Tra qualche giorno andro’ in vacanza. Tuttavia, fear not, il blog continua con la frequenza usuale.
Anzi, per dimostrare che questo blog e’ avantissimo <suspence, effetti speciali, fuochi d’artificio, flap flap di Nazgül> eccovi il resoconto della vacanza prima ancora di partire.
Magia? No: questo pezzo l’ho scritto un anno fa, ma allora non avevo dove metterlo.
Siccome i luoghi sono gli stessi, eccovi il post su Falloppiolandia-summer version.
“Parte l’aereo, ritorno. Ritorno perche' ad essere incantati dal mondo ci si scorda le origini. Si dimentica che il cielo possa essere, nonostante tutto, cosi’ blu e che, sulla terra gialla, esistano templi possenti e antichi piu’ magici degli immensi grattacieli. Ancora una volta rimango affascinato dalla ricchezza che gli Arabi espressero nei mosaici a Monreale e nei dedali dai profumi antichi della Kalsa. Vedo i tramonti sulle saline di Trapani dove inoperosi mulini sembrano essere li' solo perche' il sole vi tramonti dietro quando non vuole dormire su scure montagne. E sono davanti a questo mare verde che abbraccia tutto.
I cibi, che finalmente mangio con la mia bocca e non attraverso le “mangiate” narrative di Montalbano. Le mie mani sono unte, sorrido e penso che tutto questo si accumulera’ dentro di me a lungo; la mia terra lascia un segno, anche sulla mia linea.
Torno a casa come un turista, mi stupisco di tutto. Ma non e’ la curiosita’ di chi passa. Provo a capire i percorsi non sempre semplici, della mia gente.
Mi emoziono per ogni filo d’erba che fiorisce dove un tempo era deserto, e sento un colpo al cuore a ogni ferita inferta a una terra che definisco mia perche’ fissata per sempre nei miei ricordi: “Come osano lasciare cadere la torre saracena della tonnara?
La stessa che in un angolo della mia mente e’ indistruttibile?”
Da li’ vicino ho imparato a tuffarmi, a buttarmi nel vuoto capendo che nel mare ci si puo’ annullare, cosi’ come nella vita, ma non per questo si deve temere di osare.
Vedo i turisti che danno soldi alla mia terra, ma non la comprano, la affittano per un po’: la mia terra sa essere anche un prostituta e a me, fa pensare che per parcheggiare dove ho sempre vissuto debba pagare. Alla fine, questo viaggio dentro me, attraverso la mia terra, diventa un lusso di felicita' e tristezza. La mia terra troppo piena di ricordi per potere essere dimenticata, troppo vuota di prospettive per essere considerata seriamente "casa".