La piazza, in tutte le citta’ del sud Italia contiene certi elementi topici.
C’e’ il cane della piazza. Qualcuno lo chiama Chiazzy, altri Argo, altri ancora, tentano di aizzare una sua presunta (ma inesistente) aggressivita' chiamandolo Rambo.
La sua storia e’ sempre la stessa: ancora cucciolo, di orgogliosa razza bastarda, voleva vedere il mondo, fermatosi per riposare nella piazza, noto’ che tutti gli davano da mangiare: un pezzo d’arancina, un calzone, una pizza e si fermo’ li, solo un po’ confuso dal fatto che lo chiamassero con 100 nomi.
Del resto, una volta messa su pancia e’ piu' difficile riprendere a girare il mondo.
Sotto il porticato ci sono i giuovini. Osservano i dintorni e peripateticamente discutono di filosofia o di fantacalcio. Se gli si chiede che fanno.
Rispondono: "staminkiazza" che in dialetto significa: "stiamo in piazza".
Con una sola frase benedicono la fortuna che hanno, di potersi dedicare al niente e maledicono la loro incapacita’ di fare qualcosa di quel niente.
Loro vogliono bene al cane della piazza. Fanno bene, visto che condividono la stessa storia.
Come in ogni presepe ci sono degli elementi tipici quali “il bue, l’asinello o lo spaventato” in ogni agora’ che si rispetti ci sono dei personaggi.
Alcuni, come Fofo’, sono sempre stati la’, o almeno io me lo ricordo cosi’. Mai stato giovane, mai invecchiato, sempre pronto ad infervorarsi contro chiunque gli dica che la sua casa di villeggiatura e’ andata distrutta.
In realta’ lui non ha mai avuto una casa di villeggiatura. Ma ci tiene ad arrabbiarsi con chi gli comunica la ferale nuova. Cosi’, senza un perche’, per scandire il tempo, come i temporali estivi.
Lo sfidai a disegnare una tigre, pensando a Ligabue (quadro a Sx). Ma l’uomo non mi ascolto'.
Sempre piu’ spesso parlava da solo, erano discorsi articolati, per noi che non sapevamo i pensieri dell'interlocutore erano abbastanza confusi. L'uomo tentava di avere ragione e gesticolava molto con le mani. Infine perdeva la discussione e ricadeva stremato sulla panchina senza piu' argomenti per controbattere.
Poi, all’improvviso, come era arrivato scomparve.
Arrivo' l’inverno e i manifesti su cui aveva disegnato le sagome si scolorirono con la pioggia.
Ogni persona e’ un racconto da ascoltare, ogni persona ha una storia interessante.
Quella storia, ad oggi, non e' stata ancora svelata.
C’e’ il cane della piazza. Qualcuno lo chiama Chiazzy, altri Argo, altri ancora, tentano di aizzare una sua presunta (ma inesistente) aggressivita' chiamandolo Rambo.
La sua storia e’ sempre la stessa: ancora cucciolo, di orgogliosa razza bastarda, voleva vedere il mondo, fermatosi per riposare nella piazza, noto’ che tutti gli davano da mangiare: un pezzo d’arancina, un calzone, una pizza e si fermo’ li, solo un po’ confuso dal fatto che lo chiamassero con 100 nomi.
Del resto, una volta messa su pancia e’ piu' difficile riprendere a girare il mondo.
Sotto il porticato ci sono i giuovini. Osservano i dintorni e peripateticamente discutono di filosofia o di fantacalcio. Se gli si chiede che fanno.
Rispondono: "staminkiazza" che in dialetto significa: "stiamo in piazza".
Con una sola frase benedicono la fortuna che hanno, di potersi dedicare al niente e maledicono la loro incapacita’ di fare qualcosa di quel niente.
Loro vogliono bene al cane della piazza. Fanno bene, visto che condividono la stessa storia.
Come in ogni presepe ci sono degli elementi tipici quali “il bue, l’asinello o lo spaventato” in ogni agora’ che si rispetti ci sono dei personaggi.
Alcuni, come Fofo’, sono sempre stati la’, o almeno io me lo ricordo cosi’. Mai stato giovane, mai invecchiato, sempre pronto ad infervorarsi contro chiunque gli dica che la sua casa di villeggiatura e’ andata distrutta.
In realta’ lui non ha mai avuto una casa di villeggiatura. Ma ci tiene ad arrabbiarsi con chi gli comunica la ferale nuova. Cosi’, senza un perche’, per scandire il tempo, come i temporali estivi.
Ora va detto che dalle mie parti chi parla poco saggio, chi parla meno e’ talvolta considerato pazzo, ma non e’ sempre cosi’ facile giudicare.
Quando andavo alle medie, per esempio, comparve sulle panchine della piazza un uomo.
Rarissimamente parlava.
Io gli sottoposi degli studi di funzione perche' avevo una teoria da sperimentare: se a Mazara, si diceva, ci fosse un barbone che risolveva per gioco i compiti dei ragazzi, perche’ anche noi non potevamo averne uno?
Alcuni hanno creduto di conoscere in quel barbone uno dei piu’ grandi fisici di tutti i tempi: Majorana.
L’uomo della mia citta', invece, in matematica stava peggio di me.....ed e' che dire.
Un giorno strappo' una pubblicita’ da un muro e inizio' a disegnarci su sagome che si sovrapponevano, colorandole con delle penne rosse e blu.Lo sfidai a disegnare una tigre, pensando a Ligabue (quadro a Sx). Ma l’uomo non mi ascolto'.
Sempre piu’ spesso parlava da solo, erano discorsi articolati, per noi che non sapevamo i pensieri dell'interlocutore erano abbastanza confusi. L'uomo tentava di avere ragione e gesticolava molto con le mani. Infine perdeva la discussione e ricadeva stremato sulla panchina senza piu' argomenti per controbattere.
Poi, all’improvviso, come era arrivato scomparve.
Arrivo' l’inverno e i manifesti su cui aveva disegnato le sagome si scolorirono con la pioggia.
Ogni persona e’ un racconto da ascoltare, ogni persona ha una storia interessante.
Quella storia, ad oggi, non e' stata ancora svelata.