Due anni fa si tornava da un concerto, se non sbaglio avevamo visto le Dresden Dolls.
Lo Starclub un secolo fa era un teatro di lusso, ma di quella ricchezza rimaneva solo un grande lampadario di cristallo, poi divenne cinema di propaganda, infine luogo per concerti.
Io ero li’, col solito gruppo di amici.
Avevamo appena salutato il gruppo dei Francesi che, come sempre, si sarebbero storditi di troppo fumo.
Io ero li’, col solito gruppo di amici.
Avevamo appena salutato il gruppo dei Francesi che, come sempre, si sarebbero storditi di troppo fumo.
Il concerto era stato bello, l’Elba era tornato da poco nel suo letto ma noi non ne avevamo ancora voglia, il sole degli ultimi giorni aveva asciugato il fango e lasciato un prato verde, bello come quelli di calcio, solo piu’ perfetto.
Dio e’ il miglior giardiniere che esista e a noi piccolo omini sembro’ giusto decorare il suo giardino come dei nanetti (vedi foto presa dalla finestra del mio appartamento a DD). Iniziammo a camminare su quel prato, a finire l’ultima bottiglia di vino mentre l’alba spuntava la’ dietro i castelli appollaiati sull'ansa del fiume.
Poi, non si sa bene perche’ Hristio usci’ dalla sua macchina sempre piena di cose senza senso una magia, e, dopo due minuti, i maglioni erano a terra a delimitare porte immaginarie e correvo dietro ad un pallone.
Il cuore che batteva sembrava avere un ritmo felice perche’ segnare un goal agli amici, si sa, vale di piu’.
Due anni dopo, i piu’ grandi e ubertosi di quel gruppo avranno presto figli ed hanno smesso di andare ai concerti perche’ i locali sono pieni di fumo, i piu’ giovani continuano ad andarci ed io, nel mezzo, ho cambiato citta’ e sono ancora alla ricerca di un gruppo di persone con cui andare ai concerti.
....ma in fondo non siamo cambiati troppo.
....ma in fondo non siamo cambiati troppo.
L’altro giorno m’era tornato in mente questo ricordo e avevo deciso di vestirmi in maniera simile, sotto la giacca e la sciarpa rossa che porto sempre in inverno.
Venerdi’ sera, pero', il buttafuori di un pub disse che non potevo entrare vestito cosi’. Andandomene vedevo le persone dentro, apparivano stanche, con le cravatte slacciate, comunicavano opulenza ma non sembravano felici.
Il buttafuori aveva ragione, non ero vestito a tema: io ero vestito di felicita' genuina.
Nel prossimo post si parla di fiabe se vi volete preparare ci consiglio gli scritti di Propp, del Pitre’, e le mille e una notte, altrimenti venite giovedi’ e provero’ a spiegarvi tutto nelle solite 400 parole.