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Monday 30 June 2008

La macchina del Kapò ha un puss nella gomma.

All’improvviso riecheggiò uno sparo un pensiero: questa città cosi’ grandiosa aveva forse creato la sua grandezza con la  coerenza del suo essere città eterna?
I Siciliani, si sa, sono sempre stati storicamente dominati da Fenici, Greci, Romani, Arabi, Tedeschi, Spagnoli, Francesi,  Italiani e mafiosi.
Eppure non sono stati davvero dominati, visto che, ogni padrone non è riuscito a cambiare un granchè, in una terra dove si può pure cambiare tutto, pur di non cambiare niente.
Roma, invece, ha mostrato sempre una grande coerenza, anche nella decadenza.
Quale altra città può passare nel giro di pochi secoli da un milione di abitanti a 10.000 eppure esistere fino ad oggi.
Quale altra città può
dettare da regina le regole a tutto il mondo, nonostante ormai il mondo a cui si riferisce non esista più (con l'eccezione delle regole dettate dal co0nsiglio d'amministrazione del Banco Ambrosiano).
In fondo, se non altro ne va ammirata la coerenza (e a riprova di ciò il correttore di Word prova sempre a cambiarmi le cellule eucariotiche in cellule eucaristiche).
Questa città convive da milleni coi poteri forti e tuttavia sopravvive loro.
Credo che ruscirà a sopravvivere anche a quest'ultima dittatura di barbari.
Per rafforzare l’anima Romana decido di mangiare il piatto tipico….mi pare iniziasse con la “P”…la “p” di pa…paja…com'era? ah si ecco: LA POLENTA.


Dal prossimo post si torna a parlare di Sicilia per un pò, poi si riparte per il Nord.

Friday 2 May 2008

Scarrafoni volanti

"Se sei un albero, cerca di essere l’albero piu’ alto, e se sei un filo d’erba, cerca di essere il filo d’erba piu’ verde di tutti".
Questo e’ cio’ che si dice in giro: indipendentemente da cosa sei, fai del tuo meglio.
La mia mamma, in realta’, mi vuole cespuglio di medie dimensioni infatti, se Sofocle afferma che “o gloriosamente vivere,  gloriosamente morire, deve, l’uomo”, lei vorrebbe per me una vita mediamente gloriosa, (mentre la morte mediante martirio e’ esclusa, non appartenendo, io, alla lega nord).

Insomma, l’infondermi autostima e il rifuggere il culto dell’ego si sviluppava attraverso frasi come questa: “come sei cresciuto, ti sei fatto proprio bello, sembri Adrian Brody (pausa) non e’ che mi prenderesti gli occhiali? Che senza non vedo niente”.
Come vedete, in questa frase il senso della metriotes e la mancanza di übris si bilanciano perfettamente.
Ultimamente sto guardando tutte le offerte di lavoro.
Ce n’e’ una bellissima, un sogno che ho da sempre: diventare astronauta.
Cercavo le parole giuste per dire alla mia mamma che dovro’ andare a Roma ai primi di Giugno per il certificato medico richiesto: non sapevo come avrebbe preso la notizia: per lei l’America era troppo lontana (anche se in linea d’aria lo spazio e’ piu’ vicino).
Conversando su Skype, lei mi fa:
    -“conoscendo la tua passione per lo spazio, perche’ non ci provi?”.
Io-  “veramente ci avevo gia’ pensato, credevo che la cosa non ti avrebbe fatto piacere”.
Lei (ridendo)- “Macche’, se ti prendono come astronauta, al massimo ti faranno fare il personale di terra”.
Io stanotte mi sono sognato la scena: arriva un astronauta ed io gli faccio fare il check-in.
Meno male che sono come Nettuno (ti giuro Nettuno): un gran bel pianeta gassoso fuori, per farsi scivolare tutto addosso, e un cuore di diamante, duro e lucente per non farsi scalfire nelle motivazioni.

Thursday 24 April 2008

Colloquiando col mio uccello.

Quando una torta viene bene, la si offre a chi si vuol bene. Se invece viene male, la si da a quegli esseri sfortunati che non sono in grado di cucinare.
Io questa regola la so bene perche’ Laura, a Dresda amava cucinare, ma era a dieta e portava le torte a me e ad Alessio, il mio coinquilino.
Ma gli ultimi anni, in cui stava con un ragazzo tedesco ricevemmo solo dei biscotti bruciacchiati che lui non aveva voluto mangiare.


La scorsa settimana ho fatto una torta. Non e’  stata mangiata e, dopo 3 giorni, e' divenuta un arma contundente.
La sbriciolai sul davanzale e dopo poco tempo arrivarono due Colombidi che decisi di chiamare Sputnik e Vostok.
Sputnik, dal russo significa “compagno di viaggio”. Mi era sembrato un bel nome per un piccione viaggiatore. Sputnik viene spesso, mangia avidamente, e’ un grande osservatore e, la sua reazione al goal di Diamanti m’ha fatto pensare che sia maschio (e pure Romanista).
Vostok singifica oriente, credo sia una femmina,  mangia poco e, quando si poggia, il suo sguardo e’ sempre  attento a controllare cosa facciano i piccoli passerotti attorno.
Ammiro molto questi volatili. Certi uomini, come gli uccelli migratori, si spostano alla ricerca delle migliori condizioni. Altri uomini, come i volatili stanziali, si adattano a vivere nel luogo in cui sono nati.
Forse e’ per questo che io, cosi’ lontano da casa, ammiro Sputnik che, pur vivendo vicino a delle montagne fantastiche, si e’ adattato a rimanere in una citta’ come Ginevra.


Ne ammiro poi la capacita’ di volare oltre, l’essere distaccato, di possedere un espressione coerente: alieni giganti a otto zampe potrebbero attaccare un astronave umana, ma lui rimarrebbe impassibile, col suo sguardo impersrutabile, cosciente della sua capacita' di adattarsi a tutti i cambiamenti..
Sputnik mangia la torta, ha quasi finito. Anche io ho finito, andro' a leggere di la'.
Dopo dieci minuti, torno in cucina, sento picchiettare freneticamente sul vetro.
Trovo Sputnik vuole altro cibo, nel suo sguardo minaccioso, in quegli occhi rossi che mi fissano leggo una sola, inquietante domanda: “hai mai visto “gli uccelli” di Hitchcock?

Buon 25 Aprile a tutti.

Saturday 29 March 2008

Il bagatto, per molti un mago, per i piu’ un matto

lo incontrai una notte a Mala Strana.
La strade della citta’ magica sfumavano i contorni nella nebbia e, dentro una locanda, bevendo del sidro, parlammo, per giuoco di un vecchio tomo del Rosenkreutz o del manoscritto del vecchio Voynich.
Quando mi chiese cosa facessi io dissi che ricercavo.
Lui, invece, recitava. In molti, troppi credevano che lui potesse predire il futuro arcano, e, secondo altri perfino determinarlo.


Lui che aveva provato a dire che non era nelle sue possibilita’, ma la gente non lo aveva creduto e, alla fine, lui aveva deciso di viverci su.
Qualcuno aveva sacrificato oro, denaro e affetti e, anche coi suoi consigli aveva raggiunto il successo.
Quella persona si era resa conto di avere perso tutto per realizzare il suo futuro ma, solo alla fine, in un grattacielo vuoto, in una citta’ inquinata, aveva rimpianto e pianto cio’ che non c’era piu’.
Lui s’era dispiaciuto per tutto cio’, ma davvero nemmeno un "mago" poteva cambiare il destino.


L’altro giorno e’ ricomparso dopo anni e, in questa scelta di tempi va ammessa una sua grande magia.
Mi chiese come andava.
Mi sono licenziato, mercoledi’ scorso - dissi- e, ironia della sorte, ora aspetto il futuro.
Non ho ancora deciso cosa faro’.


Ti piacerebbe sapere il tuo destino? Mi chiese?
Aveva dei tarocchi fra le mani e mise un carta sul tavolo.

Sto mandando i fogli col mio passato un po’ in giro per il mondo perche’ possano decidere il mio domani, con un po’ di fortuna, qualcuno mi proporra’ ancora un lavoro.
Nel portafogli ho una carta dei tarocchi particolare.
Il dorso colorato ed elegante, il fronte, nero, ancora tutto da disegnare.

Tuesday 11 March 2008

Cala la luna e io non spero, l'illusione è il lusso della gioventù.

Nella vecchia Repubblica Democratica Tedesca, al posto di Carosello, prima di andare a letto, i bambini guardavano “Der Sandmann” ovvero “l’uomo della sabbia”.
Trattavasi di un omuncolo che metteva della sabbia impalpabile, sugli occhi dei bambini che cosi’ sentivano gli occhi pesanti e chiudendoli  iniziavano a sognare.
Anche nella Germana Ovest i bambini avevano lo stesso programma, ma la produzione era diversa (forse perche’ i bambini dovevano avere sogni diversi).

Per esempio, nella DDR i bambini potevano volere diventare cosmonauti, come l’eroico Jurij Gagarin (foto) un uomo capace di volare nello spazio dentro uno scaldabagno (Vostok).
Invece, nella Germania Ovest si voleva diventare una cosa completamente diversa: astronauti, che e' diverso da cosmonauti.

Io, forse perche' da piccolo vedevo "tele capo d’Istria", avrei preferito il buon, mai invecchiato Jurij. il primo uomo, cosmologo, a vedere stagliarsi la terra, al di sopra di tutto, netta, pulita, e pertanto “bellissima”.
Pero’ nella mia citta’ non avevamo una strada o una scuola a lui dedicata. Io andavo alla “San Giovanno Bosco", fossi andato alla Jurij Gagarin oggi sarei piu' felice....e forse anche per questo loro sognavano grandi cose mentre noi si vedeva la pubblicita’ prima di andare a nanna.

Ora tutto questo era per dire c
he c’e’ grande confusione sotto il cielo.
E quando uno deve decidere cosa fare nella propria vita, in che direzione spostare i suoi interessi, sarebbe bello chiudere gli occhi e sognare cosa diventare, come quando si era bambini.
Invece a volte si e’ cosi’ stanchi che, toccato il materasso si finisce direttamente nel sonno piu’ profondo, nero, caldo, troppo stanco perfino per sognare.

Quasi come un embrione nella pancia della mamma cioe' un organismo multicellulare che vive costantemente sotto sopra e nella merda fin al collo.

Friday 22 February 2008

Ordinando l’armadio: dall’entropia cosmica alle cronache di Narnia.

L’entropia e’ una funzione di stato che rappresenta una misura del disordine. Quando l’universo raggiungera’ il massimo di entropia/disordine non sara’ piu’ possibile fare niente.
Quando guardo il mio armadio e penso che quel momento in fondo non possa essere cosi' lontano.
Decido allora di mettere un po’ d’ordine.


Compio il primo passo dentro il mio armadio, scanso i mostri che vivono nell'armadio (che non sono quelli che la pubblicita' chiama "i nemici invisibili dell'igiene").
Inizio a piegare un po’ di maglioni sparsi e trovo varie cose. Un giornale di design scandinavo.
Questo risale a tanto tempo fa, quando stavo con una Finlandese (nel senso della donna, non della sauna). Mi pare fosse un bel periodo.
L’unica brutto
ricordo e’ che, dovendo andare in bagno l’unica cosa che trovavo da leggere erano "la bibbia" o delle assurda riviste di design (in cui mostravano i divano senza nemmeno metterci le donne ignude innanzi).
Fini' poco dopo, ma non perche’ non esisteva la versione Suomi di Topolino (classica lettura balneare, nel senso del bagno).


Piego magliette di calcio, sistemo delle camicie e mi congratulo con me per la loro perfezione, nonostante non possegga un ferro da stiro. Sotto una felpa verde col cappuccio trovo una scatola con dei bicchieri da brindisi lunghi e sottili. Li vinsi a un conscorso di cucina sbalordendo tutti, me compreso.
Guardandoli, non posso fare a meno di pensare che chi dice che il seno perfetto debba stare in un bicchiere di champagne e' gente quanto meno strana.
A scavare nell’armadio mi addentro nei ricordi e riordino. Ad un certo punto mi trovo davanti un centauro che dice di chiamarsi sig.Tumnus.


Sarebbe bello rimanere a parlare con costui, ma lo spazio per il post e’ finito, l’ordine generale (dell'armadio) e’ quasi ristabilito e devo andare a riordinare un po’ anche la mia vita e andare a guardare le proposte di lavoro per biologi, visto che presto dovro’ cambiare citta’ e ancora non so dove andare.

Tuesday 12 February 2008

Apologia di San Valentino


Passavo una domenica tranquilla: un po’ leggendo, un po’ compiendo di giochi di magia (come il fare sparire la torta che aveva fatto la mia coinquilina), un po’ di esercizio fisico (bevendo Coca cola, e mangiando delle mentos fino a ottenere l’effetto leone della MGM).
Una domenica fin troppo tranquilla, quand’ecco che, leggendo il blog dei miei cugini Ettore ed Elena (non lo linko, ma e’ l’unico blog di teen-agers ke non utilizza le “k” a sproposito) trovo nell’ultimo post che mio cugino Ettore s’e’ rotto il ginocchio, Elena aspetta con ansia San Valentino.

Capirete bene la gravita’ della situazione.
La mia cugina prediletta (se un giorno l’altra cuginetta scoprira’ questo blog, diro’ che sono stato frainteso) s’e’ innamorata, insomma, la stiamo perdendo.

Ora, sia ben chiaro, non e’ un discorso maschilista o da cuginone geloso, il fatto e’ che lei e’ una persona degna di fiducia.
Il problema sono i giuovini suoi coetanei i cui movimenti e moti dell’anima sono guidati da piccole molecole che fanno grossi danni (infatti nonostante le dimensioni ridotte sono chiamate col maggiorativo: gli ormoni.

Certo ci sono anche teenagers romantici e idealisti.....ma e’ anche vero che per definizione la definizione di teengager romantico prevede che essi si suicidino. Lasciando, di fatto, il territorio di caccia ai predatori piu’ spietati
E poi. Chi sara’ costui? Come mai non s’e’ presentato, inginocchiato, genuflesso, prosternato o compiuto uno di questi inutili atti per mendicare una benevolenza che, ça va sans dire, col cavolo che avrebbe ottenuto.

A questo punto, per capire quanto fosse grave la situazione, ho contattato la cugina e tra una critica letteraria ed una domanda sul suo corso di chitarra, le ho buttato la’ la frase: “certo che San Valentino e’ proprio una festivita’ capitalistico-borghese, dove l'uomo si spersonalizza ed ha come fine il puro guadagno, per fortuna noi, pragmatici figli della classe proletaria, non ci caschiamo in questi trucchi”.
Lei non ha risposto per 15 minuti, poi ha detto: "ma a me piacciono le frasi nei cioccolatini" e subito dopo e’ caduta la linea.
Il post aveva come immagine dei gattini e tanti cuoricini sberluccicanti. Secondo voi, l’abbiamo gia’ perduta?

PS- Dimenticavo, il ginocchio di Ettore e’ curabile in due-tre mesi al massimo.

Sunday 21 October 2007

Sul Diesel come modello di vita (parti lento, vai lontano).

Buio, sveglia livida. Sono le 6.00, "Amy la cigliona" canta a suo modo, d’amore.
E’ troppo presto. Mi guardo attorno. La mia camera sembra un campo di battaglia e, ad occhio e croce non credo proprio si sia vinto. Torno a dormire.

Buio, sveglia astiosa. Sono le 7.00, si canta di "Minnie l’impicciona".
Ancora troppo sonno. In Sicilia si dice che alcune persone sono impastate (molecolarmente) col sonno. Penso che  “Siamo fatti anche noi della materia di cui son fatti i sogni; e nello spazio e nel tempo d'un sogno è racchiusa la nostra breve vita.” Poi dormo.
Buio, sveglia imperiosa. Va bene. Nina Simone, mi alzo.
Caffe’ forte, latte caldo, biscotti ovattati(?). Voglio dormire. Ho perso tutti i treni, mi tocchera’ andare in moto.

La radio dice che fuori soffia la “bise noir”.
Ho visto lo scirocco portare sabbia, tingere il cielo di rosso, depositarla su tutto facendola diventare una citta’ vuota e desertica.
Da piccolo, giu’ al nord, un giorno soffiava la bora, io mi stringevo nel montgomery a fantasia scozzese e tenevo forte la mano a mia madre perche’ avevo paura di volare via.
Che sara’ mai un vento che ha un nome che sembra un profumo?
Prendo la giacca nera da moto, mi avvolgo nella sciarpetta rossa e via, incontro a la bise noir.

La giornata e luminosa, ma mi basta fare pochi metri: giunto al palazzo della League of Nations per capire un laghetto vicino Gstaadche si tratta di uno di quei venti subdoli che si caricano di freddo sulle Alpi, di umidita’ sul lago, entrano nei pantaloni e risalgono fino a congelarti i gioielli, insomma uno di quei venti congela-marroni (in francese, Marron glace’, appunto) (foto in alto a Sx).
Ecco ora ho freddo, oltre che al sonno.
Quando Silvia mi invito’ al meeting mi fece un offerta che non potevo rifiutare: avevano preso un sacco di soldi da sponsors e, pur andando in un hotel di lusso rischiavano di dovere ridarli indietro.
Scorrendo la lista dei mecenati vi trovai quelle aziende che fanno un sacco di belle cose ma di cui non diro' niente perche' hanno degli avvocati cattivissimi e perfino una simpatica azienda di biotecnologie che anni fa apparteneva al Vaticano.
Decisamente non si potevano tornare indietro ‘sti soldi. M’immolo: mi tocchera' dormire come una stella marina su un lettone matrimoniale solo per me....peccato non potere mettere a carico loro anche il Minibar.

Arrivo. Il meeting e’ iniziato. Entro in punta di piedi e mi siedo lentamente in ultima fila sperando che non si noti il mio arrivo in ritardo. Levo la giacca. La giacca da motociclista si chiudono con la cerniera, bottoni e il  velcro (rumosissimo). Ora tutti mi guardano. Quasi quasi mi rimetto il casco.
Il giorno dopo scendo dalle Alpi con la moto.Alpi
La strada scende tortuosa e nelle zone d’ombra c’e’ del ghiaccio.
Devo stare molto attento, guardare solo la strada: un errore sarebbe fatale.
Pero’ attorno ci son dei colori troppo belli e non solo i boschi selvaggi perfino quelle viti coltivate su pareti verticali hanno il loro fascino.
Cosa faccio? Mi concentro sulla strada e mi perdo i colori attorno?
Vivere non e’ solamente assicurarsi di potere andare avanti incuranti del resto. Ma e’ ugugalmente sbagliato fermarsi per ammirare cio’ che abbiamo attorno, senza andare avanti.
Sarebbe bello riuscire a fare entrambe le cose e, se penso a me stesso ora, mi sto muovendo in una direzione, prendendo sempre piu’ coscienza delle cose che mi circondano.

La coscienza di cio' mi fece accennare un sorriso e notai una luce (interiore?) riflettersi sul casco cromato.
Giorni dopo, arrivo’ una foto e un bollettino per il pagamento di una multa.
Nella foto il sorriso si vedeva ancora abbastanza chiaramente.

Sunday 7 October 2007

Non so se tutti hanno capito Ottobre la tua grande bellezza.

Cielo. LagoL’altro di’ parlavo con Jesus (un mio amico Cileno, non il figlio di dio). 
A Jesus non piace Ottobre cosi’ come non ama i periodi di transizione.
Jesus dice che questo mese, coi suoi colori opachi gli ricorda "chiedi alla polvere”: di come tanta vita, emozioni e sentimenti possano poi finire come una pagine scritte a matita su un foglio che si perde nel deserto.
Ponderai: sotto il mio letto c’e’ una polvere tale che se “chiedi alla polvere” quella, capace che ti risponde....tant'e' piena di vita.
Non trovo Ottobre cosi’ brutto.
Lo sapete perche’ il comunismo non e’ durato?
Sapete qual’e’ l’autore Italiano piu’ famoso oltre cortina?

Una volta il semaforo che sta a Milano, in piazza del Duomo fece una stranezza.
Tutte le sue luci, ad un tratto, si tinsero di blu', e la gente non sapeva più come regolarsi.
"Attraversiamo o non attraversiamo? Stiamo o non stiamo?"
Da tutti i suoi occhi, in tutte le direzioni, il semaforo diffondeva l'insolito segnale blu', di un blu' che così blu' il cielo di Milano non era stato mai.
In attesa di capirci qualcosa gli automobilisti strepitavano e strombettavano, i motociclisti facevano ruggire lo scappamento e i pedoni più grassi gridavano:
"Lei non sa chi sono io!"
Gli spiritosi lanciavano frizzi:
"Il verde se lo sarà mangiato il commendatore, per farci una villetta in campagna.
Il rosso lo hanno adoperato per tingere i pesci ai Giardini.
Col giallo sapete che ci fanno? Allungano l'olio d'oliva."
Finalmente arrivò un vigile e si mise in mezzo all'incrocio a districare il traffico. Un altro vigile cercò la cassetta dei comandi per riparare il guasto, e tolse la corrente.
Prima di spegnersi il semaforo blu' fece in tempo a pensare:
"Poveretti! Io avevo dato il segnale di - via libera - per il cielo. Se mi avessero capito, ora tu
tti saprebbero volare. Ma forse gli è mancato il coraggio."
Si: era Gianni Rodari, l’autore italiano piu’ famoso nei paesi dell'est.
Immagino queste persone, immerse nel grigio dei palazzoni del socialismo reale, nella nebbia, vedere cambiare i colori delle foglie e pensare al semaforo blu.
Ottobre non e’ un mese di grandi cambiamenti (l’Oktoberfest e’ a settembre, la rivoluzione di Ottobre e’ a Novembre).
Ma ogni grande rottura passa per la creazione di piccole crepe.
Ci sono piccoli segni che le cose cambiano e continuano a cambiare.
Parlando incontriamo la tecnica che mi aiuta negli esperimenti (un esule dell’11 Settembre Cileno).
Lei va di fretta: c'e' una conferenza per i 40 anni della morte del Che, dice.
Ha una sessantina d'anni, degli occhiali spessi, degli occhi grandi e uno sguardo che mira lontano.
Forse non e' un classico iconografia della rivoluzione permanente, ma i sistemi crollano anche perche' c'e' gente come lei.
Aggiornamento: visto che alcuni mi chiedevano lumi sull'11 Settembre Cileno ho aggiunto il corto di Ken Loach sul documentario dell' 11 Settembre. E' un video bellissimo e vi consiglio vivamente di vederlo- clicca qua.

Wednesday 26 September 2007

De un viejo y la mar

Era un vecchio che navigava da solo su una barca a vela nella corrente del Golfo.
Attorno aveva il nulla: il sole cocente e quella distesa di azzurro che era tutto ma, proprio per questo, non era niente.
Quel sole l’aveva una volta visto giovane. Si dice che fosse allegro e perfino
scanzonato, sognatore e  innamorato come lo si puo’ essere solo quando si e’ giovani.
Ci fu una tempesta.
Quando rientro’
ferito in porto, trovo’ una lettera di lei che se ne andava al di la’ di quel mare.
Maledi' quel  mare che tutto separa.

Il pescatore, Santiago, non s’era mai sentito cosi’ solo e per la prima volta, dalla ferita nel petto sentiva ora entrare tutto il freddo e il sale dell’Oceano.
Col tempo, Santiago era diventato silenzioso.
Tranne le sere, alla taverna del porto, dove si aggirava con un aria malinconica e con un bicchiere di vino rosso.
Gli chiedevano di raccontare storie di pesci, di altri mari, genti lontane.
Era bravo a raccontare. Ci sembrava a tutti di essere lui e quando si tornava a casa, ci si sentiva tutti dei piccoli eroi.
Una sera, forse con piu’ vino gli chiesero di raccontare una storia d’amore.
Santiago, nonostante il tanto vino, si fece serio.
Sussurro’ che le parole d’amore le aveva gia’ usate tutte. Non le aveva piu’ con se. Guardo’ in basso e aggiunse: “Sono al di la’ del mare, intrappolate dentro lettere. Non m’e’ rimasto piu’ niente”.
Lo guardavo in silenzio, aveva uno sguardo profondo come il mare, lo stesso mare che aveva mille volte sconfitto, nelle altre storie.
Non quella sera, pero’. Fu una sera senza eroi.

I giovani volevano bene a Santiago, a cui riconoscevano una grande abilita’ nel seguire i pesci piu’ aggressivi, con tenacia, senza paura.
Zac! Un momento preciso del braccio e la punta della fiocina scompariva, lasciando un fiotto di sangue.
Un giorno, pero’ la vecchia ferita torno’ a fargli male nel momento sbagliato. Perse un pesce cosi’ grande che avrebbe potuto sfamare le famiglie degli altri pescatori per giorni.

Capi’ di essere invecchiato presto e per la rabbia contro se stesso due grosse lacrime gli rigarono lentamente il volto.
Lui, vecchio pescatore, scopriva ora che per quanto il mare sulla faccia possa essere salato, le lacrime lo sono di piu’.
E in quel momento capi’ d’essere stato esposto a troppi venti.
Si sentiva come quelle vecchie barche che, semidistrutte da una tempesta non meritano piu’ la fiducia dei pescatori, anche quando sono state riparate.

Da piccolo aveva pensato che un muretto separasse il cielo dal mare ed era anche stato certo che sul quel muretto di mattoni si poggiasse il sole per dormire.
Un giorno il vecchio prese la sua barca e la punto’ al cuore di quel mare che da giovane aveva considerato un acerrimo nemico, piu’ tardi un fiero avversario.
Ora vedeva il mare come una madre pronta ad accoglierlo, forse a  cullarlo.
Una madre che univa tutte le terre degli uomini, e ne tratteneva i sogni piu’ grandi e semplici.
Sogni troppo grandi per essere sognati da uomini, che un tempo s'eran creduti eroi.
Piccole onde, dolci come baci passati, carezzavano la barca. Il vecchio si era addormentato. Dormiva bocconi. Il vecchio, nonostante tutto, ancora sognava.
La storia continua qua.

Thursday 13 September 2007

Lezioni di nuoto per chi si perde in un bicchier d'H20

[continua] Il mio regale genitore e’ andato in pensione.
Un mio amico mi ha detto che suo padre, da neopensionato, era tristanzuolo.
Poi scopri’ la campagna. Ora suo padre zappa in continuazione.
Un altro ha ripreso a lavorare ammettendo la sua incapacita’ di smettere.

Un terzo s’e’ impegnato in una missione suicida: fare l’amministratore condominiale in un condiminio a Palermo.
Immagino queste tristi figure e decido di trovare qualcosa che possa occupare il tempo del mio genitore.
Io ho sempre voluto un cane.
Ho deciso:
utilizzero’ il SUO tempo libero per accudire il cane che IO ho sempre desiderato.
Richiamo l'attenzione di mio padre e inizio a declamare le doti del cane:
-E' il migliore amico dell’uomo (e dopo i neonati la migliore esca migliore per ragazze).
-E' un arma di difesa contro i ladri che vogliono metterti a soqquadro la casa (anche se ammetto che se guardo la mia cameretta, non credo di avere bisogno di aiuto).
-E' utile avere qualcuno a cui continuare a insegnare. Come a scuola, anzi meglio, perche’ i cani sono intelligentissimi.
Il mio babbo alza l’occhio e, come se non avessi detto niente, mi chiede di aiutarlo a sistemare le foto che si era sviluppato anni fa, mi spiega infatti che, tra palestra, camminate in montagne, teatro e cineforum da organizzare ho pochissimo tempo per catalogarle.
Non ci sono piu' i pensionati di una volta.

Quando ero piccolo mi arrampicavo sul grande albero di gelsi rossi. Da lassu' vedevo la vecchia casa, un mondo sconosciuto e perfino i miei amici (con cui stavo giocando a nascondino).
Aspettavo all'ombra (mentre loro seccavano al sole), poi dopo un po' li andavo a cercare.

Racconto di questo ai miei cuginetti Ettore ed Elena.
Poi dico loro che oggi sono i tempi sono diversi.
I giovani stessi stanno tornando indietro, alla preistoria.
Gia' si esprimono attraverso suoni gutturali,e sillabe tronche e senza grazia.
Nel processo di involuzione che percorrono, direi che sono giunti al periodo Fenicio la cui lingua, com'e' risaputo si basava su un alfabeto consonantico, infine, i giovani d'oggi, hanno come maestro di vita un anziano col cappellino.
Elen
a mi guarda con gli occhi vispi cosi' tipici dei suoi 12 anni, ma mi osserva come se guardasse un vecchietto acido un po’ rimbambito. Probabilmente non  ha capito cio' che ho detto.
Infine, visto che il peperone imbottito sta richiamando sangue dal corpo (cervello compreso), le chiedo se mi puo' leggere il libro di Sciascia che stavo leggendo.
Elena inizia a raccontare mentre Ettore ascolta qualcosa sul suo iPodio.

I giuovini non sono male, sono solo ingenui.


L’ultimo giorno al mio risveglio trovo una lettera che dice.
"Egregio cug
inone.
Ti scrivo ora perche’ il prossimo anno saro’ a pieno titolo tra i teen agers e non saro’ piu’ in grado di scrivere o formulare pensieri in lingua corrente (infatti mi sto gia’ esercitando col fenicio).
Ci tenevo a dirti che anche se da giovane ascoltavi dei vecchi quali Guccini, non sei venuto su proprio male.
A questo aggiungo che, anche se non te lo ricordi o non lo vuoi amettere. I gelsi ti fanno schifo".
A volte mi chiedo: ma se i giovani sono acuti e gli anziani retti, non saremo noi giuovini di mezz’eta’ gli unici ottusi?.


Tuesday 4 September 2007

"Di quanto mi perdo quando mi ritrovo".

Ormai sono 5 anni che vedo l’Italia da lontano. La fotografo a scatti piu’ o meno ogni 6 mesi e ogni volta che varco la frontiera mi rendo conto di come essa stia cambiando.
In aeroporto, al contrario di certi giornalisti non mi infastidiscono le veline che prone mi mostrano la loro tariffa cellulare ma tutto cio' che le circonda: la Berlusconite.
Guardo l’imbarco che ho fotografato. Mi chiedo perche’ mai per salire su un mezzo di trasporto mi servano tappeti, luci, archi, passamani etc.
Io sono un viaggiatore. Il viaggiatore e’ un essere virtuoso: un insieme di adattabilita’, apertura mentale, passione e voglia di conoscenza. Io sono un essere virtuoso (e modesto) ma piu' guardo quella porta, piu' mi sento Mike Bongiorno a “la ruota della fortuna”.

A volte credo che la gente sia impazzita.
Molti Albanesi hanno capito che l’Italia non era quella che si vedeva in tv ed hanno smesso di imbarcarsi su barconi fatiscenti.
Al contrario, noi abbiamo iniziato a crederci e non ci accorgiamo di contribuire ad affondare questa "nave senza nocchiero in gran tempesta".

Per vivere nella societa' dell'apparenza si scende a compromessi con la morale.
Cosi' facendo si diventa una rotella dell’ingranaggio: si perdona qualsiasi cosa se dobbiamo giudicare colui al cui posto vorremmo essere.
Io cosi’ mi spiego l’amore per certi politici, l'avversione per le tasse e per il pubblico, la scalata sociale di gente che non ha nessuna qualita'.
Tutte questi sono sintomi di un sistema che e' impazzito, e che perfino si autodifende credendosi sano.

Per fortuna, penso io, ci sono i bambini, loro ci salveranno.
Quando io ero piccolo costava tanto viaggiare con le paludate compagnie di bandiera.
Oggi puoi volare a prezzi irrisori su aerei coloratissimi (m’e’ capitato di pagare piu' il posteggio della moto del volo stesso).
I Bambini di oggi, domani viaggieranno e reimpareranno questi valori che qui si sono perduti. Li ripianteranno a casa dove cresceranno rigogliosi.
I Bambini sono puri, avventurosi per definizione.
Con occhi benevoli li guardo giocare, fanno capriole sulla moquette.
Il piu’ grande di tutti spinge gli altri per terra gridando “ITALIA UNO!”.
I genitori riprendono al scena col telefonino....

Sconcertato mi avvicino a un bimbo che, dopo la spinta e’ caduto facendosi male. Piange.
Gli offro la mano per rialzarsi. Quello scappa imparito.

Come nell’eta’ Ellenistica, dove, la mancanza di democrazia faceva rivalutare l’ambito familiare, piu’ di quello pubblico, mi consolo con l’abbraccio della mia famiglia.
Sono a casa. Sento il rumore del mare e addormentandomi pregusto i mielle sapori della mia terra: panelle fritte, arancine fritte, sarde fritte alla beccafico, peperoni arrostiti (ma ripieni di mille altre cose fritte), Iris fritte, il falsomagro (vi prego di vederne la ricetta e ammirare la fine ironia etimologica di noi siculi).
Il giorno dopo mi sveglio e finalmente posso gridare: “Mamma! Friggimi una tazza di latte!              [continua]

Sunday 12 August 2007

Nihil humani a me alieno puto. Niente umani. A me puto alieno!

Ricevo una mail. Strabuzzo gli occhi.
Una mail da me stesso!
Il mio inconscio mi vuole comunicare qualcosa e si avvale del vecchio artificio letterario che consiste nell'autoinviarsi una missiva (vedi ultimo Montalbano).
Cosa mi vorro’ dire? Io parlo spesso tra me e me. Raramente mi trovo d’accordo.


Il padre di Thomas si infilo’ nel motore di una Volkswagen e rischio’ la vita per passare nella Germania Ovest, dove viveva la donna che ama.
Non aveva cambiato la Storia, ma aveva fatto la sua storia.
Suo figlio ora ha una bambina. Lei ha 5 mesi, e certo non e’ un embrione ipertrofico.
E’ espressiva, intelligente (io sono lo zione putativo).
Paula e' una adorabile putrella su cui si regge la complicata architettura delle storie della sua famiglia.


Negli stessi anni, i genitori di Tim non riuscivano a trovare lavoro a Berlino Ovest.
L'inverno si avvicinava. Passarono il muro e le cose, almeno per loro, migliorarono.
Anni dopo, dopo gli esami universitari era andato a riposarsi  nella vecchia casa sul lago, senza tv e radio. Il Muro cadde inaspettatamente. Tim lo seppe tre giorni dopo. La storia si era compiuta da sola. Lui aveva dormito.


Cogitabondo soppesavo queste due storie. La Storia e' la sommatoria delle storie umane? o piuttosto si compie secondo un disegno dominato da variabili indipendentemente dalle vicende dei mortali?

Viviamo in un periodo decadente: leggo che c’e’ stata una rissa per futili motivi in discoteca. La gente oggi spreca la vita per motivi insignificanti.
Forse nel futuro si leggera' di risse da discoteca scatenate da interpretazioni differenti della “Critica della ragion pratica”  di Kant”.

Nell'attesa di quel futuro. Cosa faccio? Riprendo quel progetto lasciato in sospeso anni fa per essere felice o mollo tutto e mi unisco al subcomandante Marcos per provare a cambiare la Storia?
Il mio inconscio mi dara' la risposta. Sposto lento il muose. Respiro. Apro la mail.
Il mio inconscio ci tiene a comunicarmi un offerta speciale su viagra e psicofarmaci.
-"Va be' continuiamo così, facciamoci del male!

Wednesday 1 August 2007

Volevo essere il dittatore dello stato libero di Bananas.

Va detto innanzitutto che il motivo per cui mi fa impressione l’essere vicino ai trenta e’ legato al fatto che io ho sempre considerato i trentenni come un insieme di individui balbettanti, nevrotici e insicuri sulla falsariga dei primi personaggi di Woody Allen.
Per fortuna poi si cresce e si scopre che la realta’ e’ diversa.

Su una panchina del parco sedeva una bella ragazza.
Mi sedetti anche io accanto a lei con quell’aria artificialmente casuale che malamente mascherava il mio ansimare.
Lei, una maestrina. Mi disse che poche ore prima aveva spiegato la guerra dei Boxer a una quinta.
Io la immaginai a discorrere con una ragazza prosperosa sul come non fare diventare le mutande rosa in lavatrice.

Mi fisso’ intensamente. Quando ci si sente perduti per non affogare negli occhi di una donzella ci sono solo due cose da fare: sorridere, o dire una cosa che non c’entra niente lasciando all’altra l’onere di spiegarsi la risposta ottenuta.
La prima funziona bene per i Giapponesi, la seconda ai Falloppidi.
Gridai: “fate l’amore con il sapore!”.
La maestrina di storia mi guardo' confusa, infine argomento’ che se Sapore II fosse riuscito a introdurre nel 374 d.C. lo Zoroastrismo nell’impero Romano, forse oggi si starebbe meglio.
Annuii e da cio’ lei dedusse che ero ferrato in storia e religione (in realta’ l’avere scoperto che Baget Bozzo e’ veramente un religioso aveva fatto fatto di me un fondamentalista laicista illuminista).
La ragazza disse: “voglio che tu mi conosca come Abrahm ha conosciuto Sarah”.
Fu cosi’ che mi ritrovai ad un corso di lettura della Bibbia con gli amici di Cindy: Abrahm e Sarah.

Il corso era una specie di seduta di alcolisti anonimi (a proposito di anonimi colgo l’occasione per salutare Alessandro) seguito da esercizi di retorica (di tipo ellenistico) in cui gli oratori si sfidavano a essere maschi α dell’arena come cervi a cornate.
Pur preferendo di gran lunga le cornate (e qui nessuno faccia battute su quella gualdrappa della mia ex) mi gettai nella tenzone difendendo la tesi che vuole l’amore divino e quello umano molto simili
.
Come provai portai l’evidenza che entrambi mi vedono ricoprire il ruolo di fervente credente, non praticante.

La mia osservazione mi guadagno’ l’antipatia degli astanti.
Guadagnai la porta.
La mia mente, pero', era serena. Nessuna confusione: la legge morale sopra di me e il cielo stellato dentro di me mi accompagnavano.
M’incamminavo verso i trent’anni consapevole di potere tracciare nuove strade, sorpassando frasi fatte e nenie trite e ritrite.
E comunque....Sean Connery era piu’ bello a quarant’anni che a trenta.
In lontananza il suono  di un clarinetto inondava le vie di Manhattan. Sarebbe stato tutto molto bello, non fosse stato per quel freddo.
Anzi, no, non era il freddo, non era la vecchiaia, era l’umidita’.

Sunday 22 July 2007

Sulle sponde del fiume piedra mi son seduto (ed ho aspettato il cadavere del mio nemico).

Colori pieni, frinir di cicale e caldo. Una moto rompe l’incanto correndo via. Non la guido io, io sto sotto l’ontano, guardo lontano: oltre il fiume i campi di grano accarezzati dal vento sembrano onde di mare.valdejeoux
Guardo il fiume. Pondero.

Un mio amico mi ha invitato per il suo compleanno, vuole tornare da Londra e ritrovare tutti gli amici che, da bravi Siciliani lavorano in mezzo mondo.
Fara’ 30 anni: la penultima volta che lo vidi portava la coppola, come un modello di D&G.
L’ultima volta che lo vidi portava la coppola contro l’ umidita’ alla pari di ogni altro un arzillo anzianotto.
Anzianotto? Ora che mi sovviene lui e’ nato solo un mese prima di me.
Sto diventando anziano anche io? Non ho ancora trovato un capello Bianco, pero’ ne ho trovati un po’ sul cuscino.
Ora guardo il fiume. L’acqua scroscia tra i ciottoli ed io penso a cio’ ch’ero e sono.
Sapete? da piccolo volevo farmi astronauta, oggi vorrei farmi veline. E se fossi cresciuto nella direzione sbagliata?
Da fanciullo avevo sentito dire: “"Siate sempre capaci di sentire nel più profondo di voi stessi ogni ingiustizia commessa contro chiunque in ogni parte del mondo”.
Ma in quel momento l’unica ingiustizia era che nei video game dell’Atari la francia di calcio era fortissima, mentre in realta’ era una pippa. Meno male che poi si cresce e si capisce, si riconoscono meglio i nemici e si impara ad  aspettarli: bello ‘sto fiume...pieno di pietre aguzze.
Ritorno a quando, da adolescente passavo ore ed ore in bagno (come tutti gli adolescenti): amo leggere in bagno e se un libro mi appassiona, non mi stacco facilmente.
Quando il mio regale padre mi vide andare co “i fratelli Karamazov” in bagno mi stoppo’ con la frase di Platone: “μεγα βιβλιον, μεγα κακον- Mega biblion – mega kakon”. Non lo lessi. Forse crescendo mi sono rimaste delle lacune.

Settembre per me sara’ un po’ incasinato: ho un bel po’ di impegni e non saro’ nemmeno in questo paese, pero’ forse riesco a tornare un paio di giorni.E’ il mio amico di sempre che fa 30 anni, devo tornare, ci vuole rispetto per gli anziani, (che poi saran le ultime oramai). 
La moto ha curvato dietro al mulino, in fondo alla valle, il rumore si perde l’ontano, le cicale riprendono il loro imperturbabile frinire non curanti del tempo, un ape bombisce, io mangio una mela.

Thursday 5 July 2007

il teatro, dove tutto è finto e niente è falso.

Sono dietro una tenda decorata a greche, indosso una tunica leggera sotto cui "sventola" un asta, ad belushialtezza pubica, lunga mezzo metro. Guardo un po’ intimorito la platea.
Il pubblico osserva con attenzione la commedia greca.
Sono gli studenti del liceo classico “Cielo d’Alcamo”: una scuola nata nel XIX secolo a cui venne dato nome di un illustre cantore dell’XI secolo. Oggidi’ e’ stata accorpata con lo scientifico e l’accordo (al ribasso) ha fatto si che ora si chiami con il nome di ben altro cantore: il liceo T. Ferro.

Il mio regale padre allora, s’era messo in testa di portare ins cena la Lisistrata, la cui storia e’ presto detta: l'ateniese Lisistrata, stanca della guerra, convince tutte le donne di Atene a non fare più l'amore con i mariti finché non sarà tornata la pace. Lo stress dei maschi che non praticano piu’ l’arte amatoria viene rappresentato attraverso un astuto espediente scenico: man mano che il tempo passa il membro di questi diventa sempre piu’ evidente sotto le vesti.
Alla fine arrivano i due ambasciatori macrofallici a firmare la pace....ebbene io ero l’ambasciatore ateniese.

Come ci fossi finito e’ presto detto.
A due mesi dalla rappresentazione, a tavola, il mi' babbo disse: “gli attori sono bravi, ma non sono tantissimi, se non trovo un bimbetto Ateniese e un ambasciatore, forse dovro’ rinunciare”.
Mio fratello (guardacaso allora un bimbetto simil-ateniese) stava per parlare....ma io feci il mio famoso sguardo da: “una parola sbagliata e il leone di Daltanius verra’ trasferito a un indirizzo ignoto".

Subito cambiai discorso chiedendo se il Vittorio Veneto calcio avesse vinto la partita, visto che 30 secondi prima avevo deciso di diventarne tifoso, pur di cambiare discorso.
A un mese dalla messa in scena, mio padre ridisse la frase...ma a questa aggiunse il suo famoso sguardo da: “una parola sbagliata e il suo salario verra’ accreditato su un conto cifrato anonimo”.
Un mese dopo avevo scoperto il mio amore spontaneo per il teatro ed ero dietro quella scenografia. Pronto a incrociare ehm....le spade e gli sguardi col mio collega ambasciatore spartano.
Nonostante temessi di essere scherzato da coloro che l’anno seguente sarebbero diventati i miei compagni di scuola, la rappresentazione ando’ bene.
Anzi, qualcunA ebbe perfino a dire che quel quartino (cosi’ venivano denominati i matricolini della quarta ginnasio), aveva delle doti (± nascoste?).

Alla fine tutti ricordarono il monologo della pace, che, vieppiu’ era anche una gran bella figliola in vesti succinte come si conviene per cotanta dea, e nessuno prese spunto da tale commedia per affibbiarmi nomignoli impudici.
Perche’ vi racconto tutto cio'?
Ieri non sono arrivato a caricare la lavatrice e stamane, guardando cio’ che mi rimane di pulito nell’armadio ho trovato ben poche cose: giusto una toga da ambasciatore ateniese o un vestito da principe di Norvegia.
Ora vado all'universita'.

Tuesday 26 June 2007

Canto notturno di un pastore errante dell’Asia

Domenica scorsa, svegliatomi tardi a causa della “féte de la musique” in cui ho scattato le foto di questo post, incoraggiato da un timido raggio di sole, sono andato a Losanna, la sede del CIO.
Un ora dopo passeggiavo nel parco Olimpico dove delle installazioni visualizzavano i record nelle varie specialita’.
Il vedere quanto un uomo possa saltare in alto, in lungo, in largo, aveva rafforzato il mio senso di meraviglia per l’uomo. Uno sciame di scandinave, invece, rafforzava la mia ammirazione per la donna. Il tutto mi metteva addosso una certa “ansia da prestazione”.
Volendo anche io esercitare la mia specialita’ (nullafacenza meditativa) mi convinsi a cercare un posto dove bere un caffe’ turco, per rallentare ulteriormente il tempo.
Trovai una trattoria e dopo il pranzo chiesi al trattore orientale un caffe’ turco.
Non lo aveva. Poi aggiuse che ironicamente nemmeno lui era Turco, era Curdo.
Mi chiese se sapevo cosa significasse. Risposi che sapevo il Kurdistan e’ diviso tra Iraq, Iran, Turchia e Siria. Sapevo che i Curdi erano stati incitati alla rivolta da Bush senior e poi abbandonati alla vendetta di Saddam. Che il movimento di liberazione e' il PKK guidato da Ocalan. Che ultimamente hanno fatto degli atti terroristici e che a mio vedere questo era male: bisognava lasciare spazio alla democrazie e alla diplomazia.
Lui mi guardo’ contrariato e disse. Diplomazia? Chi accetterebbe un popolo che vive in 4 paesi cosi’ complicati? La democrazia e’ una cosa Europea e l’Europa ha voluto dividere il Kurdistan per motivi economici. Non ci ascoltera’ mai.
30 milioni di Curdi stanno scomparendo, io sono l’unico della mia famiglia che sa parlare Curdo e sono qua, lontano da cio’ che posso chiamare patria.
Quando fini’ aveva gli occhi lucidi non di rabbia, ma di 
i
mpotenza traboccante. Sapevo che da una parte aveva ragione. Ma cosa dire di quei Turchi uccisi aspettando un autobus che non arrivera' piu’?
Gli dissi buona fortuna senza sapere quale potesse davvero
essere, la strada per la sua fortuna. Mi incamminai: cerano pochi gradi e il cielo grigio. Con la moto faceva freddo, nonostante la giacca aderente.
Guidavo, riflettevo....e sentivo freddo.
Volevo qualcosa di caldo. Mi fermai davanti  un chiosco Cinese....ma appena vidi la bandiera Tibetana rimontai in sella, feci altri 15 km.  Mi fermai in un luogo di ristorazione Yankee e ordinai un mega-maxi-imperialista-iniquo-antisolidale cappuccino con latte parzialmente scremato dal burro e totalmente scremato da sensi di colpa.

Thursday 14 June 2007

In terra di Francia.

"Ma vedo che è tempo ormai di andar via, io a morire, voi a vivere. Chi di noi avrà sorte migliore, occulto è a ognuno, tranne che a Dio" (Socrate).
....e il capo disse: qualcuno dovra' pure andare a presentare il lavoro a questa conferenza, in Francia.
Mi guardai attorno. Ero solo.
Dovevo pensare qualcosa....ed in fretta. Mi venne in mente solo questa frase del Silmarillon di Tolkien: “Tutti coloro degli Elfi che caddero nelle mani di Melkor furono imprigionati in Utumno e per mezzo di lente arti crudeli vennero corrotti e resi schiavi; e così Melkor generò l'orrenda razza degli Orchi»”.

Insomma, non si puo’ mandare un elfo fra gli orchetti. Questi, infatti, pur avendo un origine comune, ne sono l’esatta antitesi. La mia Francese capo, mi ascolto' con attenzione, infine mi mando' fra i lupi.
Attraverso il Nisseno (quello di Nizza, non di Caltanissetta), sui viali palmati vedo donnini in vesti succinte, la carnagione emaciata e lo sguardo tristo.
Aspettano qualcuno che per un ora o per sempre le porti via da quell’inferno: e’ una vita d’inferno...quella della mannequin.
Arrivo alla conferenza. Siedo a un tavolo tra francesi e uno di origine franco-spagnola.
Mi guardano sospettosi. Il piu’ grosso dice: ”sento odore di Materazzi” guardandomi male, il Franco Spagnolo mi rinfaccio con uno sguardo il puñetazo di tassotti del 1994, scappo ad un altro tavolo.
Qui siedono gente che non parla francofono. Parla la lingua Sassone....insomma, i Sassofoni.
Ci sono un inglese e un tedesco ed io (piu' una Danese). Silente pondero che manca qualcosa quando ecco che arriva il mio amico Bruno, Francese buono che avevo gia’ incontrato a Cambridge.
Ora che c’e’ il Francese, posso raccontare la barzelletta dell’inglese, il tedesco, il francese e fare la mia porca figura di maschio alpha della compagnia.
L’ultimo giorno devo dare un seminario.
Sono abbastanza carico e il thermos di caffe’ che ho appena ingollato mi da una carica in piu’.
Un ultimo controllo alla cerniera e sono pronto per parlare, li vedo interessati, continuo, i grandi nomi stanno seguendo bene: si vede perche' le loro domande sono pertinenti, tutto va per il meglio, sono il re del mondo....c'e' febbrile interesse, ma che bel seminario, sono proprio bravo, ultima slide, devo concludere bene....l'adrenalina mi onnubila il cervello.
Non ricordo bene se ho terminato dicendo: "ed ora saro' ben lieto di rispondere alle vostre domande" o se ho utilizzato il piu' prosaico neuronico-anarcoide: "ed ora, se volete, potete baciarmi il culo".

Tuesday 29 May 2007

Freud interpretava i sogni, ma poi se li giocava al lotto.

Finnegan andava al fosso (ravaneilremulassbarbabietul e spinass), cane-fosso, Joyce-rejoice.
Stump Ronf. ZzzZzZZzZZzzZzZZz

Ne “le veglie di FinneganJoyce abolisce le normali norme della grammatica, le parole si fondono tra loro cercando di riprodurre la simbologia del linguaggio onirico.
Io ho provato a riprodurre quello stile.
Sono anche stato bravo: dopo due righe gia’ dormivo....

Ed ora eccomi qua: c’e’ un cammello e uno con la faccia da Inca, il cammello rumina foglie di coca per combattere la fatica, l’Inca rumina foglie di coca, per combattere l’altitudine....mica e’ un animale, lui.
Mi chiede se so se sia stato scoperto l’Eldorado, la cui redistribuzione riportera’ agli Indios ricchezze e dignita’. Gli chiedo di versarmi del mate.

E sommessamente inizia a declamare questo pezzo di Calderon de la Barca.
Ovviamente, il mio Castellano nei sogni torna perfetto come quando vivevo in Andalusia, (e come il mio tedesco quando sbevazzo troppo. Qua sotto segue in traduzione.  <versione originale>:

"Sogna il re d’essere re, e vive questo inganno,
dando ordini, comandi, disposizioni,
e gli applausi che riceve sono come il vento,
che la morte riduce in cenere.
Ma ci sarà ancora qualcuno disposto a regnare,
sapendo che lo attende il risveglio nel sonno della morte?


Sogna il ricco la sua ricchezza,
che  gli dà tante preoccupazioni;
sogna il povero, che soffre la propria miseria e povertà;
sogna chi comincia a stare meglio,
sogna chi s’affanna e si danna,
sogna chi fa il prepotente ed offende,
e nel mondo, in conclusione,
tutti sognano ciò che sono,
ma nessuno se ne rende conto.
Io sogno di essere qui, carico di quest catene,
e sognavo, quando ho pensato di vivere in una condizione migliore.
Cos’è la vita? Una cosa frenetica.
Cos’è la vita? Un’illusione, un’ombra, una finzione, e il bene più grande è ben poca cosa,
poiche’ la vita è un sogno e i sogni sono sogni".

Lascio l’Inca al suo sogno.
Cambia il sogno: devo essere entrato nella fase REM:
infatti la musica di Victor Jara e’ sostituita da una versione reggae di una canzone di Michael Stipe.

E c’e’ una spiaggia su cui lente si adagiano calme onde,
una stella piu’ luminosa mi guarda e mi sorride (certe sere alcune stelle sono proprio impudenti).
Ma quella sera io risplendo di piu’ e restituisco il sorriso.
Brillo come la stella fuori, mi sento calmo come quel mare, dentro.
Attorno a me gente felice e brilla (per il buon vino bevuto).
I due modi di essere brilli si confondono tanto che ancora oggi credo che vino e amore siano interscambiabili senza grossi problemi).
E io quella sera mi ero scoperto innamorato di una persona bella come il sole, grande come il mare, fresca come una pioggia nel deserto una persona semplicemente viva.

Poi tutto finisce, perche’ per quanto si possa essere semplici la vita non lo e’
....e anche io mi risveglio da questo ricordo rimasto impiagliato fra i dendriti di un neurone dissociato.

E mentre faccio colazione mescendo caffe’ e grappa penso che la vita e’ un sogno di sogni sognati:
.....a occhio e croce direi 28, 45 e 71 sulla ruota di Napule.