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Monday 15 January 2007

Io non sono Italiano. Sono emigrante, che e’ molto diverso.

Io sono un emigrante: ogni giorno devo dimostrare a tutti che lavoro non perche’ ho preso il posto di qualcuno, ma perche’ nessuno puo’ fare il mio lavoro con piu’ passione.
Quando ho lasciato casa, ho salutato le persone a cui volevo bene, alcune non le  ho mai piu’ riviste, ma sono partito con una valigia, tante speranze di potermi realizzare e costruire una famiglia. Come me, la  frontiera la passarono milioni di Italiani che decisero di costruirsi un futuro contro tutto. Perche’ da quando passi quella linea sai che sei tu l’errore nel sistema che dovra’ essere integrato. Sei tu quello che si deve adattare e sta alle tue mani fare il miracolo: lavorando dovranno parlare per te, che ancora non sai la lingua, finche' la gente si scordi i pregiudizi che aveva.

Ma e' inutile dirvi queste sono cose:  solo chi l’ha fatto puo’ capire....e voi siete Italiani, mentre io sono un emigrante, ed e’ diverso. Da voi, io, posso ricevere solo danni.
Ma v’e’ sembrato giusto che io, che rispetto le leggi, venissi associato per 5 anni a quella persona che avete eletto? Quella che si sente vittima dei giudici? Gli altri emigranti mi chiedono come mai in qualsiasi paese vada si trova sotto inchiesta. Ci credete a un grande partito internazionale dei giudici arroganti?

Io non ci credo, e forse per questo non posso dirmi Italiano, sono emigrante. Io li ho visti i giudici venire a parlare nel mio liceo, scortati come se fossero loro i cattivi, hanno un lavoro che richiede eroi, ma sono solo persone, spero non diventino persone sole.
Ma queste cose si vedono bene da lontano, e voi siete Italiani, non come me che sono emigrante.
Per me, tutti gli altri Italiani che fanno casini dovrebbero essere arrestati. Cosi’ si rimarrebbe solo noi emigranti-lavoratori e forse, col tempo,  si sbiadirebbero i colori sgargianti che ci portiamo dentro, diventeremmo grigi, ci confonderemmo col paesaggio.

Quelli di cui mi vergogno di piu’. Sono gli Italiani che si credono i paladini delle radici della cultura Italiana. Mi fanno ridere: le radici d’Italia iniziano a Little Italy, in America, attraversano le terre fin giu’ a a Buenos Aires e si diramano in tutta l’Europa....
Ma loro non attraversano le frontiere stanno li' e sentenziano: “Vai via dalla Sicilia, laggiu’ c’e’ solo la mafia, vai in Germania o in Svizzera a lavorare, a fare pizze”.
Perche' loro non guardano le differenze, ed un Siciliano che va in Germania deve essere per forza un cameriere o un pizzaiolo. Io la pizza non la so fare, ma nemmeno sono mafioso....e nemmeno la mia famiglia e molti dei miei amici. Ma intanto per molto tempo e' passata la linea politica dei paladini-crociati. Dei pupi.

E come difendono le nostre radici culturali? Bruciando i campi che dovevano accogliere gli immigrati regolari (e quindi col lavoro e il permesso di soggiorno) e i loro bambini.
Proponendo di alzare muri per separare noi e loro. Per fortuna poi hanno cambiato idea. Se mi mettessero insieme ad altri Italiani razzisti da questa parte del muro, infatti, io avrei paura. Perche' loro sono Italiani, Io emigrante.

Ma chi v’ha messo in testa certe idee....chi v’ha messo addosso tutta questa paura? Non vedete che c’e’ gente che vuole imparare la vostra lingua, ma gia’ vi parla con le mani e  con gli occhi?
Chi vi avvelena, impedendovi di distinguere l’emigrato buono da quello cattivo.
Certo a leggere certi articoli come questo o quest'altro si capisce chi ha interesse a spargere il terrore. Mi dispiace per voi. Gia', perche' voi avete perso. Perche’ voi siete in 58 milioni, vecchi e a crescita zero, mentre noi emigranti siamo miliardi e sempre in movimento.
Pronti a costruire una casa comune dove ci siano date fondamenta, pronti a buttare giu’ tutto, quando ci si rinchiude in gabbie di cemento o di odio.

Sunday 31 December 2006

La storia ti parla, non fare lo gnorry.

Sembra che le prossime elezioni locali verranno vinte dalla destra…cosa mi preoccupa? Niente, solo il fatto che l’ultima volta che vinsero si mise fine alla civilta’ classica.
Nel quinto secolo a.C. Atene aveva gia’ inventato la democrazia e ne aveva affinato I meccanismi: Pericle, per esempio aveva utilizzato I soldi della cassa del mezzogiorno (lega di Delo) per costruire l’Acropoli.
Dall’altro lato della cortina di bronzo v’era l’altra superpotenza: la piccola Sparta, che, per non perdere il controllo di un grande territorio aveva dovuto sopprimere le rivolte grazie al suo esercito (molto discusso l’invio dei carri armati a Praga nel ‘68).
Questi due blocchi si erano contrapposti in una guerra, poi ci fu una tregua.
Ma lontano, nella Magna Grecia, un amministratore ebbe un idea.
Egli non era Kalos e nemmeno agathos, chiamiamolo, nanos upotrikos e non gli faremo torto.
La citta’ era piccola ma fiorente, aveva (ed ha) un teatro (foto Sx), aveva (ed ha) un tempio (foto Dx), stranamente costruito lontano dalla citta’, sulla collina di fronte.
Questa era stata un idea dell'amministratore per una grande opera.  Un ponte che collegasse le due colline. L’idea gli era venuta in mente visitando il suo antidemocratico amico, reggente di Sparta e, per questo, avrebbe voluto chiamare l’opera, una volta ultimata “il ponte di Messenia”.
Per risolvere il problema della pressione dell'eterna nemica Selinunte, invito’ gli ambasciatori ateniesi e richiamò nella sua citta’ l’oro delle altre due citta’ di popolazione Elima (Alicia e Iccara).
Gli Ateniesi, vedendo la ricchezza esibita dal venditore di tappeti sentirono un incredibile bisogno di esportare la loro democrazia e attaccarono Siracusa, colonia di Sparta per dare una lezione a Selinunte che era, a sua volta, colonia di Siracusa.
Cosi’ la Guerra divenne "mondiale", Atene assedio’ Siracusa con 25.000 uomini ma perse sul fiume Assinaro. Qualche anno dopo Atene era governata dai 30 tiranni nominati da Sparta che misero fine alla democrazia. La città Elima, sopravvisse (con un cambio di amministrazione).
Qualche anno fa il suo nome è stato ripreso e dato.....ma ad una città che a quei tempi nemmeno esisteva.
Oggidì, mentre a Roma si parla di riesumare la balena bianca, qua in Sicilia ci si saluta gia’ dicendo: “Chiamatemi Ismaele”.
Si sono gia’ preparati un paio di partiti di centro e di centro-centro che pensano di candidare uno che ha patteggiato una condanna per associazione mafiosa. A sinistra secondo l'antica tradizione, ci si divide e a destra si parla già del vittorioso dopo elezioni.
S'io fossi il presidente dell'America, da oggi non dormirei sogni tranquilli.

Friday 22 December 2006

Impressioni

Vi faccio vedere le diapositive delle vacanze finora, accomodatevi.
1- E’ Natale. Natale Siciliano. Natale di Palme decorate in mancanza di pini, Neve finta fatta con cotone e polistirolo nelle vetrine, e’ difficile dire Buon Natale quando fuori ci sono 18 gradi.
2- Prendo la vespa: andro’ piu’ veloce. Tutti invece sono in macchina, sembrano essere piu’ comodi, ma sono fermi. Li’ sta tutta la differenza tra chi se n’e’ andato e chi e’ ha preferito rimanere accettando I compromessi....
3- Con la vespa, mi fermo in tempo, per non mettere sotto il bimbo che fa S. Giuseppe nel presepe vivente locale.
4- Meno male: certi personaggi sono difficili da rimpiazzare.
Nel nostro presepe c’e’ un ciabattino che ha preso il posto di San Giuseppe che s’e’ rotto anni fa (o è S. Giuseppe lavoratore in nero?).
5- I posti cambiano: vado a comprare un cd, ma entro in una lavanderia.
6- Vado al Cinema, per sapere quando posso portare I cuginetti Ettore ed Elena a vedere un film, ma mi dicono che sono obbligati a tenere su I film di Natale….mi sembra triste quando lo dice, il proiezionista.
7- Il venditore di frutta secca e’ un personaggio. Nonostante abbia piu’ di 70 anni ascolda sempre ottima musica. Stasera e’ un po’ triste: il suo “trerruote” manda E. Fitzgerald in una versione di che non conoscevo, gente fa programmi alla radio per molto meno
8- Mi piace andare in libreria. Muovermi fra I libri colorati, indovinare cosa mi potranno raccontare dai disegni e dai titoli. Poi c’e’ questa sorta di "potere del lettore": passare davanti ad un autore e pensare mentalmente: ”mi dispiace, hai una copertina accattivante, ma dopo gli ultimi tre romanzi ho deciso di muoverti un embargo. Tu, invece, stai fermo un turno, ci vediamo con la prossima uscita. Poi ci sono un paio di suggerimenti che devo ascoltare ed…ecco finito il mio shopping.
9- Mentre parlo con il libraio, che ha pochi anni più di me, ma una grande cultura di bloues, arriva una donna che chiede un saggio di politica per il figlio. Gli consiglia un libro di Vespa…poi mi dice piano che conosce la visione politica del ragazzo e questo e’ quello che si “merita”. Ho sempre pensato che fare il libraio fosse leggere libri, animi e mettere tutto insieme, ma non avevo mai visto il lato cattivo di questo potere. Sarebbe bello sapere il parere di Flog che ha recentemente aperto una libreria a Roma.
10- Il calcio, la squadra locale non vince mai…e si allenano sempre su quell campo di sabbia costruito su un cimitero di appestati nel XIV sec.
Non vinceranno mai…il perche’ lo spiega qualsiasi film dell’orrore.
11- E’ strano vedere come tutto cambia n po’ alla volta, mai completamente, e’ come se ad ogni volta che torno cambi un particolare impercettibile, ma dopo 5 anni tutto sia diverso.
Chi se n’e’ andato e’ rimasto impresso come un ombra: è lì, ma non fa parte della foto.
12- Il 20 Dec ho visto anche la fontana, dove 10 anni prima era iniziata una bella storia…ora e’ blu e ci scorre l’acqua….ma solo quella, era meglio prima.


13- Tutto cambia fuori, forse, non dentro: incontro un lupetto dei boy scouts. Ora e’ quasi capo, ma racconta sempre la stessa barzelletta:
“un ubriaco esce dal cinema, vede una monaca e inizia a picchiarla, alla fine dice: “Hey, Batman….ti credevo piu’ forte”.
Vado a cambiare il rullino. Buon Solstizio d'inverno.

Monday 4 September 2006

Back to rot

Giochiamo a Scarabeo e guardiamo la tv.
Un tizio aristocratico dal doppio cognome (qualcosa tipo “Coibrogli Pigli, non ricordo bene”) fa dichiarazioni con faccia inespressiva. Scherziamo sul fatto che I nobili accumulino tare genetiche fecondandosi fra loro.
Mio fratello serio dice ”ho messo il nostro cgnome su google” mi concentro sul gioco: il mio avversario ha 1500 punti di vantaggio per avere composto le parole Pinelli (+ 500) e Zapatero (+ 1000).

E’ passato del tempo. Ora ho cercato il cognome su Google ed ho trovato su un sito straniero: “De Falloppis” famiglia di origine Milanese, segue titolo nobiliare e stemma con animali rampanti, piante, e altro, che ci manca solo una bella pin-up.
Io ho sempre immaginato per me, anche in virtu’ del mio apparire (fenotipo) mediterraneo, un antica origine ai tempi della Magna Grecia) o tutt’al piu’ arabo, ma certamente non Milanese. Niente di male, per carita’, ma non mi ci vedo proprio ad adorare il dio Po, si, insomma, a fare il Po-po’ boys.
Poi, notate la nemesi: uno che sta a parlare di liberta’ e uguaglianza ha origine da uno che nel medioevo praticava lo “jus primae noctis”. Il chiamarlo Jus indica un diritto “divino”, mentre quello “umano” si sarebbe chiamato “fas”, quivi trovo la traccia della genialita’ degli avi: le migliori ingiustizie e meglio compierle in conto terzi.
E ora? Cosa cambia? Direi niente, ma anche tanto, altrimenti perche’ I figli adottati si dannano tanto a cercare le proprie radici?
Ecco, ora che le conosco, verra’ piu’ difficile ttenermele dentro.
Ecco che arriva Alessio dall’Islanda. Mi chiede com’e’ andata giu’ in Sicilia.
Vorrei farne l’elogio delle meraviglie naturalistiche che ho visto (alcune rigogliose di natura, altre ancora, invece, in bikini).
Ma le mie radici si fanno senitre ed esclamo con grappica voce: “OSTREGHETA BOCIA CHE SGNAPA E CHE SBORNIE CHE AVEMO CIAPA'".

Sunday 20 August 2006

Holy holidays-

 Tra qualche giorno andro’ in vacanza. Tuttavia, fear not, il blog continua con la frequenza usuale.
Anzi, per dimostrare che questo blog e’ avantissimo <suspence, effetti speciali, fuochi d’artificio, flap flap di Nazgül> eccovi il resoconto della vacanza prima ancora di partire.
Magia? No: questo pezzo l’ho scritto un anno fa, ma allora non avevo dove metterlo.
Siccome i luoghi sono gli stessi, eccovi il post su Falloppiolandia-summer version.
“Parte l’aereo, ritorno. Ritorno perche' ad essere incantati dal mondo ci si scorda le origini. Si dimentica che il cielo possa essere, nonostante tutto, cosi’ blu e che, sulla terra gialla, esistano templi possenti e antichi piu’ magici degli immensi grattacieli. Ancora una volta rimango affascinato dalla ricchezza che gli Arabi espressero nei mosaici a Monreale e nei dedali dai profumi antichi della Kalsa. Vedo i tramonti sulle saline di Trapani dove inoperosi mulini sembrano essere li' solo perche' il sole vi tramonti dietro quando non vuole dormire su scure montagne. E sono davanti a questo mare verde che abbraccia tutto.
I cibi, che finalmente mangio con la mia bocca e non attraverso le “mangiate” narrative di Montalbano. Le mie mani sono unte, sorrido e penso che tutto questo si accumulera’ dentro di me a lungo; la mia terra lascia un segno, anche sulla mia linea.
Torno a casa come un turista, mi stupisco di tutto. Ma non e’ la curiosita’ di chi passa. Provo a capire i percorsi non sempre semplici, della mia gente.
Mi emoziono per ogni filo d’erba che fiorisce dove un tempo era deserto, e sento un colpo al cuore a ogni ferita inferta a una terra che definisco mia perche’ fissata per sempre nei miei ricordi: “Come osano lasciare cadere la torre saracena della tonnara?
La stessa che in un angolo della mia mente e’ indistruttibile?”
Da li’ vicino ho imparato a tuffarmi, a buttarmi nel vuoto capendo che nel mare ci si puo’ annullare, cosi’ come nella vita, ma non per questo si deve temere di osare.
Vedo i turisti che danno soldi alla mia terra, ma non la comprano, la affittano per un po’: la mia terra sa essere anche un prostituta e a me, fa pensare  che per parcheggiare dove ho sempre vissuto debba pagare. Alla fine, questo viaggio dentro me, attraverso la mia terra, diventa un lusso di felicita' e tristezza.  La mia terra troppo piena di ricordi per potere essere dimenticata, troppo vuota di prospettive per essere considerata seriamente "casa".

Thursday 20 July 2006

Sono in un giardino incantato

 illuminato da torcie parlo con una donna eterea e sensuale, ma chi sara’? E’ Titania la regina delle fate…ed ecco che arriva il di lei sposo Oberon, hanno appena finito di raccontare il “sogno di una notte di mezza estate” ma non per questo si spogliano dei loro ruoli, forse non sono attori, ma quelli veri, chissa’.
Un mio amico grida “duck!”, abbasso la testa in tempo per scansare un uovo gettato da un clown maldestro e colorato che, sparge allegria, ma….non solo. I dark si sono presi l’uovo addosso…si sganasciano dalle risate….pensavo dovessero essere romantici con tendenze suicide, da oggi mi sono piu’ simpatici.
Ad un certo punto mi trovo nella zona pelati: nel senso di un gruppo di uomini e donne senza capelli. Capisco che appartengono al gruppo teatro-danza dei
Derevo. Ma stavolta loro sono spettatori, non le star, e anche loro ridono tantissimo.
La musica viene dalla tenda indiana accanto e’ bella e confusa: ha una base reggae, ma e’ veloce, le trombe sono decisamente ska, ma I tamburi no….si canta in esperanto, capisco la meta’ delle parole, sembra una storia triste, ma la musica e’ allegra. Anche la mia musica preferita, lo ska, spesso si mescola con il punk, il rock & roll e il Jazz (Ziby non scrivere che da origine a Skunk, Skroll e allo Skazz).
Mi piace questa Babele di musiche e genti e parole, colori e cibi.
Ma il
festival e’ fatto non solo dagli artisti: anche tra le persone che assistono si vedono delle cose belle.
La ragazza con biondi dreadlocks, veste di rosa e pizzo nero, fa le giravolte, il suo ragazzo fa cerchi col fuoco….non vogliono soldi, non chiedono niente: un sorriso puo’ bastare, l’importante e’ che il disordine continui….altrimenti cosa ci farebbero quelle meduse, pesci e cavallucci marini attaccati al soffitto? Cosi’ vicino alle stelle?

Il tempo passa, e’ piu’ difficile capire cosa sia reale e cosa illusione, quando lascio il festival, un uomo vestito da congilio rosa mangiando una carota mi attraversa la strada….saranno I
38 gradi, sara’ il pessimo vino francese o questa bocca sorridente che e’ la bianchissima luna….ma in questo momento mi sembra che tutta la pazzia che mi circonda sia la cosa piu’ savia che abbia visto da un po’ di tempo a questa parte.
Da lontano tante lucciole seguono il fiume: sono bici che tornano a casa dopo qualche concerto sul lungo Elba. Ora sono quasi a casa….abito in un posto che e’ patrimonio dell’umanita’. Ma a volte credo che l’umanita’ sia il patrimonio di questo posto.
Mi tuffo sul letto….pronto a congedarmi anche da questa giornata.

Se noi ombre vi siamo dispiaciuti,
immaginate come se veduti
ci aveste in sogno, e come una visione
di fantasia la nostra apparizione.
Se vana e insulsa è stata la vicenda,
gentile pubblico, faremo ammenda;
(…)
A tutti buonanotte dico intanto,
finito è lo spettacolo e l'incanto.
Signori, addio, batteteci le mani,
e Robin-Falloppio v'assicura che domani
migliorerà della sua parte il canto.

Wednesday 22 March 2006

Fra un po si riparte.

Si ricomincia da zero nuovi amici, nuovo ambiente, nuova citta’ e forse nuova lingua da imparare (Italiano madre lingua, Inglese fluente, Spagnolo folto, Tedesco cortissimo quasi a zero e un paio di lingue morte che, pero’ non ho mai praticato dal vivo).
Ecco la nigella per Ziby, e l'aquilegia per Gop. Per Beba della Ruta….un momento questo lo ha gia’ detto Ofelia nell’Amleto e poco prima di fare una brutta fine.
Meglio pensare ad altro. Devo decidere cosa mettere nella valigia di cartone:
Un po’ di felicita’ che mi e’ rimasta la piego con cura, una foto, delle lettere dei miei, le infilo una nelle altre come I calzini, perche’ non si disperdano.
I ricordi sono tanti, ma occupano poco spazio e danno tanta 
forza per attraversare I momenti di buio. Posso essere stato arricchito da tante belle persone per gioco del fato? No. Ci deve essere uno scopo. Mi serve solo una lampada per vederlo, eccolo qua, i miei libri, la mia musica.
Cosa manca? La mia determinazione….e’ sempre sgualcita dalle mille cose da fare ogni giorno, ma va bene cosi’.
Spazzolino, dentifricio, poco piu’ ed ho tutto con me. Come tre anni fa, riparto.

Ci chiamano cervelli in fuga, ma in realta’ l’organo che fugge piu’ di tutti e’ il cuore, che scappa per dimenticare quanto sia bello, profondo e impossibile da quantificare;  la dolcezza, l’azzurro e il rumore del mare.

Wednesday 8 March 2006

TORTACCIA MALEDETTA

Ricevo un invito per un compleanno.
Ognuno deve portare un dolce tipico del suo luogo di provenienza.
Ok, facile, mi tocca la CASSATA SICILIANA.
Su internet trovo la ricetta che inizia con: “La cassata siciliana non è un dolce poi così difficile da preparare” .
Dopo 5 minuti mi convinco che forse e’ meglio passare a qualcosa di piu’ semplice:
Non tutti sanno che il dolce tipico Siciliano e’ l’APFELSTRUDEL decorato con i carretti siciliani.

Incominciamo:
Fare la fontana con la farina (?) <io conosco un certo tipo di fontane ma non sono fatte con la farine.
Chiamo casa per chiedere lumi a mia madre, non c’e’, e’ in palestra.
Mio fratello mi da la sua definizione di farsi Fontana ma qualcosa mi dice che e’ fuori strada>.
e al centro mettere una noce burro morbido <una noce di burro e un burro di noccioline saranno la stessa cosa? Spero di si, cosi’ elimino ‘sto “stuffuso” burro di arachidi che ho comprato a NY> e 4 cucchiai di acqua tiepida <ne metto 5 cosi’ posso fare il figo e dire che ho I miei segreti in cucina>. Battere la pasta sul piano di lavoro, ripetutamente <Ok, ma io sono sempre per la non violenza>. Farla riposare per 30 minuti sotto una pentola riscaldata in precedenza (?). Sbucciare le mele, tagliarle a fettine ed unirle all'uvetta, ai pinoli, ai gherigli di noce, alla scorza di limone, allo zucchero e alla canella <si, e poi magari sotterrare mezza patata in una notte di plenilunio>. (…) Aggiungere sopra la pasta le nocciole triturate e molliche di pane quanto basta <Ok. Quanto basta? Che cavolo di protocollo e’ se non mi dici quanti microgrammi ci vogliono?>, dopodiché adagiarvi le mele, cospargere di zucchero e arrotolare la pasta bene, chiudere bene le estremità e dare la classica forma a ferro di cavallo. Infornare a 180°C per un'ora. Servire tiepido, polverizzato <ok, sto minacciando la pasta: se non mi dai 1000 euro entro un ora e in biglietti da piccolo tagli, ti polverizzo con lo zucchero a velo>.

E' risaputo che nessuno cucina bene come la mamma (eccetto forse la mamma della mamma).
O forse qualcun'altro: la pasticceria di fronte casa mia!!!