Sunday, 9 May 2010

Give peas a chance


Quando da piccolo s’inizia a capire qualcosa d’economia tutto sembra facile: io ricordo che  una banconota da 500 lire poteva essere convertita dal fornaio in due millefiori per andare a scuola (4 fiori/lira)*.

Avevo chiaro il concetto del denaro come risorsa ma ero cosciente che il valore reale era dato da come questo si potesse trasformare in risorse anche di altro tipo: informazioni, tempo, personale, infrastrutture, attrezzature (anche se in genere si trattava di millefiori e Morositas alla liquerizia) etc.

In genere non ho mai visto il denaro come una misura della ricchezza, ma come un accumulo di potenziale.
Mi spiego meglio: prendiamo l’ultimo referendum che la lega ha cercato di fare fallire in ogni modo.
Per non accorparlo ad altre votazioni si soo spesi 400 milioni di Euro.
C’e’ chi la vede come una vittoria politica, io la vedo come una mancanza di infrastrutture, asili, ferrovie vecchissime e forze di polizia senza benzina.
E m’incazzo di piu’ di chi pensa a 400 milioni di Euro (che sono difficili anche da immaginare).
Se c’e’ chi pensa che 12.000 Euro al mese come consulente dell’Expo di Milano per il figlio di Bossi siano giusti,
Io penso che costui, che ha dovuto ripetere 3 volte l’esame delle superiori, prende in un mese l’equivalente di 15 dottorandi.
...e spero che il premier fra tre anni gli chieda quanto meno la cura per sconfiggere il cancro, visto che continua a non trovare i soldi per la ricerca.


Da quando ho iniziato a fare un lavoro manageriale mi rendo conto quanto sia importante organizzare le risorse per ricercare e creare i prodotti e servizi da immettere sul mercato.
Mi rendo conto di quanto le persone, con le loro diverse conoscenze.
siano importanti e quanto, sentendosi ascoltate, possano essere capaci di contribuire con entusiasmo alla riuscita dei progetti.

Ovviamente mi rendo conto quanto il capitalismo ebete che viene praticato da molti non si basi su questi principi (un precario non puo’ sentirsi parte di una corporazione), chi cerca commercialisti compiacenti e fa di tutto per imboscare i soldi su conti inattivi in paradisi bancari non avra’ mai a cuore l’investimento nella ricerca o nella conquista di nuovi mercati.
Purtoppo questi capitalisti malati sono i primi a lamentarsi dello spreco delle risorse statali, dei cinesi che copiano e la colpa della perdita di competitivita’ dovuta al sud.....quanta ignoranza.

Purtroppo la professionalita’ e’ una cosa importante, e serve a comporre la’immagine che si ha di un paese sui mercati esteri.
Quanto PIL vale un premier che va in America e dice a una platea di investitori americani (dove molti manager sono donna) “investire in Italia dove ci sono anche le segretarie più belle con cui si può lavorare in letizia”?
Parimenti, la depenalizzazione del falso in bilancio non e’ un indice di serieta’.
Mentre un ministro dell’economia che dipinge la Cina, la superpotenza economica del futuro, come un entita' da cui difenderci con dazi dimostra la lungimiranza tipica di una talpa (la Cina fra qualche anno sara’ il mercato piu’ importante).

In generale, forse non e’ tanto una battaglia tra sistemi economici: ci puo’ essere dell’egregio capitalismo come dell’ottimo comunismo.
La fiducia non va nel sistema, ma nelle persone che lo portano avanti.

Sul retro dei uno dei comumenti del corso di management ho trovato queste frasi che ho tradotto dall’inglese:


Le persone sono illogiche, irragionevoli ed egocentriche.
Amatele comunque.
Se fate del bene, potreste essere accusati di avere secondi fini egoistici.
Fate del bene comunque.
Se avrete successo, conquisterete degli amici falsi e dei
nemici veri.
Ricercate il successo comunque.
Il bene che fate oggi, domani verrà dimenticato.
Fate del bene comunque.
L’onestà e la sincerità vi rendono vulnerabili.
Siate onesti e sinceri comunque.
Gli uomini e le donne con le idee più grandiose possono essere screditati da uomini e donne piccoli con le menti piu’ piccole.
Pensate in grande comunque.
Le gente sostiene gli indifesi ma segue solo i potenti.
Lottate per gli indifesi comunque.
Cio’ che richiede anni di costruzione può essere distrutto in una notte.
Costruite comunque.
La gente può avere bisogno di aiuto e assalirvi se glielo date.
Aiutate la gente comunque.
Date al mondo del vostro meglio e riceverete solo bastonate sui denti.
Date al mondo il meglio che avete comunque.


Io che cerco sempre di seguire il motto dei lupetti: "fa del tuo meglio".
E cerco sempre di far si che le risorse vengano distribuite a “ciascuno secondo la necessita’, e prese da ciascuno secondo le possibilita’”.

Un po’ mi sento confuso.
Se il capitalismo presegue il profitto.
Ma il profitto puo’ essere trasformato anche in crescita, innovazione, benessere per gli impegati e per il bene comune.
Sara’ il capitalismo che mi sta divenendo comunista o sono io che sto diventando capitalista (seppur sul mio conto in banca ho 3 bottoni, 4 borlotti e i 5 pisellini del titolo).


* Tra la prima e la seconda elementare mi accorgevo che i prezzi restavano invariati mentre l’uvetta diminuiva (diminuzione dei costi operativi = aumento di profitto a  parita’ di prezzo sul mercato).

Sunday, 25 April 2010

Lisbona la bella. (Lisbella la bona?)

Lasciamo la nebbia fredda di Fatima e arriviamo a Lisbona che ci accoglie con cielo blu e una giornata calda che mi fanno sentire in un posto bellissimo.
Penso cio’ guardando un cartello stradale che recita Lisbona, Benfica.

Magari e’ solo come suonano le parole ma se sono riusciti a convincere generazioni di amanti senza fantasia che Parigi o Venezia sono citta’ romantiche capirete quanto il marketing sia piu’ importante del prodotto in se.
Passeggiamo in centro dove 23 spacciatori in meno di un ora mi offrono fumo, hascish, marjuana; uno sua sorella.
Dico a tutti la verita’: “grazie, non fumo”. Quello che mi offriva sua sorella, spiazzato dalla mia risposta ci rimane male.
Mi chiedo come mai tutti mi offrano queste cose. Torno in albergo un attimo a controllare una cosa.
Ho capito. Barba e capelli lunghi: tipico del mio essere vacanziero, fanno percepire la mia presenza come quella di Woody Allen nel film
della foto.

Non sapendo da dove iniziare a scoprire questa citta’ decidiamo di andare a vedere la cattedrale, che in portoghese si chiama Se'”.
Insomma, partiamo una volta ancora alla scoperta del “se”.
Poi andiamo in giro a piedi o coi tram che si arrampicano sfiniti per salite assurde.
A volte dei giovani si attaccano alla porta dei filobus dalla parte esterna e, sul predellino si fanno accompagnare per la citta’ senza pagare il biglietto. Sono dei Portoghesi.

Nella fretta, abbiamo lasciato le guide in macchina, all’aeroporto di Bristol. Abbiamo solo un post it con dei suggerimenti da un forum inglese che consigliava di evitare due quartieri l’antico Alfama e il Bairro Alto. Ci fiondiamo la’, passeggiamo per le stradine e non ce ne pentiamo affatto. Sono la parte piu’ bella, vera della citta’.

Andiamo anche alla foce del Tago. Qui c’e’ una famosa torre.
Qui si fermavano i marinai che tornavano dalle Americhe e parlavano delle meraviglie viste.
Non avendo la guida con me, mi piace pensare che da queste storie di marinai si sia stagliata nitida nei secoli una donna sudamericana e che pertanto a lei sia stata dedicata la torre. La torre di Belen.


Di fronte alla torre c’e’ una statua del Cristo redentore che, con le braccia spalancate guarda il suo piu’ famoso omologo che al di la’ dell’oceano (a Rio de Janeiro) sovrasta il monte Corcovado.
Accanto alla torre c’e’ anche il monumento alle scoperte.
Qui i volti degli scopritori portoghesi guardano la fine del fiume nella direzione delle terre da lo
ro scoperte oltre mare.

Solo che in realta’ gli scopritori guardano il Cristo scettico sull’altra sponda del Tago, e nessuno dei due sembra essere troppo certo di dove finisca il fiume e dove siano l’oceano e le terre d’oltremare.
Il mare confonde, circonda e circonfonde.
Borges diceva che il mare e’ un antico linguaggio che non si lascia decifrare.
Se questo e’ vero, io che ho familiarita' con le isole non ho problemi.
Un isola e’ un punto fermo su cui arrivare per poi ripartire.
Ogni uomo e' un isola e, per come la vedo io, non e' necessariamente un male.

Tuesday, 20 April 2010

Fatima: il santuario (e sulle concezioni della Fede).

L’altro di’ ero al parco. C’era una papera seguita dai paperotti, appena nati. Cercava di tenerli in fila, insegnando loro a nuotare.
Uno fini’ in mezzo a un cespuglio e non riusciva a passare, ostacolato dalla corrente.

Il viaggio a Fatima e’ un viaggio strano, mi ci ha portato la mia ragazza e mi ci trovo piu’ per amor suo che per la fede.
Fatima sono 4 case in mezzo sulle montagne dove si dice che sia apparso a 3 pastorelli dapprima un essere chiamato “angelo del Portogallo” e poi la Madonna che abbia esortato i pastorelli alla preghiera e al sacrifizio.
Da li’ il paesino ha riscoperto un anima (commerciale) divenendo una meta di pellegrinaggio mondiale.

C’e’ un atmosfera grigia in cielo, grigia in terra e nemmeno le persone attorno mi sembrano particolarmente solari.
Tutti i negozi vendono materiale a tema ecclesiastico.
Tra le statue che si accumulano in tutte le forme e colori (il fluorescente va moltissimo), vedo anche una mano di Fatima.
La mano di Fatima e’ un simbolo Islamico che per i credenti islamici rappresenta dunque il simbolo della serietà e dell'autocontrollo (
qua piu’ dettagli). Chissa’ se il mercante da tempio che lo tiene in vetrina sa la storia di quel simbolo.

Andiamo al santuario.Un fumo nero, denso si alza. Fumo di candele bruciate da gente che chiede qualcosa o scioglie voti. Alcuni hanno le forme della richiesta (vedi foto) e sono alquanto inquietanti.
Come tutti, accendo una candela. Ma non esprimo desideri....non per mancanza di fede (del resto li esprimevo anche prima di soffiare le candeline), ma perche’ per ora va davvero tutto bene.
Non penso che cose come piu’ soldi potrebbero rendermi piu’ felice.
Mi renderebbero felice in maniera diversa. Ma io al momento sono felice della mia felicita’ cosi' com'e'.

Pero’ in mezzo a quel fumo vedo l’infelicita’ di chi ha problemi e sia affida cosi’ a un essere superiore. Una signora arriva con un sacco di candele e mi dispiace seriamente per lei.

E c’e’ gente che percorre in ginocchio un percorso, e vedo le loro facce sofferenti.
Penso a questo posto e a cio’ che rappresenta.
E’ frutto di una fede forte, ma priva di felicita’ che si crogiola nel sacrificio.

Nella mia visione c’e’ un dio che arrivato dall’altro lato mi chiedera’ conto della mia vita ponendomi una domanda ben precisa:
“qual’e’ la migliore bettola in cui mangiare?”.
Mi piace pensare siamo stati creati ed evoluti per fare un mondo migliore.
Conoscere, viaggiare, conoscerci, amarci e moltiplicarci.
Con quella domanda s’impedirebbe l’accesso in paradiso di qualsiasi xenofobo o chiunque non si sia mai messo in gioco chiudendosi nella sua valle alpina o biblioteca-torre di cristallo.

E’ ovvio che questa mia visione e’ piu’ frutto di una religiosita’ personale di cui ho gia’ parlato qua, quando ancora scrivevo bei post.
La verita’ e’ che mi dispiace davvero che ci sia tanta fede (c’e’ gente che e’ venuta da tutto il mondo, molti asiatici), tanto potenziale d’amore e che sia investito in compiere sacrifici o codificare comportamenti piuttosto favorire la comunicazione tra i popoli.
Pero’ la chiesa di oggi mi sembra capace solo di dettare regolette su come bisogna comportarci in cambio di 8 per mille e combattere il relativismo e la secolarizzazione (che non sono concetti con cui risvegliare le masse).....e nemmeno la balla del teologi che identifica nell’eruzione un avvertimento di dio. Io non crederei a un dio che usa i vulcani come editoriali di Feltri per avvertire gli amici.

E poi c’e’ la storia della pedofilia che mi mette troppa tristezza, perche’ troppe parole sono state pronunciate, tranne quelle giuste.
Per come la vedo io, la papera ha preso i piccoli e li ha fatti salire su un isoletta. Poi e’ tornata dal paperotto che era rimasto incastrato nel cespuglio, l’ha spinto contro la corrente fino a passare i rami e hanno ripreso a nuotare verso gli altri.
Se una papera, che non ha anima e non ha amore riesce a fare tutto cio’ solo per istinto materno che l’evoluzione ha selezionato per garantire piu’ sopravvivenza.
Noi non siamo animali, ma figli della natura si, e obbediamo alle sue leggi....che vogliono che ogni organismo si moltiplichi (il celibato imposto e’ contro natura).

La natura e’ forte, e noi siamo forze della natura.
E se non ci fosse un dio, dall’altro lato, non mi dispiacerebbe affatto addormentarmi e tornare alla madre terra.
Stiracchiare le mie molecole fino a farle diventare qualcos’altro.
Sarebbe bello diventare una melenzana viola che cresce al sole di Settembre.; che se non s'era capito, a me piacciono tanto le melenzane.
Cerchero' di postare un po' piu' spesso. Stay tuned ;-)

Tuesday, 13 April 2010

Porto: un posto di passaggio travestito da citta’.

Arriviamo in centro con la nuovissim metropolitana e dall’albergo scendiamo verso il porto, giu' al fiume. Scendendo, la citta’ diventa piu’ antica e colorata, ma purtroppo anche anche piu' triste e  decadente.
Dalle parti della stazione di Sao Bento incontriamo un giuovine che ci racconta che la sua casa e’  bruciata, i suoi genitori lo hanno cacciato di casa, ha perso il lavoro, la sua ragazza lo tradiva col suo migliore amico, il suo gatto era finito sotto una macchina....insomma avevamo uno sceneggiatore di telenovelas.
Scendiamo a fare colazione in centro. Contento di potere parlare la mia seconda lingua ordino la colazione in Spagnolo. Paghiamo 6 Euro.
Giriamo un po’ la citta’, dopo avere mangiato la Francesinha andiamo verso le cantine dove ci raccontano la storia del Porto (inteso come vino), per chi interessa e’ uguale a quella dello Sherry, che e’ come gli inglesi chiamavano Jerex (de la Frontera), poi ci servono un bel po' di vino.
Il giorno dopo a colazione la mia ragazza fa una magia: mi dice di stare zitto e lei ordina in Portoghese le stesse cose (praticamente mette una “sc” al posto delle “s”).....e paghiamo 3 Euro. Cavolo non sapevo fosse cosi’ facile ridurre il tasso d’inflazione. Un altra teoria vuole che ai Portoghesi gli Spagnoli stiano sulle Pelotas per cui e’ meglio provare a parlare un portoghese o italiano che in castigliano.
Il giorno dopo arriviamo alle 10.50. L’autobus partira’ alle 11.00. Dobbiamo ancora fare solo i biglietti ma tanto alla biglietteria c’e’ solo una gentile e dolce nonnina da aspettare.              La nonnina compra un biglietto per il giorno dopo e poi inizia a parlare della visita ache fara’ alla nipotina...i miei 5 anni fra la gente pignola e precisa come quella dei Sassoni vorrebbe spostare di peso la vetusta gentildonna per fare il biglietto in tempo. Ma sorrido e sto muto.
La nonnina racconta dei regali che sta portando alla nipotina, ed i miei 6 anni nel Trevigiano, fra gente per natura tollerante capisce benissimo la necessaria loquacita’ dell’avita signora e non la vorrebbe sorpassare e fare il biglietto. Infataccio.
La nonnina ora racconta da quanto tempo non vede la nipote e di cosa fara’ con lei e i miei due anni Elvetici mi porterebbero all’apostrofare con parole argute la fottuta vecchiaccia che devo fare sti cazzo di biglietti che mi parte l’autobus.
Ma finalmente si leva dalle palle e riusciamo a fare i biglietti. Sono le 11.05, ma riusciamo a prendere l’autobus perche’ anche l'autista ha deciso di partire in ritardo per finire la sigaretta.
Il mio essere Siciliano pondera la seguente: l’attitudine mediterranea alla troppa rilassatezza fa male e per chi non e’ abituato fa fare sangue amaro  risulta essere causa di stress.....tuttavia, se ci si mettesse un po’ d’accordo sul concetto di ritardo e concordassimo 10 minuti di elasticita' su ogni orario, forse tutti ne proveremmo giovamento.

Salutiamo Porto e non ho ancora capito se m’e’ piaciuta.
Certe parti cadono a pezzi ed e’ decadente e triste come la sua musica, il fado.
Andreia, una mia amica di vecchia data, che e’ nata a Lisbona ma lavora a Porto.mi dice che questa citta' e’ un luogo di passaggio e rappresenta lo scenario perfetto delle storie di cui e’ testimone e di cui rappresenta la sommatoria.
Porto ha una bellezza nascosta: non si offre a tutti, ed e’ difficile da capire se si e’ turisti di passaggio.
Ricorda Palermo: citta’ struggenti per chi e’ capace di leggere le storie delle glorie di un passato sempre piu’ lontano nel tempo e nella memoria.
Purtroppo io a Porto tutto cio’ l’ho solo intravisto, anche perche’ dopo tutto quell vino denso....non c’era nessuno che mi teneva ferma la citta’ che continuava a sdoppiarsi beffarda. 
Son tornato adesso finalmente a casa. Ora posto delle foto fatte da me e riprendo a raccontavi il viaggio.

Thursday, 8 April 2010

Te lo do io il Brasile

La mia ragazza mi disse: "ti porto in vacanza dove avresti sempre voluto andare".
Io pensai: "andare in Brasile con la propria ragazza e' come entrare in una birreria portandosi la birra da casa".
In realta' non ero sicuro che mi volesse portare la', ma le vidi scrivere una mail in Portoghese....i sospetti si addensavano.
Chiesi un aiutino per vedere se avevo indovinato la localita' delle vacanze.
Lei mi disse che andavao nel paese delle "3F".

Non avevo piu' dubbi, tra me e me pensai "Figa, Futbol e Feijoada sto arrivando"!...e  cantando Bossa Nova
schiaffavo camicie tropicali nello zaino muovendomi col passo della Mangano nel "negro Zumbon", pregustavo le bellezze della natura (che spesso da quelle parti sono sode), il monte pan di zucchero e altri panettoni assortiti.
Ai costumi degradati dei suoi abitanti (infatti la materia dei costumi s'e' degradata ed e' rimasta solo in concentrazione minima).
Ai costumi sessuali liberi eccessivamente (non sto a criticare i cambi di sesso), ma la cantante dei Banda Eva, ultimamente mi sembra cambiata in peggio: da
cosi' a cosi.
Proprio in quel momento mi arrivo' la notizia: andavamo nel paese delle 3F: Portogallo, terra di Fado, Fatima e Francesinhas.

Il fado e' l'inverso della Samba: quest'ultima e' sole ed allegria dove il fado e' triste malinconia.
E' un canto dell'anima un canto sofferente ma pieno della dignita' e della cultura propria di questo popolo (che per non tradire la sua cultura del lamento gioca a calcio da dio, ma non vince mai niente).
Eppure, in quel momento, avendo appreso la notizia, togliendo le camicie tropicali e sostituendole con altre ben piu' scure, con la mia formazione culturale fatta da veline sfacciate e poppe al vento da tv commerciale, a sentire che non si andava in Brasile ma in Portogallo, sentivo dentro di me un sentimento che se non era quello del fado, molto, invero lo rassomigliava.

Con questo spirito appropriato per il venerdi' santo atterrai a Porto.
Prossimamente vi racconto il resto del viaggio.

Thursday, 1 April 2010

Di musiche, di film, di macchine pensanti sapienti

Quando arrivano i week end prendiamo ELISA  (la macchinina) e andiamo in giro per il regno unito.
La scampagnata inizia sempre con “lunga e diritta correva la strada” che mi mette di buon umore.
Invece la mia ragazza non ama quella canzone e mi chiede di toglierla.
A questo punto ho il potere di scegliere IO che musica ascoltare.

Una volta siamo scesi verso la Cornovaglia con i CSI.

Ammetto che per chi non li conosce possono apparire un po’ pesanti: con GLF che canta pesante  con voce sofferente.
A dire il vero soffre piu’ ora che quando era nei CSI: ora che si colloca tra alla Destra dell’ossuto Ruini e alla sinistra di Ferrara che un ateo-devoto-obeso inappetente.
Per il viaggio di ritorno le ho fatto scegliere la musica.
Avevo paura che tornasse con i Coldplay.
A me i Coldplay non danno troppo fastidio. Ma Elisa (la macchina che proprio non li regge): inizia a fare rumori strani.

Non credo che gli oggetti abbiano un anima (secondo la chiesa non ce l’hanno neanche gli animali) anche se il mio cane aveva piu' cuore di certi pretini.
Quando metto i Coldplay la macchina inizia a vibrare e fare umori strani....secondo me ad Elisa Chris Martin gli sta sui cerchioni.
Per evitare problemi armonici quello che e’ successo al Ponte Tacoma devo mettere un cd di Sufjan Stevens...perche’ ad ELISA piace molto Sufjan Stevens.
L’altra volta la mia ragazza ha scelto uno dei suoi cd.
Un vecchio CD dei Radiohead.
E cantava quella canzone che era alla fine del film Romeo e Giulietta dove Thom Yorke immaginava che i due anziche’ morire scappassero via dal film lasciandosi dietro le loro famiglie e le loro beghe. Le parole le trovate qua.
E lei cantava la canzone e la macchina non faceva rumore ed io guidavo in silenzio mentre il paesaggio che passava veloce dietro.....e il tutto sembrava una foto (come questa qua a Sx) o melgio come una scena di un film.
Sembrava proprio
un film romantico e bello, non proprio comico certo non triste e con un finale aperto (l’assassino e’ il maggiordomo). Magari la cosa non vi interessa ma in quel momento m'era sembrato una di quelle memorie da conservare per ricordarle quando si e' anziani davanti al camino.
Ed ho pensato di appuntarmelo qua.


Noi domani si va in Portogallo. Buona Pasqua a tutti.