Wednesday, 27 January 2010

Al mio fratellino

Se c’e’ una persona che stimo tanto a questo mondo.
Quella che, se non fossi me stesso vorrei essere, questo e’ mio fratello.
Mio fratello quando io avevo 6 anni un giorno me lo sono trovato accanto per caso: avevo visto che mia madre aveva la pancia piu’ grossa, ma siccome mi diceva sempre di non esagerare con la Coca-cola che gonfiava la pancia, io pensavo che la mia mamma quando non guardavamo si andasse a bere la coca cola di nascosto.

Come quella volta che i miei dopo che ero nato io s’erano messi a dieta tutti e due per solidarieta’.

Pero’ poi mio padre andava al lavoro e mia madre mangiava....cosicche’ alla fine mio padre gia’ magrissimo aveva perso chili e mia madre no.

Invece poi mi arrivo’ un fratellino.
Che all’inizio io non sapevo bene cosa farmene: quando arrivo’ provai a parlargli e a dargli dei giocattoli, ma lui, appena nato non era per niente collaborativo e si limitava a guardava con aria interrogativa.
Invece poi ha imparato a parlare e ridere e a giocare a calcio.
Che sembra una battuta e invece non lo e’: c’e’ gente che mostra tutta la sua qualita’ e carattere giocando a calcio.

Io mi diverto, faccio casino, ipnotizzo gli avversari con la mia scoordinazione, grida, sconquassi, mio fratello invece e’ etereo e pulito nel suo stile di gioco.

Parla poco, si muove veloce senza rumore, sembra altrove, quasi assente pero’ poi quando serve un colpo ad effetto riesce a mettere la palla dove nessuno avrebbe mai immaginato.

Il problema e’ che lui e’ proprio cosi’ anche nella vita: silenzioso, vigile, altruista e con un gran cuore per gli altri, non sempre con se stesso.

Io mi ricordo di lui quando aveva otto anni e giocava a calcio nei pulcini.

Aveva la fascia di capitano e aveva portato la sua squadra in finale.

Loro con maglie azzurre contro i rossi ungheresi del Debrecen.

Ed io, che avevo sempre tifato per le squadre dell’est per una volta volevo che vincesse lui (alla facciaccia della fratellanza fra i popoli comunisti).

La partita era dura: pioveva, c’era fango dappertutto e gli ungheresi sembravano piu’ grandi della loro eta’....quei grandissimi figli di Puskas.

Pero’ alla fine vinse mio fratello e pote’ alzare la prima coppa di una grande carriera che occupa un ripiano della nostra cameretta.
Se guardate bene in terza fila c’e’ anche il mio unico trofeo, una piccola targa che m’hanno dato una volta per un disegno.

La riconoscerete perche’ la mia e’ l’unica piena di polvere.

Mentre quelle di mio fratello sono pulite, grosse e lucenti.

Pero’ quel giorno era ricoperto di fango mentre alzava la coppa al cielo e rideva e sorrideva....e noi con lui.

Poi rimane da ricordarsi che ci sono partite che si vincono e altre che si perdono per sfortuna, perche’ a volte ci sta, o perche’ c’e’ capitato un arbitro infame.

L’importante e’ ricordarsi che c’e’ ancora tanto tempo, e un altra partita gia’ in programma per ritornare a sorridere come allora.
Le foto sono preso, la prima da qua, la seconda da qua.
Col post c'entrano e non c'entrano,ma non saro io alle 2.20 di notte a spiegarvi il senso di queste immagini.

Wednesday, 20 January 2010

Radio. Before and after science.

Io ho troppi neuroni per ascoltare radio 105.
D’altro canto me ne mancano parecchi per potere ascoltare Marino Sinibaldi (Radio3).
Finora Radio2 era stato un onorevole compromesso ma con la nuova programmazione e il riallineamento sulle posizioni di (questo) governo la qualita’ dei contenuti s’e’ abbassata troppo.
Volevo scrivere un post per ricordarmi quando le radio erano piccole e belle.
Io sono nato nel bel mezzo di una rivoluzione: nel 76 iniziavano le radio libere.
Di quell’ondata di radio assurde, autentiche e genuine ricordo come la fantasia fosse al potere (forse pero’ anche noi eravamo piu’ facili da incantare).
Ricordo "Stereo Sound International": che io, dato il nome, immaginavo a contendersi con veemenza le frequenze internazionali, invece poi scoprii che si prendeva solo nel mio quartiere.
Lo slogan era “solo grandi successi”, che significava che per ridurre il budget compravano solo dischi di compilations con i pezzi famosi.
Negli anni 70 ero troppo piccolo e acquisii il lume della ragione nei plasticatissimi anni 80 (disprezzate pure la mia generazione ma voglio vedere voi a stabilire connessioni neurali con un sottofondo di “wild boys” dei Duran Duran.
Ricordo una radio che trasmetteva da Partinico. La citta’ che aveva dato origine al piu’ grande compositore dell’eta’ moderna, Frank Zappa
aveva una radio che trasmetteva esclusivamente trottolini amorosi dudu e dadadaaa.
Il mio DJ preferito pero’ era Nick the night fly (che si traduce “Nicola la notte vola” o anche ”Nicola la notte mosca”).
Aveva (ed ha) una voce calma che cullava anche perche’ in sottofondo si sentivano gabbiani e delfini new-age.
 Con quest’ atmosfera mi addormentavo sempre entro 3 canzoni.
A volte poi, mannaggia li pescetti mammiferi (i delfini sono mammiferi) sognavo cose molto psicadeliche (piu’ delfini e gabbiani scagazzoni che “psichedelia-Grace Slick”).
Negli anni 90 le radio erano meno piccole, meno improvvisate e iniziavano ad uniformarsi ad uno standard piu’ professionale e commerciale.

Siccome dal giornalino della scuola era avanzato molto materiale.
Io e un mio amico chiedemmo di fare un provino nella radio locale per avere un programma: un contenitore dove mettere quei racconti, articoli e facezie varie insieme con un po’ di musica allegra e ottimista tipo Joy division e Nirvana.
All’inizio ci dissero che ci avrebbero dato un programma domenicale in notturna.
A me piaceva l’idea di parlare alla gente a quell’ora, quando tutto e’ piu’ lento e si sedimenta (finche’  le palpebre diventano pesanti e si chiudono).
Poi ci fu un cambio editoriale e la domenica divenne un giorno da santificare radiofonicamente.
Quando chiedemmo com’era finita col “nostro” spazio e quando potevamo cominciare ci dissero che praticamente potevamo solo scegliere la musica tra un intervento (piu' o meno divino) e l’altro.
Possibilmente musica strumentale per non distrarre dalla trasmissione tipo “uomini e profeti”. La domenica successiva mi presentai con un po’ di album di Fausto Papetti presi dallo zio, appassionato di sax e belle copertine di dischi (clicca per vedereuna carrellata di coeprtine di dischi di Fausto Papetti).
Quella fu l’ultima volta che mi chiamarono. Non vidi piu' i mix, i piatti ed i cartoni di uova sui muri che insonorizzare lo studio di quella povera, piccola ma un tempo libera radio.Ora aspetto che i tempi siano maturi per le internet radio.
Ho messo una nuova testata al blog, ma internet explorer non la faceva vedere. Poi grazie alle pervicace insistenza di Psycho siamo riusciti ad avere la testata visibile per tutti. Siate grate a costei, mentre io vado a cercare nel vocabolario se "pervicace" significa quello che penso.

Saturday, 9 January 2010

La truna dell'ego

I britannici (al secolo perfidalbionici) sono convinti di abitare un isola tropicale.
Solo cosi’ si spiega perche’ si ostinino ad indossare minigonne e spalmarsi di crema solare quando fa un freddo barbino e spunta un sole che piu’ che timido e’ sociofobico).

Ma forse e’ meglio raccontare l’odissea dall’inizio.
Musa, quell'uom di multiforme ingegno

Dimmi, che molto errò, poich'ebbe a terra.

Infatti dovevo atterrare ebbere a terra a Londra, ma per un fato beffardo (i fati si dividono sempre in beffardi e avversi, la fortuna invece l’e’ sempre culo) durante il volo l’aeroporto venne chiuso per neve, cosi’ ci dissero che dovevamo continuare verso Nord.
 
Quando atterrammo ci dissero che eravamo a Leeds non ero sicuro di sapere dove fossi, guardando il panorama fuori dall’aeroporto capii di essere molto vicino al polo Nord: regno del “mitico Thor”, pensai che se atterravamo tra ranger del Nevada di Capitan Miki era peggio.
Cercai di ricordare meglio la mappa e il mio passato calciofilo mi ricordo’ che mi trovavo nella provincia dello United (Leeds United si trova a Nord di Sheffield United e ad Est di Manchester United....ma piu’ a sud dello Yorkshire (contea di cani antipatici).
Uscimmo dall’aeroporto senza sottoporci ai nuovissimi body scanner (vedi foto) della cui efficacia, io che li ho sempre visti pubblicizzati su “il monello ho sempre dubitato.
A notte fonda arrivo' un autobus che viaggio' per tutta la notte
per riportarci a Londra.
Qui ci dissero che i treni non andavano, gli autobus arrancavano, l'insalata era nell'orto, pane e vino ci mancava,
maramao perche' sei morto; la peste infuria, il pan ci manca, sul ponte sventola bandiera bianca. Decisi pertanto di affittare un macchina e dirigere sul Galles.
Dopo aver pagato mi indicarono un cumulo di neve. A giudicare dalle dimensioni doveva avere  affittato un torpedone.
Spalando via l’eccesso risulto’ essere una Volvo: una sicura macchina cinese.
Prima di partire dovevo rimuovere lo spesso strato di ghiaccio sul vetro.
Mi serviva un raschiaghiaccio (ice-scraper).
Purtroppo gli affittamacchine li avevano finiti (essendo un paese tropicale ne avevano presi giusto due).
Feci come gli antichi e con un bue e un asinello e scongelai il vetro.
Con la macchina andava bene.
La neve, pero', risveglia la parte bambina di tutti noi, e chi e' piu' bambino di un camionista? Guidando i loro giocattoloni  2 camion e 3 tir avevano fatto un incidente tutti insieme.
Ci dissero che ci sarebbero volute due ore per riaprire l’autostrada.
Intanto iniziava a nevicare forte.
Pensai a cosa potevo fare, poi mi resi conto che avevo con me tutto cio’ che mi serviva per sopravvivere:
Presi dal mio zaino un cd di Bob Marley, e questo basto’ a fare sciogliere il gelo attorno alla mia macchina.
Poi aprii il pacco di dolci e biscotti che dovevo portare ai miei colleghi.
Erano dolci fatti con le mandorle e li cuddureddi i tipici dolci natalizi fatti con cioccolata, noci e fichi secchi.
Mentre me li mangiavo tutti (ai miei colleghi avrei cercato di portare qualche altro prodotto tipico: un carretto siciliano, una testa di cavallo, un disco di Battiato).
La neve scendeva ma io ero molto tranquillo (e satollo).
Nella mente mi frullavano questi pensieri di saggezza siciliana "l’acqua mi vagna, lu ventu m’asciuca, calati junco ca passa la china" (l'acqua mi bagna e il vento mi asciuga: piegati o giunco finche’ non passa la piena).
E’ impossibile preconizzare gli imprevisti, e’ inutile arrabbiarsi per cio’ che non possiamo controllare. Ci vuole capacita’ organizzativa e spirito d’adattabilita’.
Ci sono voluti anni ma posso dire che oggi questo e’ il mio karma weltanschauung.
Va beh, ci ho provato a buttarla sul filosofico, ma il vero motivo per cui ero cosi’ felice, era che, dopo averla studiata in teoria per tanti anni agli scout, per la prima volta avevo abbastanza neve per scavare una truna di sopravvivenza.

Le foto sono prese dal sito della Nasa, Animamia e Meridth Gimbel.

Wednesday, 30 December 2009

Egregio Lettore,

Con difficoltà vinco la riservatezza che ha contraddistinto il mio modo di essere e approfitto di questo post per fare un bilancio di quest’ultimo anno trascorso.
Visto che non dispongo di mezzi per fare l’effetto “reti unificate” apprezzerei se tu potessi aprire lo stesso post usando diversi browser.
Ripercorriamo pertanto il 2009 attraverso le parole chiave che lo hanno contraddistinto.
A- Amore vince su tutto.
B- Barbarossa n.p. Babbo Natale. Ammettiamolo: non è Finlandese e non lavora per la coca cola ma è pur sempre l’uomo rosso un tempo conosciuto come il santo Nicola di Bari…ma tutto ciò non è un buon motivo perché D’Alema faccia cadere Nichi Vendola.
C- Crisi non esiste. 
E- Elisabetta Canalis Non so se ci rimanevo più male quando stava con Vieri o ora che sta con Clooney.
F- Facebook Federico II Hohenstaufen Stupor mundi, mica pizza e fichi.
G- Guzzanti padre s’è riveduto ma è scomparso dalle scene.
Forse st’anno han passato un bel Natale in famiglia.

I- Italia 150 (anni dell’unità di Italia). Nonostante gli “Italia 1!”.
J- Jesus Tornasse sulla terra, sarebbero amari per tutti (Jesus l’amarissimo che fa benissimo)
K- Ku futti futti chi diu pirdona a tutti. Linea di governo.
L- Lega Lombarda Rido ancor’ oggi nel pensare i Serenissimi chiusi nel loro barattolo-Tanko. Grande happening artistico per rinverdire i fasti di Piero Manzoni.
M- Minareto Parola veneta, ricordo di infanzia. Mi n’a reto: io non ho retto. Sull’incapacità degli alpini di stare lontano da Grappa.
N- Nettuno è perfetto.
O- Onestà e Scudo fiscale. Promettere ai disonesti di fare rientrare 95 mld di euro promettendo di non controllare da dove venivano è stato un bel regalo alla mafia non un segno di forza della nostra economia.
P- PUNK! Il Punk non è morto. E’ andato al potere. Dopo anni di predicare il “no future” e il nichilismo, Silvio l’incarna il punk. Considerando che i bulbi piliferi vengono presi da posti scogniti Il neo-punk rispetto al vecchio punk si caratterizza per la cresta riccia.
Q- Quo Vadis? Sempre in fondo a destra.
R- Ricavo e profitto. La vil pecunia è il motore di ogni azione umana. Ma anche la figa.
S- Sinistra. Ora dirò qualcosa di sinistra, poi mi contraddirò, mi scinderò, e infine scenderò sotto il 5% così che nessuno dirà più niente di sinistra.
T- Tumblr capissi come funziona, io quasi quasi lo aprirei.
U- Utopia. Moro è stato ucciso dalle BR.
V- Viabilità Viale Europa: l’idea di fare posteggiare su una corsia a lisca di pesce e sull’altra a cazzo di cane non m’è sembrata geniale.
W- WTF. Già. What the fuck? E chi minchia ni sacciu ju.
X- Xilofono. Io per esempio, da grande voglio imparare a suonare il Theremin.
Y-Yes we can. Do we?
Z- Zorro era il cognato di Al Bano. Poi si chiede perchè il Vaticano non gli perdona il divorzio.

Questo per il 2009. Chissà cosa ci riserverà questo 2010. Vi auguro di realizzare l’85% dei vosti desideri. Così imparate a non limitarvi nei sogni e capite l’importanza del non rimanere sprovvisti di margini realizzandoli tutti.

La foto della marmotta me l'hanno data i cuginetti Ettore ed Elena.

Monday, 21 December 2009

Caro Babbo Natale (post natalizio d'orgoglio forcaiolo)


Da bambino mi venne detto che se volevo il trenino ed ero stato buono l’avrei potuto chiedere a Babbo Natale (in qualita' di protettore delle ferrovie?).
Una vecchia zia che votava DC mi disse di chiederlo a Gesu’ Bambino, ma io dissi che visto che la scatola era grande e non adatta ai bambini sotto una certe eta’, preferivo che se ne incaricasse il vegliardo piuttosto che il neonato.

Quando lavoravo nella
DDR, Peggy mi racconto’ che aveva sempre avuto paura del Natale, infatti, per i bambini tedeschi se eri stato buono, ricevevi una ricompensa (cd di Falko, Leningrad cow-boys o cassete di gurken da mangiare prima di andare a nanna), ma se eri stato cattivo, il buon vegliardo non avrebbe lasciato niente; sarebbe intervenuta una figura chiamata “Black Peter/Zwarte Piet (o con altri nomi 1, 2, 3), che percuoteva il/la piccolo/a con una scopa di saggina.
Io Peggy non l'avrei toccata nemmeno con un fiore.
La figura di Black Peter, era rappresentata come un emigrante nero.
Ho scoperto che e' presente in molte culture (in Francia dove e' le
Père Fouettard al terribile Krampus austrico).

Al di la’ delle storie.
Mi fa pensare che mentre per noi Italiani finisca sempre a
tarallucci e vino, nel resto dell'Europa si cresca con il concetto di “certezza della pena”.
Niente ricusazioni dei giudici (nessun lodo Alfano puo' battere cio' che e' scritto nel libro di Babbo Natale), niente ricorsi per allungare processi fino alla prescrizione, levando mezzi alla giustizia: le volanti (renne) di babbo Natale non hanno mai avuto problemi di carenza di benzina;
Il piccolo (ma non basso) accettava il giudizio e si faceva processare.

  Caro Black Peter lo so che a te nessuno scrive.
A te che sei nero e, per come ti trattano avrai anche ben il diritto di essere incazzato (a proposito sei in regola o Babbo Natale ti paga in nero come quegli imprenditori che si lamentano degli immigrati delinquenti e poi non  mettono in regola i loro dipendenti?)
Se puoi, ti prego di accogliere una gentile richiesta: passa le Alpi e fai un po' di pulizia di tutti quelli che anziche' ammettere che si sono comportati male danno la colpa ai giudici che fanno solo il loro dovere inquisitorio.
Proprio come te.
Insegna ai bambini che chi si comporta bene non ha niente da temere, ma che c'e' una punizione per chi di proposito combina danni che mandano le famiglie sul lastrico (altro che processo breve per Tanzi e co.)
Loro hanno dei media potenti, tu solo una scopa, eppure sono certo che se saprai farti strada tra quelli che vogliono rottamare la tua scopa con un aspirapolvere nuovo (scansa le accarezzatrici di materassi delle televendite);  riuscirai a fare pulizia di questa mondezza che da anni si accumula nel mio paese: voglio un paese normale.

l'Italia e' il paese che amo e l'amore vince sempre.
Buon Natale a te alla tua famiglia lontana.

Falloppio
Per favore, non usare la violenza altrimenti chiudono Facebook e i servizi segreti devono tornare a lavorare davvero.

- Volevo salutare i miei visitatori da Giove (guardate qua). Non so se montarmi la testa pensando che mi seguono dal sistema solare o pensare che possano essere i miei vecchi amici del Terni IX di Narni (che mi mancano).
- Il post l'avevo postato nel 2007 in un altro blog. Chiedo scusa a yet che era l'unica che l'aveva gia' letto.
Altri post natalizi degli altri anni sono qua:
1, 2, 3.

Monday, 14 December 2009

Subterranean Homesick Alien: l’uomo che sognava arancine

In Sicilia c’era una grande carestia quando nel porto di Palermo approdò una nave carica di grano.
C’era una fame da non vederci (“pitittu a pettu di cavaddu”) e si decise di non perdere tempo a macinare il grano: venne bollito e mangiato.

Era il 13 dicembre del 1646. Santa Lucia.

Per ricordare la carestia, per Santa Lucia in Sicilia non si mangia pane o prodotti fatti con farina ma si mangia
cuccìa e le arancine
La cuccìa e’ ok. Le arancine invece, sono il motivo per cui l’uomo si e’ evoluto, nella loro forma sferica si riflette la perfezione; nel cuore morbido la gioia della ricerca e della scoperta, nella  loro frittura l’ineluttabilita’ degli eventi a venire.

Stamattina ero felice finche' il mio stomaco pretese il suo tributo chiedendomi perche’, come tutti i siciliani di buona volonta’  non stessi frigendo (‘nta l’ogghiu fitusu) una quantita’ di arancine che potesse ottemperare al mio fabbisogno etico-morale. 
Purtroppo, l’arancina piu’prossima distava 3062 km.

Presi la macchinetta
ELISA e mi diressi verso le bianche scogliere d ella Penrhyn Gŵyr (penisola di Gower).
Li' ho mangiato il piatto tipico locale: il buonissimo salutarissimo
Laverbread.
A chi voglio prendere in giro (certo non il mio stomaco).
Il pane con le alghe mi fa schifo.

Io non mangio l’insalata perche’ penso che le piante  dovrebbero ornare appartamenti, non stare nel mio piatto....figurarsi delle alghe....nemmeno santificate da una frittura.

Rimestavo la broda e sognavo arancine.
Poi sono uscito sull'altopiano.

C’era un aria bella ed ho fatto le foto di questo post.

E c’era tanto verde che finiva sulle scogliere a strapiombo sull'oceano grando.

Tutto era pulito e grande, spazioso. Potevo vedere le navi al largo e le coste della Cornovaglia piu’ in fondo.

Poi ho pensato che alla fine ognuno appartiene e deve stare nel posto dove puo’ realizzarsi (come dovrebbe potere votare nel posto dove paga le tasse).
Che non lo possa fare nella mia terra e’ un peccato, ma che senso ha mangiare  arancine senza la possibilita’ di costruirsi un futuro.
Sarebbe bello fare conoscere le arancine ai miei figli, ma non potro' mai mantenere una famiglia laggiu'.



Poi ho pensato che gli alberi iche si vedevano in lontananza erano scheletrici: avevano tolto le energie alle foglie ed erano andati a dormire.
Quando tornero’ in primavera’ li rivedro’ verdi e vivi -pensai- quando le radici riporteranno la vita, le risorse, alle foglie.
Guardo l’Italia mi sembra che le risorse siano poche e mal gestite.

Perfino iniziative lodevoli come Telethon permettono al governo di non fare il suo dovere e forniscono alibi ai politici che buttano soldi invece di investirli nella ricerca.
Io tornerei volentieri: prima o poi dovro’ metter radici da qualche parte.
Ma mi pare che piu’ si vada avanti e piu’ mi sembra che sono rimasto senza
terra...e non posso starmene con le mie radici in mano per sempre.

Specialmente quando qui e’ tutto cosi terso e pulito e grande, spazioso.

E poi il freddo becco (beak cold) m’ha congelato il neurone.
Ho pensato che se mia madre non mi  scongela le arancine, io me le succhio come ghiaccioli.

Poi ho girato la macchina che li' era finita la terra e sono tornato verso casa.
La sera, mentre pulivo quelle 5 stanzette, le ho trovate piu’ accoglienti del solito.
...e stranamente un pensiero sulle arancine non mi faceva piu’ nemmeno tanto male.
Sta cosa di vendere i beni confiscati alla mafia non si puo' sentire
(con la possibilita' che ri-finiscano a mafiosi o loro prestanomi), per favore firmate anche voi la petizione di Libera.

Thursday, 3 December 2009

« L’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita. Vano delle scene il diletto ove non miri a preparar l’avvenire *»

L’arte moderna non e’ copia fedele della realta’ ma sua reinterpretazione.
Nel secolo scorso acquisi' importanza il gesto artistico.
Tagliare le tele alla Fontana (il Lucio, non la Federica) segnava insieme alla tela, la fine della vecchia arte e l’inizio di una nuova comunicazione.
Di pari passo, si affermava la figura dell’artista.
La persona, il personaggio e la loro vita divenivano importanti quanto l’opera stessa (immaginate le opere di Dali’ senza conoscere i il baffuto creatore), la zuppa di Wharol senza Andy.
Ora, io ricordo che ai tempi del liceo classico ci si sentiva tutti degli esponenti di una qualche avanguardia artistica: noi ci consideravamo degli eccentrici artisti.
Quelli dello scientifico "T. Ferro", che facevano le stesse cose, invece non erano eccentrici, ma  degli stronzi figli di papa’, (una sfumatura diversa d'artista).
Ricordo ancora le serate passate a discutere dell’arte cubista (una, in particolare, vista in una discoteca), insomma, a dissertare di Boccioni (che la suddetta cubista era procace e pettoruta con due boccioni cosi’).
Insomma serate e serate perse a poetizzare le sue forme  uniche della continuita' dello spazio....che ancora oggi ogni volta che rivedo 20 centesimi di Euro mi viene da sorridere.
Per capire, noi si perdeva tempo a uccidere il chiaro di luna, discutere di Carra' (Carlo, non Raffaella) e Ligabue  (Antonio, non Luciano).
Quelli dello scientifico che avevano piu’ soldi invece facevano il fantacalcio. Noi non e' che fossimo proprio senza soldi.
Eravamo artisti: una versione allegra di un quadro di Pellizza da Volpedo.
Insomma la puberta’ la s'e’ passata con l’idea di crescere e portare la fantasia al potere non disdegnando il gesto artistico, l’happening, improvvisato e la cazzata stolida, propria della gioventu'.

Stamattina sono sceso. in strada. Ho aspettato che la macchinetta (Elisa) si scongelasse, ho spostato i pinguini dal posto di guida e ho iniziato a guidare verso casa di Rob, cui a volte do un passaggio al lavoro. Al semaforo m’e’ arrivato un SMS di Rob dove mi diceva che la sera prima aveva incontrato i suoi amici che lavorano in un supermercato ed avevano fatto a chi resisteva di piu’ nella cella frigorifera. Stamattina aveva la febbre a 39, ma ci teneva a farmi sapere che chi aveva  vinto la gara a chi resisteva di piu'al freddo era stato lui.
Mentre giravo a sinistra, dirigendomi verso la M4; nella mia testa rimuginavo il seguente pensiero: "ma non sara' mica che Rob e' un po' dadaista?"

* il titolo e’ impresso sulla facciata del teatro piu’ grande d’Italia (il teatro Massimo di Palermo).

Lo scrivo qua perche’ mi sembra che quelle genti abbiano poco di che dilettarsi e ancorameno di che programmare il futuro.