Tuesday, 6 February 2007

Prendete. ne avrete bisogno:, . ; " ,, " . ! , " , . : : '.

Guardate oltre le colline brulle, dove olivi radi crescono e, poco prima di tuffarsi nel mare, la terra si fa piu’ dolce e si riempie di case bianche.
E’ la citta’, e al suo centro v’e’ l’agora’, quivi troviamo giuovini che camminano (peripatetici) e discutono di filosofia, mentre piu’ avanti, un gruppo discute di geometria e delle ultime notizie giunte dalle colonie dove, si dice, Archimede abbia messo appunto il suo teorema.
Volgiamo ora lo sguardo proprio verso quelle terre, aspettiamo che il sole velocemente rincorra la luna e ci porti, se non proprio ai nostri giorni, a pochi anni fa; sempre che il lettore ci segua in questo gioco di spazio e tempo assecondando in questo la sua ubris di essere pari a un dio.
Quivi, troviam una volta ancora giuovani che discorrono, e, praticando l’arte della retorica, discutono di filosofia e donne (non necessariamente in quest’ordine) con lo scopo di classificare i sistemi filosofici in "interessanti e non" e le ragazze in "peripatetiche e non". Praticano cio’ che per i mediterranei si definisce otium e che i barbari traducono con le loro pragmaticita’: “pigrizia”. Piu’ avanti un altro gruppo (che frequenta una scuola differente) rinchiude triangoli in cerchi e calcola fantacalcio ripetendo a memoria i pezzi della gazzetta, quest’uso ancora sconcerta le nostre menti piu’ avezze al classico che allo scientifico, ma lo giustifichiamo col fatto che essi, come in “fahrenheit 451”  cerchino di salvare da un possibile oblio postatomico le gesta dei loro eroi minori che siedono lassu' all’olimpico.
In questa piazza tutto passa fisicamente e non: si discute. Filosofia, politica e vita comune hanno diritto di cittadinanza, meglio se mescolate le une alle alte. Ecco, infatti giungere Deuterio che ci narra della sua storia: Lunedi, iniziai a stare insieme alla procace Tritia, a suggello del nostro patto d’amore, sapete com’e’ fatta lei, andammo a protestare davanti al consolato Americano, poi Martedi’ fu quello Inglese, quindi al palazzo della regione. Giovedi la lasciai: non sono pronto essere fidanzato con Che Guevara.
E li’, ponderando le parole, gli astanti esprimono con uno “Staminchiazza” il loro pensiero. La meta’ di loro, lo avranno pensato con un moto di solidarieta’ sorpresa. L’altra meta’, nella sua versione tradotta che recita ±: “Siamo in piazza” che sarebbe come a dire Panta rei, ma i tempi non sono piu’ maturi abbastanza per parlare in idiomi classici. Alloraci si limita a constatare che stiamo nell’agora, dove tutto scorre.
Perche’ la piazza non e’ mai ferma, ne ha tempo: la piazza e’ il luogo dove si incontrano e decidono le nostre vite,
ma con l’usuale decisionismo frettoloso dell’ultimo momento.
Cosi’ ci si vede ogni sabato la’ e si aspetta, si fa la conta dei giuovini e e delle proposte di avventure che potranno essere narrate il giorno dopo e si sceglie la piu’ allettante.
Se si andra’ con i fantacalcidi si potrano conoscere nuove persone a una festa, se si andra’ , invece, a prendere un gelato al porto si potra’ gioire della bellezza di un tramonto sul mare e importunare quella ragazza profumiera che ti sorride tanto.
Cosi’ e' e cosi' sempre sara’, quale divinita’ potra’ turbare il fato che la parca Lachesi fila ogni giorno? Un fato deciso e libero come la favella di questi giovani gia' sapienti, ma ancora alla ricerca. Cosa potra ' mai turbarli?
Uno squillo, sara’ il corno di Amaltea venuto a portare abbondanza copiosa nel futuro di costoro? No. E’ un piccolo messo che recita: “Asaramagooo ke fate sto sabato? Xke nn k’ho prpr niente da fr”.

Monday, 5 February 2007

Sono un po' indaffarato...per domani potrei riuscire a finire un post su cui lavoro da un po'
Se volete leggere qualcosa di breve e bello, antico e attuale, vi rimando a questo bellissimo post di RADIOBEBA.

Tuesday, 30 January 2007

Langue d’Oc et d’Oil vs l’homme D.O.C. & oil

Per discutere con coloro che parlano i linguaggi neolatini, in particolare i Francofoni, e’ necessario imparare i loro idiomi. Quelli che invece parlano le lingue di origine Sassoni (Sassofoni?), ad esempio i tedeschi, in genere parlano un buon inglese.
Visto che con l’Inglese non posso comunicare con non-scienziati, commesse del supermercato etc. ho intrapreso lo studio della lingua autoctona.
Al momento, dopo meta’ corso, parlo Francese come Zola, il calciatore, non l'  Emile.
La gente che frequenta il corso viene da tutto il mondo.
Una ragazza dello Zimbabwe indossa eleganti tallieurs, ma con treccine etniche. Una pelle nerissima e bellissima. Come l’ebano. Una pantera. Rappresenta la bellezza esotica dell’Africa piu’ nera. Il suo nome e’ Bianca.

C’e’ anche un giornalista Australiano. E’ un po’ diverso dai giornalisti Australiani che siamo abituati a vedere: durante le lezioni non molesta coccodrilli, ne’ importuna cetacei. Forse i giornalisti Australiani hanno imparato che anche gli animali apparentemente piu’ innocui, se vogliono, sanno difendersi....e pensare che ci fu chi promulgo' perfino leggi in difesa della razza.

Ogni lingua ha le sue peculiarita’. In Tedesco, il verbo va alla fine della frase nelle principali. La cosa puo’ sembrare illogica. Ma ha un suo scopo: avete mai visto un tedesco interrompere l’altro?
Stranamente, anche il dialetto Siciliano segue la regola del verbo alla fine, ma li’, nelle discussioni piu’ animate si assistono a continui interrompimenti di fronte.
Con frasi sempre piu’ brevi e serrate e da allocuzioni quali
“Cchiu curnutu di na cartedda di babbaluci, si” (porti piu' corna in capo che un grosso contenitore riempito da lumache), alla fine le discussione si  sintetizza in  elenchi di parole con funziona aggettivale, di cui si prega di notare il climax fino allo spannung: "‘nfami (traditore), sbirru (birro) e curnutu (vedi le escargot) etc.
La cosa piu’ difficile nel Francese non e’ la grammatica ma la la pronuncia della “R” che deve essere schiacciata sul palato con la lingua che batte sui denti, poi sbattuta contro un muro e colpita con un maglio d'acciaio. La persona che la pronuncia meglio e' una Texana dalle vocali un po' troppo aperte, ma con una "R" perfetta: come se ci avesse posteggiato sopra un bufalo.
Comunque, le lezioni continuano e prego (vedi foto con "me" andato in Bianco) di avere presto abbastanza vocabolario per convinvere le indigene a concedermi le di loro grazie. Putroppo dovro’ aspettare un po’: e’ difficile conversare con le damigelle potendo contare solo sul presente dei verbi della prima coniugazione....
Vi ho messo un file audio con una canzone degli Offlaga Disco pax, dal CD "Socialismo tascabile (prove tecniche di trasmissione)" (vedi qua a Sx, nella sezione ultimi media/fotine e fotone) mi piacciono molto le parole.
Sappiate che il primo minuto puo’ lasciare basiti, ma poi si sviluppa. Buon ascolto.
Riflessi sull'attualita': dall'archivio di Reponline vi ricordo quest'articolo.

Thursday, 25 January 2007

Lupus (eritematoso) in fabula

E udii la voce della mia cuginetta dicente: “mi racconti una fiaba?
Rabbrividii: le fiabe sono un genere difficile: seguono regole precise, come gia’ avevano notato Propp e Tamas, quelle piu’ famose, poi, sono piene di donnine costrette ad aspettare qualche maschio α che cambi la loro vita. In quelle antiche, raccolte dal Pitre’, spesso arriva un riconoscimento dall’alto, il re o l’imperatore. Allora la comunita’ cambia opinione, non perche’ riconosca il valore (che c’era anche prima), ma piuttosto perche ora il protagonista e’ riconosciuto come VIP (indi ricattabile con foto compromettenti).
Non potevo tramandare queste idee: non volevo che la mia cuginetta potesse divenire una vanesia spettatrice da reality-fiaba.

Per prendere tempo. Le chiesi di iniziare il racconto, io lo avrei concluso. Lei comincio’:

-“C’era una volta un re, saputo di un avversa profezia, per amore rinchiuse la figlia in una torre da cui non poteva uscire....”
-“Ma il popolo col voto instauro’ la repubblica, la principessa venne liberata (quella gente non era supersiziosa), pote’ studiare e divenne un affermata ginecologa grazie alle proprie capacita’. Tutti vissero felici e contenti”.

-“La perfida matrigna costringeva Cenerentola ai lavori piu’ umili, lei sognava il principe ma il giorno del ballo apparve una fatina....”
-“Che in realta’ era un assistente sociale che tolse la custodia alla matrigna. Cenerentola scrisse un libro da cui venne tratto un film: “pretty woman” e tutti vissero felici e contenti, tranne la matrigna che venne condannata per maltrattamenti, il principe venne coinvolto in un inchiesta su favori sessuali e video poker”.

-“Cappuccetto rosso doveva portare le cibarie alla nonna, ma nel bosco c’era il lupo”.....che pero’ era una specie in via d’estinzione per fortuna gli ambientalisti vegliavano su di lui e ne tracciavano tutti gli spostamenti. La bimba arrivo’ senza problemi e il cacciatore venne arrestato”.

Poi continuani narrandole di quando il soldatino di stagno aveva abbandonato la giubba rossa, e, indossana la maglia di Tommasi era diventato un attivista pacifista, la piccola fiammiferaia aveva trovato, invece un alloggio popolare.
Quella sera, la piccola ebbe sogni confusi e inquieti, ma aveva imparato qualcosa.

I bambini devono vivere di fantasia, ma la fantasia non puo’ essere asservita al potere.
Mi da fastidio che “i popoli facciano la storia, ma siano i padroni a raccontarla”, ma vieppiu’ mi irrita che si distruggano le fiabe.
Dovremmo inventarne nuove. Orsu', che ognuno prenda una stella e si inizi a sognare oggi, e in questa vita, un paradiso in terra pieno di cose belle e colorate.

E ricordate le parole di Saffo:
" Un esercito di cavalieri, dicono alcuni,
altri di fanti, altri di navi,
sia sulla terra nera la cosa più bella:
io dico, ciò che si ama."

La principessa a me. Vi lascio il drago, i cavalieri e il galeone della playmobil.

Monday, 22 January 2007

Oh Valentino vestito Valentino

Due anni fa si tornava da un concerto, se non sbaglio avevamo visto le Dresden Dolls.
Lo Starclub un secolo fa era un teatro di lusso, ma di quella ricchezza rimaneva solo un grande lampadario di cristallo, poi divenne cinema di propaganda, infine luogo per concerti.
Io ero li’, col solito gruppo di amici.
Avevamo appena salutato il gruppo dei Francesi che, come sempre, si sarebbero storditi di troppo fumo.

Il concerto era stato bello, l’Elba era tornato da poco nel suo letto ma noi non ne avevamo ancora voglia, il sole degli ultimi gio
rni aveva asciugato il fango e lasciato un prato verde, bello come quelli di calcio, solo piu’ perfetto.
Dio e’ il miglior giardiniere che esista e a noi piccolo omini sembro’ giusto decorare il suo giardino come dei nanetti (vedi foto presa dalla finestra del mio appartamento a DD).  Iniziammo a camminare su quel prato, a finire l’ultima bottiglia di vino mentre l’alba spuntava la’ dietro i castelli appollaiati sull'ansa del fiume. 

Poi, non si sa bene perche’ Hristio usci’ dalla sua macchina sempre piena di cose senza senso una magia, e, dopo due minuti, i maglioni erano a terra a delimitare porte immaginarie e correvo dietro ad un pallone.
Il cuore che batteva sembrava avere un ritmo felice perche’ segnare un goal agli amici, si sa, vale di piu’.

Due anni dopo, i piu’ grandi e ubertosi di quel gruppo avranno presto figli ed hanno smesso di andare ai concerti perche’ i locali sono pieni di fumo, i piu’ giovani continuano ad andarci ed io, nel mezzo, ho cambiato citta’ e sono ancora alla ricerca di un gruppo di persone con cui andare ai concerti.
....ma in fondo non siamo cambiati troppo.

L’altro giorno m’era tornato in mente questo ricordo e avevo deciso di vestirmi in maniera simile, sotto la giacca e la sciarpa rossa che porto sempre in inverno.
Venerdi’ sera, pero', il buttafuori di un pub disse che non potevo entrare vestito cosi’. Andandomene vedevo le persone dentro, apparivano stanche, con le cravatte slacciate, comunicavano opulenza ma non sembravano felici.
Il buttafuori aveva ragione, non ero vestito a tema:  io ero vestito di felicita' genuina.

Nel prossimo post si parla di fiabe se vi volete preparare ci consiglio gli scritti di Propp, del Pitre’, e le mille e una notte, altrimenti venite giovedi’ e provero’ a spiegarvi tutto nelle solite 400 parole.
Per chi e' rimasto a DD, guardate chi torna nei prossimi giorni: 1, 2, 3 (Toaster), 4,

Thursday, 18 January 2007

Uomini e camper: le déclin de l'empire américain

Quel giorno i Cretesi si godevano la bella giornata di mare e sole: chi combatteva la piovra, chi saltava sui tori etc.
Intanto l' architetto Nimrodio inventava le colonne Cretesi, non come tutte le altre ma, rastremate verso il basso, a sfidare le leggi della fisica. Questo accorgimento estetico si diffuse presto in tutta l’isola.
Al primo grande terremoto tutti quei palazzi vennero giu’ e la civilta’ Cretese fini’.
Quando una civilta’ e’ destinata all’estinzione i segni si vedono prima, ma e' difficile valutarli. Due post fa, parlando della fine di una cultura, qualcuno ha suggerito varie ipotesi, questa e’ la mia.
I segni del declino dell’impero Americano arrivarono ben prima della mia nascita, nel 1973. La data e’ stata determinando in seguito alla lettura attenta degli antichi manoscritti presenti negli archivi della mia casa di studente universtario: la collezione completa di Topolino “1966-1976”.
Ma forse e’ meglio raccontare tutto dall’ inizo: dagli anni ‘60.
In quegli anni Barbara Millicent Roberts (detta Barbie), top model di successo arrivo’ in Italia. Lei, giovane e indipendente venne messa da un giocoso fato insieme a Big Jim. Questi era un giuovine Italico, cresciuto nella campagna sterminata di una provincia che per lui, pero’, era troppo stretta.
Poi finalmente arrivo’ la bella Americana a fare coppia con lui e tutto cambio’. Certo, era piu’ basso, a volte si chiedeva se fosse davvero lui l’uomo degno di cotanta fortuna, non poteva dedicarsi piu’ agli sports, ma c’era l’amore, e tanto bastava. Lei intanto era diventata figlia dei fiori e obbligava a coltivare nei suoi poderi piante ricche di delta-8-tetraidrocannabinolo.
Ma un infelice giorno arrivo’ Ken. biondo, ricco, con il macchinone, raffinato. Ill lusso era frutto dei proventi delle attivita' illecite che gestiva dal suo attico, a Parigi. Concupi’ e irreti’ la bionda che forse, s’era gia’ stancata della vita di campagna. Seguirono un paio di anni in cui Barbara viaggiava tra America, dove si presentava con Ken; e Italia, dove si accompagnava a Big Jim.
Ma ormai lei si era montata la testa, ogni volta tornava differente: era Barbie astronauta, presidente d’America, rockstar, pilota d’aereo militare etc.

Alla fine lei lascio' Big. C’e’ chi dice che lui si sia dato all’alcool e che venga oggi chiamato col nome di Big Gin. Chi crede che ora sia un mercenario chiamato Gi-Joe.
Di certo tutto cambio’ e in peggio, nel 1973.
Quell’anno Big Jim provo’ a riconquistare il cuore di Barbara, lavoro' tanto e con sforzi inani le regalo' un camper con cui andare in vacanza. Purtroppo, in un classico esempio di eterogenesi dei fini, Barbara accetto’ il regalo, ma qualche mese dopo lo trasformo’ nel camper di Barbie: stesso
modello, ma con un colore piu' sbarazzino, e ci ando’ in vacanza con Ken (confronta le foto).
A volte mi chiedo quanto migliore sarebbe il mondo oggi se l’Italico  buon giuovine fosse riuscito nel suo intento di riconquistare la tracotante Yankee...

Monday, 15 January 2007

Io non sono Italiano. Sono emigrante, che e’ molto diverso.

Io sono un emigrante: ogni giorno devo dimostrare a tutti che lavoro non perche’ ho preso il posto di qualcuno, ma perche’ nessuno puo’ fare il mio lavoro con piu’ passione.
Quando ho lasciato casa, ho salutato le persone a cui volevo bene, alcune non le  ho mai piu’ riviste, ma sono partito con una valigia, tante speranze di potermi realizzare e costruire una famiglia. Come me, la  frontiera la passarono milioni di Italiani che decisero di costruirsi un futuro contro tutto. Perche’ da quando passi quella linea sai che sei tu l’errore nel sistema che dovra’ essere integrato. Sei tu quello che si deve adattare e sta alle tue mani fare il miracolo: lavorando dovranno parlare per te, che ancora non sai la lingua, finche' la gente si scordi i pregiudizi che aveva.

Ma e' inutile dirvi queste sono cose:  solo chi l’ha fatto puo’ capire....e voi siete Italiani, mentre io sono un emigrante, ed e’ diverso. Da voi, io, posso ricevere solo danni.
Ma v’e’ sembrato giusto che io, che rispetto le leggi, venissi associato per 5 anni a quella persona che avete eletto? Quella che si sente vittima dei giudici? Gli altri emigranti mi chiedono come mai in qualsiasi paese vada si trova sotto inchiesta. Ci credete a un grande partito internazionale dei giudici arroganti?

Io non ci credo, e forse per questo non posso dirmi Italiano, sono emigrante. Io li ho visti i giudici venire a parlare nel mio liceo, scortati come se fossero loro i cattivi, hanno un lavoro che richiede eroi, ma sono solo persone, spero non diventino persone sole.
Ma queste cose si vedono bene da lontano, e voi siete Italiani, non come me che sono emigrante.
Per me, tutti gli altri Italiani che fanno casini dovrebbero essere arrestati. Cosi’ si rimarrebbe solo noi emigranti-lavoratori e forse, col tempo,  si sbiadirebbero i colori sgargianti che ci portiamo dentro, diventeremmo grigi, ci confonderemmo col paesaggio.

Quelli di cui mi vergogno di piu’. Sono gli Italiani che si credono i paladini delle radici della cultura Italiana. Mi fanno ridere: le radici d’Italia iniziano a Little Italy, in America, attraversano le terre fin giu’ a a Buenos Aires e si diramano in tutta l’Europa....
Ma loro non attraversano le frontiere stanno li' e sentenziano: “Vai via dalla Sicilia, laggiu’ c’e’ solo la mafia, vai in Germania o in Svizzera a lavorare, a fare pizze”.
Perche' loro non guardano le differenze, ed un Siciliano che va in Germania deve essere per forza un cameriere o un pizzaiolo. Io la pizza non la so fare, ma nemmeno sono mafioso....e nemmeno la mia famiglia e molti dei miei amici. Ma intanto per molto tempo e' passata la linea politica dei paladini-crociati. Dei pupi.

E come difendono le nostre radici culturali? Bruciando i campi che dovevano accogliere gli immigrati regolari (e quindi col lavoro e il permesso di soggiorno) e i loro bambini.
Proponendo di alzare muri per separare noi e loro. Per fortuna poi hanno cambiato idea. Se mi mettessero insieme ad altri Italiani razzisti da questa parte del muro, infatti, io avrei paura. Perche' loro sono Italiani, Io emigrante.

Ma chi v’ha messo in testa certe idee....chi v’ha messo addosso tutta questa paura? Non vedete che c’e’ gente che vuole imparare la vostra lingua, ma gia’ vi parla con le mani e  con gli occhi?
Chi vi avvelena, impedendovi di distinguere l’emigrato buono da quello cattivo.
Certo a leggere certi articoli come questo o quest'altro si capisce chi ha interesse a spargere il terrore. Mi dispiace per voi. Gia', perche' voi avete perso. Perche’ voi siete in 58 milioni, vecchi e a crescita zero, mentre noi emigranti siamo miliardi e sempre in movimento.
Pronti a costruire una casa comune dove ci siano date fondamenta, pronti a buttare giu’ tutto, quando ci si rinchiude in gabbie di cemento o di odio.