Saturday 7 June 2008

Lentamente, ritorno ad avere le mie cose.

Nel senso che stanno arrivando gli scatoloni con i miei affetti, affettati e afflati. Ora devo solo trovare lo spazio dove riporle.


Nel frattempo qua mi si impedisce di fare qualsiasi cosa ne’ lavare i piatti, nessun combattimento per la lavatrice e meno che mai mi lasciano cucinare. Qui si titilla la mia pigrizia (che sia ben chiaro, non ha mai avuto bisogno di titillamenti).
Ho ripreso la bici. Con entusiasmo, ho pedalato felice sulla salita, ho frenato con gioia nella discesa, ho ripedalato con stizza sulla seconda salita....io, questa citta’ me la ricordavo piu’ pianeggiante.
Chiedo a un indigeno come si chiami la zona in cui mi trovo.
Mi risponde: “San Franciscu”. Denoto la certa coerenza toponomastica degli autoctoni, anche se la California è un'altra cosa.


Le mie coinquiline di Ginevra m’hanno regalato un peluches, di nome Sebastien, un cagnolino.
Appena uscito dalla valigia, hanno iniziato tutti a chiamarlo Tommy.
Avevo dimenticato che qua tutti i cani vengono chiamati cosi’.
Tommy V, (il peluches) e’ molto piu’ vivo di Tommy IV.
Ho incontrato anche dei gattini dei miei cugini. Si chiamano Tito e Domiziano. Sono i successori del gatto Nerone.
Insomma, qua le cose vanno avanti con la solita razionale pazzia devo ritrovare e ritagliarmi il mio spazio.
A proposito di spazio, a chi mi chiede quanto siano serie le mie intenzioni, lascio questa storia e una canzone, da cui dedurre la risposta.


“Giufà una notte, passando vicino ad un pozzo, vide la luna riflessa nell'acqua. Pensando che fosse caduta dentro decise di salvarla.
Prese un secchio, lo legò ad una corda e lo buttò nel pozzo.
Quando l'acqua fu ferma e vide la luna
riflessa nel secchio cominciò a tirare con tutta la sua forza. Il secchio, salendo rimase, però, impigliato nelle parete del pozzo. Allora Giufà si mise a tirare ancora con più forza e tirando, tirando spezzò la corda, finì a gambe all'aria e cadde a terra.
Alzando gli occhi verso l'alto, per cercare un appiglio per rialzarsi, vide nel cielo la luna.
La sua soddisfazione fu grande e disse a se stesso ad alta voce:
- Sono caduto per terra e  mi sono un po' ammaccato, ma, in compenso, ho salvato la luna dall'annegamento!


Monday 2 June 2008

Allora, sono a casa sano e salvo.
Dovrei scrivere un post con le ultime novità ma stasera c'è un filmone.

E' la storia di un pugno di uomini che un intera nazione anela a mandare sul satellite ma che, per un destino beffardo non riusciranno a mettervi piede.

Il film è su Rete4.

Il titolo è Apollo XIII.

Sto anche facendo il piano per la visita per Roma (in occasione della visita  medica all'aeronautica).

Wednesday 28 May 2008

Addio ai monti e altre lepidezze

Il sole sorge e illumina lento la grigia citta’ che ancora dorme, dissipa le nebbie sul Rodano illumina le ultime vette innevate e mi fa stupire un’altra volta del miracolo. In effetti, il mio essere sveglio 6.30 del mattino non puo’ che definirsi tale: un miracolo.
Esco fuori, quindi inizia a piovere. Questa citta’ mi odia e mi sta bene, dato che il sentimento e’ reciproco. La sera piove ancora.
Lo scorpione e’ un segno d’H20. L’acquario, no.
L’acquario probabilmente piu’ asciutto. Io, Etccciuim.

La sera, piove ancora, tornando a casa, passiamo con amici davanti al Cafe’ leterario Pessoa. Si sentono musichicchie allegre.
C’e’ un gruppo: chitarra, sax, voce e percussioni: non sono male.
Cantano canzoni languide nella loro lingua.
Immagino che per questa gente di isole, sia duro vivere fra palazzi impervi e  selvaggi.
Di giorno sono fattorini, addetti delle pulizie, portano avanti la struttura di questa citta’, pesante come pezzi di piramide.
Pero’ questa sera, con le canzoni, almeno stasera, possono sentirsi leggeri e perdersi volando nel loro sogno lussureggiante.
Gli emigranti sognano in grande, anche per motivi di convenienza: chi sta lontano e chiede "come stai?" vuole solo sentirsi rassicurare.
E alla fine alcuni si autoconvincono davvero che sia cosi’. Pero’ fuori piove ancora.

Quando esco nella pioggia, con le note degli strumenti nelle orecchie e la visione di un arcipelago verde non posso fare a meno di pensare a un mio collega autoctono che in inglese rotto, ha dato orgogliosamente la perfetta definzione di questa citta’: e’ "la capitale dell’elettro hip-hop svizzero". C'e' da vantarsi.
Paul non ha mai attraversato quelle montagne, pensa di sapere come va il mondo perche’ una volta e’ stato in vacanza in Africa, in un posto esclusivo.

Per fortuna questo e’ alle spalle: presto partiro’ e tornero’ giu’ in Sicilia, dove appartengo, almeno per un po’.
Tutto e’ pronto. Poco fa i miei mi hanno annunciato che appena torno, loro partiranno per la Turchia per 20 giorni.
I miei genitori sono in gamba: li ho cresciuti indipendenti, fanno bene ad approfittare dei vantaggi della loro giuovine eta’.
Io faro’ lo stesso: su una spiaggia d’oro forse, ascoltando le onde pensero’ a chi vive nella pioggia. Ma forse anche no.

Staro’ due giorni a Roma  Avete posti da suggerirmi o cose da fare oltre al planetario e il parco della musica e la Roma classica?

Wednesday 21 May 2008

Piccolo grande Caos

Scusatemi: sono alle prese col trasloco.

Ho messo in mezzo le cose da spedire e non e' un bello spettacolo.
C'e' di tutto, cani randagi, cammeli, re magi, solo non si vedono i due leocorni.

Ora devo impacchettare con cura (perche' i cammelli scagazzano parecchiotto) e cercare di derimere tutti i dubbi etici.....per esempio, voi Charles Bukowski lo mettereste nella scatola "letteratura straniera" con Proust e Kundera o coi DVD, zona "Animal House"? Vado a cercare un francobollo per spedire la moto.NOVITA': Nei prossimi giorni aggiungero' un file audio per gente pigra o non vedente (pero' se non vede come fa a cliccare sul mio sito?) con i testi dei vecchi post. Ormai mancano solo gli allegati e il paginone centrale e, come linea editoriale del blog possiamo fare concorrenza a Play Boy financo senza donnini ignudi.

Wednesday 14 May 2008

E’ primavera e le ragazze fanno fotocopie con le minigonne.

Io ho iniziato il trasloco: ho portato un po’ di ricordi a casa. Ho

uscito i miei trofei dallo zaino (nani, fiori gonfiabili, modellini del Saturno V etc.) La mia mamma li ha guardati e m’ha detto: "dovrai fare posto a queste cose. La vita continua e i ricordi nuovi prendono il posto dei ricorndi vecchi". La frase m’era piaciuta, di buon umore avevo raccolto un metro quadro di cose da mandare in solaio. Il giorno dopo la mia mamma diceva a mio fratello di eliminare le minchiate per fare spazio. La mia mamma ha grandi picchi lirici....ma anche una tragica ed empirica pragmaticita’. Io non so da chi abbia preso.
La sera sono andato a vedere un concerto blues. Cantava Florenza, che ha una gran voce nera (nella foto Nina Simone). Quando cr-esci dall’alveo della famiglia, in genere le prime persone ti danno un imprinting importante. Florenza era a capo degli scoiattoli. Le casse degli scoiattoli si chiamavano Marx & Lenin (quelle di noi Orsi, invece, Pino e Alfonso...per dire). Insomma, non dico che se avessi incontrato un gruppo di ultras nazisti dell’Illinois oggi sarei ai comizi di Forza Uova, pero’ certe persone sono importanti e ti in-segnano. Io queste cose non le ho dette a Florenza. Pero’ ho applaudito un po’ di piu’ riflettendo su cio’.

Nella mia citta’, hanno messo dei parcheggi con le striscie rosa, riservate alle persone incinta.
Mi sembrano molto utili: ho visto io, una persona scendere di corsa e fiondarsi al bar, forse in preda a voglie dettate da ormoni impazziti. La pancia era da gravidanza terminale....sarebbe stato tutto molto bello, non fosse stato per la folta barba mascolina.
Mio papa’ e’ in pensione. Ora coltiva pomodori insegna ad alcuni stranieri della mia citta’, all’universita’ della terza eta’. Mi sembra contento. Gli ho chiesto come va. M’ha detto “nell’ambiente giusto, con un po’ di sforzo, creando le giuste condizioni, tutto cresce e arricchisce”. Non ho capito se stesse parlando dell’integrazione tra i popoli, o di un insalata di pomodori prossima ventura.

Friday 2 May 2008

Scarrafoni volanti

"Se sei un albero, cerca di essere l’albero piu’ alto, e se sei un filo d’erba, cerca di essere il filo d’erba piu’ verde di tutti".
Questo e’ cio’ che si dice in giro: indipendentemente da cosa sei, fai del tuo meglio.
La mia mamma, in realta’, mi vuole cespuglio di medie dimensioni infatti, se Sofocle afferma che “o gloriosamente vivere,  gloriosamente morire, deve, l’uomo”, lei vorrebbe per me una vita mediamente gloriosa, (mentre la morte mediante martirio e’ esclusa, non appartenendo, io, alla lega nord).

Insomma, l’infondermi autostima e il rifuggere il culto dell’ego si sviluppava attraverso frasi come questa: “come sei cresciuto, ti sei fatto proprio bello, sembri Adrian Brody (pausa) non e’ che mi prenderesti gli occhiali? Che senza non vedo niente”.
Come vedete, in questa frase il senso della metriotes e la mancanza di übris si bilanciano perfettamente.
Ultimamente sto guardando tutte le offerte di lavoro.
Ce n’e’ una bellissima, un sogno che ho da sempre: diventare astronauta.
Cercavo le parole giuste per dire alla mia mamma che dovro’ andare a Roma ai primi di Giugno per il certificato medico richiesto: non sapevo come avrebbe preso la notizia: per lei l’America era troppo lontana (anche se in linea d’aria lo spazio e’ piu’ vicino).
Conversando su Skype, lei mi fa:
    -“conoscendo la tua passione per lo spazio, perche’ non ci provi?”.
Io-  “veramente ci avevo gia’ pensato, credevo che la cosa non ti avrebbe fatto piacere”.
Lei (ridendo)- “Macche’, se ti prendono come astronauta, al massimo ti faranno fare il personale di terra”.
Io stanotte mi sono sognato la scena: arriva un astronauta ed io gli faccio fare il check-in.
Meno male che sono come Nettuno (ti giuro Nettuno): un gran bel pianeta gassoso fuori, per farsi scivolare tutto addosso, e un cuore di diamante, duro e lucente per non farsi scalfire nelle motivazioni.

Thursday 24 April 2008

Colloquiando col mio uccello.

Quando una torta viene bene, la si offre a chi si vuol bene. Se invece viene male, la si da a quegli esseri sfortunati che non sono in grado di cucinare.
Io questa regola la so bene perche’ Laura, a Dresda amava cucinare, ma era a dieta e portava le torte a me e ad Alessio, il mio coinquilino.
Ma gli ultimi anni, in cui stava con un ragazzo tedesco ricevemmo solo dei biscotti bruciacchiati che lui non aveva voluto mangiare.


La scorsa settimana ho fatto una torta. Non e’  stata mangiata e, dopo 3 giorni, e' divenuta un arma contundente.
La sbriciolai sul davanzale e dopo poco tempo arrivarono due Colombidi che decisi di chiamare Sputnik e Vostok.
Sputnik, dal russo significa “compagno di viaggio”. Mi era sembrato un bel nome per un piccione viaggiatore. Sputnik viene spesso, mangia avidamente, e’ un grande osservatore e, la sua reazione al goal di Diamanti m’ha fatto pensare che sia maschio (e pure Romanista).
Vostok singifica oriente, credo sia una femmina,  mangia poco e, quando si poggia, il suo sguardo e’ sempre  attento a controllare cosa facciano i piccoli passerotti attorno.
Ammiro molto questi volatili. Certi uomini, come gli uccelli migratori, si spostano alla ricerca delle migliori condizioni. Altri uomini, come i volatili stanziali, si adattano a vivere nel luogo in cui sono nati.
Forse e’ per questo che io, cosi’ lontano da casa, ammiro Sputnik che, pur vivendo vicino a delle montagne fantastiche, si e’ adattato a rimanere in una citta’ come Ginevra.


Ne ammiro poi la capacita’ di volare oltre, l’essere distaccato, di possedere un espressione coerente: alieni giganti a otto zampe potrebbero attaccare un astronave umana, ma lui rimarrebbe impassibile, col suo sguardo impersrutabile, cosciente della sua capacita' di adattarsi a tutti i cambiamenti..
Sputnik mangia la torta, ha quasi finito. Anche io ho finito, andro' a leggere di la'.
Dopo dieci minuti, torno in cucina, sento picchiettare freneticamente sul vetro.
Trovo Sputnik vuole altro cibo, nel suo sguardo minaccioso, in quegli occhi rossi che mi fissano leggo una sola, inquietante domanda: “hai mai visto “gli uccelli” di Hitchcock?

Buon 25 Aprile a tutti.