Stavolta si va al confine con la Polonia (un paio d’ore di macchina da qua).
Arriviamo all’hotel che e’ stato scelto oculatamente con criterio scientifico (il primo che compariva su google)….arrivati, scopriamo che abbiamo prenotato in un antico palazzo sotto cui scorre il fiume Neiße. Le ragazze ammirano la romanticita’ del luogo e iniziano a raccogliere fiori. I ragazzi scoprono che nelle cantine si autoproducono birre e iniziano a degustarle. Sono felici. Gente semplice si accontenta di poco e parvenze di romanticume ed ebbrezza le rendono felici. Chi non ha grandi sogni si accontenta di cio’ che il caso offre senza chiedersi se vive davvero il migliore dei mondi possibili. Io non sono come loro: ho sognato, ho volato, son caduto ed ora vivo coi piedi per terra. Prendo possesso delle chiavi della “sala del trono” e, sapendo che la autoctona cameriera si sposera' presto rivendico lo Jus primae noctis in considerazione del fatto che dormo nella sala del re.
Siamo pochi metri dalla Polonia, si prendono I fantastici programmi televisivi Polacchi. I telefilm sono in Inglese, ma, fear not, una voce (identica per tutti I personaggi) traduce in maniera assolutamente priva di qualsiasi pathos, tutti i discorsi in Polacco.
Un altro vantaggio di essere al confine e’ che si puo’ trovare il mio succo preferito: vedi foto.
La sera andiamo a Görlitz….e’ una citta’ bellissima. Palazzi medioevali si avvicendano a quelli barocchi, sembra di essere a Praga. In piu’ la cittadina ha dato I natali ha gente famosa come Ballack: il puppone Germanico.
La citta e’ divisa in due dal fiume e dal confine posto dopo l’ultima Guerra, che ha lo stesso nome, ma in polacco: Zgorzelec.
Sui ponti la polizia controlla I passaporti. In un certo senso siamo al confine dell’Europa.
Fa caldo ci fermiamo in un pub dove fanno musica dal vivo. Le ragazze vestono leggere, un cielo e’ una volta dipinta che stasera non sembra nemmeno troppo lontana da toccare e la musica ci porta ora sulla spiaggia di Ipanema, ora in un aquarela do Brasil.
S’e’ fatto tardi, si torna al fiume. Il suono delle acque mi riporta a quando dormivo ascoltando le onde del mare. Ho sempre creduto che il rumore delle onde dovesse essere simile a quello ovattato e ritmato, del cuore di mia madre, prima di nascere.
Vi e’ piaciuta l’immagine poetica con cui ho finito questo post? Sono contento. Pero’ lo scienziato che e’ in me vi avverte che gli ultimi mesi prima del parto li si passa a testa in giu’ e nella merda….altro che mare ovattato.