Sunday, 12 August 2007

Nihil humani a me alieno puto. Niente umani. A me puto alieno!

Ricevo una mail. Strabuzzo gli occhi.
Una mail da me stesso!
Il mio inconscio mi vuole comunicare qualcosa e si avvale del vecchio artificio letterario che consiste nell'autoinviarsi una missiva (vedi ultimo Montalbano).
Cosa mi vorro’ dire? Io parlo spesso tra me e me. Raramente mi trovo d’accordo.


Il padre di Thomas si infilo’ nel motore di una Volkswagen e rischio’ la vita per passare nella Germania Ovest, dove viveva la donna che ama.
Non aveva cambiato la Storia, ma aveva fatto la sua storia.
Suo figlio ora ha una bambina. Lei ha 5 mesi, e certo non e’ un embrione ipertrofico.
E’ espressiva, intelligente (io sono lo zione putativo).
Paula e' una adorabile putrella su cui si regge la complicata architettura delle storie della sua famiglia.


Negli stessi anni, i genitori di Tim non riuscivano a trovare lavoro a Berlino Ovest.
L'inverno si avvicinava. Passarono il muro e le cose, almeno per loro, migliorarono.
Anni dopo, dopo gli esami universitari era andato a riposarsi  nella vecchia casa sul lago, senza tv e radio. Il Muro cadde inaspettatamente. Tim lo seppe tre giorni dopo. La storia si era compiuta da sola. Lui aveva dormito.


Cogitabondo soppesavo queste due storie. La Storia e' la sommatoria delle storie umane? o piuttosto si compie secondo un disegno dominato da variabili indipendentemente dalle vicende dei mortali?

Viviamo in un periodo decadente: leggo che c’e’ stata una rissa per futili motivi in discoteca. La gente oggi spreca la vita per motivi insignificanti.
Forse nel futuro si leggera' di risse da discoteca scatenate da interpretazioni differenti della “Critica della ragion pratica”  di Kant”.

Nell'attesa di quel futuro. Cosa faccio? Riprendo quel progetto lasciato in sospeso anni fa per essere felice o mollo tutto e mi unisco al subcomandante Marcos per provare a cambiare la Storia?
Il mio inconscio mi dara' la risposta. Sposto lento il muose. Respiro. Apro la mail.
Il mio inconscio ci tiene a comunicarmi un offerta speciale su viagra e psicofarmaci.
-"Va be' continuiamo così, facciamoci del male!

Wednesday, 1 August 2007

Volevo essere il dittatore dello stato libero di Bananas.

Va detto innanzitutto che il motivo per cui mi fa impressione l’essere vicino ai trenta e’ legato al fatto che io ho sempre considerato i trentenni come un insieme di individui balbettanti, nevrotici e insicuri sulla falsariga dei primi personaggi di Woody Allen.
Per fortuna poi si cresce e si scopre che la realta’ e’ diversa.

Su una panchina del parco sedeva una bella ragazza.
Mi sedetti anche io accanto a lei con quell’aria artificialmente casuale che malamente mascherava il mio ansimare.
Lei, una maestrina. Mi disse che poche ore prima aveva spiegato la guerra dei Boxer a una quinta.
Io la immaginai a discorrere con una ragazza prosperosa sul come non fare diventare le mutande rosa in lavatrice.

Mi fisso’ intensamente. Quando ci si sente perduti per non affogare negli occhi di una donzella ci sono solo due cose da fare: sorridere, o dire una cosa che non c’entra niente lasciando all’altra l’onere di spiegarsi la risposta ottenuta.
La prima funziona bene per i Giapponesi, la seconda ai Falloppidi.
Gridai: “fate l’amore con il sapore!”.
La maestrina di storia mi guardo' confusa, infine argomento’ che se Sapore II fosse riuscito a introdurre nel 374 d.C. lo Zoroastrismo nell’impero Romano, forse oggi si starebbe meglio.
Annuii e da cio’ lei dedusse che ero ferrato in storia e religione (in realta’ l’avere scoperto che Baget Bozzo e’ veramente un religioso aveva fatto fatto di me un fondamentalista laicista illuminista).
La ragazza disse: “voglio che tu mi conosca come Abrahm ha conosciuto Sarah”.
Fu cosi’ che mi ritrovai ad un corso di lettura della Bibbia con gli amici di Cindy: Abrahm e Sarah.

Il corso era una specie di seduta di alcolisti anonimi (a proposito di anonimi colgo l’occasione per salutare Alessandro) seguito da esercizi di retorica (di tipo ellenistico) in cui gli oratori si sfidavano a essere maschi α dell’arena come cervi a cornate.
Pur preferendo di gran lunga le cornate (e qui nessuno faccia battute su quella gualdrappa della mia ex) mi gettai nella tenzone difendendo la tesi che vuole l’amore divino e quello umano molto simili
.
Come provai portai l’evidenza che entrambi mi vedono ricoprire il ruolo di fervente credente, non praticante.

La mia osservazione mi guadagno’ l’antipatia degli astanti.
Guadagnai la porta.
La mia mente, pero', era serena. Nessuna confusione: la legge morale sopra di me e il cielo stellato dentro di me mi accompagnavano.
M’incamminavo verso i trent’anni consapevole di potere tracciare nuove strade, sorpassando frasi fatte e nenie trite e ritrite.
E comunque....Sean Connery era piu’ bello a quarant’anni che a trenta.
In lontananza il suono  di un clarinetto inondava le vie di Manhattan. Sarebbe stato tutto molto bello, non fosse stato per quel freddo.
Anzi, no, non era il freddo, non era la vecchiaia, era l’umidita’.

Sunday, 22 July 2007

Sulle sponde del fiume piedra mi son seduto (ed ho aspettato il cadavere del mio nemico).

Colori pieni, frinir di cicale e caldo. Una moto rompe l’incanto correndo via. Non la guido io, io sto sotto l’ontano, guardo lontano: oltre il fiume i campi di grano accarezzati dal vento sembrano onde di mare.valdejeoux
Guardo il fiume. Pondero.

Un mio amico mi ha invitato per il suo compleanno, vuole tornare da Londra e ritrovare tutti gli amici che, da bravi Siciliani lavorano in mezzo mondo.
Fara’ 30 anni: la penultima volta che lo vidi portava la coppola, come un modello di D&G.
L’ultima volta che lo vidi portava la coppola contro l’ umidita’ alla pari di ogni altro un arzillo anzianotto.
Anzianotto? Ora che mi sovviene lui e’ nato solo un mese prima di me.
Sto diventando anziano anche io? Non ho ancora trovato un capello Bianco, pero’ ne ho trovati un po’ sul cuscino.
Ora guardo il fiume. L’acqua scroscia tra i ciottoli ed io penso a cio’ ch’ero e sono.
Sapete? da piccolo volevo farmi astronauta, oggi vorrei farmi veline. E se fossi cresciuto nella direzione sbagliata?
Da fanciullo avevo sentito dire: “"Siate sempre capaci di sentire nel più profondo di voi stessi ogni ingiustizia commessa contro chiunque in ogni parte del mondo”.
Ma in quel momento l’unica ingiustizia era che nei video game dell’Atari la francia di calcio era fortissima, mentre in realta’ era una pippa. Meno male che poi si cresce e si capisce, si riconoscono meglio i nemici e si impara ad  aspettarli: bello ‘sto fiume...pieno di pietre aguzze.
Ritorno a quando, da adolescente passavo ore ed ore in bagno (come tutti gli adolescenti): amo leggere in bagno e se un libro mi appassiona, non mi stacco facilmente.
Quando il mio regale padre mi vide andare co “i fratelli Karamazov” in bagno mi stoppo’ con la frase di Platone: “μεγα βιβλιον, μεγα κακον- Mega biblion – mega kakon”. Non lo lessi. Forse crescendo mi sono rimaste delle lacune.

Settembre per me sara’ un po’ incasinato: ho un bel po’ di impegni e non saro’ nemmeno in questo paese, pero’ forse riesco a tornare un paio di giorni.E’ il mio amico di sempre che fa 30 anni, devo tornare, ci vuole rispetto per gli anziani, (che poi saran le ultime oramai). 
La moto ha curvato dietro al mulino, in fondo alla valle, il rumore si perde l’ontano, le cicale riprendono il loro imperturbabile frinire non curanti del tempo, un ape bombisce, io mangio una mela.

Friday, 13 July 2007

La sposa piu’ bella.

24 giorni fa piovevano goccioloni di pioggia giganti per cui decisi di allungare la colazione fino alla fine della pioggia.
Ora ho finito i biscotti. La stagione dei monsoni rallenta qualsiasi novita' e per raccontarvi qualcosa devo pescare nella storia, nelle trame.
Volevo fare il secondo e ultimo post sulla mia carriera teatrale quando il buon “vecchio” Tamas, a riprova del fatto che i nostri migliori laureati oggi lavorano in sordidi call center di Srebrenica, mi ha riportato alla mente una storia che e’ importante che non venga dimenticata.

Siamo nel 1965, ci sono due giovani ragazzi che stanno insieme.
C’e’ anche un pretendente rifiutato che e' un mafioso e un poco di buono.
Il lestofante ci tiene ad avere la ragazza, e a maggior ragione a sposarla (perche’ allora il matrimonio era ancora un istituzione sana). "Costretto" dal suo diniego rapisce e violenta la ragazza appena diciottenne.


In quegli anni, una ragazza violentata era rifiutata dalla societa’ (che, ricordiamolo, allora era composta da gente per bene).
Pertanto, la scelta obbligata per essere riammessa nella vita civile era spesso quella di sposare il violentatore.
Il legislatore, grande appassionao di commedie Shakespeareane, non volendo turbare il ricomporsi del quadro, aveva perfino inventato l’ articolo 544 del codice civile che sanciva l’abolizione del reato per violenza sessuale, se questa era seguita da un matrimonio riparatore.
E guarda caso, certi mafiosi sanno avvalersi della legge per compiere e difendere i propri interessi.


Ma questa volta qualcosa cambio': la ragazza (si chiama Franca Viola), si ribello’ a tutto questo teatrino: si rifiuto’ di sposare il malvivente e anzi lo fece arrestare....anni dopo si sposo’ con il ragazzo di sempre.
Oggi sembra facile ma 42 anni fa era qualcosa di incredibile (l’articolo 544 venne abolito solo nel ‘81). F
ranca divenne un esempio per molte donne e cambio’ completamente la storia del nostro paese.

Finita quell’era fece una vita ritirata: non ha mai creduto che una persona possa diventare una eroina semplicemente per avere lottato per il proprio amore e per non farsi imporre un destino scelto da altri


« Non fu un gesto coraggioso. Ho fatto solo quello che mi sentivo di fare, come farebbe oggi una qualsiasi ragazza ho ascoltato il mio cuore, il resto è venuto da sé.
Oggi consiglio ai giovani di seguire i loro sentimenti; non è difficile. lo l'ho fatto in una Sicilia molto diversa; loro possono farlo guardando semplicemente nei loro cuori.

E i suoi figli sono orgogliosi? Non voglio essere per loro un simbolo. Mi amano e questo mi basta  »

Io credo che abbia ragione, non si e’ eroi nel fare cio’ che dovrebbe essere normale, purtroppo lo si diventa riuscendo a fare qualcosa di normale in un contesto che e’ completamente sbagliato.
Di contesti sbagliati ne rimangono ancora, di gente pronta a lottare per le cose normali, spero pure.

Thursday, 5 July 2007

il teatro, dove tutto è finto e niente è falso.

Sono dietro una tenda decorata a greche, indosso una tunica leggera sotto cui "sventola" un asta, ad belushialtezza pubica, lunga mezzo metro. Guardo un po’ intimorito la platea.
Il pubblico osserva con attenzione la commedia greca.
Sono gli studenti del liceo classico “Cielo d’Alcamo”: una scuola nata nel XIX secolo a cui venne dato nome di un illustre cantore dell’XI secolo. Oggidi’ e’ stata accorpata con lo scientifico e l’accordo (al ribasso) ha fatto si che ora si chiami con il nome di ben altro cantore: il liceo T. Ferro.

Il mio regale padre allora, s’era messo in testa di portare ins cena la Lisistrata, la cui storia e’ presto detta: l'ateniese Lisistrata, stanca della guerra, convince tutte le donne di Atene a non fare più l'amore con i mariti finché non sarà tornata la pace. Lo stress dei maschi che non praticano piu’ l’arte amatoria viene rappresentato attraverso un astuto espediente scenico: man mano che il tempo passa il membro di questi diventa sempre piu’ evidente sotto le vesti.
Alla fine arrivano i due ambasciatori macrofallici a firmare la pace....ebbene io ero l’ambasciatore ateniese.

Come ci fossi finito e’ presto detto.
A due mesi dalla rappresentazione, a tavola, il mi' babbo disse: “gli attori sono bravi, ma non sono tantissimi, se non trovo un bimbetto Ateniese e un ambasciatore, forse dovro’ rinunciare”.
Mio fratello (guardacaso allora un bimbetto simil-ateniese) stava per parlare....ma io feci il mio famoso sguardo da: “una parola sbagliata e il leone di Daltanius verra’ trasferito a un indirizzo ignoto".

Subito cambiai discorso chiedendo se il Vittorio Veneto calcio avesse vinto la partita, visto che 30 secondi prima avevo deciso di diventarne tifoso, pur di cambiare discorso.
A un mese dalla messa in scena, mio padre ridisse la frase...ma a questa aggiunse il suo famoso sguardo da: “una parola sbagliata e il suo salario verra’ accreditato su un conto cifrato anonimo”.
Un mese dopo avevo scoperto il mio amore spontaneo per il teatro ed ero dietro quella scenografia. Pronto a incrociare ehm....le spade e gli sguardi col mio collega ambasciatore spartano.
Nonostante temessi di essere scherzato da coloro che l’anno seguente sarebbero diventati i miei compagni di scuola, la rappresentazione ando’ bene.
Anzi, qualcunA ebbe perfino a dire che quel quartino (cosi’ venivano denominati i matricolini della quarta ginnasio), aveva delle doti (± nascoste?).

Alla fine tutti ricordarono il monologo della pace, che, vieppiu’ era anche una gran bella figliola in vesti succinte come si conviene per cotanta dea, e nessuno prese spunto da tale commedia per affibbiarmi nomignoli impudici.
Perche’ vi racconto tutto cio'?
Ieri non sono arrivato a caricare la lavatrice e stamane, guardando cio’ che mi rimane di pulito nell’armadio ho trovato ben poche cose: giusto una toga da ambasciatore ateniese o un vestito da principe di Norvegia.
Ora vado all'universita'.

Tuesday, 26 June 2007

Canto notturno di un pastore errante dell’Asia

Domenica scorsa, svegliatomi tardi a causa della “féte de la musique” in cui ho scattato le foto di questo post, incoraggiato da un timido raggio di sole, sono andato a Losanna, la sede del CIO.
Un ora dopo passeggiavo nel parco Olimpico dove delle installazioni visualizzavano i record nelle varie specialita’.
Il vedere quanto un uomo possa saltare in alto, in lungo, in largo, aveva rafforzato il mio senso di meraviglia per l’uomo. Uno sciame di scandinave, invece, rafforzava la mia ammirazione per la donna. Il tutto mi metteva addosso una certa “ansia da prestazione”.
Volendo anche io esercitare la mia specialita’ (nullafacenza meditativa) mi convinsi a cercare un posto dove bere un caffe’ turco, per rallentare ulteriormente il tempo.
Trovai una trattoria e dopo il pranzo chiesi al trattore orientale un caffe’ turco.
Non lo aveva. Poi aggiuse che ironicamente nemmeno lui era Turco, era Curdo.
Mi chiese se sapevo cosa significasse. Risposi che sapevo il Kurdistan e’ diviso tra Iraq, Iran, Turchia e Siria. Sapevo che i Curdi erano stati incitati alla rivolta da Bush senior e poi abbandonati alla vendetta di Saddam. Che il movimento di liberazione e' il PKK guidato da Ocalan. Che ultimamente hanno fatto degli atti terroristici e che a mio vedere questo era male: bisognava lasciare spazio alla democrazie e alla diplomazia.
Lui mi guardo’ contrariato e disse. Diplomazia? Chi accetterebbe un popolo che vive in 4 paesi cosi’ complicati? La democrazia e’ una cosa Europea e l’Europa ha voluto dividere il Kurdistan per motivi economici. Non ci ascoltera’ mai.
30 milioni di Curdi stanno scomparendo, io sono l’unico della mia famiglia che sa parlare Curdo e sono qua, lontano da cio’ che posso chiamare patria.
Quando fini’ aveva gli occhi lucidi non di rabbia, ma di 
i
mpotenza traboccante. Sapevo che da una parte aveva ragione. Ma cosa dire di quei Turchi uccisi aspettando un autobus che non arrivera' piu’?
Gli dissi buona fortuna senza sapere quale potesse davvero
essere, la strada per la sua fortuna. Mi incamminai: cerano pochi gradi e il cielo grigio. Con la moto faceva freddo, nonostante la giacca aderente.
Guidavo, riflettevo....e sentivo freddo.
Volevo qualcosa di caldo. Mi fermai davanti  un chiosco Cinese....ma appena vidi la bandiera Tibetana rimontai in sella, feci altri 15 km.  Mi fermai in un luogo di ristorazione Yankee e ordinai un mega-maxi-imperialista-iniquo-antisolidale cappuccino con latte parzialmente scremato dal burro e totalmente scremato da sensi di colpa.

Wednesday, 20 June 2007

Bruxelles (Capital of Europe)


Ok, lo ammetto, tra i tanti viaggi che ho intrapreso, per ricerca o per piacere (o per ricerca del piacere) iniziare un viaggio per il suo prezzo risibile, forse e’ una stolida operazione, ma cosiderato il mio guidernone e la voglia di scaricare un po’ di polveri sottili su chi se le merita  fece si che Sabato all’alba, posteggiata la moto in aeroporto, mi trovai a Bruxelles.

Bruxelles nonostante sia la capitale d’Europa e’ una citta’ relativamente piccola, e pertanto pulita e vivibile.
Tute le guide indicano 3 cose da vedere:
Il Grote Mark, la piazza del mercato, piena di edifici antichi e sicuramente ricchi di fascino (Foto a Sx).
Davanti al “Putto piscione”, invece, sono portato a esclamare la frase istessa che mi sovvenne dinnanzi alla Gioconda, o alla sirenetta: “me l’aspettavo piu’ grande”.

In effetti trattasi di un putto di una 50 di cm (uno per ogni Giapponese che gli sta innanzi) vieppiu' con un pipino minuscolo. Fa molto nano da giardino, ma si, sa, a me i nani da giardino sono sempre piaciuti.

La storia dice che la fontana venne eretta dal padre del suddetto putto che lo ritrovo’ nell’atto della minzione. La storia ha poco senso, ma visto che in mattinata m’’avevano fatto molta impressione le foto dei bambini scomparsi anche da 15 anni e mai piu’ ritrovati, capisco meglio la felicita’ del padre.

L’atomium l’avevo gia’ visto 20 anni fa. M’aveva colpito tanto. Con le sue palle gigantesce che sembravano muoversi, mentre in realta’ si muovevano le nuvole che sul monumento si specchiavano.

Venne costruito per l’EXPO del 1958 per dare un idea ottimistica della tecnologia e di come questa si possa riflettere sul futuro dell’uomo. Senza offesa, un boccalone di Birra di pari misura, o una tavoletta di cioccolata fondente o le patatine fritte (le cose che i Belgi san fare meglio) avrebbe potuto rendere anche meglio l’idea. Bello da fuori, molto deludente da dentro.

Visto che piove tanto, la gente investe molto tempo nel produrre birre e di conseguenza e' facile vederla rilassata nei bar a discutere della stessa. Un piccolo consiglio agli indigeni: e se si studiarssero le lingue? In citta' tutto e' scritto nelle due lingue ufficiali.

C’e’ chi vede l’Europa come un posto in cui si debbano parlare tutte le lingue dando dignita a tutte. Io, invece credo che ognuno dovrebbe fare un minimo sforzo e  imparare una lingua facile con cui comunicare: l’Inglese.
Forse la capitale potrebbe dare il primo esempio in tal senso.

Al ritorno prendo un treno notturno (l’offerta era sul biglietto d’andata quello di ritorno costa 9 volte di piu’).

Metto in pratica il vademecum del viaggiatore notturno: sprofondo nel cappello della felpa per acquisire un aria da “do not disturb”, infilo una gamba nelle bretelle dello zaino e sprofondo nel sonno piu'  bello e nero del nero immorale che mi circonda (ovvero il nero dell'omonima foresta) ove e' risaputo, vengono uccisi i sogni piu' belli.

Dormo bene, nonostante sappia che, lo svegliami troppo tardi potrebbe portarmi a Bratislava.
Ma a me le Slowvacche piacciono per cui non mi preoccupo troppo. Purtroppo mi sveglio in tempo e scendo alla giusta fermata.
Lunedi, passo da casa a fare colazione (toglietemi tutto ma non a ‘zuppa e latte).

Arrivo in lab: non sono il piu’ stanco.
A una ragazza hanno svaligiato l’appartamento, mentre l’altra e’ stata picchiata per strada perche’ ha reagito a chi voleva rubarle la bici.
La mia mamma lo dice sempre di evitare i comportamenti a rischio: per questo a differenza dei miei colleghi che rimangono a Ginevra, faccio sempre in modo di trovarmi a notte fonda su un treno che sfreccia silenzioso nell’oscurita’ silenziosa in un posto ignoto.