Sunday 26 February 2012

Mai Piu'.

Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni disegno concepito dal loro cuore non era altro che male. E il Signore si pentì di aver fatto l'uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo. Il Singore disse: "Sterminerò dalla terra l'uomo che ho creato: con l'uomo anche il bestiame e i rettili e gli uccelli del cielo, perché sono pentito d'averli fatti". 

Immagino che gli animali non siano stati contenti di dover morire per colpa dell'uomo.
Dopo il diluvio c'era il problema di capire se le acque si fossero ritirate.
Noe' mando il corvo, col compito di capire se ci fosse della terraferma.
Il corvo andava, ma non trovando dove poggiarsi tornava all'arca.
Una volta, decise di rischiare, allungo il giro, volo' piu' lontano nella speranza di trovare un posto dove le acque si fossero ritirate; un luogo dove fosse possibile prendere terra e riposare le ali stanche.
Non lo trovo'. Mori' sfinito nell'impresa.

Passarono i giorni, Noe' mando' una colomba, la situazione ambientale era cambiata e la colomba torno' con un ramoscello di ulivo: la terra era riemersa.
Da allora la colomba fu vista come amica dell'umanita', mentre il corvo nero venne maledetto.
In scienza c'e' un test che fa capire quanto un animale abbia coscienza di se stesso.
Consiste nel mettere un animale davanti a uno specchio con una macchia sul viso.
Se cerchera' di pulire lo specchio, non avra' capito il concetto di riflessione, se invece ha coscienza del se, si pulira il viso.
I corvi sono degli animali che hanno questa capacita', che, nell'uomo, inizia a comparire attorno ai 18 mesi.
I corvi sanno tanto, decidono con coscienza, spesso sono malvisti e maledetti.
Tutto questo per dire che io, ultimamente, mi sento un po' corvo. 

Wednesday 15 February 2012

Gaudeamus igitur

Nel primo ricordo che ho della felicita’ ci sono io, da piccolo, che aspetto che il mio papa’ entri dalla porta, mi prenda in braccio e sopratutto mi dia gli orsetti di liquerizia che mi piacciono tanto.
Ricordo anche che una volta ero andato a  giocare a calcio con i miei amici.
Avevamo giocato per tutto il giorno, poi ad un certo punto s'era messo a piovere, ma non si poteva fermare la partita perche’ eravamo in pareggio e la partita era una di quelle (numerose) partite del secolo che vanno consegnate alla storia con tutti i crismi, con tanto di vincitori e vinti.
Pioveva. Ci riunimmo a centrocampo.
Convenimmo che, fossimo andati a casa le nostre mamme  ci avrebbero infilato in un bagno caldo.
Visto che tanto eravamo gia’ bagnati, potevamo continuare almeno per un altro goal.
Gli altri vinsero 4 a 3, ma io ero felice.
Quando ero pubero (puberto?) inseguivo la patata, e non nel senso del tubero.
Cosa poi ci dovessi fare, non era chiaro, che una cosa era essere fidanzati, e un altra capire cosa fare con/della fidanzatina.
Ma visto che erano gli ormoni a decidere il problema non era troppo importante.
Andai a casa sua, salii le scale facendo i gradini a tre a tre, la vidi e la abbracciai forte, mi bacio’ sulla guancia (ma io pensai piu’ vicino alla bocca del solito).
Mi batteva forte forte il cuore, inspiegabilmente, dalla contentezza.

Ora voi potete pensare che la morale di tutto cio' sia che felicita' e' sapere aspettare* cio' che si desidera, e/o la felicita’ e’ la liberta’ di fare cio’ che si vuole, cio’ che ci fa sentire bene**, e farlo con la persona che si ama***.
In realta' io vi volevo dire che felicita' e' liquerizia, pallone nella pioggia e  futile tachicardia.

* Improvvisamente il Piccolo Principe, desidera vedere un tramonto, Antoine gli dice bisogna aspettare, "Aspettare che?" aspettare che il sole tramonti. Nel suo piccolo asteroide bastava spostare la sedia di poco per vederne uno, ogni volta che si sentiva solo poteva godere della compagnia del tramonto. Racconto' che una volta aveva visto 44 tramonti, si era sentito proprio solo.

** I grandi non capiscono mai niente da soli e i bambini si stancano a spiegargli tutto ogni volta.

*** In quel momento apparve la volpe.
"Buon giorno", disse la volpe.
"Buon giorno", rispose gentilmente il piccolo principe, voltandosi: ma non vide nessuno.
"Sono qui", disse la voce, "sotto al melo…."
"Chi sei?" domandò il piccolo principe, " sei molto carino…"
"Sono la volpe", disse la volpe.
" Vieni a giocare con me", disse la volpe, "non sono addomesticata".
"Ah! scusa ", fece il piccolo principe.
Ma dopo un momento di riflessione soggiunse:
" Che cosa vuol dire addomesticare?"
" Non sei di queste parti, tu", disse la volpe" che cosa cerchi?"
" Cerco gli uomini", disse il piccolo principe.
" Che cosa vuol dire addomesticare?"
" Gli uomini" disse la volpe" hanno dei fucili e cacciano. E' molto noioso!
Allevano anche delle galline. E' il loro solo interesse. Tu cerchi le galline?"
"No", disse il piccolo principe. " Cerco degli amici. Che cosa vuol dire addomesticare?"
" E' una cosa da molto dimenticata. Vuol dire creare dei legami…"
" Creare dei legami?"
" Certo", disse la volpe. " Tu, fino ad ora per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma.se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo."
" Comincio a capire", disse il piccolo principe. " C'è un fiore…. Credo che mi abbia addomesticato…"