Sunday, 18 September 2011

Di segreti soluti

Mentre sono in Grecia conosco Tomohiro, dal Giappone.

I Giapponesi che ho incontrato si sono sempre rivelati gente riservata, grandi pensatori, estremamente educati.
Tomo non fa eccezione.

Non parla troppo, anzi quasi niente, ma e’ sempre con noi, anche quando si fa bisboccia alle tre di notte nelle taverne dell’isoletta greche al grido di “viva la Fix” e Ouzo.

Tomo tira tardi, ma non interagisce troppo.
Sembra quasi sospeso, perso dietro i suoi pensieri,come se una bolla invisibile gli impedisse di parlare con noi. Come se una luce fosforescente e innata lo tenesse separato dal resto di noi.
L’ipotesi alternativa e’ che guardi con interessato disgusto le mollezze dell’occidente mediterraneo.



Una delle ultime sere, anziche’ il solito the' ordina anche lui una bottiglia di ouzo.
Ora, sara’ perche’ gli asiatici hanno una variante genetica inattiva dell'aldeide deidrogenasi e quindi hanno difficolta’ a catabolizzare l’alcool, ma sta di fatto che finalmente si scioglie e mi chiede:
Mi sono chiesto come il Giappone e' visto dal resto del mondo.

Abbiamo deluso tutti, sporcandolo con il nostro nucleare?
Cosa vedete quando vedete un orientale, vi chiedete se sia radioattivo?


Alla fine era questo il suo segreto?
Gli dico, di no (mi sento particolarmente benevolo, dovendo parlare a nome di tutta l'umanita'). Dico che nessuno, come persona e’ responsabile delle scelte dei governi. Comunque la grande stima che si nutre nei confronti del Giappone fa si che ora si  guardi con interesse il fatto che la grande tecnologia nipponica verra' investita nella ricerca di energie alternative**.
E glielo dico guardandolo negli occhi. Tutti e tre*


Piu’ tardi mi si avvicina un americano.
Mi dice: tu sei l’unico italiano, qua. Ti devo chiedere una cosa.
Ci sono degli italiani nel mio lab, mi hanno affibiato dei, dicono, simpatici sopranomi. Che significa “sfigato”?
Penso, Sfigato, in inglese sarebbe ”loser”, ma non e’ carino da dire.
Per evitare ai miei compatrioti di avere problemi dico una bugia bianca ”lo sfigato e una figura mitica, quasi mitologica. Si dice di colui che con molta filosofia riesce a sorpassare ogni vicessitudine della vita”.


Il tizio sembra soddisfatto, fa per allontanarsi, poi mi chiede, un altro sopranome: “mi

chiamano figlio di puttana”. Che significa?
 Come spiegare? Prendo tempo, mi viene in mente Giovanna, che un volta si senti definita “vecchia puttana” per scherzare e lei rispose: “vecchia a chi?”.
Inizio con “l’epiteto evidenzia l' estrema socialita’ della tua genitrice”....non so continuare, cerco una via di fuga.
Ecco che arriva un trenino/catena di gente che balla il sirtaki.
La gente che balla prende quella seduta.
Quardo la ragazza scandinava che guida il ballo e faccio i Bambi’s eyes per essere portato via da sto rompic***oni sfigato.
La ragazza mi invita a ballare e via....viva la fuga.
Pensavo di averla fatta franca non sapendo quello che sarebbe successo da li' a poco.

* No, non aveva tre occhi, ma non e’ che fossi proprio lucido lucido.

**Fra me penso che anche noi abbiamo avuto problemi coi terremoti, che l’ospedale dell’Aquila era costruito con sabbia anziche’ cemento.
E risposta del nostro governo  cosa e’ stata?
Abbiamo affidato alla stessa ditta l’applato del ponte di Messina,
No, nessuno e’ responsabile per lo schifo: la gente e’ migliore di chi la governa. Sarebbe bello che la gente potesse governare.
Ma questa sarebbe democrazia, invece abbiamo sto porcellum.

Monday, 12 September 2011

Mediterraneo

Nel momento esatto in cui esco dall’aereo, un aria calda penetra i polmoni e li fa bruciare. Sento l’odore del mare, le voci gridate, un movimento caotico. Tutto e’ cosi’ "Mediterraneo".
Il caos e’ creato da uno sciopero in corso: la metro non funziona. Come faro’ ad andare al porto del Pireo?
Ho visto che ci sono vari autobus che si dirigono al Pireo, ma qual’e’ quello diretto?
Mi metto in fila per ricevere delle informazioni da un impiegato dell'ufficio informazioni.
L'impiegato e' anziano: immagino che non parli inglese.

Rimugino frasi dal “prontuario d’emergenza delle lingue morte” del liceo.
Dribblo “ubi est mensa pauperorum” e mi concentro sul greco: voglio dire “il bus piu’ veloce”.
Il piu’ veloce sara’ takustatos. Ma Bus? Come si diceva bus nell’attica dell’8 secolo a.C.? Che faccio? Provo a dire auto-carro? Alla fine dico “Bus direct Pireous”.
L’anziano impiegato mi risponde in perfetto inglese e mi da tutte le informazioni con un aria come a dire ”pero’ la prossima volta impariamolo st’inglese”.


Sono frastornato: perche’ ho pensato che non dovesse sapere l’inglese? Non e’ forse razzismo anche questo?
In realta’, in 10 giorni in Grecia non ho trovato qualcuno che non sapesse parlare un buon livello d’inglese.
Molto meglio che in Italia, dove ancora c’e’ chi vuole investire nel dialetto quando l’inglese lo conoscono in pochi, contr
ibuendo a fare apparire il nostro paese come un paese linguisticamente ignorante.
 Un altra considerazione sul tempo che ho investito per imparare le lingue....ma se ormai tutti parlano inglese. A che mi servono le lingue morte? a parlare con la gente morta?

Prendo un autobus e arrivo al porto, il mare e’ blu come solo nei sogni.
Sono arrivato tardi: ho perso l’aliscafo (che si chiamava qualcosa tipo “delfino curioso”), e dovro’ prendere il catamarano (cavallo goloso).
Devo aspettare. Prendo un Ouzo ghiacciato.
Bevo la bevanda, che con il ghiaccio diventa di un Bianco che perfettamente contrasta col cielo azzurro e il mare blu dello sf
ondo.
Che io lo so che il mare e’ cosi’, anche quando sono via e non lo guardo.
Solo che come un carcerato piace a pensare che fuori piova, per non sentirsi troppo fuori dal bello della vita, mi abituo a credere che sia sempre grigio e triste.
Invece almeno una volta all’anno torno a guardare il Mediterraneo, cosi’ non perdo l’anima, la mia cultura e ricordo chi sono.
Il tempo passa lento e nella mia testa riecheggiano le note di questo testo di Serrat:

"Sara’ perche’ la mia infanzia ancora gioca sul mare
E perduto tra i canneti dorme il mio primo amore
Porto il sapore e l’odore per ogni dove io vada
e perso nella tua arena guardo amori, giochi e pena.


Io che nella pelle ho il sapore amaro del pianto eterno
Che han versato a te in migliaia da Algeciras a Istambul
Con cui dipingi l’ azzurro, le lunghe no
tti d’inverno

A forza di sventure l’anima e’ fonda e scura
Ai tuoi tramonti piu rossi si adattarono i miei occhi
come la curva alla strada
Sono cantore e mercante, mi piace il gioco e il vino
ho un cuore da marinaio

e tutto questo perche’, sono del Mediterraneo.

E ti avvicini e vai via baciando il mio paese
Giocando con la marea che viene per ritorn
are
Sei come una donna che profuma di pece
Che si conosce e si teme

Che s’interroga e si ignora
Se un giorno per mia sventura verra’ la bianca signora
Mettero’ in mare la barca con un levante autunnale
Aspettero’ che il temporale apra le sue ali bianche
Per seppellirmi sereno la’ tra la terra e il cielo
Sul lato della collina, piu’ in alto dell’orizzonte
Voglio avere buona vista
Diventero’ sentiero, saro’ il verde del pino, il giallo della ginestra
Vicino al mare perche’ sono del Mediterraneo".
La canzone nell'MP3 e' cantata da Chiara Riondino con al microfono Mirko Guerrini, l'ho estratto dal Podcast del Dottor Djembe di Radio 3 rai del 6/01/2009 (che io sappia non esiste altra versione). Spero di non avere fatto torto a nessuno.

Thursday, 1 September 2011

Back to the roots: Greece, here we come!

Volevo continuare a scrivervi dell’America.
Certamente 20 giorni in America non possono essere liquidati con un paio di post veloci, magari tornero' a parlarne perche' e’ una cosa che cambia la  prospettiva esistenziale.
Credo sia vero anche il contrario perche’ da quando ho salutato New York si sono abbattuti sulla citta’ terremoti, uragano (poi declassati ad acquazzone estivo) e infine le dimissioni di S. Jobs dalla Apple.
Continuate con questa politica ottusa e miope e un giorno vi ritroverete tutti senza casa e, cosa che e’ peggio, senza iPad.


Ma torniamo a noi, si va (ancora una volta) in Grecia (yuppih).
 Sto pomeriggio vado al British Museum a vedere I Marmi di Elgin e poi domani volero’ ad Atene (cosi’ posso dire di avere visto il Partenone completo).

Ricordo che al liceo Classico il prof. ci domandava se ci sentivamo piu’ uno spirito Greco o uno spirito Latino, Sofista o Epicureo, apollineo o dionisiaco.
Io mi definivo ovviamente uno spirito Greco etil-sofista di tendenza ma con evidenti  venature di stampo apollineo.
Il mio compagno si definiva uno spirito Latino epicureo-dionisiaco…e ora e’ il presidente di un fan club di Ricky Martin (La vida l’oca!).


Mi mandano in missione* su un isoletta.
Adoro le isolette greche. Le amiamo di famiglia, come potrebbero testimoniare gli illiadici cuginetti Ettore ed Elena (che pero’ sta andando a fare il secondo liceo in Irlanda), la amano perfino i gatti di casa che si chiamano: Zorba e Bouboulina**.

Uno studia la storia e capisce dove va il suo futuro.
La Grecia di oggi e' ridotta male a causa di anni di corruzione e mal governo.
Sul Fb di Renzo Bossi hanno notato che il giuovine ha fatto sapere che e' andato ad Arcore per discutere la manovra di governo.
All’improvviso mi sento rassicurato.

Italiani-Greci mia faza, mia razza.


Viste come vanno le cose e considerate le previsioni future, quasi quasi vado in Ellade, con un paio di sterline compro un isola greca, mi autonomino Basileus e instauro un regime di deboscia, crapula e nudismo (tanto presto saremo tutti in mutande).
Cosi’ quando voi italiani dovrete emigrare e giungerete sull’isola vi troverete gia’ a vostro agio e non dovrete subire shock culturali.
...e poi non dite che non vi voglio bene.

Vi lascio con una lezione di vita: Ouzo e Sambuca non si diluiscono con acqua.
Il Pastis, invece, si. Ve lo dico perche’ io mica l’ho scoperto subito.
Va beh, domani saro’ su una nave per un isoletta Greca. Ritorno per Heathrow, l’11.
Αντίο (arrivederci).

Ps- Ora passa Ale e dice che io in quanto Elimo discenderei da Ilio, quindi al massimo le mie radici si possono trovare in Turchia. A costui farei notare che il mio naso (profilo Attico) denota sicuramente un origine Achea.
* Si, chiaiamola cosi' =)

** Questi sono nomi eiroici da dare a gatti; diffidate di chi chiama gli altezzosi felidi Pallina et similia….e’ umiliante e dimostra come la gente tenda a trasformare animali in giocattoli.

Un po’ come quell lupo che si lascio addomesticare dall’uomo che, con incroci ed evoluzioni lo trasformo’ in un incazzoso chiwawa.

Friday, 26 August 2011

Ho conosciuto l' astronauta pasticcione.

Io il primo giorno di scuola ero proprio contento.
Attorno a me gli altri bambini piangevano perche’ non volevano lasciare i genitori. Io ero contento. Forse anche per il fatto che tutti gli altri piangevano; la qual cosa ingenera allegria nel sottoscritto.


Il 5 Agosto siamo su una macchina che va verso Cape Canaveral. La mia amica russa guida, il suo ragazzo americano ascolta la musica ed io infastidisco tutti facendo notare che su quella macchina ci sono le prime 3 nazionalita’ che misero su un satellite: il Russo Sputnik, l’americano Explorer (di soli 15 cm), l’italiano San Marco. Nessuno condivide il mio entusiasmo.

Oh no, s’e’ fatto tardi, siamo gia’ nella finestra di lancio e il navigatore segna 15 km dalla spiaggia da dove assisteremo al lancio.
Invece no, perche’ la fortuna arride a coloro che dormono troppo: una barchetta e’ entrata nella zona in cui cadono i razzi (booster) a propellente solido che mandano su l’Atlas e la Nasa, anziche’ affondarla (come in realta’ meriterebbe) decide di bloccare la procedura di partenza.
Arriviamo in tempo...ed ecco che parte il razzo (video). Poderoso. Silenzioso.


Anzi no, ecco che arriva il suono, molto dopo la sua partenza.
Il suono sembra diventare piu’ forte...niente niente che sta tornando indietro? (magari ha dimenticato aperto il gas).
La procedura d’emergenza, in questi casi prevede di prendere la postura a Wile Coyote e aprire l’apposito ombrellino (foto sopra).
Minuti dopo sappiamo dalla radio che Juno e’ uscita dal razzo ed e’ partita verso Giove, dove arrivera’ fra 5 anni. Buon viaggio piccolina.


Ci dirigiamo al Centro turistico della NASA.
E’ pieno di gente. M’impressiona la navetta sovietica Vostok, me pare lo scaldabagno che avevo a Palermo, all’universita’. Ma con piu’ fili scoperti. Io non ci vorrei andare nello spazio in uno scaldabagno.
Ma anche le navette americane sono incredibilmente poco tecnologiche e strettissime.
Il Saturno 5, invece e’ un gigate disteso di 115 m.


Mi chiedo cosa pensaserro gli astronauti prima di partire, se erano coscienti dei rischi, di come si stringessero nelle loro tute pensando al fatto che fossero seduti su una tanica gigantesca di propellente.
Ancora una volta coraggio umano e tecnologia.
Il pensiero stringe il cuore. Ma anche, e parecchio, il culo.


Qualche anno fa un lunacomplottista approccio’ Buzz Aldrin chiedendogli di giurare sulla bibbia che fosse davvero stato sulla luna. Il vecchio Buzz gli mollo’ un cazzotto.
Fece bene: uomini come lui hanno rischiato la vita e visto morire colleghi. Non devono piu’ dimostrare niente a gaglioffi del genere.
Eppure vedo che nell’auditorium per incontrare gli astronauti ci saranno un centinaio di posti, mentre in nel padiglione dedicato a Star Trek sembra esserci molta piu’ gente.
A me non sembra giusto che preferiscono vedere attori piuttosto che chi ha rischiato davvero la vita. Verrebbe da prenderli a calci in culo, sti fanatici della fantascenza da paccotiglia.

Per fortuna che sono un Jedi e pertanto mi controllo.

Incontriamo Fred Gregory: uno dei primi astronauti Afroamericani.
Fece 3 missioni shuttle.
Racconta della vita nello shuttle e spiega come si va in bagno in assenza di gravita’: con le cinture di sicurezza perche’ ogni fuoriuscita di gas provocherebbe un moto nella direzione opposta e spiega anche altre cose (defecare senza gravita’ non e’ facile come sembra).
Uno da un astronauta si aspetta richiami alti e poesia. Invece Fred ci parla di bagni.


Pero’ mi ha ricordato qualcosa. Consulto gli archivi e trovo:
Fred ha fatto 3 missioni: una di queste la STS-33 avevano uno scopo segreto per il ministero della difesa americana (praticamente hanno messo un satellite spia in orbita geostazionaria* sull’URSS per ascoltare le conversazioni).
A meta’ missione esplose la toilette dello Shuttle Discovery...
Per come la vedo io, senza voler del male agli astronauti, ma chi usa la piu’ sofisticata tecnologia solo per sfruttare lo spazio per dei scopi politici cosi’ terra-terra-terrestri, il minimo che gli si possa augurare e’ che gli scoppi il cesso (che senza gravita' l'e' un bel volare di merda)....altro che quelle fandonie dei cosmonauti perduti.

* che si muove alla stessa velocita’ della rotazione terrestre e pertanto permane sulla stessa posizione rispetto alla terra.

Friday, 19 August 2011

Classificazione socio-fenotipica delle Floride Poppone

Miami Florida;  si caratterizza da una fauna di donne poppute che con le loro cupole arcitettoniche sfidano le leggi della fisica puntando allo spazio profondo, incuranti della gravita’.
Quando cammini per Lincoln Avenue vedi occhieggiare sorridenti gli  elementi tipici di questa fauna locale.

2 anni fa Laura si doveva trasferira a Miami e mi raccontava con orrore  e raccapriccio tutte questi fenomeni che lei definiva da incubo.
Chissa' come mai, ma io, ancora oggi, non mi sento oppresso o minacciato da cotali visioni.

La fauna maschile (il fauno) tipico, invece e’ un formato piu’ grande e piu' plasticato di Big Jim, abbronzato e solocchialuto, anche in mancanza di luce....

Dovendo lavorare per un po’ qua, cosciente dell’importanza
di non evidenziare le differenze culturali, mi travesto da indigeno (nel senso dell’autoctono, non dell’indiano). Indiano pellirossa, non Indiano dell’India....insomma mi metto una bella camicia a fiori e gli occhiali da sole. Quando sei a Roma, fai come i Romani. Quando sei a Miami fai come i Maiami.
Sinceramente sembro un magnaccia (imprenditore che trae profitto da risorse umane dopo emolumento di adeguate risorse finanziarie) e un po’ me ne vergogno.


Mi avvicino con fare irrisoluto alla portineria.
Dico il mio nome, sono sull'elenco dei visitatori.
Mi chiede se ho bisogno di una escort.


Rimango basito e dentro me rimugino: Ok, mi hanno creduto fin troppo. Ed ora che faccio? Se dico no, si offendono, se dico si la mia ragazza mi offende (corporalmente).
Ma davvero si puo’ ususfruire di codesti servizi di donnini compiacenti?
Li posso mettere in conto spese?  E sotto che voce? Personal Development?


Mentre, ancora puzzlato (sarebbe puzzled che in ignlese rende, in Italiano, meno) mi si avvicina Justin.
Dice che garantisce per me e non ho bisogno di essere scortato in giro.
Mentre penso “ffffiutttt”, capisco cosa intendevano uno/a scortatrice che ti scorta in giro.

Certo che hai voglia a fare l’Internazionale Ammericano.
La tara culturali di essere italiano del mio tempo, provinciale ma egocentrico, povero ma amministrato da puttanieri e ministre escortanti esuberanti, baca le menti piu’ brillanti della mia generazione, quindi figuratevi la mia....

Monday, 8 August 2011

Life, the universe and everything

Sono su uno Shuttle che fa rotta su Jupiter*.
Konstantin Ziolkovsky una volta disse: “” La terra e’ la culla dell’umanita’, ma non si puo’ vivere nella culla per sempre...ed io in questo momento lo capisco.


Vedere il lento innalzarsi di un razzo da Cape Canaveral, vedere le fiamme che bilanciano con inane sforzo la gravita’ e alla fine giungono sopra le nuvole portando su la cosa piu’ bella che l’uomo abbia mai prodotto: la sua intelligenza.
C’e’ chi vede l’eccellenza dell’uomo nell’arte o nella capacita’ dell’astrazione che si riflette nella letteratura.
Sara’ che sono nato nel mio tempo, dove il massimo dell’arte e’ una zuppa Campbell e i libri piu’ venduti parlano di cucina...


Io vedo l’affermazione dell’uomo nella sua scienza. Che porta a vedere gli elementi del microscopico e oggetti a volare nell’infinito, al di la’ di ogni astrazione letteraria.

Si, lo spazio e’ freddo e senza limite visibile, e tende a schiacciare l’uomo mostrandone la sue capacita’ limitate.
Ma il cosmonauta rappresenta qualcosa di ben piu’ grande del singolo uomo: e' la capacita’ di ideare e mettere in pratica piani, il coraggio di mettere la propria vita nelle capacita’ dei propri simili come gli ingegneri e i tecnici che costruiscono le astronavi.
E all’improvviso, non si e’ piu’ cosi’ insignificanti, nell’universo.

Guardando giu’ la terra sembra piccola e fragile...eppure cosi’ bella.
Il 96% delle specie che ha popolato la terra non esiste piu’. L’estinzione di massa e’ una regola e per quanto ci ostiniamo a dimostrare il contrario non siamo nemmeno la specie dominante sul pianeta, visto che gli insetti hanno dimostrato l’evoluzione piu’ sofisticata, colonizzando e adattandosi a tutti gli ambienti, e visto che sopravviverebbero perfino a un nostro olocausto nucleare.


Pero’ stasera questo non importa.
Perche’ sto guardando l’oceano, e il mare ha lo stesso identico canto di quel piccolo lago che chiamano Mediterraneo, e che io conoso cosi’ bene.
Sembra piu’ grande e scuro, ma ha la stessa voce, per cui che importa...
E le stelle appaiono strane, viste dall’equatore, sono tutte spostate, ma sono le solite benevole lanterne nel buio di quando giocavo da piccolo, o di quando le cercavo nel giardino, il giorno dopo la notte delle stelle cadenti, per cui che importa...quando hanno lo stesso sguardo.
La spiaggia e’ buia perche’ le tartarughe marine attraversano l’oceano per deporvi le uova.
Per ritrovare il posto dove sono nate, si orientano col campo magnetico terr
estre, una cosa che e’ molto piu’ grande di loro, e su cui non hanno nessuna influenza.
Che era li’ molto prima della loro esistenza e creava aurore boreali fin dalla notte dei tempi, quando nessuno ancora poteva vederle.
Eppure questo non disturba le tartarughe che lo usano per deporre le uova, e perpetrare il ciclo della vita.


Proprio come l’uomo, che compie prodigi e s’innalza oltre la termosfera  per capire l’universo e spesso trova solo se stesso comprendendo la sua natura.
Come me che in questo momento, davanti a un mare sonosciuto, circondato da stelle mai viste, cosciente della mia fragilita’, incuriosito da cio’ che non capisco, non mi sento fuori posto.
Affronto cio’ che viene, dando risposte a una domanda alla volta....per esempio, sulla spiaggia di
Jupiter (Florida) ho una birra fredda nella mia mano destra, ma non trovo piu’ il cavatappi che avevo in tasca fino a qualche minuto fa.



* Jupiter e’ una cittadina della Florida, e lo shuttle e’ solo un treno....ma che importa.

 

Friday, 29 July 2011

In Partenza....

 


















E' un po' che non scrivo, lo so.
Ma il periodo e' un po' incasinato.
Nelle prossime settimane saro' in America.




Se volete provare a indovianare il mio itinerario, queste sono le citta' (clicca sui numeri per vedere i link).

1, 2, 3, 4, 5, 6.

:ǝuoıznlos
ɹɐɯɐɹıɯ -1
ɹǝʇıdnɾ -2
ɹǝʇuǝɔ ǝɔɐds ʎpǝuuǝʞ -3
ɐʇuɐlʇɐ -4
ɹǝʇsǝɥɔoɹ -5
ıɯɐıɯ -6