Saturday, 29 March 2008

Il bagatto, per molti un mago, per i piu’ un matto

lo incontrai una notte a Mala Strana.
La strade della citta’ magica sfumavano i contorni nella nebbia e, dentro una locanda, bevendo del sidro, parlammo, per giuoco di un vecchio tomo del Rosenkreutz o del manoscritto del vecchio Voynich.
Quando mi chiese cosa facessi io dissi che ricercavo.
Lui, invece, recitava. In molti, troppi credevano che lui potesse predire il futuro arcano, e, secondo altri perfino determinarlo.


Lui che aveva provato a dire che non era nelle sue possibilita’, ma la gente non lo aveva creduto e, alla fine, lui aveva deciso di viverci su.
Qualcuno aveva sacrificato oro, denaro e affetti e, anche coi suoi consigli aveva raggiunto il successo.
Quella persona si era resa conto di avere perso tutto per realizzare il suo futuro ma, solo alla fine, in un grattacielo vuoto, in una citta’ inquinata, aveva rimpianto e pianto cio’ che non c’era piu’.
Lui s’era dispiaciuto per tutto cio’, ma davvero nemmeno un "mago" poteva cambiare il destino.


L’altro giorno e’ ricomparso dopo anni e, in questa scelta di tempi va ammessa una sua grande magia.
Mi chiese come andava.
Mi sono licenziato, mercoledi’ scorso - dissi- e, ironia della sorte, ora aspetto il futuro.
Non ho ancora deciso cosa faro’.


Ti piacerebbe sapere il tuo destino? Mi chiese?
Aveva dei tarocchi fra le mani e mise un carta sul tavolo.

Sto mandando i fogli col mio passato un po’ in giro per il mondo perche’ possano decidere il mio domani, con un po’ di fortuna, qualcuno mi proporra’ ancora un lavoro.
Nel portafogli ho una carta dei tarocchi particolare.
Il dorso colorato ed elegante, il fronte, nero, ancora tutto da disegnare.

Tuesday, 18 March 2008

Trakkete trakkete trakkete (rumore di elicotteri)

Mio zio mi portava sempre ai concerti  ed e' a lui devo molte delle mie scoperte musicali.
Quando ero piccolo mi porto’ a vedere Mick Taylor che era stato il chitarrista degli Stones in “sticky fingers”.

Sara’ che ero davvero piccolo, che il viaggio era stato stancante o anche che non ero pronto musicalmente, ma dormii durante il concerto.
Forse lui non se ne accorse, o forse capi’, fatto sta che da li’ a pochi mesi avrei dormito anche al concerto di John McLaughlin.

Quando feci 12 anni ricevetti da lui il film di Tommy.
Non e’ che capissi bene tutta la loro musica ma il sapere che il loro batterista, non potendo spaccare le chitarre sul palco, mettesse candelotti di dinamite nella batteria; o ancora, il fatto che durante il concerto degli “Who” a Woodstock, quando uno dei leader del movimento hippies
prese il microfono per arringare in maniera molto politicizzta la folla di Woodstock (foto), ricevette una chitarrata in testa dal leader degli ""Who".
Questi aneddoti me li resero da subito simpatici.
Mi appassionai alla musica anni 70....anche perche’ Ummagumma era il titolo piu’ bello che fosse stato dato a un disco (specie se lo leggete cosi’ com’e’ scritto: Ummagumma).
Inoltre avevo le caratteristiche piu’ adatte a carpire la parte piu’ onirica del rock progressive (nel senso che dormivo sempre).

A 13 anni ero in Inghilterra e li’ mi scontrai culturalmente coi miei coetanei. Quando si parlava di dischi preferito, tutti dicevano “Innuendo”...mentre io rispondevo che era: “il 4, si insomma, il Zoso, dai....quello la’ con Black dog”. Ma nessuno capiva bene cosa volessi dire.
Allora, si potevano ancora ballare i lenti.
Tuttavia io ponderavo perplesso il fatto che in quelle ballatone melense non si sentissero mai elicotteri, muri cadenti, specchi rotti durante omicidi, ne’ partissero astronavi per marte o anche solo per il lato oscuro della luna.

Era dura essersi fermato alla musica della decade prima, ma pensavo di essere nel giusto, un po’ perche’ tutti mi erano contrari, un po’ perche’ quelle schitarrate erano sporche ma piene di grazia, un po’ perche’ non credevo fossero poi cosi’ cattivi: infatti sentendo i dischi al contrario non sentivo preghiere al diavolo (a meno che il diavolo non si preghi con fruscii e rumori di panelle nella friggitrice).
Oggi, la plastica regna sovrana, eppure la musica, comunicazione ancestrale riesce ancora a comunicare alle nostre viscere, in maniera inconscia, quasi psichedelica.
Quella volta che non andavo in bagno da tre giorni, ero abbastanza ansioso.
Poi la radio passo Oopss!...I did it again, e cosi fu: la musica mi aveva liberato ancora una volta.

Tuesday, 11 March 2008

Cala la luna e io non spero, l'illusione è il lusso della gioventù.

Nella vecchia Repubblica Democratica Tedesca, al posto di Carosello, prima di andare a letto, i bambini guardavano “Der Sandmann” ovvero “l’uomo della sabbia”.
Trattavasi di un omuncolo che metteva della sabbia impalpabile, sugli occhi dei bambini che cosi’ sentivano gli occhi pesanti e chiudendoli  iniziavano a sognare.
Anche nella Germana Ovest i bambini avevano lo stesso programma, ma la produzione era diversa (forse perche’ i bambini dovevano avere sogni diversi).

Per esempio, nella DDR i bambini potevano volere diventare cosmonauti, come l’eroico Jurij Gagarin (foto) un uomo capace di volare nello spazio dentro uno scaldabagno (Vostok).
Invece, nella Germania Ovest si voleva diventare una cosa completamente diversa: astronauti, che e' diverso da cosmonauti.

Io, forse perche' da piccolo vedevo "tele capo d’Istria", avrei preferito il buon, mai invecchiato Jurij. il primo uomo, cosmologo, a vedere stagliarsi la terra, al di sopra di tutto, netta, pulita, e pertanto “bellissima”.
Pero’ nella mia citta’ non avevamo una strada o una scuola a lui dedicata. Io andavo alla “San Giovanno Bosco", fossi andato alla Jurij Gagarin oggi sarei piu' felice....e forse anche per questo loro sognavano grandi cose mentre noi si vedeva la pubblicita’ prima di andare a nanna.

Ora tutto questo era per dire c
he c’e’ grande confusione sotto il cielo.
E quando uno deve decidere cosa fare nella propria vita, in che direzione spostare i suoi interessi, sarebbe bello chiudere gli occhi e sognare cosa diventare, come quando si era bambini.
Invece a volte si e’ cosi’ stanchi che, toccato il materasso si finisce direttamente nel sonno piu’ profondo, nero, caldo, troppo stanco perfino per sognare.

Quasi come un embrione nella pancia della mamma cioe' un organismo multicellulare che vive costantemente sotto sopra e nella merda fin al collo.

Friday, 22 February 2008

Ordinando l’armadio: dall’entropia cosmica alle cronache di Narnia.

L’entropia e’ una funzione di stato che rappresenta una misura del disordine. Quando l’universo raggiungera’ il massimo di entropia/disordine non sara’ piu’ possibile fare niente.
Quando guardo il mio armadio e penso che quel momento in fondo non possa essere cosi' lontano.
Decido allora di mettere un po’ d’ordine.


Compio il primo passo dentro il mio armadio, scanso i mostri che vivono nell'armadio (che non sono quelli che la pubblicita' chiama "i nemici invisibili dell'igiene").
Inizio a piegare un po’ di maglioni sparsi e trovo varie cose. Un giornale di design scandinavo.
Questo risale a tanto tempo fa, quando stavo con una Finlandese (nel senso della donna, non della sauna). Mi pare fosse un bel periodo.
L’unica brutto
ricordo e’ che, dovendo andare in bagno l’unica cosa che trovavo da leggere erano "la bibbia" o delle assurda riviste di design (in cui mostravano i divano senza nemmeno metterci le donne ignude innanzi).
Fini' poco dopo, ma non perche’ non esisteva la versione Suomi di Topolino (classica lettura balneare, nel senso del bagno).


Piego magliette di calcio, sistemo delle camicie e mi congratulo con me per la loro perfezione, nonostante non possegga un ferro da stiro. Sotto una felpa verde col cappuccio trovo una scatola con dei bicchieri da brindisi lunghi e sottili. Li vinsi a un conscorso di cucina sbalordendo tutti, me compreso.
Guardandoli, non posso fare a meno di pensare che chi dice che il seno perfetto debba stare in un bicchiere di champagne e' gente quanto meno strana.
A scavare nell’armadio mi addentro nei ricordi e riordino. Ad un certo punto mi trovo davanti un centauro che dice di chiamarsi sig.Tumnus.


Sarebbe bello rimanere a parlare con costui, ma lo spazio per il post e’ finito, l’ordine generale (dell'armadio) e’ quasi ristabilito e devo andare a riordinare un po’ anche la mia vita e andare a guardare le proposte di lavoro per biologi, visto che presto dovro’ cambiare citta’ e ancora non so dove andare.

Tuesday, 12 February 2008

Apologia di San Valentino


Passavo una domenica tranquilla: un po’ leggendo, un po’ compiendo di giochi di magia (come il fare sparire la torta che aveva fatto la mia coinquilina), un po’ di esercizio fisico (bevendo Coca cola, e mangiando delle mentos fino a ottenere l’effetto leone della MGM).
Una domenica fin troppo tranquilla, quand’ecco che, leggendo il blog dei miei cugini Ettore ed Elena (non lo linko, ma e’ l’unico blog di teen-agers ke non utilizza le “k” a sproposito) trovo nell’ultimo post che mio cugino Ettore s’e’ rotto il ginocchio, Elena aspetta con ansia San Valentino.

Capirete bene la gravita’ della situazione.
La mia cugina prediletta (se un giorno l’altra cuginetta scoprira’ questo blog, diro’ che sono stato frainteso) s’e’ innamorata, insomma, la stiamo perdendo.

Ora, sia ben chiaro, non e’ un discorso maschilista o da cuginone geloso, il fatto e’ che lei e’ una persona degna di fiducia.
Il problema sono i giuovini suoi coetanei i cui movimenti e moti dell’anima sono guidati da piccole molecole che fanno grossi danni (infatti nonostante le dimensioni ridotte sono chiamate col maggiorativo: gli ormoni.

Certo ci sono anche teenagers romantici e idealisti.....ma e’ anche vero che per definizione la definizione di teengager romantico prevede che essi si suicidino. Lasciando, di fatto, il territorio di caccia ai predatori piu’ spietati
E poi. Chi sara’ costui? Come mai non s’e’ presentato, inginocchiato, genuflesso, prosternato o compiuto uno di questi inutili atti per mendicare una benevolenza che, ça va sans dire, col cavolo che avrebbe ottenuto.

A questo punto, per capire quanto fosse grave la situazione, ho contattato la cugina e tra una critica letteraria ed una domanda sul suo corso di chitarra, le ho buttato la’ la frase: “certo che San Valentino e’ proprio una festivita’ capitalistico-borghese, dove l'uomo si spersonalizza ed ha come fine il puro guadagno, per fortuna noi, pragmatici figli della classe proletaria, non ci caschiamo in questi trucchi”.
Lei non ha risposto per 15 minuti, poi ha detto: "ma a me piacciono le frasi nei cioccolatini" e subito dopo e’ caduta la linea.
Il post aveva come immagine dei gattini e tanti cuoricini sberluccicanti. Secondo voi, l’abbiamo gia’ perduta?

PS- Dimenticavo, il ginocchio di Ettore e’ curabile in due-tre mesi al massimo.

Tuesday, 5 February 2008

Sehr Giftig

Come si sceglie un regalo per una persona a cui vuoi bene?
Mia madre rispose: “prendi cio’ che ti piacerebbe ricevere: il cuore non sbaglia mai”.
Mia madre non si mostro’ sopresa quando, a 35 anni ricevette il suo primo pallone di cuoio.
E’ chiaro che il concetto di bene assoluto e di bene materiale talvolta si sovrapongono, talvolta, invece rappresentano l’oggettivazione delle nostre passioni sull’altra persona.
Mmm adesso mi spiego cosa volevo dire:
Io, Alessio e e Laura venimmo mandati a comperare un regalo per Dana, che compiva un anno.
Dopo avere giocato per alcune ore coi giocattoli, talvolta dovendo cacciare i bambini che li stavano usando, ci accingemmo a compiere la nostra missione.
Alessio penso’ che il regalo perfetto fossero un set di forno, lavatrice, frigo etc. che l’avrebbero resa una perfetta massaia.
Laura insistette perche’ si comprasse il set di manette, pistola, arco etc. Io ero rimasto mezz’ora davanti al “galeone dei pirati” in superofferta.
Alla fine ci telefonarono e ci obbligarono a comprare un regalo adatto a una bambina di un anno con la scusa che bisognava evitare che Dana ingerisse il regalo.
Ma secondo voi, una gnoma puo’ ingerire il galeone dei pirati?
Tutto cio’ mi fa pensare sul valore delle cose.
Ho pochissime cose di valore, ma moltissime a cui do valore perche’ mi ricordano le persone che me le hanno regalate.Orma
Credo che gli oggetti valgano per quanto siano stati vissuti e quelli regalati, per quanto si sia voluto farli vivere dagli altri.
Il mese scorso volevo comperare un regalo per Sofia, la figlia di un mio collega. Vidi una composizione di aerei e mongolfiere in legno, da mettere sopra la culla.
Erano bellissimi. Nessuna bambina, crescendo con quelli aerei avrebbe potuto desiderare meno di volare, oltre confini e frontiere e diventare una persona al di sopra della media.
La negoziante si rifiuto’ di venderlmelo dicendo che era adatta a maschietti, mentre per le femminuccie c’era la stessa composizione con delle coccinelle.
Ora Sofia ha delle Cucujoidee che svolazzano sulla culla e non so cosa diventera’ in futuro.
Quando mi chiesero cosa avrei voluto a Natale.
Risposi: “la pace nel mondo”.
Forse non hanno ancora trovato abbastanza carta da regalo per incartarla. Pero’ devo dire che questo maglione non e’ poi cosi’ male.

Monday, 28 January 2008

Di ogni volta che Weltanschauung batte Ferenc Puskás

In un biergarten al tramonto discutevamo della prossima partita contro l’istituto di virologia.
Tomasz, pensieroso esclamo': “i virologi sono gente strana, altrimenti studierebbero degli esseri viventi”.
Nell’antica diatriba tra chi considera i virus esseri viventi (anche se incapaci di riprodursi indipendentemente) e chi no, Tomasz si schierava con i secondi, pensammo tutti.
“Dovrebbero scontrarsi contro quelli di immunologia quale rito apotropaico dell’eterna lotta tra sistema immunitario e virus.  Certo, sono una squadra di muli” aggiunse Tomasz con l'arroganza di chi non considerava i muli quali esseri viventi (in quanto sterili).
Il capitano abbozzo’ un sorriso e taglio’ il nome di Tomasz dalla lista degli esseri viventi da convocare (in effetti a oggi Tomasz non ha ancora procreato).


La partita inizio’: noi attaccammo in maniera audace per un tempo che sembro’ infinito.
Purtroppo, pero’si rivelarono essere solamente 5 minuti.
Da quel momento in poi, gli avversari iniziarono a giocare e fu chiaro che erano di un altro livello.
Passando accanto agli spalti sentii chiacchierare fitto e parlare di “calcio champagne”, chiaramente parlavano dei nostri avversari.
La mia squadra passo’ alla guerra di trincea (catenaccio impudente).
Passando accanto agli spalti sentii lamentarsi  a lungo e discutere di “calcio vino scadente nel cartone” e fui sicuro che parlassero di noi.

La squadra avversaria attaccava in maniera continua e sembrava sul punto di potere segnare da un momento all’altro quand’ecco che, i due Scilla e Cariddi della difesa (al secolo Volker e Dragomir) rinviarono una palla lontano.
La palla arrivo’ a me. Stoppai la palla, aggirai in velocita’ il difensore (che scritto cosi’ sembra molto glorioso, ma per tutta la partita riuscii a passarlo  quell'unica volta).
Alzai gli occhi e scoprii che il portiere, forse per spingere la squadra, era fuori dalla sua area di rigore, lontano dalla sua porta.

Alzai la palla. Mi immaginai fromboliere e tirai forte.
Smisi di correre e, guardando la palla allontanarsi, iniziai a pensare.
Ponderai che quel goal da lontanissimo sarebbe entrato nella storia del mio istituto e che a lungo sarebbe stato cantato da stirpi di dottorandi.
Cercai di valutare se, il mio essere calciatore, mi avrebbe conferito un vitalizio di procaci fanciulle e pensai quanto bello sia questo giuoco del calcio.

Considerai i miei amici/e che fanno atletica o canoa: si esercitano ogni giorno, allenano i loro muscoli con caparbieta’ di chi sa che solo la perfezione permettera di battere gli avversari.
Invece, sul campo verde, l'imperfezione e il caso aveva creato un tiro cosi’ perfetto c
he ora la palla sembrava avere fermato, col respiro degli spettatori, anche il tempo.
Per questo ci fu tempo di chiedermi se fosse davvero etico che la mia squadra, nonostante palesemente piu’ debole potesse ora, con questo tiro, vincere.

E ci fu tempo per capire che forse il calcio e’ come la vita: non sempre vince il migliore, vince chi ci crede di piu’.
Solo cosi’ si puo' accettare che l’Ungheria di Ferenc Puskás non avesse vinto i mondiali (ok, cosi’ e con il doping dei germanici).

E crederci e soffrire, per noi, era la normalita’, forse non era debolezza, era semplicemente la nostra maniera di essere, di vincere e affermarci, di vivere: la nostra Weltanschauung.
La palla, dopo avere sorvolato il portiere, inizio’ a scendere dolcemente.

Il pallone fece un rumore freddo e sordo, quando impatto’ contro la traversa per poi tornare indietro.
Ci fu il tempo per prendere due goal, prima di andare sotto le docce e dimenticare quella partita, almeno fino all’anno successivo.
Per un attimo avremmo potuto vincere. Abbiamo sofferto, sognato, perso malamente.
Nella mia squadra siamo tutti di sinistra. Anche questo potrebbe spiegare molto....ma questa e’ un altra storia.