogni persona ha una storia interessante.
Quella storia, ad oggi, non e' stata ancora svelata.

Tuesday, 1 May 2007

3 metri sopra il cielo.

C’e’ un posto dove il cielo e’ piu’ azzurro: 3 metri sopra il cielo.
Il fatto che ci siano anche 60 gradi sotto zero e un maggiore accumulo d’inquinanti fa si che lassu’, proprio 3 metri sopra il cielo, vi siano le condizione ideale per stipare i teenagers.
In particolare posizionerei cola' quelli che scrivono sui ponti della mia citta’ cose tipo “A+G 3ms”.... che poi uno lo legge e pensa che i 3 ms (millisecondi) costituiscano la dichiarazione d’amore di un eiaculatore precoce.

Del resto, se considerano come romanzo di formazione di riferimento per la nuova generazione quel libro che e’ un incrocio tra questo film del 1984 e la storia raccontata nel testo di questa canzone dei pulp del 1994, non possiamo lamentarci troppo.

Quando IO mi formai la seconda volta (la prima volta ero un embrione sorridente), crebbi attraverso molti romanzi.
Imparai il valore dell’attesa aspettando i tartari del deserto.
Imparai a fantasticare, cioe’ rendere fantastica la realta’ nell’isola di Arturo e poi a chiedere “ubi est mensa pauperorum” con Greci furbi durante la tregua, ad abituarmi al fatto che certe ragazze siano inarrivabili come Remedios la bella di Macondo o a rimanere ammaliato dagli occhi grandi della principessa delle mille e una notte, che era una Persiana (ma non una tapparella), le Iraniane non sono basse.

Ho paura che la nuova generazione sia troppo imborghesita per sognare e fantasticare.
Piuttosto preferisce, senza troppe aspettative, difendere cio’ che possiede (ovvero cio’ che ha ricevuto dalla famigghia).
Forse si ritroverebbero bene nelle pagine di Moravia.
Io non sono riuscito a finire "la noia".

Si formerano nei valori borghesi per potere lavare questa macchina ogni domenica, troverano una donna da legare a se cioe' facendole disapprendere la capacita' di sognare e vivranno cosi'.
E' tipico delle societa' borghesi....essere cosi' maledettamente borghesi.
Baloccheranno la mente con domande come: dove vanno le oche
quando il lago congela non rendendosi conto della loro realta' assurda e considerano disadattati tutti gli altri: coloro che fanno i conti con la realta' e i sognatori.
I primi, come novelli Bukowski risponderanno alla stupida domanda bofonchiando che quando il lago congela le oche se ne possono andare benissimo a quel paese.
I secondi oltre a sapere (perche' l'hanno sentito), che le anatre volano a sud, credono che l'inverno serve a fare riposare l'acqua che ha visto le scorribande, le battagli e gli amori, di Yanez, la perla di Labuan e la tigre di Monpracem.

Friday, 27 April 2007

Candido di Voltaire e' un puzzone.

In questi giorni ho dovuto lavorare. M’e’ anche toccato organizzare una serie di seminari.  La mia capo dice che e’ utile farsi conoscere dalla gente.
Ho preso il microfono, introdotto il lavoro degli speakers che ho invitato, spiegato la rilevanza dei loro progetti nel panorama del nostro campo di ricerca.....il tutto con la cerniera dei pantaloni spalancata.
Probabilmente la mio capo si stava ancora chiedendo se fosse davvero un bene, che ora mi conoscessero tutti, quando i suoi pensieri vennero interrotti da un rumore: mai tirare su la cerniera di scatto con un microfono accanto.


Bisognerebbe davvero cambiare le cose, ma il vento che spinge i cambiamenti, lo stesso in cui soffiano le risposte, non c'e'.
Guardate la politica. Sembra che anche li’ tutto volga al centro. All'immobile.
Ed elogiando il centrismo dimenticano chi siamo e chi, con coraggio, permise a tutti di essere orgogliosi di essere comunisti Italiani.
La falce e il martello prima erano a centro, poi vennero rimpicciolite, ora sono dietro la quercia e gia' non si vedono piu', domani non so.
Si vergognano perfino di cose che non abbiamo fatto.
Hanno dimenticato che Berlinguer ando' a Mosca dopo l’invasione di Praga e, condanno' quell'atto arrivando quasi a pagare con la vita quella disobbedienza al PCUS (attentato di Sofia).
Berlinguer ti voglio bene.
Di te rimangono pochi ricordi, ma posso intuire ancora molto dagli affascinanti occhi di Bianca.
Invece il partito tende al centro.
Avremo cio’ che ci meritiamo: presto Buttiglione tornera’ a vestirsi da donna e presentare il telegiornale.

...e anche per oggi mi pare che la rivoluzione non si sia fatta.....vediamo almeno di fare benzina.
La prima pompa la boicotto, la seconda pure, la terza anche....continuo continuo finche’ non trovo la prima compagnia petrolifera equa e solidale: un contadino Nigeriano che fa buchi negli oleodotti e produce la benzina in casa come si faceva una volta.
Non e’ un mondo perfetto c’e’ tanto da cambiare, ma gli obiettivi sono sfuocati.
Si parte per cambiare tutto, alla fine ci si rassegna a modificare solo i dettagli.....
Sono certo che si possa essere felice negli ambiti che la vita ti assegna.
Non mi va di mettere su famiglia. Mi piacerebbe rendere felice il mondo, il mio mondo.

Ammetto che finora non ho fatto un granche’ per aiutare il mondo. Ho migliorato un po' la comunicazione fra le persone: vado nei bagni dei pub con una matita rossa....e correggo la grammatica delle frasi sulle pareti (gli autoctoni francesi non sanno scrivere in inglese).....ed io non riesco a  fare pipi’ davanti a certi errori.
Da una certa soddisfazione essere pillicuso e intransigente con gli errori degli altri......ovviamente coi miei sono molto piu’ indulgente e, ancora una volta, si parte per correggere gli errori, poi si impara conviverci, infine ti ci affezioni. Quasi come se costituissero un un segno d'identita’: siamo quello che sbagliamo?.
Non lo so, le cose cambiano, col tempo mi sorprendo meno se i
miei calzini cambiano colore in lavatrice, trovo financo virili i boxer che una maglietta rossa infilata per sbaglio ha reso rosa....ancora non mi spiego come mai con l’ultima lavatrice ho entrato coppie di calzini e sono usciti in numero dispari.....forse c’e’ una morale in tutto cio’: mi ci vorranno degli  anni per trovarla. Non imparo in fretta dai miei errori.
Vi ho messo una traduzione dei "pantaloni morti" sul blog musicale.

Wednesday, 18 April 2007

So it goes! (Cosi’ vanno le cose).

Usci’ dalla cucina. (...) Quindi si giro’ verso di me per farmi vedere quanto fosse furiosa. Aveva mormorato fra se e se, quello che mi disse fu un frammento di un piu’ lungo discorso.
“Voi eravate solamente dei bambini” disse.
“Cosa?” Disso io.
“Voi eravate sol dei bambini vestiti da soldati come i miei figli di sopra”.
Annuii che era vero. Eravamo solo vergini mandate in guerra, proprio alla fine della nostra infanzia.
“ma tu non lo scriverai in questa maniera, vero?”.
Non era una domanda. Era un accusa.
“I-io non lo so” balbettai.
“Beh lo so io” disse. “tu scriverai che eravate uomini anziche’ bambini e sara' portato sugli schermi da Frank Sinatra e John Wayne o qualcun altro di questi affascinanti, sporchi uomini che amano la guerra.
E la guerra sembrera’ una cosa bella. Cosi’ avremo ancora piu’ guerre. Che saranno combattute da bambini come quelli che dormono al piano di sopra”.
Ora capii. Era la guerra che l’aveva fatta arrabbiare. Non voleva che i suoi bambini o i bambini di nessun altro fossero uccisi in guerra. E pensava che le guerre fossero in parte incoraggiate da libri e film.
Alzai la mia mano destra e le feci questa promessa: “Mary” dissi, “non so nemmeno se questo mio libro verra’ mai finito. Credo di avere  gia’ scritto piu’ di 5000 pagine e di averle buttate tutte. Se mai lo finiro’, ti do la mia parola d’onore che non ci saranno parti per Frank Sinatra o John Wayne.
“Ti prometto che” dissi “si chiamera’ la crociata dei bambini”.
Lei mi ritorno amica.
Il dialogo che vi ho tradotto qua sopra (sperando di non avere violato nessuna legge) e’ una parte di “mattatoio numero 5 o la crociata dei bambini”.
Poi continua....l’autore viene rapito dagli alieni e portato nello spazio.
Perche’ viene preso proprio lui?- so it goes!
Viene fatto prigioniero e portato a Dresda dove assiste all’annientamento di una citta’ che, anche se non era una "citta’ aperta", aveva accolto 200.000 profughi.
La citta’ non aveva piu’ difese militari (portate a nord per la difesa di Berlino).
Erano stati fatti accordi per salvare citta’
decadenti e con un valore artistico e umano molto minore (Heidelberg) ma per Dresda non ci fu pieta’.
In una notte smisero di vivere 350.000 persone. – So it goes!
Gente che meritava di vivere mori’. Citta' che non meritavano di essere bombardate vennero distrutte. La guerra non seleziona.- So it goes!
Non so se c’e’ un senso nella vita, sicuramente non ce n’e’ nella guerra.
Perfino il tempo, l'unica costante che da una direzione al tutto si puo' ridiscutere: "chi non impara dai propri errori e' condannato a rivivere il passato". So it goes!
Volevo parlarvi di Vonnegut ma non e’ facile. Non so scrivere coccodrilli o spiegarvi qualcosa che mi piace senza che neppure io capisca il perche’.
L’ho riletto in questi giorni. L’ho capito ancora meno, m'e' piaciuto ancora di piu'.
Ho riscritto 5000 volte questo post e alesto e’ il risultato. So it goes!

Thursday, 12 April 2007

Felicitas est parvus canis calidus- Felicita’ e’ un piccolo hot dog?.

E’ sera e fa freschino e torno a casa dal lab.
Accendo la moto. Fischietto.......mi si appanna la visiera del casco. torna normale. Canticchio. Mi si riappanna. Capisco la differenza fra i vespisti e i motociclisti.

Di ilari vespisti ne ricordo parecchi.
Ma l’unico motociclista sorridente che mi sovviene e' in un vecchissimo ricordo di Napo Orso Capo  (foto a Sx).

Va altresi’ aggiunto che il suo essere un orso capellone e Hyppie guidante una moto invisibile, costituisca un caso abbastanza particolare.
Allora mi pongo serioso alla guida del mezzo e decido di raggiungere il “Lac de joux” perche’ il nome mi riporta pensieri felici.
Costeggio il Genfersee, poi giro su per le Alpi. Scopro un’ altra cosa: i nemici dei motociclisti, non sono gli automobilisti. Sono i bacarozzi che appena ti vedono, si suicidano con ardore (mirando alle pupille).
Con la vespa, invece, si schiantavano, di tanto in tanto, sulla nuca.

Abbasso la visiera e inizio a salire i tornanti. Fa freschino. C’e’ ancora tanta neve.
Il chiurlo guarda la mia giacchetta primaverile e critica con lo sguardo il mio abbigliamento.
Mi inoltro ancora nel bosco e il ghiro si schernisce del mio essere intirizzito.
Un altra curva. Vedo un piccolo tasso  gli passo accanto, esso non mi deride.
Sara’ forse perche’ il Murselide e’ stato spiaccicato al suolo da una macchina un paio di giorni prima?

vestigia
Arrivo al lago (foto a Dx).
Poi mi fermo al parco di Nyon con le sue 2,5 colonne romane.
Ho fatto circa 200 km, ho fame. Mi guardo intorno ma e’ tutto chiuso.
Perfino il kebabbaro ha abbracciato la festivita’ di Pasquetta....
Vado un po’ in giro ma trovo solo locali con ristorante e lap-dancers.

Non sono moralista, ma da fastidio trovarsi una ballerina con tutte le impubenda di fuori, nel piatto in cui mangio.
C’e’ proprio poca scelta, nei posti dove la gente non ha bisogno di altri soldi. Poi vedo una possibilita’. Una multinazionale cattiva che ha come simbolo un clown sorge costi’ ad uopo.
Il sole tramonta dietro le Alpi, mentre mangio un hot dog, ripensando alla bella giornata.