Tuesday 14 December 2010

Canto gioioso dell'emigrante: esegesi dell'arancina

La festa piu’ trista per gli emigranti, arriva ogni anno il 13 Dicembre: Santa Lucia: patrona delle arancine.
In questo giorno, per ricordare alle giovani generazioni la fine della carestia del 1646 in cui, la terra che un tempo era stato il granaio del impero romano era finito il pane, si rinuncia a pane e pasta.
Pero’ si possono mangiare arancine, cuccia col vino cotto, panelle, cazzilli e tantissime altre cose buonissime (che noi mediterranei mica possiamo avere un approccio calvinista alla perdita della memoria storica).
Arancina sta per picccola arancia, nella Sicilia orientale invece dicono gli arancini....sara’ che loro si mangiano delle cose fatte a forma di piccolo albero di arancio (!?!).
In questo giorno, la casa natia lasciata vuota, all’emigrante appare ancora piu’ vuota.
Ora la vostra mente aliena potra’ chiedersi: ma perche’ Falloppio non si fa le arancine anziche' ogni anno lamentarne la mancanza? (1 e 2).
La risposta, my friends, corre nel vento....se tenderete l’orecchio con animo puro riuscirete a sentire il refolo che dice: “ma chi minchi rici?”
Come se il segreto delle arancine e delle panelle fosse nel materiale di partenza.
Il segreto sta nell’olio fituso (sovrautilizzato).

Quando lasci una terra, sai che non la troverai mai uguale.
Le cose cambieranno presto: tuo fratello ti rubera’ la camera e i cd, i mobili, gli eletrodomestici si evolveranno e tutta la tua terra lentamente, si scordera’ di te.
Tutto? No. L’olio di certe friggitorie e’ stato cambiato l’ultima volta quando Garibaldi dormi' nella friggitoria (che quello tanto dormiva dappertutto).
Da allora, le catene polinsature di acidi grassi hanno raccontato storie di emigrazione e di popoli andati lontani, ma sempre mantenendone la memoria.

Non staro’ poi qui a svelare a voi profani come l’addetto alla friggitoria, l’untopanellaro, (figura mitica), controlla che la temperature dell’olio sia ottimale.
Esso sicuramente non immergera’ un dito o un termomentro per controllare la corretta temperatura.
La verita’ e’ diversa e ben prosaica. Ma non vi posso svelare questo segreto.

Santa Lucia, santissimissima patrona delle arancine, per uno strano gioco di rimandi congiunge la Sicilia Normanna con la Svezia da cui noi Siculi discediamo (chi piu' chi meno). Santa Lucia e’ patrona delle donne svedesi (anch’esse figure mitiche sebbene non appartenenti alla sottoclasse geno-fenotipica di  “arancina cu li peri”.
Definiscensi arancina coi piedi una donna rotondetta e bassina tale che la circonferenza della persona sia assimilabile ad una sfera fornita di piedi (vedi Botero).

Nel giorno di Santa Lucia le donne svedesi girano per boschi con candele in testa.
A questa notizia, con gli amici si decide di tornare, una volta ancora, a Stoccolma.
Poi, per un errore di mira, combinazione di low-cost ed altro si fini' tutti ad Amsterdam, ma questa e’ la prossima storia.

9 comments:

xanthippe said...

No, tu adesso ci dici come l'untopanellaro controlla la temperatura dell’olio!!!

laila81 said...

T'assicuro che la sottoscritta, che li chiama arancinI sin dalla notte dei tempi (che mica c'ero io però nella notte dei tempi...non sono mica Matusalemme 2 la vendemmia :D), dicevo che la sottoscritta nel caso in cui decide di papparsi un arancino, il citrus sinensis o aurantium (a seconda), nemmanco lo sfiora GIURO!

E che pure modestia  a parte, io gli arancini li faccio senza l'olio fituso e fanno la loro porca figurona! ;-)

yetbutaname said...

a me piace chiamarle arancine
purtroppo non ho spesso occasione di gustarle
coraggio, a Natale te le preparano, no?
ciao

UnaStranaStrega said...

devo dire che quando parli dei cibi vostri mi sento migrante anch'io.

cristina13 said...

eh no, il segreto va svelato eccome.

lavespista said...

ma sarò stramba? si può provare nostalgia per delle arancine mai mangiate? assolutamente distanti dalle mie origini? evidentemente sì...per me dico.

utente anonimo said...

Se il segreto è quello che ho sentito io è meglio non svelarlo.
buone arancine a tutti.
orso

saggezza said...

Da vecchio attraversatore dello Stretto posso affermare che la porta del ritorno dell'emigrante è la Caronte, infernale mezzo di trasporto navale, nei cui bar troneggiano vassoi di arancini/e (sicuramente cotti nell'olio della sala macchine) che suscitano le lacrime di commozione di molti.

yetbutaname said...

sei riuscito a partire? buone arancine, seppure riscaldate
buon Natale, Falloppio