Ricevo una mail. Strabuzzo gli occhi. Una mail da me stesso!
Il mio inconscio mi vuole comunicare qualcosa e si avvale del vecchio artificio letterario che consiste nell'autoinviarsi una missiva (vedi ultimo Montalbano).
Cosa mi vorro’ dire? Io parlo spesso tra me e me. Raramente mi trovo d’accordo.
Il padre di Thomas si infilo’ nel motore di una Volkswagen e rischio’ la vita per passare nella Germania Ovest, dove viveva la donna che ama.
Non aveva cambiato la Storia, ma aveva fatto la sua storia.
Suo figlio ora ha una bambina. Lei ha 5 mesi, e certo non e’ un embrione ipertrofico.
E’ espressiva, intelligente (io sono lo zione putativo).
Paula e' una adorabile putrella su cui si regge la complicata architettura delle storie della sua famiglia.
Negli stessi anni, i genitori di Tim non riuscivano a trovare lavoro a Berlino Ovest.
L'inverno si avvicinava. Passarono il muro e le cose, almeno per loro, migliorarono.
Anni dopo, dopo gli esami universitari era andato a riposarsi nella vecchia casa sul lago, senza tv e radio. Il Muro cadde inaspettatamente. Tim lo seppe tre giorni dopo. La storia si era compiuta da sola. Lui aveva dormito.
Cogitabondo soppesavo queste due storie. La Storia e' la sommatoria delle storie umane? o piuttosto si compie secondo un disegno dominato da variabili indipendentemente dalle vicende dei mortali?

Viviamo in un periodo decadente: leggo che c’e’ stata una rissa per futili motivi in discoteca. La gente oggi spreca la vita per motivi insignificanti.
Forse nel futuro si leggera' di risse da discoteca scatenate da interpretazioni differenti della “Critica della ragion pratica” di Kant”.
Nell'attesa di quel futuro. Cosa faccio? Riprendo quel progetto lasciato in sospeso anni fa per essere felice o mollo tutto e mi unisco al subcomandante Marcos per provare a cambiare la Storia?
Il mio inconscio mi dara' la risposta. Sposto lento il muose. Respiro. Apro la mail.
Il mio inconscio ci tiene a comunicarmi un offerta speciale su viagra e psicofarmaci.
-"Va be' continuiamo così, facciamoci del male!
Va detto innanzitutto che il motivo per cui mi fa impressione l’essere vicino ai trenta e’ legato al fatto che io ho sempre considerato i trentenni come un insieme di individui balbettanti, nevrotici e insicuri sulla falsariga dei primi personaggi di Woody Allen.




Volevo fare il secondo e ultimo post sulla mia carriera teatrale quando il buon “vecchio” 






guidernone e la voglia di scaricare un po’ di polveri sottili su
Visto
che piove tanto, la gente investe molto tempo nel produrre birre e di
conseguenza e' facile vederla rilassata nei bar a discutere della
stessa. Un piccolo consiglio agli indigeni: e se si studiarssero le
lingue? In citta' tutto e' scritto nelle due lingue ufficiali.