Guardate oltre le colline brulle, dove olivi radi crescono e, poco prima di tuffarsi nel mare, la terra si fa piu’ dolce e si riempie di case bianche.
E’ la citta’, e al suo centro v’e’ l’agora’, quivi troviamo giuovini che camminano (peripatetici) e discutono di filosofia, mentre piu’ avanti, un gruppo discute di geometria e delle ultime notizie giunte dalle colonie dove, si dice, Archimede abbia messo appunto il suo teorema.
E’ la citta’, e al suo centro v’e’ l’agora’, quivi troviamo giuovini che camminano (peripatetici) e discutono di filosofia, mentre piu’ avanti, un gruppo discute di geometria e delle ultime notizie giunte dalle colonie dove, si dice, Archimede abbia messo appunto il suo teorema.
Volgiamo ora lo sguardo proprio verso quelle terre, aspettiamo che il sole velocemente rincorra la luna e ci porti, se non proprio ai nostri giorni, a pochi anni fa; sempre che il lettore ci segua in questo gioco di spazio e tempo assecondando in questo la sua ubris di essere pari a un dio.
Quivi, troviam una volta ancora giuovani che discorrono, e, praticando l’arte della retorica, discutono di filosofia e donne (non necessariamente in quest’ordine) con lo scopo di classificare i sistemi filosofici in "interessanti e non" e le ragazze in "peripatetiche e non". Praticano cio’ che per i mediterranei si definisce otium e che i barbari traducono con le loro pragmaticita’: “pigrizia”. Piu’ avanti un altro gruppo (che frequenta una scuola differente) rinchiude triangoli in cerchi e calcola fantacalcio ripetendo a memoria i pezzi della gazzetta, quest’uso ancora sconcerta le nostre menti piu’ avezze al classico che allo scientifico, ma lo giustifichiamo col fatto che essi, come in “fahrenheit 451” cerchino di salvare da un possibile oblio postatomico le gesta dei loro eroi minori che siedono lassu' all’olimpico.
In questa piazza tutto passa fisicamente e non: si discute. Filosofia, politica e vita comune hanno diritto di cittadinanza, meglio se mescolate le une alle alte. Ecco, infatti giungere Deuterio che ci narra della sua storia: Lunedi, iniziai a stare insieme alla procace Tritia, a suggello del nostro patto d’amore, sapete com’e’ fatta lei, andammo a protestare davanti al consolato Americano, poi Martedi’ fu quello Inglese, quindi al palazzo della regione. Giovedi la lasciai: non sono pronto essere fidanzato con Che Guevara.
E li’, ponderando le parole, gli astanti esprimono con uno “Staminchiazza” il loro pensiero. La meta’ di loro, lo avranno pensato con un moto di solidarieta’ sorpresa. L’altra meta’, nella sua versione tradotta che recita ±: “Siamo in piazza” che sarebbe come a dire Panta rei, ma i tempi non sono piu’ maturi abbastanza per parlare in idiomi classici. Alloraci si limita a constatare che stiamo nell’agora, dove tutto scorre.
Perche’ la piazza non e’ mai ferma, ne ha tempo: la piazza e’ il luogo dove si incontrano e decidono le nostre vite, ma con l’usuale decisionismo frettoloso dell’ultimo momento.
Cosi’ ci si vede ogni sabato la’ e si aspetta, si fa la conta dei giuovini e e delle proposte di avventure che potranno essere narrate il giorno dopo e si sceglie la piu’ allettante.
Se si andra’ con i fantacalcidi si potrano conoscere nuove persone a una festa, se si andra’ , invece, a prendere un gelato al porto si potra’ gioire della bellezza di un tramonto sul mare e importunare quella ragazza profumiera che ti sorride tanto.
In questa piazza tutto passa fisicamente e non: si discute. Filosofia, politica e vita comune hanno diritto di cittadinanza, meglio se mescolate le une alle alte. Ecco, infatti giungere Deuterio che ci narra della sua storia: Lunedi, iniziai a stare insieme alla procace Tritia, a suggello del nostro patto d’amore, sapete com’e’ fatta lei, andammo a protestare davanti al consolato Americano, poi Martedi’ fu quello Inglese, quindi al palazzo della regione. Giovedi la lasciai: non sono pronto essere fidanzato con Che Guevara.
E li’, ponderando le parole, gli astanti esprimono con uno “Staminchiazza” il loro pensiero. La meta’ di loro, lo avranno pensato con un moto di solidarieta’ sorpresa. L’altra meta’, nella sua versione tradotta che recita ±: “Siamo in piazza” che sarebbe come a dire Panta rei, ma i tempi non sono piu’ maturi abbastanza per parlare in idiomi classici. Alloraci si limita a constatare che stiamo nell’agora, dove tutto scorre.
Perche’ la piazza non e’ mai ferma, ne ha tempo: la piazza e’ il luogo dove si incontrano e decidono le nostre vite, ma con l’usuale decisionismo frettoloso dell’ultimo momento.
Cosi’ ci si vede ogni sabato la’ e si aspetta, si fa la conta dei giuovini e e delle proposte di avventure che potranno essere narrate il giorno dopo e si sceglie la piu’ allettante.
Se si andra’ con i fantacalcidi si potrano conoscere nuove persone a una festa, se si andra’ , invece, a prendere un gelato al porto si potra’ gioire della bellezza di un tramonto sul mare e importunare quella ragazza profumiera che ti sorride tanto.
Cosi’ e' e cosi' sempre sara’, quale divinita’ potra’ turbare il fato che la parca Lachesi fila ogni giorno? Un fato deciso e libero come la favella di questi giovani gia' sapienti, ma ancora alla ricerca. Cosa potra ' mai turbarli?
Uno squillo, sara’ il corno di Amaltea venuto a portare abbondanza copiosa nel futuro di costoro? No. E’ un piccolo messo che recita: “Asaramagooo ke fate sto sabato? Xke nn k’ho prpr niente da fr”.
Uno squillo, sara’ il corno di Amaltea venuto a portare abbondanza copiosa nel futuro di costoro? No. E’ un piccolo messo che recita: “Asaramagooo ke fate sto sabato? Xke nn k’ho prpr niente da fr”.
20 comments:
O.o
'ubris' vuol dire 'violenza' e 'panta rei' sarebbe greco, ma forse l'hai fatto apposta.
Però non ho capito granchè, ma è colpa mia, sicuramente.
ahahahah, certo che si i greci e i latino già avessero parlato con le k e le altre cosette simili... chissà oggi in quale geroglifico ultraconcentrato staremmo parlando. Oddio ho l'immagine. Raccapricciante! °_°
mi sembra di capire che non hai rimpianti o nostalgie
optime
grazie a dio sono agorafobo, quindi:
passo
Odio quest'uso improprio e sregolato di 'k'. Come non sopporto tutti quei 'msg', 'cmq', 'xkè', per non parlare dei vari 'tvb', 'tvttb', 'tat'... Ho una sorta di spasmo e tic nervoso ogni qualvolta che m'imbatto in atrocità del genere!
Insomma, soprattutto se devo dire ad una persona che le voglio bene, magari ci metto 8 secondi di più, magari spendo 3 centesimi in più(tanto se ne sprecano tanti...), ma glielo scrivo per esteso a cuore aperto e magari anche a caratteri cubitali:
TI VOGLIO BENE!
Michi :)
Ops!
Ero io, sloggata.
Pardon ;-)
Ai miei tempi le piazze erano il luogo simbolo delle contestazioni. Era bello vedere riuniti: operai, studenti, pensionati e i mitici portuali tutti vicini e coesi per un bene comune. Purtroppo il tempo scorre, tutto cambia in peggio ed io sono stanca e amareggiata quindi :
FESTINA LENTE.
Ciao ti saluto caramente
Angela
urca, fallop.
Sei un grande! Nostalgia del passato?
Amara e divertente trasposizione dell'età classica nella nostra piazza d'oggi...ma hai dimenticato di citare il Magnus Frater.
Poi...come dimenticare le mitiche e mitologiche Tre Parche? Inquietanti...
PS:volevo postare un'immagine di Archimede Pitagorico di disneyana memoria...ma non sono in grado!!!
Vaneggiamenti del mercoledì mattina...
PS2: perdona se ho cancellato quel commento, non è un fatto personale, mi ci ero pure affezionata!;)
gnosis seautòn.
almeno mi pare, vado a mente ...
Facciamo un toga party?
Eh, caro mio, la piazza è luogo di memoria anche per una città come la mia - nonostante la piazza del mio quartiere sia in stile anni 20.
Però la mia generazione non mandava ancora i messi "scrtt prpr csì" ed era una elite culturale adolescente di un certo livello, modestamente.
Signora mia... non ci sono più i ragazzi di una volta.
Ah! Stanotte ho sognato di camminare per Genova, poi Genova diventava Ginevra (non so se per l'assonanza dei due termini) e incontravo due ginevrini d'adozione a caso!
Bei tempi, il fantacalcio greco siracusano, quello del teorema di Archimede Morleo, era tutta un'altra cosa, e il loro sabato di gran classe, tra bevute al baretto dell'agorà e le giovin donzelle che chiedevan il futuro agli aruspici. Cosa ci resta, ora, di tutto ciò?
buona serata!
:)
ma sei tu quello "stravaccato" sulla sedia?;-)
tu ti droghi ... dai, ammettilo
ohibò...
...Che`
è vero.
Piazza bella piazza ci passò una lepre pazza.
Ci facevo dormire i bambini, con la filastrocca raccontata con le dita.
Ma non c'entra, giusto.
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