.Io pensavo che New York fosse la citta’ che non dorme mai , ma non e’ che a Göteborg si dorma tanto.
Gli Svedesi dovrebbero imparare a mettere alle finestre le Persiane o le Veneziane (non inteso come donnine), insomma delle tapparelle (ma non inteso come donnine di bassa statura).
La mattina un taxista svedese viene a prendermi.
Si parla del piu’ del meno e di politica.
Mi dice che lui e’ molto favorevole agli immigrati: “noi svedesi passiamo per gente aperta di mente, ma io non dico di si agli immigrati perche’ sono ingenuo: le famiglie di oggi sono meno numerose di quelle di ieri ed io ho bisogno che nuovi lavoratori contribuiscano a mandare avanti il nostro sistema pensionistico”.
Non l’avevo mai vista sotto questo punto di vista, ma e’ vero!
Sopratutto per l’Italia, dove la gente ha una vita media piuttosto lunga (alla CGIL fra un po' saranno piu' pensionati che lavoratori).
Propongo quel taxista per la guida del PD, tanto piu’ o meno e’ lo stesso.
Ad Amsterdam una hostess spinge per fare entrare le valigie nel bagagliaio.
Qualcuno dice: “non pressi ci sono delle piante”.
La hostess ora mette una cura indicibile nell'inserire la valigia.
Gli olandesi sono etnologicamente dei giardinieri davvero dotati.
Idolatrano i bulbi di papavero. Un mio amico (che pero’ non e’ un agricoltore, dice che per certe piante gli olandesi vengono subito dopo i jamaicani).
Sul volo per Roma ci sono 50 preti americani come non se ne vedevano da anni, con la tonaca, vecchia maniera.
Vengono da un seminario texano e vanno a Roma a vedere il papa.
Mi trovo nel mezzo di un gregge di genti nerovestite che dicono: “che mi prenda un colpo se quello non e’ il vecchio Don Jhon”. Penso che sto espiando il fio qualche colpa, o sto accumulando credito per il futuro, poi penso a quel gran fio di un beffardo checkin-o (omino del check-in) che mi ha messo in mezzo a 'ste pecore nere.
L’ultimo aereo va verso Palermo. E’ Alitalia, ritarda di un ora. Un tizio grasso con camicia nera e cravatta rosa dice a un suo amico che se ne sta andando in pensione a 50 anni perche’ dipendente regionale. Non posso fare a meno di pensare a quanti emigranti ci servirebbero per pagargli la pensione.
Dopo 6 voli in meno di 24 ore sono davvero stanco.
Ma ho solo due giorni per preparare un altra intervista. Questa volta il colloquio e’ nella perfida Albione (non perdete il prossimo post dalla terra dei draghi volanti: a Cardiff.
Gli Svedesi dovrebbero imparare a mettere alle finestre le Persiane o le Veneziane (non inteso come donnine), insomma delle tapparelle (ma non inteso come donnine di bassa statura).
La mattina un taxista svedese viene a prendermi.
Si parla del piu’ del meno e di politica.
Mi dice che lui e’ molto favorevole agli immigrati: “noi svedesi passiamo per gente aperta di mente, ma io non dico di si agli immigrati perche’ sono ingenuo: le famiglie di oggi sono meno numerose di quelle di ieri ed io ho bisogno che nuovi lavoratori contribuiscano a mandare avanti il nostro sistema pensionistico”.
Non l’avevo mai vista sotto questo punto di vista, ma e’ vero!
Sopratutto per l’Italia, dove la gente ha una vita media piuttosto lunga (alla CGIL fra un po' saranno piu' pensionati che lavoratori).
Propongo quel taxista per la guida del PD, tanto piu’ o meno e’ lo stesso.
Ad Amsterdam una hostess spinge per fare entrare le valigie nel bagagliaio.
Qualcuno dice: “non pressi ci sono delle piante”.
La hostess ora mette una cura indicibile nell'inserire la valigia.
Gli olandesi sono etnologicamente dei giardinieri davvero dotati.
Idolatrano i bulbi di papavero. Un mio amico (che pero’ non e’ un agricoltore, dice che per certe piante gli olandesi vengono subito dopo i jamaicani).
Sul volo per Roma ci sono 50 preti americani come non se ne vedevano da anni, con la tonaca, vecchia maniera.
Vengono da un seminario texano e vanno a Roma a vedere il papa.
Mi trovo nel mezzo di un gregge di genti nerovestite che dicono: “che mi prenda un colpo se quello non e’ il vecchio Don Jhon”. Penso che sto espiando il fio qualche colpa, o sto accumulando credito per il futuro, poi penso a quel gran fio di un beffardo checkin-o (omino del check-in) che mi ha messo in mezzo a 'ste pecore nere.
L’ultimo aereo va verso Palermo. E’ Alitalia, ritarda di un ora. Un tizio grasso con camicia nera e cravatta rosa dice a un suo amico che se ne sta andando in pensione a 50 anni perche’ dipendente regionale. Non posso fare a meno di pensare a quanti emigranti ci servirebbero per pagargli la pensione.
Dopo 6 voli in meno di 24 ore sono davvero stanco.
Ma ho solo due giorni per preparare un altra intervista. Questa volta il colloquio e’ nella perfida Albione (non perdete il prossimo post dalla terra dei draghi volanti: a Cardiff.