Tuesday, 11 March 2008

Cala la luna e io non spero, l'illusione è il lusso della gioventù.

Nella vecchia Repubblica Democratica Tedesca, al posto di Carosello, prima di andare a letto, i bambini guardavano “Der Sandmann” ovvero “l’uomo della sabbia”.
Trattavasi di un omuncolo che metteva della sabbia impalpabile, sugli occhi dei bambini che cosi’ sentivano gli occhi pesanti e chiudendoli  iniziavano a sognare.
Anche nella Germana Ovest i bambini avevano lo stesso programma, ma la produzione era diversa (forse perche’ i bambini dovevano avere sogni diversi).

Per esempio, nella DDR i bambini potevano volere diventare cosmonauti, come l’eroico Jurij Gagarin (foto) un uomo capace di volare nello spazio dentro uno scaldabagno (Vostok).
Invece, nella Germania Ovest si voleva diventare una cosa completamente diversa: astronauti, che e' diverso da cosmonauti.

Io, forse perche' da piccolo vedevo "tele capo d’Istria", avrei preferito il buon, mai invecchiato Jurij. il primo uomo, cosmologo, a vedere stagliarsi la terra, al di sopra di tutto, netta, pulita, e pertanto “bellissima”.
Pero’ nella mia citta’ non avevamo una strada o una scuola a lui dedicata. Io andavo alla “San Giovanno Bosco", fossi andato alla Jurij Gagarin oggi sarei piu' felice....e forse anche per questo loro sognavano grandi cose mentre noi si vedeva la pubblicita’ prima di andare a nanna.

Ora tutto questo era per dire c
he c’e’ grande confusione sotto il cielo.
E quando uno deve decidere cosa fare nella propria vita, in che direzione spostare i suoi interessi, sarebbe bello chiudere gli occhi e sognare cosa diventare, come quando si era bambini.
Invece a volte si e’ cosi’ stanchi che, toccato il materasso si finisce direttamente nel sonno piu’ profondo, nero, caldo, troppo stanco perfino per sognare.

Quasi come un embrione nella pancia della mamma cioe' un organismo multicellulare che vive costantemente sotto sopra e nella merda fin al collo.

Friday, 22 February 2008

Ordinando l’armadio: dall’entropia cosmica alle cronache di Narnia.

L’entropia e’ una funzione di stato che rappresenta una misura del disordine. Quando l’universo raggiungera’ il massimo di entropia/disordine non sara’ piu’ possibile fare niente.
Quando guardo il mio armadio e penso che quel momento in fondo non possa essere cosi' lontano.
Decido allora di mettere un po’ d’ordine.


Compio il primo passo dentro il mio armadio, scanso i mostri che vivono nell'armadio (che non sono quelli che la pubblicita' chiama "i nemici invisibili dell'igiene").
Inizio a piegare un po’ di maglioni sparsi e trovo varie cose. Un giornale di design scandinavo.
Questo risale a tanto tempo fa, quando stavo con una Finlandese (nel senso della donna, non della sauna). Mi pare fosse un bel periodo.
L’unica brutto
ricordo e’ che, dovendo andare in bagno l’unica cosa che trovavo da leggere erano "la bibbia" o delle assurda riviste di design (in cui mostravano i divano senza nemmeno metterci le donne ignude innanzi).
Fini' poco dopo, ma non perche’ non esisteva la versione Suomi di Topolino (classica lettura balneare, nel senso del bagno).


Piego magliette di calcio, sistemo delle camicie e mi congratulo con me per la loro perfezione, nonostante non possegga un ferro da stiro. Sotto una felpa verde col cappuccio trovo una scatola con dei bicchieri da brindisi lunghi e sottili. Li vinsi a un conscorso di cucina sbalordendo tutti, me compreso.
Guardandoli, non posso fare a meno di pensare che chi dice che il seno perfetto debba stare in un bicchiere di champagne e' gente quanto meno strana.
A scavare nell’armadio mi addentro nei ricordi e riordino. Ad un certo punto mi trovo davanti un centauro che dice di chiamarsi sig.Tumnus.


Sarebbe bello rimanere a parlare con costui, ma lo spazio per il post e’ finito, l’ordine generale (dell'armadio) e’ quasi ristabilito e devo andare a riordinare un po’ anche la mia vita e andare a guardare le proposte di lavoro per biologi, visto che presto dovro’ cambiare citta’ e ancora non so dove andare.

Tuesday, 12 February 2008

Apologia di San Valentino


Passavo una domenica tranquilla: un po’ leggendo, un po’ compiendo di giochi di magia (come il fare sparire la torta che aveva fatto la mia coinquilina), un po’ di esercizio fisico (bevendo Coca cola, e mangiando delle mentos fino a ottenere l’effetto leone della MGM).
Una domenica fin troppo tranquilla, quand’ecco che, leggendo il blog dei miei cugini Ettore ed Elena (non lo linko, ma e’ l’unico blog di teen-agers ke non utilizza le “k” a sproposito) trovo nell’ultimo post che mio cugino Ettore s’e’ rotto il ginocchio, Elena aspetta con ansia San Valentino.

Capirete bene la gravita’ della situazione.
La mia cugina prediletta (se un giorno l’altra cuginetta scoprira’ questo blog, diro’ che sono stato frainteso) s’e’ innamorata, insomma, la stiamo perdendo.

Ora, sia ben chiaro, non e’ un discorso maschilista o da cuginone geloso, il fatto e’ che lei e’ una persona degna di fiducia.
Il problema sono i giuovini suoi coetanei i cui movimenti e moti dell’anima sono guidati da piccole molecole che fanno grossi danni (infatti nonostante le dimensioni ridotte sono chiamate col maggiorativo: gli ormoni.

Certo ci sono anche teenagers romantici e idealisti.....ma e’ anche vero che per definizione la definizione di teengager romantico prevede che essi si suicidino. Lasciando, di fatto, il territorio di caccia ai predatori piu’ spietati
E poi. Chi sara’ costui? Come mai non s’e’ presentato, inginocchiato, genuflesso, prosternato o compiuto uno di questi inutili atti per mendicare una benevolenza che, ça va sans dire, col cavolo che avrebbe ottenuto.

A questo punto, per capire quanto fosse grave la situazione, ho contattato la cugina e tra una critica letteraria ed una domanda sul suo corso di chitarra, le ho buttato la’ la frase: “certo che San Valentino e’ proprio una festivita’ capitalistico-borghese, dove l'uomo si spersonalizza ed ha come fine il puro guadagno, per fortuna noi, pragmatici figli della classe proletaria, non ci caschiamo in questi trucchi”.
Lei non ha risposto per 15 minuti, poi ha detto: "ma a me piacciono le frasi nei cioccolatini" e subito dopo e’ caduta la linea.
Il post aveva come immagine dei gattini e tanti cuoricini sberluccicanti. Secondo voi, l’abbiamo gia’ perduta?

PS- Dimenticavo, il ginocchio di Ettore e’ curabile in due-tre mesi al massimo.

Tuesday, 5 February 2008

Sehr Giftig

Come si sceglie un regalo per una persona a cui vuoi bene?
Mia madre rispose: “prendi cio’ che ti piacerebbe ricevere: il cuore non sbaglia mai”.
Mia madre non si mostro’ sopresa quando, a 35 anni ricevette il suo primo pallone di cuoio.
E’ chiaro che il concetto di bene assoluto e di bene materiale talvolta si sovrapongono, talvolta, invece rappresentano l’oggettivazione delle nostre passioni sull’altra persona.
Mmm adesso mi spiego cosa volevo dire:
Io, Alessio e e Laura venimmo mandati a comperare un regalo per Dana, che compiva un anno.
Dopo avere giocato per alcune ore coi giocattoli, talvolta dovendo cacciare i bambini che li stavano usando, ci accingemmo a compiere la nostra missione.
Alessio penso’ che il regalo perfetto fossero un set di forno, lavatrice, frigo etc. che l’avrebbero resa una perfetta massaia.
Laura insistette perche’ si comprasse il set di manette, pistola, arco etc. Io ero rimasto mezz’ora davanti al “galeone dei pirati” in superofferta.
Alla fine ci telefonarono e ci obbligarono a comprare un regalo adatto a una bambina di un anno con la scusa che bisognava evitare che Dana ingerisse il regalo.
Ma secondo voi, una gnoma puo’ ingerire il galeone dei pirati?
Tutto cio’ mi fa pensare sul valore delle cose.
Ho pochissime cose di valore, ma moltissime a cui do valore perche’ mi ricordano le persone che me le hanno regalate.Orma
Credo che gli oggetti valgano per quanto siano stati vissuti e quelli regalati, per quanto si sia voluto farli vivere dagli altri.
Il mese scorso volevo comperare un regalo per Sofia, la figlia di un mio collega. Vidi una composizione di aerei e mongolfiere in legno, da mettere sopra la culla.
Erano bellissimi. Nessuna bambina, crescendo con quelli aerei avrebbe potuto desiderare meno di volare, oltre confini e frontiere e diventare una persona al di sopra della media.
La negoziante si rifiuto’ di venderlmelo dicendo che era adatta a maschietti, mentre per le femminuccie c’era la stessa composizione con delle coccinelle.
Ora Sofia ha delle Cucujoidee che svolazzano sulla culla e non so cosa diventera’ in futuro.
Quando mi chiesero cosa avrei voluto a Natale.
Risposi: “la pace nel mondo”.
Forse non hanno ancora trovato abbastanza carta da regalo per incartarla. Pero’ devo dire che questo maglione non e’ poi cosi’ male.

Monday, 28 January 2008

Di ogni volta che Weltanschauung batte Ferenc Puskás

In un biergarten al tramonto discutevamo della prossima partita contro l’istituto di virologia.
Tomasz, pensieroso esclamo': “i virologi sono gente strana, altrimenti studierebbero degli esseri viventi”.
Nell’antica diatriba tra chi considera i virus esseri viventi (anche se incapaci di riprodursi indipendentemente) e chi no, Tomasz si schierava con i secondi, pensammo tutti.
“Dovrebbero scontrarsi contro quelli di immunologia quale rito apotropaico dell’eterna lotta tra sistema immunitario e virus.  Certo, sono una squadra di muli” aggiunse Tomasz con l'arroganza di chi non considerava i muli quali esseri viventi (in quanto sterili).
Il capitano abbozzo’ un sorriso e taglio’ il nome di Tomasz dalla lista degli esseri viventi da convocare (in effetti a oggi Tomasz non ha ancora procreato).


La partita inizio’: noi attaccammo in maniera audace per un tempo che sembro’ infinito.
Purtroppo, pero’si rivelarono essere solamente 5 minuti.
Da quel momento in poi, gli avversari iniziarono a giocare e fu chiaro che erano di un altro livello.
Passando accanto agli spalti sentii chiacchierare fitto e parlare di “calcio champagne”, chiaramente parlavano dei nostri avversari.
La mia squadra passo’ alla guerra di trincea (catenaccio impudente).
Passando accanto agli spalti sentii lamentarsi  a lungo e discutere di “calcio vino scadente nel cartone” e fui sicuro che parlassero di noi.

La squadra avversaria attaccava in maniera continua e sembrava sul punto di potere segnare da un momento all’altro quand’ecco che, i due Scilla e Cariddi della difesa (al secolo Volker e Dragomir) rinviarono una palla lontano.
La palla arrivo’ a me. Stoppai la palla, aggirai in velocita’ il difensore (che scritto cosi’ sembra molto glorioso, ma per tutta la partita riuscii a passarlo  quell'unica volta).
Alzai gli occhi e scoprii che il portiere, forse per spingere la squadra, era fuori dalla sua area di rigore, lontano dalla sua porta.

Alzai la palla. Mi immaginai fromboliere e tirai forte.
Smisi di correre e, guardando la palla allontanarsi, iniziai a pensare.
Ponderai che quel goal da lontanissimo sarebbe entrato nella storia del mio istituto e che a lungo sarebbe stato cantato da stirpi di dottorandi.
Cercai di valutare se, il mio essere calciatore, mi avrebbe conferito un vitalizio di procaci fanciulle e pensai quanto bello sia questo giuoco del calcio.

Considerai i miei amici/e che fanno atletica o canoa: si esercitano ogni giorno, allenano i loro muscoli con caparbieta’ di chi sa che solo la perfezione permettera di battere gli avversari.
Invece, sul campo verde, l'imperfezione e il caso aveva creato un tiro cosi’ perfetto c
he ora la palla sembrava avere fermato, col respiro degli spettatori, anche il tempo.
Per questo ci fu tempo di chiedermi se fosse davvero etico che la mia squadra, nonostante palesemente piu’ debole potesse ora, con questo tiro, vincere.

E ci fu tempo per capire che forse il calcio e’ come la vita: non sempre vince il migliore, vince chi ci crede di piu’.
Solo cosi’ si puo' accettare che l’Ungheria di Ferenc Puskás non avesse vinto i mondiali (ok, cosi’ e con il doping dei germanici).

E crederci e soffrire, per noi, era la normalita’, forse non era debolezza, era semplicemente la nostra maniera di essere, di vincere e affermarci, di vivere: la nostra Weltanschauung.
La palla, dopo avere sorvolato il portiere, inizio’ a scendere dolcemente.

Il pallone fece un rumore freddo e sordo, quando impatto’ contro la traversa per poi tornare indietro.
Ci fu il tempo per prendere due goal, prima di andare sotto le docce e dimenticare quella partita, almeno fino all’anno successivo.
Per un attimo avremmo potuto vincere. Abbiamo sofferto, sognato, perso malamente.
Nella mia squadra siamo tutti di sinistra. Anche questo potrebbe spiegare molto....ma questa e’ un altra storia.

Wednesday, 23 January 2008

A chi vuoi piu’ bene? A mamma o a papa’?- Bloggoli da antologia.

Baruli mi ha inviato una catena. In genere non rispondo. Vieppiu' irrido dall’alto del mio razionalismo le paventate conseguenze del mio gesto ma, siccome e’ un periodaccio, siccome non voglio peccare di übris, siccome nella vita le cose cambiano (per esempio ultimamente non so se mi si sono ristretti i jeans o il pacco ha ripreso a crescere) eccovi....

5 Blog che meritano la vostra attenzione.


1-  http://www.variasopravvivenza.splinder.com/
Ci sono blog da leggere come post it, altri da leggere come libri.
RadioBeba scrive post come fossero libri. Un piccolo mondo antico pieno di colori. RadioBeba e’ intelligente, sensibile e bella (dentro e fuori) potrei dire altro, ma non lo dico altrimenti si capisce che faccio tutto cio’ per una teglia di lasagne
Un vecchio post a caso.
Ps- Se io ho aperto questo blog, e’ sopratutto colpa sua.


2-  http://lario3.splinder.com/
I nostri genitori andavano a letto dopo carosello. Oggidi’ la tv e’ quel che e’, pero’ e’ un piacere aspettare la mezzanotte e il nuovo post di Lario3.
Sconclusionato, surreale, sagace e altri aggettivi con la “S”.

Un vecchio post a caso


3- http://mondovermiglio.splinder.com/
Il mondo Vermiglio e’ un mondo malinconico, descritto con poesia e  profondita’, assomiglia molto al mondo in cui viviamo ma i narratori in genere sono piccole cose e persone. Se letto con particolare attenzione permette di riuscire a vedere cio’ che conosciamo gia’, ma da un punto di vista diverso. Molto bello l‘avatar di questa scrittrice in erba (e nel dire questo non v’e’ affatto conflitto di interessi).
Un vecchio post a caso

4-  www.cattomoderasta.splinder.com
Chi scrive ha un animo cattolico, moderato, entusiasta. Cioe’ il minimo comune multiplo tra Gianni Mina’, Cecco Angiolieri, Damiano Tommasi, il Golosone della girella, la pappa col pomodoro e un peperoncino.
Un vecchio post a caso.



5-  http://www.gattusometro.blogspot.com/
Quest’uomo (e son parole grosse) e’ un genio, ma lui non lo sa.
A volte sa scrivere delle grande storie, a volte sa scrivere de "la grande storia" talvolta indulge in cazzate di dimensioni alquanto notevoli.
Bisogna solo leggere e chiedersi: cosa si sara’ inventato stavolta?

Un vecchio post a caso


Lascio la catena a chiunque la voglia continuare.
Il prossimo post verra’ pubblicato Lunedi dal titolo: “Di ogni volta che Weltanschauung batte Ferenc Puskás”.

Friday, 18 January 2008

La terra trema. 15 Gennaio 1968.

Ho portato il mio zaino fino a qua e l’ho lasciato sotto un cartello che, sotto un teschio, avverte “attenti al treno”.
Non c’e’ ferrovia per miglia.
Il senso di inquietudine e’ profondo: come quando per strada si incontra il segnale di pericolo generico ma non si specifica cosa si debba temere.
C’e’ buio, un deserto blu livido infastidisce un cielo chiaro e pieno di stelle, se all’improvviso, da dietro la collina sbucassero alieni, zombies o altre "forme di vita" non ne sarei affatto sorpreso.


La verita’ e’ che qui una volta c’era una citta’.
Poi una notte, 40 anni fa, la terra tremo’. E la citta’ non fu piu’.
Ci vollero giorni perche’ si riuscisse a capire cosa era successo, questa terra era sempre stata trascurata.
e fu quasi naturale coerenza  continuare a farlo per giorni, nonostante un terremoto di decimo grado della scala Mercalli.
Si penso' che l'assenza di notizie fosse un buon segno.
In realta' la mancanza di notizie era dovuta al fatto che il terremoto aveva inghiottito tutto: strade, citta’, ferrovia, persone. Contro tutto cio’ v'erano 80.000 persone che erano rimaste vive, ma senza casa.
Chi lo vide da un aereo defini’ il paesaggio "postatomico".


Passo’ del tempo, si capi’ l’entita’ della tragedia, ci si rimbocco' le maniche, si inizio’ la ricostruzione.
Negli anni successivi molti architetti "donarono" progetti per far si che le citta’ uccise potessero divenire una citta' nuova, moderna, ideali. Citta' vennero ricostruite da zero.
C’era entusiasmo, speranza, come sempre accade quando si e’ visti passare davanti la morte.
Era voglia di vivere, ed era voglia di farlo nel modo migliore.


Anni dopo, visitai questa citta’ (foto).
L’autobus arrivava attraversando i campi gialli di grano. Passava sotto una stella gigante che mi appariva
immensa e si fermava sotto una torre in cui era rimasta impigliata una nuvole che suonava. Mi sembrava davvero la citta’ ideale, pensai che mi sarebbe piaciuto vivere li'.

Tornandovi dopo anni, capii lo stridente contrasto che costituivano tutti quelli spazi abbandonati.
I vecchietti, che in qualsiasi altra parte, in giorni come quelli, avrebbero cercato un po’ di refrigerio nell’ombra delle stradine strette, ora si muovevano come relitti sofferenti, al centro di viali deserti.
La vecchia citta’ troppo distrutta per essere ricostruita era stata ricoperta da cemento: le vecchie strade erano ora spaccature della terra arsa: il cretto di Burri.
Tutt’attorno, opere incompiute, scheletri di edifici ora cadentii e  arruginiti o paradossi laceranti: villette a schiera di stile Olandese, pensate probabilmente per essere costuite davanti al mare che invece fronteggiavano il deserto. Un po' mi vergognavo, ma ero contento di non abitare in una moderna necropoli vivente.
Chi aveva progettato tutto aveva dimenticato una cosa: l’uomo.


La gente era andata via, un po’ perche’ perdi le radici capisci che in forse e’ meglio cambiare tutto.
Un po’ perche’ non si puo’ vivere in un museo se non si ha di cosa mangiare....e chi aveva portato tutto quel cemento e ferro si era dimenticato di portare un lavoro duraturo. A vederla da terra questa citta’ mi sembrava un paesaggio postatomico. Le speranze e i sogni di cambiare tutto erano divenute col tempo solo avvilimento e disperazione.


Mi sono levato lo zaino, e un vento freddo gela la schiena.
Mia nonna mi direbbe di indossare un maglione, ma non lo faccio.
Il vento mi fa sentire vivo in un posto che era poco, venne colpito dalla natura, si illuse di potere diventare qualcosa, e infine divenne niente.
Sono passati 40 anni e nessuno ha ricordato il terremoto del Belice. Del resto, il niente, si dimentica in fretta.