Tuesday, 13 April 2010

Porto: un posto di passaggio travestito da citta’.

Arriviamo in centro con la nuovissim metropolitana e dall’albergo scendiamo verso il porto, giu' al fiume. Scendendo, la citta’ diventa piu’ antica e colorata, ma purtroppo anche anche piu' triste e  decadente.
Dalle parti della stazione di Sao Bento incontriamo un giuovine che ci racconta che la sua casa e’  bruciata, i suoi genitori lo hanno cacciato di casa, ha perso il lavoro, la sua ragazza lo tradiva col suo migliore amico, il suo gatto era finito sotto una macchina....insomma avevamo uno sceneggiatore di telenovelas.
Scendiamo a fare colazione in centro. Contento di potere parlare la mia seconda lingua ordino la colazione in Spagnolo. Paghiamo 6 Euro.
Giriamo un po’ la citta’, dopo avere mangiato la Francesinha andiamo verso le cantine dove ci raccontano la storia del Porto (inteso come vino), per chi interessa e’ uguale a quella dello Sherry, che e’ come gli inglesi chiamavano Jerex (de la Frontera), poi ci servono un bel po' di vino.
Il giorno dopo a colazione la mia ragazza fa una magia: mi dice di stare zitto e lei ordina in Portoghese le stesse cose (praticamente mette una “sc” al posto delle “s”).....e paghiamo 3 Euro. Cavolo non sapevo fosse cosi’ facile ridurre il tasso d’inflazione. Un altra teoria vuole che ai Portoghesi gli Spagnoli stiano sulle Pelotas per cui e’ meglio provare a parlare un portoghese o italiano che in castigliano.
Il giorno dopo arriviamo alle 10.50. L’autobus partira’ alle 11.00. Dobbiamo ancora fare solo i biglietti ma tanto alla biglietteria c’e’ solo una gentile e dolce nonnina da aspettare.              La nonnina compra un biglietto per il giorno dopo e poi inizia a parlare della visita ache fara’ alla nipotina...i miei 5 anni fra la gente pignola e precisa come quella dei Sassoni vorrebbe spostare di peso la vetusta gentildonna per fare il biglietto in tempo. Ma sorrido e sto muto.
La nonnina racconta dei regali che sta portando alla nipotina, ed i miei 6 anni nel Trevigiano, fra gente per natura tollerante capisce benissimo la necessaria loquacita’ dell’avita signora e non la vorrebbe sorpassare e fare il biglietto. Infataccio.
La nonnina ora racconta da quanto tempo non vede la nipote e di cosa fara’ con lei e i miei due anni Elvetici mi porterebbero all’apostrofare con parole argute la fottuta vecchiaccia che devo fare sti cazzo di biglietti che mi parte l’autobus.
Ma finalmente si leva dalle palle e riusciamo a fare i biglietti. Sono le 11.05, ma riusciamo a prendere l’autobus perche’ anche l'autista ha deciso di partire in ritardo per finire la sigaretta.
Il mio essere Siciliano pondera la seguente: l’attitudine mediterranea alla troppa rilassatezza fa male e per chi non e’ abituato fa fare sangue amaro  risulta essere causa di stress.....tuttavia, se ci si mettesse un po’ d’accordo sul concetto di ritardo e concordassimo 10 minuti di elasticita' su ogni orario, forse tutti ne proveremmo giovamento.

Salutiamo Porto e non ho ancora capito se m’e’ piaciuta.
Certe parti cadono a pezzi ed e’ decadente e triste come la sua musica, il fado.
Andreia, una mia amica di vecchia data, che e’ nata a Lisbona ma lavora a Porto.mi dice che questa citta' e’ un luogo di passaggio e rappresenta lo scenario perfetto delle storie di cui e’ testimone e di cui rappresenta la sommatoria.
Porto ha una bellezza nascosta: non si offre a tutti, ed e’ difficile da capire se si e’ turisti di passaggio.
Ricorda Palermo: citta’ struggenti per chi e’ capace di leggere le storie delle glorie di un passato sempre piu’ lontano nel tempo e nella memoria.
Purtroppo io a Porto tutto cio’ l’ho solo intravisto, anche perche’ dopo tutto quell vino denso....non c’era nessuno che mi teneva ferma la citta’ che continuava a sdoppiarsi beffarda. 
Son tornato adesso finalmente a casa. Ora posto delle foto fatte da me e riprendo a raccontavi il viaggio.

Thursday, 8 April 2010

Te lo do io il Brasile

La mia ragazza mi disse: "ti porto in vacanza dove avresti sempre voluto andare".
Io pensai: "andare in Brasile con la propria ragazza e' come entrare in una birreria portandosi la birra da casa".
In realta' non ero sicuro che mi volesse portare la', ma le vidi scrivere una mail in Portoghese....i sospetti si addensavano.
Chiesi un aiutino per vedere se avevo indovinato la localita' delle vacanze.
Lei mi disse che andavao nel paese delle "3F".

Non avevo piu' dubbi, tra me e me pensai "Figa, Futbol e Feijoada sto arrivando"!...e  cantando Bossa Nova
schiaffavo camicie tropicali nello zaino muovendomi col passo della Mangano nel "negro Zumbon", pregustavo le bellezze della natura (che spesso da quelle parti sono sode), il monte pan di zucchero e altri panettoni assortiti.
Ai costumi degradati dei suoi abitanti (infatti la materia dei costumi s'e' degradata ed e' rimasta solo in concentrazione minima).
Ai costumi sessuali liberi eccessivamente (non sto a criticare i cambi di sesso), ma la cantante dei Banda Eva, ultimamente mi sembra cambiata in peggio: da
cosi' a cosi.
Proprio in quel momento mi arrivo' la notizia: andavamo nel paese delle 3F: Portogallo, terra di Fado, Fatima e Francesinhas.

Il fado e' l'inverso della Samba: quest'ultima e' sole ed allegria dove il fado e' triste malinconia.
E' un canto dell'anima un canto sofferente ma pieno della dignita' e della cultura propria di questo popolo (che per non tradire la sua cultura del lamento gioca a calcio da dio, ma non vince mai niente).
Eppure, in quel momento, avendo appreso la notizia, togliendo le camicie tropicali e sostituendole con altre ben piu' scure, con la mia formazione culturale fatta da veline sfacciate e poppe al vento da tv commerciale, a sentire che non si andava in Brasile ma in Portogallo, sentivo dentro di me un sentimento che se non era quello del fado, molto, invero lo rassomigliava.

Con questo spirito appropriato per il venerdi' santo atterrai a Porto.
Prossimamente vi racconto il resto del viaggio.

Thursday, 1 April 2010

Di musiche, di film, di macchine pensanti sapienti

Quando arrivano i week end prendiamo ELISA  (la macchinina) e andiamo in giro per il regno unito.
La scampagnata inizia sempre con “lunga e diritta correva la strada” che mi mette di buon umore.
Invece la mia ragazza non ama quella canzone e mi chiede di toglierla.
A questo punto ho il potere di scegliere IO che musica ascoltare.

Una volta siamo scesi verso la Cornovaglia con i CSI.

Ammetto che per chi non li conosce possono apparire un po’ pesanti: con GLF che canta pesante  con voce sofferente.
A dire il vero soffre piu’ ora che quando era nei CSI: ora che si colloca tra alla Destra dell’ossuto Ruini e alla sinistra di Ferrara che un ateo-devoto-obeso inappetente.
Per il viaggio di ritorno le ho fatto scegliere la musica.
Avevo paura che tornasse con i Coldplay.
A me i Coldplay non danno troppo fastidio. Ma Elisa (la macchina che proprio non li regge): inizia a fare rumori strani.

Non credo che gli oggetti abbiano un anima (secondo la chiesa non ce l’hanno neanche gli animali) anche se il mio cane aveva piu' cuore di certi pretini.
Quando metto i Coldplay la macchina inizia a vibrare e fare umori strani....secondo me ad Elisa Chris Martin gli sta sui cerchioni.
Per evitare problemi armonici quello che e’ successo al Ponte Tacoma devo mettere un cd di Sufjan Stevens...perche’ ad ELISA piace molto Sufjan Stevens.
L’altra volta la mia ragazza ha scelto uno dei suoi cd.
Un vecchio CD dei Radiohead.
E cantava quella canzone che era alla fine del film Romeo e Giulietta dove Thom Yorke immaginava che i due anziche’ morire scappassero via dal film lasciandosi dietro le loro famiglie e le loro beghe. Le parole le trovate qua.
E lei cantava la canzone e la macchina non faceva rumore ed io guidavo in silenzio mentre il paesaggio che passava veloce dietro.....e il tutto sembrava una foto (come questa qua a Sx) o melgio come una scena di un film.
Sembrava proprio
un film romantico e bello, non proprio comico certo non triste e con un finale aperto (l’assassino e’ il maggiordomo). Magari la cosa non vi interessa ma in quel momento m'era sembrato una di quelle memorie da conservare per ricordarle quando si e' anziani davanti al camino.
Ed ho pensato di appuntarmelo qua.


Noi domani si va in Portogallo. Buona Pasqua a tutti.

Thursday, 25 March 2010

Aspetta primavera, Bandini

La pioggia assuppaviddani (traduzione: assorbi-coltivatori diretti) e’ quella pioggia sottile e impercettibile ma continua che, non essendo abbastanza forte da fare smettere il lavoro nei campi finisce per cadere inesorabile sul contadino e “asciugarne” la salute.
Il giorno della partita Galles-Italia c’era proprio quella pioggia.
Riuniamo il gruppo di Italo-gallesi e andiamo allo stadio.
Dopo gli inni inizia una musica sempre piu’ forte e pressante e, tra le fiamme a bordo campo arrivo un giocatore gigante tutto vestito di rosso.
E’ Adam Jones, giocatore del Galles: lui guarda benevolo la sua gente dalle spalle larghe e le maglie rosse e la sua gente pensa: “dydy 'r farchogn" che significa: “ecco il nostro condottiero”.
Poi guarda beffarso noi italici bassini che, a scanzo d'equivoci vestiamo maglie color puffo e tutti pensiamo: “Mo e’ arrivato Fracazzo da Velletri”.
La partita inizia, cazzotti e pugni dietro le orecchie, ci schiacciano vicino alla linea di meta, con sapienti calci del nostro mediano d’apertura riusciamo a smarcarci, ma la palla torna a danzare sulla linea. Con calci a spazzare l’area ci smarchiamo.
Ma tornano, con calci alla viva il prete e secondo l’antica tradizione dell’arrunza sta minchia di palla riusciamo a liberare.
Verso la fine il risultato e’ di 26 a 3. Poi mettono in campo i bambini e riusciamo a fare 33 – 10.

Sconfortato dal gioco espresso e aiutato dalla locale birra Brains vado in bagno. I Gallesi sono dei chiacchieroni, alla fine torno dal bagno avendo capito molto piu’ della partita dai commenti che guardando il gioco. Ho capito la regola d’oro del rugby: quando non capisci cosa succede: vai in bagno.
La sera si va in discoteca, a me non piace, ma a volte si deve seguire cio’ che vuole il gruppo.
Ci sono una pista 70, 80 etc. L’eta’ non e’ quella della musica, ma della moquette.
Una moquette infima, spessa su cui hanno versato liquidi di vario genere e schifezze.
Qualcuno mi dice “non ti facevo ballerino”. Vai a spiegare che I piedi mi si sono appiccicati alla moquette e, provando a schiodarmi do l’erronea impressione di muovermi a tempo.

Comunque s’e’ fatta l’alba e ci dirigiamo verso casa.
Dormire in 9 nella mia casetta fa un po’ l’effetto campo scout.
Un misto di ossa rotte, stanchezza regressa e felicita’ interiore.
Ti mancano le forze, ma paradossalmente ti senti forte: la pioggia puo’ caderti addosso, ma non fa niente se hai riunito sotto un unico tetto le cose e le persone che ti fanno felice.

Friday, 12 March 2010

La famosa invasione dei Panda in Italia

"Secondo alcuni autorevoli testi di tecnica aeronautica, il calabrone non può volare, a causa della forma e del peso del proprio corpo in rapporto alla superficie alare. Ma il calabrone non lo sa. E perciò continua a volare." (Igor Sikorsky)
Il Panda e’ un orso che nell’evoluzione s’e’ amminchionato a mangiare germogli di bamboo. Come orso e’ onnivoro: puo’ mangiare miele, pesce, carne.
Il Panda e’ un bell’animale pacioccoso, ma s’e’ scordato chi e’ e quindi si sta estinguendo.
Il calabrone e’ brutto, tozzo e fa impressione. Ma a chi non piacerebbe volare? E lui, contro tutto e tutti lo fa.

Ci sono posti che hanno un grande potenziale di sviluppo.
In questi posti l’energia non e’ solo nelle fabbriche o negli edifici ma nella gente.
Mi piaceva abitare a Dresda dove si stava colorando una citta’ dopo decenni di grigiore.
El orgullo Español di Cordoba si respirava a pieni polmoni a Ciudad Jardin e qualcosa di simile lo posso sentire qua in Galles.
Non erano posti ricchi, erano posti attivi in cui tutto sembrava possible.
C’era una grande potenzialita’, non del tutto espressa, ma c’era: e bastava a fare volare.


In altri posti ci si attacca ai privilegi accumulati negli anni e si diventa cons
ervatori per paura di perderli.
Per questo i miei due anni in Svizzera mi fanno dire che, nonostante sia ai primi posti per vivibilita’, non si vive tranquilli perche’ la gente che non vuole cambiare niente ha paura di tutto: che anche un minareto possa distruggere i privilegi ingiustamente acquisiti.

In Svizzera serve appena una generazione per dimenticarsi chi si e’: Gente i cui genitori arrivarono da emigranti dopo 20 anni votano contro l’arrivo di altri emigranti.
E l’Italia? L’Italia era un faro della cultura rinascimentale mentre ora  si contraddistingue per l’imbarbarimento generale.
Anziche’ capire che gli emigrati sostengono il welfare, giochiamo a colpevolizzarli. Contemporaneamente rendiamo i processi giudiziari inutili, attirando la peggiore feccia d’Europa.
Coltiviamo la paura e risolviamo tutto con barzellette e populismo.
A volte, leggendo i giornali, mi viene da sperare che i panda, incapaci di fare fr
onte alla realta’ attuale si estinguano al piu’ presto. Magari grazie al voto degli elettori onesti.
Oggi anti-patriottismo spicciolo.
Volevo fare anche del sano antiamericanismo ma m’hanno dato un aumento di stipendio del 25% senza che avessi chiesto niente  e non riesco ad essere cattivo col capitalismo americano.
Per l’anticlericalismo vediamo che si puo’ fare al prossimo post.

La foto del calabrone e' presa da qua.

Sunday, 28 February 2010

Due o tre cose ch’io so sul rugby.

Qui in Galles il rugby e’ lo sport “nazionale”.
Del rugby sapevo solo poche cose: che se il calcio e’ uno sport violento il rugby e’ invece lo sport dell’amore (infatti in campo si sprecano gli abbracci).

Ricordo pure una conversazione con un mio amico fiorentino appassionato di rugby che  ad una cena spiegava che i piu’ forti erano i neozelandesi, che prima di ogni partita esprimevano cio’ che avevano dentro facendo la Haka.
I fiorentini aspirano la “C” come in lingua inglese si aspira la "H".
Li' per li' non mi sembro’ una grande cose: anche io, se devo participare ad una partita mi assicuro di andare in bagno per tempo.
Rimasi piu’ sorpreso quando disse che facevano la Haka in campo abbassando il busto allargando le gambe, tutti insieme, abbracciati e senza carta igienica (foto).
Da quando sono qua, gli indigeni mi hanno spiegato altre cose: il rugby si gioca in 15, e’ un gioco di contrasto e organizzazione/strategia.
Ogni squadra ha un tipo di gioco preferenziale (gli Inglesi hanno come arma l’alabarda spaziale, i Gallesi, i pugni  perforanti, noi il minacciosissimo carettino).

Il carrettino detto Maul (come il cattivo di guerre stellari), credevo consistesse nel mettere un chiosco di gelati semovente in campo, sperando che l’avversario si distraesse, invece e’ un altra cosa che e’ spiegata qua, pero’ ancora non l'ho capita bene bene.

Due settimane fa andando in centro citta’ per Galles-Scozia era pieno di Scozzesi, coi loro caratteristici gonnellini plissettati.
C’era un atmosfera molto allegra (nonostante la Scozia avesse perso, subendo ben 17 punti negli ultimi 10 minuti).
La gioia era stata tanta che il giorno dopo la polizia ha fermato uno dei giocatori del Galles che, ubriaco, era entrato in autostrata guidando un auto elettrica presa dal campo di golf dell’albergo.
A me l’idea di questo omone rubizzo che accelera al massimo (20 km/h) in autostrada alle 6 del mattino per fuggire alla polizia mi mette di buon umore.
Peccato che sia stato radiato dalla squadra (qui chi rappresenta il paese deve essere serio, a tutti i livelli, mica come certi nostri politici da barzellette: su certe cose non si scherza).
I tifosi Scozzesi in centro erano allegri nonostante la sconfitta ed ho capito che il pubblico del rugby e’ pacifico, colorito e molto pittoresco.
Questo fine settimana c’era Galles-Francia.
Non sono andato in centro: non sono ancora pronto per non vedere migliaia di tifosi col cappellino esistenzialista, le baguette sotto le ascelle e la torre Eiffel sullo sfondo.

Ho visto invece il Galles galleggiare e poi perdere 20-26 in un pub qua vicino .
La partita di rugby m’e’ piaciuta. Ancora di piu' l'atmosfera.
Vedro’ di prendere dei biglietti per Galles-Italia.
Devo solo imparare l’inno nazionale Hen Wlad Fy Nhadau (terra dei nostri padri) e trasformare il mio vestito da pancake gigante in una pizza.

Friday, 19 February 2010

Ogni paese ha la festa che si merita

Nel Regno Unito S.Valentino non e' solo la festa degli innamorati, ma di tutta la gente che si vuole bene.
La confusione nasce probabilmente dal fatto che loro usino il verbo "to love" declinato in tutte le forme affettive dal "ti voglio bene" all'Ammore con la "A" Maiuscola (anche se poi la "A" era anche la lettera di Adulterabottana ne "la lettera scarlatta").


Quando uno non sa cosa fare per regalo deve pensare alla regola d'oro "fai agli altri cio' che vorresti fosse fatto a te."
Solo seguendo questa regola posso infatti spiegare perche' abbia regalato per la festa della mamma palloni da calcio, videocassette di
piedone e "Guerrilla" di Che Guevara.
In realta' la mia mamma m'ha confermato che quel libro e' un testo sacro della didattica italiana (la mia mamma applica il metodo Montessori (che recita "colpirne uno/a per educarne cento").
Seguendo la regola d'oro quest'anno, per la notte di S.Valentino io e mio fratello ci siamo ritrovati al concerto dei Bad Manners.
Ci siamo divertiti in media abbastanza.

Invece qui non c'e' il carnevale, non di questi tempi, almeno.
Ho chiesto e mi hanno detto che avevano una festa simile: il pancake day.
Un intero giorno dedicato ai pancakes (i cugini delle crepes e delle frittelle).
M'han detto che era proprio simile al Carnevale.

Poi qualche giorno dopo hanno aggiunto che infatti affonda la sue radice nella tradizione antica (quando ancora su quest'isola c'era ancora la Quaresima) e l'ultimo giorno prima del periodo  di digiuno quaresimale si prendevano tutte le cose zuccherate e si faceva festa.
Pero' questo me l'hanno spiegato dopo.
Io intanto ero arrivato al lavoro vestito da Pancake.

Nella seconda foto: una ricetta di Bigazzi: frittelle di gatto...gnam