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Friday 19 February 2010

Ogni paese ha la festa che si merita

Nel Regno Unito S.Valentino non e' solo la festa degli innamorati, ma di tutta la gente che si vuole bene.
La confusione nasce probabilmente dal fatto che loro usino il verbo "to love" declinato in tutte le forme affettive dal "ti voglio bene" all'Ammore con la "A" Maiuscola (anche se poi la "A" era anche la lettera di Adulterabottana ne "la lettera scarlatta").


Quando uno non sa cosa fare per regalo deve pensare alla regola d'oro "fai agli altri cio' che vorresti fosse fatto a te."
Solo seguendo questa regola posso infatti spiegare perche' abbia regalato per la festa della mamma palloni da calcio, videocassette di
piedone e "Guerrilla" di Che Guevara.
In realta' la mia mamma m'ha confermato che quel libro e' un testo sacro della didattica italiana (la mia mamma applica il metodo Montessori (che recita "colpirne uno/a per educarne cento").
Seguendo la regola d'oro quest'anno, per la notte di S.Valentino io e mio fratello ci siamo ritrovati al concerto dei Bad Manners.
Ci siamo divertiti in media abbastanza.

Invece qui non c'e' il carnevale, non di questi tempi, almeno.
Ho chiesto e mi hanno detto che avevano una festa simile: il pancake day.
Un intero giorno dedicato ai pancakes (i cugini delle crepes e delle frittelle).
M'han detto che era proprio simile al Carnevale.

Poi qualche giorno dopo hanno aggiunto che infatti affonda la sue radice nella tradizione antica (quando ancora su quest'isola c'era ancora la Quaresima) e l'ultimo giorno prima del periodo  di digiuno quaresimale si prendevano tutte le cose zuccherate e si faceva festa.
Pero' questo me l'hanno spiegato dopo.
Io intanto ero arrivato al lavoro vestito da Pancake.

Nella seconda foto: una ricetta di Bigazzi: frittelle di gatto...gnam

Sunday 31 January 2010

Daunbailo’....che comunque il gol di Turone c’era.

Non e’ che se ascolti buona musica vivi meglio, pero’ se ascolti musica di merda prima o poi il destino ti punisce.
La ragazza di Paolo, dopo 7 anni di onesta convivenza, a furia di ascoltare Beyonce cantare: “single ladies-put a ring on it ha iniziato a pretendere il brillocco.
Paolo racconta triste di comel’universo intero (Coelho in testa) abbia iniziato a confabulare per distruggere la sua felicita'.

Io qui avrei dovuto dire: "io te l’avevo detto di ascoltare musica minimalista, Dente, le luci della centrale elettrica, i Numero6, ma tu hai continuato ed ora ne paghi le conseguenze".
Ma in realta’ dissi: “ma cosa vuoi che sia, convivi da tanto, di cosa hai paura, non cambiera’ niente”.

Paolo dice che il matrimonio e’ cio’ che rovina il matrimonio: l’organizzazione. La madre e la nubenda sono in disaccordo con tutto.
Lui ha provato la tecnica scout detta dell'highlander (chiuderle in una stanza e lasciarle a regolare i conti finche’ non ne rimarra’ soltanto una)....ma c’e’ mancato poco che decapitassero lui.

Io qui avrei dovuto dire: "ed io? Che ho fatto il ganassa dicendo che mi sarei sposato dopo di te, sicuro che era un buon modo per prendere tempo? Che dovrei dire io?".
Ma in realta’ dissi:"dai e’ solo un giorno, tanto in quel giorno tu non conti niente....e da li’ sempre meno, per cui, non e’ che ti prendi le tue responsabilita’, in pratica le deleghi finche' morte non vi separa, non ti rimane che credere nella reincarnazione o nella sacra Rota".
Paolo aggiunge: “ma la vera cosa che mi da dispiacere ultimamente e’ la Juventus, che mi perde anche con la Roma”.
Io qui avrei dovuto dire: "suvvia figurati, che vuoi che sia, non cambia certo la tua vita, non e’ tanto importante".
Ma in realta’ dissi: che vada all’inferno, con i dirigenti incapaci, con i tifosi razzisti che vanno in Europa e fanno cori per offendere i neri (meno male che sono usciti dalla Champions League), con lo stile Juve, con quelli che rimpiangono Moggi e lesue telefonate intimidatorie e i suoi metodi degni de “il padrino” e con chi gli passava le auto per corrompere gli arbitri.
Se c’e’ un dio non sta coi potere forti e Gigi Meroni gli siede nelle vicinanze.
E comunque....lo dice anche la wikipedia che il gol di Turone c’era e stizzito e misi giu’ il telefono. 
E’ comodo avere due neuroni: uno per il calcio, uno per le donne e usarli in maniera differenziale.
Da questa chiamata nella testa di Paolo il problema piu’ grosso sara' la Juventus e questo assorbira' tutte le sue energie mentali.
Paolo arrivera’ meno stressato al matrimonio....forse l’ultimo pensiero prima che la sua testa capitoli, sara’ la telecronaca del gol di Turone. Come sono buono quando faccio il cattivo, io.


In realta' io i Numero6 non li conoscevo, poi ho letto questo post di TFM, apprezzato le canzoncine e scaricato gratuitamente gli album "dovessi mai svegliarmi" e "quando arriva la gente si sente meglio".

Wednesday 20 January 2010

Radio. Before and after science.

Io ho troppi neuroni per ascoltare radio 105.
D’altro canto me ne mancano parecchi per potere ascoltare Marino Sinibaldi (Radio3).
Finora Radio2 era stato un onorevole compromesso ma con la nuova programmazione e il riallineamento sulle posizioni di (questo) governo la qualita’ dei contenuti s’e’ abbassata troppo.
Volevo scrivere un post per ricordarmi quando le radio erano piccole e belle.
Io sono nato nel bel mezzo di una rivoluzione: nel 76 iniziavano le radio libere.
Di quell’ondata di radio assurde, autentiche e genuine ricordo come la fantasia fosse al potere (forse pero’ anche noi eravamo piu’ facili da incantare).
Ricordo "Stereo Sound International": che io, dato il nome, immaginavo a contendersi con veemenza le frequenze internazionali, invece poi scoprii che si prendeva solo nel mio quartiere.
Lo slogan era “solo grandi successi”, che significava che per ridurre il budget compravano solo dischi di compilations con i pezzi famosi.
Negli anni 70 ero troppo piccolo e acquisii il lume della ragione nei plasticatissimi anni 80 (disprezzate pure la mia generazione ma voglio vedere voi a stabilire connessioni neurali con un sottofondo di “wild boys” dei Duran Duran.
Ricordo una radio che trasmetteva da Partinico. La citta’ che aveva dato origine al piu’ grande compositore dell’eta’ moderna, Frank Zappa
aveva una radio che trasmetteva esclusivamente trottolini amorosi dudu e dadadaaa.
Il mio DJ preferito pero’ era Nick the night fly (che si traduce “Nicola la notte vola” o anche ”Nicola la notte mosca”).
Aveva (ed ha) una voce calma che cullava anche perche’ in sottofondo si sentivano gabbiani e delfini new-age.
 Con quest’ atmosfera mi addormentavo sempre entro 3 canzoni.
A volte poi, mannaggia li pescetti mammiferi (i delfini sono mammiferi) sognavo cose molto psicadeliche (piu’ delfini e gabbiani scagazzoni che “psichedelia-Grace Slick”).
Negli anni 90 le radio erano meno piccole, meno improvvisate e iniziavano ad uniformarsi ad uno standard piu’ professionale e commerciale.

Siccome dal giornalino della scuola era avanzato molto materiale.
Io e un mio amico chiedemmo di fare un provino nella radio locale per avere un programma: un contenitore dove mettere quei racconti, articoli e facezie varie insieme con un po’ di musica allegra e ottimista tipo Joy division e Nirvana.
All’inizio ci dissero che ci avrebbero dato un programma domenicale in notturna.
A me piaceva l’idea di parlare alla gente a quell’ora, quando tutto e’ piu’ lento e si sedimenta (finche’  le palpebre diventano pesanti e si chiudono).
Poi ci fu un cambio editoriale e la domenica divenne un giorno da santificare radiofonicamente.
Quando chiedemmo com’era finita col “nostro” spazio e quando potevamo cominciare ci dissero che praticamente potevamo solo scegliere la musica tra un intervento (piu' o meno divino) e l’altro.
Possibilmente musica strumentale per non distrarre dalla trasmissione tipo “uomini e profeti”. La domenica successiva mi presentai con un po’ di album di Fausto Papetti presi dallo zio, appassionato di sax e belle copertine di dischi (clicca per vedereuna carrellata di coeprtine di dischi di Fausto Papetti).
Quella fu l’ultima volta che mi chiamarono. Non vidi piu' i mix, i piatti ed i cartoni di uova sui muri che insonorizzare lo studio di quella povera, piccola ma un tempo libera radio.Ora aspetto che i tempi siano maturi per le internet radio.
Ho messo una nuova testata al blog, ma internet explorer non la faceva vedere. Poi grazie alle pervicace insistenza di Psycho siamo riusciti ad avere la testata visibile per tutti. Siate grate a costei, mentre io vado a cercare nel vocabolario se "pervicace" significa quello che penso.

Monday 21 December 2009

Caro Babbo Natale (post natalizio d'orgoglio forcaiolo)


Da bambino mi venne detto che se volevo il trenino ed ero stato buono l’avrei potuto chiedere a Babbo Natale (in qualita' di protettore delle ferrovie?).
Una vecchia zia che votava DC mi disse di chiederlo a Gesu’ Bambino, ma io dissi che visto che la scatola era grande e non adatta ai bambini sotto una certe eta’, preferivo che se ne incaricasse il vegliardo piuttosto che il neonato.

Quando lavoravo nella
DDR, Peggy mi racconto’ che aveva sempre avuto paura del Natale, infatti, per i bambini tedeschi se eri stato buono, ricevevi una ricompensa (cd di Falko, Leningrad cow-boys o cassete di gurken da mangiare prima di andare a nanna), ma se eri stato cattivo, il buon vegliardo non avrebbe lasciato niente; sarebbe intervenuta una figura chiamata “Black Peter/Zwarte Piet (o con altri nomi 1, 2, 3), che percuoteva il/la piccolo/a con una scopa di saggina.
Io Peggy non l'avrei toccata nemmeno con un fiore.
La figura di Black Peter, era rappresentata come un emigrante nero.
Ho scoperto che e' presente in molte culture (in Francia dove e' le
Père Fouettard al terribile Krampus austrico).

Al di la’ delle storie.
Mi fa pensare che mentre per noi Italiani finisca sempre a
tarallucci e vino, nel resto dell'Europa si cresca con il concetto di “certezza della pena”.
Niente ricusazioni dei giudici (nessun lodo Alfano puo' battere cio' che e' scritto nel libro di Babbo Natale), niente ricorsi per allungare processi fino alla prescrizione, levando mezzi alla giustizia: le volanti (renne) di babbo Natale non hanno mai avuto problemi di carenza di benzina;
Il piccolo (ma non basso) accettava il giudizio e si faceva processare.

  Caro Black Peter lo so che a te nessuno scrive.
A te che sei nero e, per come ti trattano avrai anche ben il diritto di essere incazzato (a proposito sei in regola o Babbo Natale ti paga in nero come quegli imprenditori che si lamentano degli immigrati delinquenti e poi non  mettono in regola i loro dipendenti?)
Se puoi, ti prego di accogliere una gentile richiesta: passa le Alpi e fai un po' di pulizia di tutti quelli che anziche' ammettere che si sono comportati male danno la colpa ai giudici che fanno solo il loro dovere inquisitorio.
Proprio come te.
Insegna ai bambini che chi si comporta bene non ha niente da temere, ma che c'e' una punizione per chi di proposito combina danni che mandano le famiglie sul lastrico (altro che processo breve per Tanzi e co.)
Loro hanno dei media potenti, tu solo una scopa, eppure sono certo che se saprai farti strada tra quelli che vogliono rottamare la tua scopa con un aspirapolvere nuovo (scansa le accarezzatrici di materassi delle televendite);  riuscirai a fare pulizia di questa mondezza che da anni si accumula nel mio paese: voglio un paese normale.

l'Italia e' il paese che amo e l'amore vince sempre.
Buon Natale a te alla tua famiglia lontana.

Falloppio
Per favore, non usare la violenza altrimenti chiudono Facebook e i servizi segreti devono tornare a lavorare davvero.

- Volevo salutare i miei visitatori da Giove (guardate qua). Non so se montarmi la testa pensando che mi seguono dal sistema solare o pensare che possano essere i miei vecchi amici del Terni IX di Narni (che mi mancano).
- Il post l'avevo postato nel 2007 in un altro blog. Chiedo scusa a yet che era l'unica che l'aveva gia' letto.
Altri post natalizi degli altri anni sono qua:
1, 2, 3.

Wednesday 4 November 2009

All along the watchtower

Quando aprii la porta. Mi si presento’ una bellissima ragazza nera. Mi disse: “e’ dio che bussa alla tua porta”.
Io aspettavo un idraulico ma si sa che e’ piu’ facile trovare dio che un idraulico.
Feci entrare la dea (visto che cosi' s'era presentata).
Pensai, magari ora mi fa il miracolo; mi separa le terre dalle acque e risolviamo il problema della cucina allagata.
Inizio’ a parlare.
Aveva un bel sorriso. Ah il mio cuore vagabondo e avventuriero.
Vagabondo il cazzo- nella mia mente era apparsa la mia ragazza che con fare minaccioso aveva immediatamente trasformato il mio cuore vagabondo e avventuriero in un cuore stanziale da geometra del catasto.
Pero' avevo letto un suo messaggio per il mio compleanno, quella mattina.
Diceva: ”Passa una bellissima giornata(...)dedicala a tutte le cose che ti piacciono. Oggi e’ tutto per te”.
Il messaggio era chiaro.
Pray BOyAvrei potuto dedicarmi a tampinare i donnini. Ma dovevo sbrigarmi: avrei avuto solo 24 ore.
Io, materialista, illuminista e con cuore da geometra del catasto alle prese con le gomene e canapi a tirar su le vele dell'avventura.....insomma, nella confusione piu’ completa.
Annuivo. Ammiravo. Ecumenicamente comprendevo.
E la ragazza parlava. Il suo dio, i fratelli, le sue sorelle.
...io mi sarei anche accontentato di una cugina purche’ munita degli stessi occhi da antilope (cioe' tipo Bambi's eyes, ma piu' africani).
Continuava a parlare: ci teneva tanto a convincermi dell’esistenza di dio. Non c’era bisogno: una con il suo sorriso non poteva essere mica frutto del caso (que viva il creazionismo).
Lei parlava, parlava, parlava.
Non mi faceva parlare mai. Che tipetto. Nella mia fantasia avevamo gia’ litigato ma l’avevo perdonata e avevamo fatto pace quando si congedo’ lasciandomi una rivista.
Lessi il titolo.
The watchtower- la torre di guardia.
Attorno alla torre di guardia avevano discusso gia’ Robert Zimmerman e Jimi Hendrix.
Mi dissi: “Shomèr ma millailah?”.
Una parola antica che significa: “sentinella, a che punto e’ la notte? ma non e’ che a fuoria di stare tutti a parlare attorno alla torre di mantide-religiosaguardia, i buoi sono gia’ scappati”?

Mi sbrigai a finire le mie cose e ad uscire.
Che a parlare troppo di religione ci si perdeva a immaginare l’aldila' e ci si scordava di dovere vivere nell’aldiqua.
...la vita passava, ed io avevo un permesso di sole 24 ore per rendere il mio giorno degno di essere vissuto.
Uscii col chiaro intento di costruire il mio paradiso in terra.

Monday 26 October 2009

Alba a 4 corsie

Ovvero la fiducia non era mal riposta. Era nel cofano della macchina ma ora non c’ e’ piu’.
Lunedi’ mattina aspettavo che mi venissero a prendere per andare al lavoro.
Fuori era ancora notte.
Mi concentravo sulla mia colazione: guardare le facce delle persone scomparse sulle botiglie di latte mi metteva sempre di buon umore.
Quelle facce lunghe come foto segnaletiche con occhi tristi che imploravano aiuto mi scucivano sempre un sorriso.
Quelle foto erano state fatte prima che scomparissero e niente e nessuno mi toglieva dalla testa che ora si trovassero su una spiaggia assolata dell’America Latina ballando appiccicati una indigena che rideva felice, inconsapevole del fatto che da questo lato del mondo, il suo compagno-ballerino mi guardasse ammusonito chiedendomi di riportarlo qua nel buio e nel freddo.Liverpool beachQuesto giro di pensieri m’aveva fatto fare tardi. Uscii fuori quando le prime luci di un alba rosa filtravano dalle nuvole per toccare gli alberi divenuti rossi (vedi le mie foto di quella mattina).
In fondo, pensai a parte il sonno arretrato di un week end strano (in cui alla mia veneranda eta’ m’ero ritrovato a bere su una spiaggia di Liverpool alle 3 di notte) le cose non andavano affatto male.
Scacciai i pensieri pesi e mi dissi che in fondo tutto andava bene.
Mi rimproverai: dovevo avere piu’ fiducia nel futuro.
In quel momento inizio’ a piovere.
Arrivai al lavoro, incontrai il grande Mogol (inteso come grande capo, non come paroliere di Battisti.Mi disse che il suo capo sarebbe venuto dall’America per poche ore ed aveva deciso che io dovessi parlargli del mio progetto.
La cosa non mi fece piacere. Poi aggiunse: ”il tuo stipendio viene per meta’ dal governo inglese, per meta’ dll’America. Lui mette la firma sulla parte Statunitense”.
Ecco. Ora ero piu’ tranquillo.
Fino a 5 minuti prima ignoravo che il mo capo avesse perfino un capo.
Il concetto stesso del capo del capo del capo fa paura.
Chi sara’ sulla punta della piramide?- mi chiesi.
L’opus dei? I rettiliani? la mafia? Uno della lega o i nazisti dell’Illinois?
Mi rimproverai: in fondo dovevo avere piu’ fiducia nel futuro.
Magari c’e’ un entita’ buona che a tutto vede e provvede.
Fu allora che in Afghanistan annullarono le elezioni.

Martedi’ non trovai piu’ la macchina (ELISA).
Denuncio la scomparsa.
Mercoledi’ la polizia mi richiama. Dicono che l’hanno ritrovata e mi dicono dove il carro attrezzi l’ha portata.
Il cellulare prendeva male. Non ho capito se han detto che la macchina e’ stata effratta “broken into” o e’ stata distrutta “broken in two”.
La vado a riprendere.
E ± sana. Il carro atrezzista (che non e’ il ladro) mi chiede 150 quids per il rilascio. Io gli darei anche una manata di (qui, quae, quo, cuius, quibus etc.).
Pago anche 75 quid per cambiare il finestrino spaccato.
La polizia mi chiede cosa manchi.
Manca lo stereo (pazienza). I CD dei Franz Ferdinand e dei Queen of the Stone Ages. (fa niente). Mi inalbero solo quando vedo che hanno lanciato con disprezzo sui vetri rotti, i CD dei CSI e di Guccini.
Ladri saprofiti, coprofiti, ignoranti.
Mi rimproveravo che devo avere piu’ fiducia nel futuro ora e’ provato che le nuove generazioni sono una manata di stronzi.
A sto giro mi urgeva ‘sto post.
Per diventare re c’e’ tempo. Ora il seminario al grande capo (al capone =) ha la priorita’. Stay tuned: ho 3-4 post da mettere presto.

Sunday 9 August 2009

Diciamo la verita’ sudare fa bene ma non fare niente e’ molto meglio.

Ovvero otium et negotium (ma il negotium e’ chiuso per inventario).
C’e’ davvero tanto caldo e i pericoli si nascondono in ogni anfratto, a ogni pie’ sospinto vicolo stretto, vicolo corto ma sopratutto negli hotel di lusso del parco della Vittoria.
Per esempio c’e’ il pericolo che il mio atletico
fratello mi veda a non fare niente e mi proponga di andarmi ad allenare con lui.
Io, invece ho un sacco di cose da fare: girare i pollici, pettinare le bambole, guardare le nuvole, disegnarci sopra pensieri e coltivare la mia gioiosa solitudine che e’ cosi’ preziosa che non la vorrei condividerei mai con nessuno.
E’ un lavoro duro ma qualcuno lo deve pur fare....e nessuno lo sa fare come me.


Tutto intorno c’e’ gente che corre, suda, si allena ma io so che la carriera di molti atleti raggiunge l’apice, l’acne (o era l’acme?) attorno ai 30 anni, poi declina e giu' dall’apice cresce l’adipe.
Io che di anni ne ho 31 e finora, in carriera non ho mai vinto nemmeno una velina, so quando e’ il momento di smettere di sudare e coltivare la propria vita interiore (infatti dopo i 30 anni la vita si allarga).
L’ha confermato pure un amico mio, gran seduttore di donne che, viene un momento nella vita in cui uno deve smettere con l'esercizio fisico.

Ammetto che ho sofferto per lui quando ha detto che, da ex-seduttore voleva appendere il c*zzo al chiodo.

Mentre ponderavo tutto cio’ mio fratello mi ha sgamato e con ricatti morali mi ha costretto a seguirlo.
Ai 500 metri di allentamento, nonostante la calura, reggevo bene, al km avevo il fiato grosso.
Al 2ndo km ho provato a mascherare la mia insipienza muscolare chiedendo a mio fratello di fermarci per ammirare il volo di una farfalla e le bellezze della natura.

Ai 2,5 km ho iniziato la recita da soldato ferito nella no-man’s land: “lasciami qui e salvati, almeno tu, di alla mamma che le ho voluto bene...e che non credo di arrivare a cena, a meno che non ci siano delle lasagne...” cose cosi’.

Arriviamo in qualche modo al campo di calcio e incontriamo altra gente.
Credo di apparire in affanno perche’ in parecchi mi offrono un passaggio verso casa.
Mio fratello declina a nome mio spiegando che sarebbe contro l’onore della nostra famiglia e la mia autostima.
Vorrei spiegarli di non credere di essere provvisto di un anima, e quindi di dubitare di avere anche autostima e amor proprio. Incomincio a pensare di mentire e rivelargli di essere stato adottato per potere accettare un passaggio
in macchina senza disonorare la famiglia.
Alla fine, con la lingua lunga come quella di un husky in un g
iorno di scirocco, arrivo a casa.
Mio fratello dice: “ok, ora vuoi fare prima i defaticanti o gli esercizi di respirazione?”
Mi allontano in fretta e dicendo che voglio solo andarmi a fare una doccia e  amnagiare un gelato al limone con lo stecco di liquerizia.
Vi avviso che mi sono trasferito nella terra celtica del drago rosso (dove la gente e' davvero celtica (vedi qua)...altro che padani cazzari.

Monday 16 March 2009

Titolo: Di Musica da sogno ma anche di troppa umanita’. Sottotitolo: maledetti staccate meno biglietti.

Finalmente arrivava un bel concerto: Cristina Dona’.
La voce doveva essersi sparsa perche’ c’era un bordello: nel senso che in quel pub, ex-casa chiusa c’erano un migliaio di persone.

Io e la mia sciarpa rossa andiamo a prendere delle birre.
Accanto alla cassa c’e’ il banchetto di Emergency.
Raccontano che raccolgono fondi per costruire ospedali da campo in zone duramente colpite dalla guerra e non ancora ricostruite.
La cosa mi sorprende un po’  perche’ ho lasciato la macchina vicino alla baraccopoli di "casa professa", vicino alle macerie delle case abbattute nella seconda guerra mondiale e ancora non ricostruite ma non ho visto opedali da campo.
Mi dicono che loro si riferivano all’Afghanistan, non a Palermo.

Qualcuno mi saluta.
Era una ragazza che usciva col mio gruppo durante la mia teenageritudine. Ricordo che piaceva sia a me che a Mauro. Dibattevamo da buoni amici su chi avesse il diritto di provarci per primo. Benedetta da Terni diceva che spettava a chi l’aveva vista per prima....e noi a raccontare compagni d’asilo (immaginari) che ce l’avevano presentata.
Mentre noi discutevamo, lei iniziava a stare con un altro. Ora credo siano sposati.
C’e’ davvero troppa gente. Guardo il palco ma non si vede un emazia.
Spero che Cristina Dona’ sia alta "un Battiato, un Battiato e mezzo", altrimenti so gia’ che non vedro’ niente.
Ecco che compare. Alta non e’. Al massimo larga. Attende progenie.
Inizia a cantare. Ha una bella voce, calda. O forse fa solo caldo.
No, no, e’ davvero brava. Dai testi si capisce che la donna deve essere un tipino ha molta personalita’. Cosa confermata dal fatto che di certo ha litigato con la sua parrucchiera, che infatti s’e’ vendicata.
Pero’ sono davvero belle le cose che canta: l’atmosfera e’ sognante. Fa venire voglia di fresco sulla pelle, estate, e luci soffuse per non sminuire la luce delle stelle. Davvero un bel sogno.
Poi il concerto finisce e posso uscire da quel buco pieno di persone.
E fuori c’e’ un aria fresca estiva, e tanta umanita’ (ma finalmente larga) e le stelle non sembrano infastidite dalle luci della strada mentre guido verso casa.

In settimana il prossimo post dal titolo: “resta di stucco, e’ un barbatrucco!”.

Wednesday 25 February 2009

Sul disordine di Jimi Hendrix e di altri stadi confusionali.

Io da piccolo credevo che Jimi Hendrix fosse un maniaco dell’ordine.Uno che cantava di avere ucciso sua moglie perche’ l’aveva trovata a mettere in disordine con un altro uomo (messing around with another man).
Anni dopo, con l’arrivo di internet fu piu’ facile trovare i testi delle canzoni e scoprire la verita’.
C’e’ gente che non si perde mai.
 Io non chiedo mai la strada, ma non perche’ la sappia, ma perche’ mi piace perdermi.

Quest’estate chiesi a mio fratello cosa avesse fatto il sabato sera.
Mi disse: “l’unico che sapeva la strada si e’ addormentato e ci siamo ritrovati al faro”.
La sera era bella, il cielo sembrava vicino.
Io ho pensato che i navigatori in macchina risparmiano alla gente gli imprevisti.Ma gli imprevisti possono anche essere cose belle.
C’e’ chi sa usare la tecnologia e chi si bea della sua insipienza tecnologica.
Da un po’ di tempo ne ho uno.
Dice la mia ragazza che se mi fa uno squillo e’ per ricordarmi che mi vuole bene (che io sono distratto e altrimenti lo dimentico).
Dice la mia ragazza che se mi fa uno squillo vuol dire che m’e’ passata a prendere, m’aspetta in macchina e io devo scendere.
La tecnologia aiuta e ci unisce- ho pensato- alle due di notte, giu’ in strada.
 Chiedendomi se la mia ragazza mi volesse bene, o se mi stesse passando a prendere.

Friday 13 February 2009

Circolare, gente, circolare

Il ragazzo davanti al computer penso’: “Maledetta Saigon, ormai piove da 20 giorni. Non male per un posto a rischio di desertificazione”.
Chiuse gli occhi per desiderare in maniera piu’ forte che, una volta riaperti, qualcosa fosse cambiata.
Guardo’ il mare. I cavalloni si sentivano fin da li’. Penso' a chi passava, o provava a passare, il mare di questi giorni.
Penso’ al peggio, ma non riusci a immaginare quale inferno li obbligasse ad attraversare il deserto per mettersi in mare con questo tempo.

Il mare era azzurro. Il cielo ancora pulito, netto, sembrava particolarmente vicino quella sera. Poi iniziarono a cadere delle stelle.
La mucca si sveglio’ e rumino’ la sua colazione indolente.
Quando una stella la colpi’ e smise di vivere.
Si scopri’ dopo che era caduta lo skylab statunitense.

Gente ancora protestava per il sacrificio di Laika, la prima cagnetta che aveva vissuto nello spazio.
Penso' che sarebbe famosa, come le altre vittime della corsa allo spazio. Ma era arrivata fuori tempo e se la scordarono in fretta, usando due pesi e due misure.

Due pesi e due misure vennero usate anni dopo:
Una coppia unita, e un primo figlio in arrivo era una benedizione, il saperlo malformato al settimo mese pone davanti grandi dubbi etici.
Sarebbero stati capaci di accettare il calvario che si presentava innanzi a loro?
Alla fine decisero di no e commisero cio’ che era illegale per le leggi di dio e dell’uomo.

Anni dopo non ebbero la stessa indulgenza nel giudicare male chi il calvario l’aveva gia’ affrontato.
Decisero di adattare la legge di un dio per farla coincidere con quella umana.
Dio non aveva fatto quella legge, si era limitato a dare delle linee guida per rendere il mondo migliore, anni prima.
In generale aveva detto di vivere bene ed essere felici, in pace.
Come un padre, aveva lasciato una grande liberta’ di coscienza al figlio.
Non capiva come nel suo nome altri volessero decidere per tutti quanti. Lo considero’ una mancanza di fiducia nei suoi confronti.
Avrebbe dovuto distruggere quel pianeta.
Il ragazzo davanti al computer chiuse gli occhi per desiderare in maniera piu’ forte che, una volta riaperti, qualcosa fosse cambiata.
Duro solo un secondo, ma quando lo fece. Ora nevicava con violenza.
Per il resto non era cambiato niente.

Monday 2 February 2009

Tornero' a scrivere non appena smettera' di piovermi addosso.

Wednesday 24 December 2008

Sul come vivere una vita letteraria (senza prendersi alla lettera).

- Ciao. Com’e’ finita con quel racconto che avevi mandato?- L’ho scritto. Serviva per participare al  corso di scrittura di Domenica mattina .
- ah si? Interessante. Com’e’ finita?
- Hanno ricevuto 13 racconti, ma c’erano 12 posti solamente. Domenica mattina ho dormito proprio bene e ne sono felice.
- Quindi l’hai scritto male apposta?
- Si, si infatti. In realta’ non volevo partecipare: preferivo dormire.
- Certo, certo, comunque tu quest’anno puntavi sulla Champions league, non al campionato, come dissero la volpe e l’uva a Galliani.
- Che ti devo dire, fratellino, sara’ che venivo da un lungo infortunio e avevo forzato le tappe per entrare in campo, sebbene contro il parere del mio medico.
- Dai, non ti abbattere magari non rientri nella scuola degli ammanitidi perche’ sei uno scrittore del tipo che non richiede una scuola.
- Sarei come Hemingway che parlava della sua vita, mentre cacciava I rinoceronti?
- Si, ma con rinoceronti piccoli e inoffensivi, meglio se di peluches.
- Sarei come Kerouac, profeta della beat generation, un uomo “on the road”?
- Si, ma senza andare troppo lontano, mai con la poggia e comunque senza accettare passaggi da sconosciuti.
- Potrei essere anche un Bukowski, che mi sembra poco scolastico.
- Saresti un perfetto Bukowski, se solo la mamma ti autorizzasse a dire le parolacce....
Guarda, forse hai gia’ uno stile.
Ti insegnero’ le tre regole per sapere sc
rivere. Saranno la tua scuola di scrittura: allora, c’erano due vocali che stavano accanto e litigavano sempre, la prima, stanca di questa situazione se ne ando’. La seconda, si sentì sola e pianse un apostrofo.
- Grazie fratellino, basta prendermi per il giro.
- Ma come non vuoi sapere dell’ “e” che acquisi’ coscienza del suo essere e si mise il cappello dell’accento? o della lettera mutina e della sua incredibili capacità, nonostante il mutismo.
- Grazie lo stesso: sento gia’ che il Nobel per letteratura si sta avvicinando.
- Ecco cos’era questo vento freddo dal nord. Che figata: potesti essere un Nobel come Wiston Churchill, premio Nobel nel 1953.
- Potrei esserlo, ma non ho mai avuto troppa fortuna col RISIKO.

Con tanti auguri di buon Natale.

Tuesday 4 November 2008

Quest'onda che va quest'onda che viene e che va...e a me viene il mal di mare.

Tornare al vecchio Liceo classico e’ un tuffo al cuore.
Rileggo le scritte in latino in cortile. Rispetto ai miei ricordi sono un pò più sbiadite dal sole e  dalle pallonate, ma i contenuti sono ancora forti.
Futurismo anarchico su un altro muro “nella mia testa, ci son piu’ bestie che nella foresta….ma non ho I pidocchi”.
Notevole l’utilizzo dell’arcaica forma “cch” in luogo del modaiolo “Kk”.
Consegno I sacchi a pelo ai cuginetti e auguro loro una buona protesta.
Poi mi devo allontanare: non posso andare nelle aule. E’ giusto cosi’.
La scuola va lasciata agli studenti e al loro movimento: l'onda.
Giorni fa leggevo di un picchetto davanti al senato, alcuni senatori di sinistra sono scesi a salutare I giovani, pensavano di essere accolti bene, sono stati fischiati.
Lo stesso e’ accaduto a Beppe Grillo che provava a prendere la testa
di un corteo.
Il premier accusa la sinistra di fomentare la rivolta. Veltroni vorrebbe fosse vero.
Intanto, mentre si discute di tagli sull’istruzione, la punta della piramide e’ sempre salda, con le sue baronie.
I politici condannati che siedono in parlamento, son i migliori garanti che questo sistema non cambierà.
Dopo le dichiarazioni del premier, sullo sgombero delle scuole con la Polizia come a Genova nel 2001, I presidi della provincia di Palermo hanno deciso di non denunciare gli studenti. Ma il preside del liceo scientifico che, a causa dei tagli, ora amministra anche il classico, forse non sa tutto cio’
Forse non lo sa, non vuole sapere, o non sa leggere e fa scattare la denuncia.
Giorni dopo i miei cuginetti mi raccontano la loro occupazione. Dicono che due ore dopo che li avevo salutati, arrivo’ un poliziotto che sembrava Montalbano. Aveva trovato tutti: gli gnomiquattordicenni ai brufolosedicenni e i diciottormonici nell’auditorium, a discutere pacatamente sulla riforma.
Aveva detto di continuare a discutere senza danneggiare niente di p
ubblico (che a quello ci pensava gia’ il governo) e aveva salutato dicendo che dopo di lui sarebbero arrivate le forze dell’ordine incaricate di mettere loro paura.
Un ora dopo, infatti, arrivo’ un carabiniere alto, calvo e baffuto come da tradizione. Gli basto’ dire: eccoci qua ”ora denunceremo I maggiorenni, mentre per I minorenni denunceremo I genitori”.
Uno gnomo prese lo zaino e se ne ando’, seguito da molti quartini (studenti di quarto ginnasio).
Erano rimasti troppo pochi per occupare.

Chiedevo ai miei cuginetti cosa avessero pensato, allora.
Mi rispondono che, fosse stato per loro, sarebbero rimasti dentro: un po’ perche’ I loro genitori erano favorevoli ma sopratutto perche’ intendevano fornire le generalita’ dei genitori del loro compagno che per primo aveva abbandonato l’occupazione.
Potete scaricate gratuitamente voi stessi la bella musichicchia del post "Gioia e Rivoluzione" degli Area, rifatta dagli Afterhours su questo sito.
Chi volesse commentare la vittoria storica di ieri sera, può farlo qua.

Wednesday 24 September 2008

Sostiene Pereira – Manuale d’amore per Erasmus e specie affini.

Sostiene Pereira che qualunque figlio d’italica mamma capace di cucinare in maniera accettabile per la sua sopravvivenza in patria, passata la frontiera, diviene automaticamente un dio dei fornelli cui donne donerebbeto il cuore e l’8 per mille.
Sostiene Pereira che la classe operaia non andra’ in paradiso, ma almeno quei figli di papa’ che avevano chi cucinava loro; partiranno svantaggiati. Sostiene Pereira che bisogna aprire il vino in anticipo, atteggiarsi a sommelier e dire cose come “fare sospirare tannini e I terpeni” o peggio, pur di evitare il litigio con il turacciolo davanti a testimoni (con la vittoria del maldito tappo) (il che vale anche per il PD).
Sostiene Pereira che le donne italiane hanno delle mestruazioni perenni e un mal di testa sub-judice ogni volta che devono uscire con lui.
Sostiene Pereira che le donne estere prendono la pillola.
Egli reputa possibile trattarsi di aspirina, perche’ le donne estere non sembrano soffrire emicranie.

Sostiene Pereira che bisogna rassicurare gli stranieri e fare l’italiano che si aspettano: poetico, sbruffone, cavaliere (nel senso medioevale del termine, non del premier).
Prendere per il culo gli intimisti esistenzialisti francesi e’ un “must”; discutere con gli americani che dicono “motherfucker” a ogni pie’ sospinto sulla sacralita’ della mamma conviene, (ma mai con quelli piu’ grossi di te). Sosteine Pereira che gli piace descrivere un Italia di sole, mare e mandolino anche se e’ nato fra terre e persone piene di nebbia.
Che a furia di descrivere certi posti, gli viene voglia di andarci, in quel paese, ne sente quasi nostalgia. Lo guardo e gli dico che magari verra’ il tempo per tutto: perche’ Kingston sara’ bellissima in quel periodo, e secondo me suonano anche bene i mandolini.
Sostiene Pereira che bisogna imparare un linguaggio e poi partire verso la terra promessa, che non e’ la California o un altra meta esotica: e’ qualunque posto ci venga data la possibilita’ di lavorare, realizzarsi, essere felici.
Sostiene Pereira che una volta ha visto una terra promessa dietro degli occhi da cerbiatto.
Pereira e’ un po’ sostenuto. Parla di cose passate. Non avesse una fidanzata tanto gelosa, se le scriverebbe, 'ste cose per i posteri, sul suo, di blog. Ebbi gia' a dirvi che il post non era un granche', il prossimo sulla musica...forse.

Saturday 6 September 2008

Tutta la differenza tra 2/16 e un Ottavio.

Rissunto delle puntate precedenti: Falloppio, convintosi che fare l’astroauta sia un lavoro piu’ sicuro che fare il biologo ricercatore, prova il test. Obnubilato dalla difficolta’ dei test, mette da parte il raziocinio e lascia che la  “forza” (leggansi culo o sorte) compili gli esercizi in sua vece.
Ciao a tutti il mio nome e’ Ottavio sono un formidario, e, per oggi, il narratore. Io odio i contadini.
No, non pensate male, non i simpatici coltivatori che raccolgono gerle di borlotti, ma la loro rappresentazione matematica.
Sara’ per questa nemesi che mi trovai a dovere risolvere quesiti, in vero abbastanza terreni e poco astronautici, su contadini coltivanti campi ottagonali (ovviamente dovuti a problemi di confine).
Di carrelli con diversi pesi posteggiati su chine ad inclinazioni impossibili e altre cose del genere, circuiti elettrici creati allacciamendosi alla rete del nemico-vicino etc.
Mi tornavano in mente quelle due righe di matematica studiate al classico.
Tutti quei dogmi (teoremi) da dimostrare....e certi modi assurdi di dimostrarli.
Ragazza umanista - Dimostrami che mi ami.
Ragazzo scientifico - Ti dimostrero’ pertanto, che non ti odio.
Ragazza umanista - Vaffanc*lo, io esco con un motociclista che e’ stato bocciato alle medie.
CVD.
CVD: dopo avere fatto di tutto affinche’ la ragione umana potesse dimostrare il teorema, la mente scientifica ringrazia la divinita’ tramite la formula “CVD” Come Voglia Dio (Comu voli diu).
Davvero, insopportabile. Molto meglio l’approccio classico-umanistico:
Guarda, mi fido di te, laicamente ti credo, davvero, non mi dimostrare niente, diamolo per assodato, ti voglio bene, grazie di esistere.
Finalmente arrivo’ il momento di fare i test col joystick.
Falloppio cerco’ la complicita’ del vicino di banco dicendo: “se ci fanno giocare a uno sparatutto vuol dire che
gli alieni ci sono e sono cattivi”. "Il male" borbotto’: “Umpf”.
In realta’ l’esercizio era una specie di simulatore di volo in cui si doveva volare con un certo angolo, altezza,
velocita’, e poi fare il caffe’ controllare che i passegeri avessero le cinture abbassate e il tavolinetto chiuso, sedare i bambini, vestire gli ignudi e, in generale, la multitaskabilita’.
Per fortuna il test era finito.
Non rimaneva que esperar y esperar (aspettare e sperare).
Aspettare che il passare del tempo e l’urbanismo facciano scomparire i coltivatori diretti dotandoci di un mondo piu’ semplice e lineare.
Sperare, che il computer che analizza i test si pianti e mi assegni i risultati di Mr. Umpf (altresi' detto "il male") che non  ride mai ma sa la matematica a menadito.
Non perdete il prossimo e ultimo episodio su Amburgo dal titolo "paper tiger".

Monday 25 August 2008

Fireflies in a Jar/ Lucciole inbarattolate

Cosi’ mi ritrovai a fare colazione all’alba, ad Amburgo, poco prima dei test per la selezione degli astronauti.
Si venne a sedere al mio tavolo un ingegnere spaziale che, per comodita’, chiameremo semplicemente “il male”.

Il male era sulla quarantina, capelli alla Big-jim e faccia da Orzoro.
Vestiva con una camicia dell’ESA con tanto di patches di missione, insomma la camicia diceva al mondo che lui era un esperto dell’ambiente. Il tutto corredato da un vestito elegante e delle scarpe costose.

Di fronte stavo io. Bambi's eyes, converse verdi come la speranza (ma anche l'Islam e la Padania), i pantaloni pieni di tasche pseudo-cartucciera comunicavano che la salvezza puo’ arrivarti da ogni dove.
...e la mia maglietta del Camerun?
Oh beh, quella ricordava ai campioni che non bisogna sottovalutare nessuno (Argentina 0 - Camerun 1).

Tra caffe’ e pane e marmellata, il "male" ci tenne a raccontarmi di essersi preparato duramente e di essere fisicamente in perfetta forma.
Anche mi ero preparato a questa selezione; peccato che durante l’ultima partita di calcio, il mio crociato
fosse partito alla volta di Gerusalemme e io ne aspettassi ancora il ritorno.
In questo round di selezione comunque, non sarebbero state giudicate le capacita’ fisiche, ma quelle psico-attitudinali.
In particolare si rischiedeve una buona memoria visiva ovviamente il "male" diceva di essersi allenato per ricordare tutto e tutti.
Io credo di avere una buona memoria visiva innata. In piu' l' allenavo andando nelle saune miste.

A questo punto il "male" si alzo' di scatto: era tempo d’andare, la sfida era lanciata.
Raccolsi la sfida, sguardo determinato, mi alzai di scatto. Mi versai addosso del caffe'.
Mi chiesi: "perche’ sono sempre cosi’ addormentato, la mattina presto?"
Mi risposi determinato (mentendo): "Sono cosi' in gamba che mi piace dare due ore di vantaggio al mondo".

Il "male" aveva gia’raggiunto il bus quando io ponderai la seguente: ieri notte, prima di dormire, mi sentivo felice. Pensavo che nelle prossime ore avrei potuto lavorare alla realizzazione di un sogno, sebbene non sapessi cosa avrei potuto trovarmi fra le mani.
Da piccolo avevo gia' provato quel tipo di felicita’.
Quella volta che, laggiu’ in Veneto, avevo scoperto le lucciole (gli insetti, non le donnine), le avevo raccolte in un barattolo e le tenevo sul comodino, nel buio della mia cameretta.
Non sapevo quanto grandi e luminose sarebbero diventate il giorno dopo, pero’ ero contento di averle accanto a me.
Mi addormentavo felice. Chissa se il "male", che sembra sapere calcolare tutto, ha mai dormito cosi’ bene.
Il giorno seguente le trovavo spente.

Non perdete il prossimo episodio sulle lucciole e Amburgo